Il rock è ancora incazzato? shame: Cutthroat, il disco per chi ha fame (di post-punk)
di redazione [user #116] - pubblicato il 18 giugno 2025 ore 07:08
Tornano gli shame, e lo fanno col botto: il nuovo album Cutthroat esce a settembre e promette riff, ironia e zero compromessi. Nel frattempo, la band post-punk più sfacciata del Regno Unito si lancia in un tour italiano tra festival, Fontaines D.C. e un headliner ai Magazzini Generali. Occhio: potrebbero presentarsi anche a casa vostra, senza invito.
Tra Oscar Wilde e pogo: benvenuti nel mondo di Cutthroat
Che fine hanno fatto gli shame? Nessuna: erano solo in attesa di un motivo valido per risvegliarsi dal torpore e, a giudicare dalla prima traccia di Cutthroat, pare che ne abbiano trovato più di uno. Il nuovo album, in uscita il 5 settembre per Dead Oceans, è il classico mix letale di punk rabbioso, umorismo britannico e tanta voglia di menare (perlomeno musicalmente).
Il singolo Cutthroat è un’ode a chi va a tutta velocità pur non avendo idea di quale sia la meta: È per il guidatore inesperto che vuole solo andare veloce, dice Charlie Steen, voce e predicatore della band. Un brano che mescola riff e arroganza, teatro e sudore, Oscar Wilde e cazzotti sonori, perché in fondo, come diceva il dandy con la cravatta perfetta: la vita è troppo importante per essere presa sul serio.
Date italiane
Gli shame sono in Italia proprio iun questi giorni, come spalla dei Fontaines D.C. in una tripletta che promette sudore e distorsione, ma toreneranno anche a novembre per ribadire che non hanno intenzione di ammorbidire i toni.
15 giugno – Firenze Rocks (con Green Day e Weezer)
17 giugno – Bologna (con Fontaines D.C.)
18 giugno – Roma (con Fontaines D.C.)
19 giugno – Milano (con Fontaines D.C.)
10 luglio – Torino, Monitor Festival
14 agosto – Lamezia Terme, Color Fest
3 novembre – Milano, Magazzini Generali (da headliner, stavolta)
Punk, sarcasmo e fame
Prodotto da John Congleton, Cutthroat promette di riportare gli shame allo spirito primordiale di Songs of Praise, quando bastava un pugno di accordi per incendiare un club. Ma non aspettatevi nostalgia patinata: qui si parla di ipocrisie contemporanee, fame di un mondo migliore e una discreta quantità di dita puntate. Steen lo dice senza mezzi termini: Parliamo di codardi, stronzi e ipocriti. Ce ne sono parecchi in giro ultimamente.
A livello sonoro, l'album è una specie di esperimento a cuore aperto: “Questa volta tutto è permesso, purché suoni bene”, dice Steen. Tradotto: aspettatevi meno regole e più botte, Ma sempre con ironia e con l’aria da sì, siamo più intelligenti di quanto sembriamo (forse).
Breve storia di un caos organizzato
Nati a Londra nei corridoi umidi del pub The Queen’s Head, gli shame sono cinque tipi (Charlie Steen, Sean Coyle-Smith, Eddie Green, Josh Finerty, Charlie Forbes) che da un decennio girano il mondo con la grazia di un furgone lanciato a tutta velocità. Il loro debutto Songs of Praise del 2018 li piazza in cima al revival post-punk britannico, subito dietro a Idles e Fontaines D.C. Poi arrivano Drunk Tank Pink (2021), più cerebrale ma sempre sudato, e Food for Worms (2023), una specie di diario di bordo scritto durante l’apocalisse emotiva post-pandemica. Ora, con Cutthroat, gli shame tornano affamati, rumorosi, e – come sempre – troppo onesti per risultare comodi.
Cutthroat non è un disco per chi cerca il compromesso, è per chi, come dice la band, si presenta alla festa senza invito. È un album che ride in faccia alla moderazione e lancia il guanto della sfida a chiunque abbia mai pensato che il post-punk fosse roba da nostalgici.