Io che già suonicchiavo la chitarra nel ruolo di solista da circa 2 anni, passai, dopo averlo scoperto nel 1968 tramite un disco a 45 giri regalatomi, titolo "Foxy Lady", che innescò in me la voglia di comperarmene quanti più ne riuscivo a trovare sulle bancarelle a Forcella (Napoli), dalla musica degli The Shadows e dei Beatles, in cui usavo principalmente chitarre Hofner e Framus, a quella sua suonata con la Fender, e da allora di Stratocaster ne ho avute 5 di cui 4 ancora in mio possesso. Ma il 18 settembre del 1970, 50 anni fa esatti, moriva a Londra Jimi Hendrix, colui che ci cambiò il modo di suonare la chitarra. Nato Johnny Allen Hendrix a Seattle, il 27 novembre del 1942, secondo la rivista Rolling Stone, è stato il più grande chitarrista di tutti i tempi, ed è al primo posto della lista dei 100 migliori chitarristi, precedendo Eric Clapton e Jimmy Page. E' rimasto nell'immaginario collettivo principalmente per due esibizioni: il suo esordio al festival di Monterey del 1967 in cui concluse la performance dando fuoco sul palco alla sua chitarra, e la chiusura del festival di Woodstock del 1969, durante la quale diede una originale reinterpretazione dell'inno nazionale statunitense. Venne trovato morto nell'appartamento che aveva affittato al Samarkand Hotel di Londra, al 22 di Lansdowne Crescent, dove lui passò la sua ultima notte. Attualmente i locali dell'albergo risultano adibiti ad appartamenti privati. però fu lì che la sua ragazza tedesca, Monika Dannemann, presente nella stanza al momento del fatto, raccontò di come Hendrix sia soffocato da un improvviso conato di vomito causato da un cocktail di alcool e tranquillanti. Come molti grandi del Rock morti in quel periodo, aveva solo 27 anni. Voglio proporvi la sua interpretazione dell'Inno Nazionale degli Stati Uniti d'America eseguita al termine del festival di Woodstock, ma fino al mattino del giorno dopo la chiusura prevista, "The Star Spangled Banner", poi ...
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