VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE
Non solo Stratocaster: le chitarre preferite di Jeff Beck
Non solo Stratocaster: le chitarre preferite di Jeff Beck
di [user #3] - pubblicato il

Jeff Beck è stato votato da una giuria di addetti ai lavori messa assieme da Rolling Stone "il quinto miglior chitarrista di tutti i tempi" dopo Hendrix, Clapton, Page e (inatteso, ma chi scrive è d'accordo) Keith Richards.
A differenza degli altri quattro, Jeff non è associato a una chitarra in particolare (la Stratocaster di Hendrix e Clapton, la Les Paul di Page, la Tele con humbucker al manico di Keef), ha usato strumenti molto diversi tra loro. In Rete si trovano analisi delle sue chitarre che spaccano il capello in quattro, quindi non ripeteremo quello che già altri hanno elencato. Ci limiteremo a raccontare quelle più improbabili e per certi versi sorprendenti.

Nel 1965 Eric Clapton è disgustato dalla piega commerciale presa dagli Yardbirds con il brano "For Your Love". Lascia la band sbattendo la porta per andare a suonare il blues con John Mayall e al suo posto arriva Jeff Beck, raccomandato da Page (sarebbe stato lui la prima scelta, ma in un primo momento rifiuta perché sta avendo molto successo come session man). Come accade a molti musicisti all'epoca Jeff Beck non ha una sua chitarra, quindi per un po' usa quella del gruppo, una Telecaster rossa, che però proprio non lo soddisfa, anche perché lui preferisce il maple neck. Prima la scambia con una blonde della stessa epoca, ma durante il tour con i Walker Brothers compra per 75 sterline la Esquire 1954 di John Maus. La chitarra ha visto tempi migliori, il corpo è stato piallato per imitare il contour della Stratocaster, ma ha il maple neck a lui piace. La suona per parecchio tempo. Poi un giorno, nel 1974, Seymour Duncan si presenta nello studio con una Tele-style fatta da lui, col corpo in frassino pesante come piace all'epoca e un humbucker al manico, poi passata alla storia come Tele-Gib. Il chitarrista la prova e gli piace, così lo scaltro Seymour gli propone lo scambio. Jeff accetta, consegnando al costruttore di pickup un pezzo di storia della musica. Se ne pentirà quasi subito, ma non riuscirà mai ad averla indietro.

Jeff Beck ha avuto diverse Les Paul, tutte maltrattate senza scrupoli. C'è la famosa Oxblood, acquistata nel 1973, che in origine una Gold Top del 1953 con P90 e ponte wraparound, carteggiata, forata per accogliere gli humbucker, riverniciata in un marrone rossiccio molto scuro. Ma prima di quella c'è una sunburst del 1959-60 acquistata nel 1966. La usa per un po', poi nel 1968 vede su un catalogo Gibson una Les Paul in finitura "natural". Non ci pensa un minuito e carteggia la chitarra.

Non solo Stratocaster: le chitarre preferite di Jeff Beck

La userà così per un po' (se vede anche nel cameo degli Yardbirds in Blow-up di Antonioni), finché la chitarra non si schianterà contro un Marshall nel 1973 con conseguenze disastrose per il manico. Il liutaio incaricato di sistemarla sostituisce il manico con un altro in cui intarsia le iniziali JB al ventunesimo tasto, ma già che c'è si tiene i PAF originali e li sostituisce con degli scadenti humbucker contemporanei. Quella chitarra è stata vista anche nelle mani di Jimi Hendrix allo Scene Club di New York nel 1968. Tra le altre Les Paul usate da Jeff Beck c'è la sunburst del 1959 comprata da Rick Nielsen dei Cheap Trick per 350 dollari e rubata pochi mesi dopo, la chitarra montava in origine un ponte Bigsby, prontamente rimosso.

Non solo Stratocaster: le chitarre preferite di Jeff Beck

La Jackson Soloist è un amore breve ma intenso. La prima che sfoggia è rosa e si chiama Tina. La usa per registrare Private Dancer di Tina Turner e poi le chiede di firmarla. Tina non si fa pregare, incide il suo nome con cura e poi lo rifinisce con smalto per le unghie verde. Beck usa questa chitarra anche nel concerto benefico ARMS del 1983 e anche alla convention CBS del 1984 a Honolulu. La chitarra ha tre single coil molto potenti e il massiccio ponte Kahler, un must dell'epoca.

Non solo Stratocaster: le chitarre preferite di Jeff Beck

Tina gli piace esteticamente, ma non lo soddisfa. La sostituisce con un'altra arancione con battipenna bianco ispirato al Telecaster Bass dell'epoca e un ben più efficiente ponte Floyd Rose. Entrambe le chitarre sono state riprodotte negli anni seguenti da Jackson.

Non solo Stratocaster: le chitarre preferite di Jeff Beck

La Stratocaster resta comunque una delle chitarre più usate da Jeff Beck. Il suo pusher privilegiato è John McLaughlin, che gliene regala varie, tra cui la slab board bianca diventata il riferimento della sua Signature costruita nel 1991. La prima serie di questo modello ha una storia interessante. La collaborazione con Fender si avvia nel 1987, quando la nuova proprietà di Fender sta lavorando attivamente al rilancio del brand. Beck ordina una Stratocaster nel colore della Ford coupé del film American Graffiti, con caratteristiche particolari tra cui il roller nut e i pickup Lace Sensor. La chitarra dovrebbe essere prodotta in piccola serie col suo nome, ma all'ultimo momento il chitarrista si tira indietro e la nuova Stratocaster viene commercializzata col nome Strat Plus. Ma la sua preferita, suonata in innumerevoli occasioni, è la chitarra bianca assemblata da J.W. Black del Fender Custom Shop nel 1995 con parti raccolte nel laboratorio. Il corpo è in basswood, il manico in acero ha la tastiera in palissandro con tasti Dunlop 6150 e roller nut Wilkinson. I pickup sono avvolti a mano da John Suhr. La Stratocaster Jeff Beck verrà aggiornata nel 2001 con un nuovo manico a C con raggio 9,5" e roller nut LSR, meccaniche autobloccanti Schaller e tre pickup ceramici Noiseless a doppia bobina in formato single coil. Disponibile in Olimpic White e Surf Green. Nel 2016 ne verrà costruita un'edizione speciale con paletta capovolta.

Non solo Stratocaster: le chitarre preferite di Jeff Beck

Jeff Beck ha avuto alcune chitarre semiacustiche, acustiche e archtop, anche se raramente le ha portate sul palco. Tra tante, quella di cui va molto orgoglioso è una Maccaferri di plastica con scala 3/4 che gli è stata donata da Jimmy Page, suo amico fin dall'infanzia. Queste chitarre, costruite nel 1953 dal geniale liutaio di Diango Reinhardt, ma mai commercializzate, furono rinvenute in un magazzino negli anni '80 e commercializzate da pochi commercianti specializzati nel vintage a un prezzo di cinquanta dollari.
chitarre elettriche jeff beck
Nascondi commenti     14
Loggati per commentare

di Francescod [user #48583]
commento del 12/01/2023 ore 15:09:07
Nella carriera ne ha usate tante, ma a me sembra che ormai da qualche decennio usasse solo la Strato (almeno dal vivo). Mi sbaglio?
Rispondi
di alberto biraghi [user #3]
commento del 12/01/2023 ore 15:30:49
Sì, quasi esclusivamente la Stratocaster, almeno sul palco, perché negli ultimi tempi ha usato parecchio anche le arch-top soprattutto in studio.
Rispondi
di Max Scarpanti [user #56093]
commento del 13/01/2023 ore 08:58:21
Un saluto ovunque tu sia mister tremolo.

I numeri con la leva della Stratocaster rimarranno indelebili
Rispondi
di melonstone [user #55593]
commento del 13/01/2023 ore 09:33:36
Nel suo album Crazy Legs del 1993 suona una Gretsch 6128 Duo Jet del 1956, appartenuta in precedenza a Cliff Gallup (chitarrista di Gene Vincent). Crazy Legs è un album di matrice rockabilly.
Rispondi
di Tubes [user #15838]
commento del 13/01/2023 ore 10:09:
Ti leggi un articolo di Biraghi e stai a posto per tutta la giornata, grazie!
p.s. propongo una rubrica nuova per Accordo, alla stregua dell'Amaca di Serra o del Caffè di Gramellini : Pillole di Alberto, qualche riga quotidiana sul mondo delle 6 corde, che ne dite?
Rispondi
di alberto biraghi [user #3]
commento del 13/01/2023 ore 10:09:50
:-D
Rispondi
di mmas [user #15948]
commento del 13/01/2023 ore 10:32:34
Bell'articolo Alberto grazie
Rispondi
di savakingyes [user #50496]
commento del 13/01/2023 ore 12:59:20
La cosa più devastante, pensando agli anni che verranno, è che man mano che diminuirà la presenza dei grandi della musica, dell'arte e della cultura aumenterà il numero di quelli asserviti alle ideologie dei nani della politica oltre a quello dei "prodotti in vitro" delle multinazionali.

Ps: ogni riferimento a degli "originalissimi cloni" tipo i Maneskin o ai "rivoluzionari da salotto" tipo Madame (giusto per citare i più recenti e plateali esempi) ... è puramente casuale.
Rispondi
di alberto biraghi [user #3]
commento del 13/01/2023 ore 13:46:26
La cosa dei nani della politica non la capisco e quindi non commento. Non sono invece pessimista come te quando parli di "prodotti in vitro". Oggi l'industria musicale ha tanti strumenti in più per costruire carriere, ma gli stessi strumenti sono a disposizione anche degli artisti e quelli bravi ne fanno buon uso. Qualche esempio?
Ed Sheeran si è costruito da solo, suonando come un pazzo e autoproducendosi. E come lui tanti altri, artisti di straordinario valore che hanno raggiunto diversi gradi di successo con le proprie forze e continuano a crescere. Cito alcuni dei miei preferiti: Larkin Poe, Reina Del Cid, Josh Turner, Jason Isbell, Margo Price, Dijon, Billy Strings, Molly Tuttle,... Indipendenti, bravi, originali e creativi. Il futuro della musica.
Poi, a margine, devo dire che a me piacciono molto anche i Mäneskin, pure loro assurti a un successo mondiale dopo essersi fatti conoscere suonando in strada. Insomma, non riesco a non pensare che la musica abbia dei meccanismi di autotutela che preservano da star troppo artificiali. Di cazzari stonati o squadrati sparati nell'Olimpo con investimenti colossali, ma scomparsi nel nulla perché non se li filava ce n'è a bizzeffe finn dagli anni '60, no?
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 13/01/2023 ore 23:43:16
Mamma mia, non sono mai stato così in disaccordo con qualcuno. Però non posso che augurarmi che sia così. E se lo fosse, vuol dire che la storia sarebbe capovolta perché finora nessuno si è fatto da solo (fino ai nomi da te fatti), tutti hanno avuto un sistema rodato appunto dagli anni Sessanta a lanciarli e a estrarre il potenziale che avevano. Un sistema enorme con professionalità enormi e investimenti rilevanti. Nemmeno i super Van Halen sarebbero mai emersi senza quella macchina enorme.
Ma ovviamente, visto che la pacchia è finita, mi tocca augurarmi che esiste una realtà alternativa che io continuo a sottovalutare. Speriamo. Mai stato così ansioso di essere sorpreso e sconfessato.
Rispondi
di prao [user #56720]
commento del 14/01/2023 ore 16:10:1
Ed Sheeran è un "artista di grande valore"?????
Rispondi
di alberto biraghi [user #3]
commento del 14/01/2023 ore 16:11:5
Secondo me sì.
Rispondi
di prao [user #56720]
commento del 14/01/2023 ore 17:04:20
Come Jovanotti?
Rispondi
Loggati per commentare

di rgiannetto [user #52572]
commento del 15/01/2023 ore 10:26:2
Nella prima metà degli anni settanta tutte le sue foto lo riportavano che imbracciava una Les Paul, in particolare nel periodo Beck, Bogert & Appice. Per lui come per Clapton probabilmente le Gibson sono state essenziali, solo successivamente sono passati alle Fender.
Rispondi
Altro da leggere
Theodore Standard: la Gibson perduta di Ted McCarty diventa realtà
American Series: la Soloist USA con due EMG in duplice versione
Charvel Pro-Mod DK24 HSH 2PT CM Mahogany Natural
La fenomenale chitarra a cinque corde di Jacob Collier
That Sound: Vintage Vault 2023
La EDS-1275 di Jimmy Page è realtà (e inarrivabile)
Articoli più letti
Seguici anche su:
Scrivono i lettori
Manuale di sopravvivenza digitale
Hotone Omni AC: quel plus per la chitarra acustica
Charvel Pro-Mod DK24 HSH 2PT CM Mahogany Natural
Pedaliere digitali con pedali analogici: perché no?!
Sonicake Matribox: non solo un giochino per chi inizia
Ambrosi-Amps: storia di un super-solid-state mai nato
Il sarcofago maledetto (e valvolare) di Dave Jones
Neural DSP Quad Cortex: troppo per quello che faccio?
Massa, sustain, tono e altri animali fantastici
Ho rifatto la Harley (Benton ST-57DG)




Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964