La folla si apre. Un uomo cammina verso il papa, guardandosi attorno, un po' impaurito e al tempo stesso soddisfatto per il suo coraggio e la sua iniziativa. "Come ti chiami fratello? - gli chiede il papa - cosa ti induce a parlare così?" L'uomo dice di chiamarsi Mauro, di essere uno studioso di teologia. "Tu non hai capito niente! - urla in faccia al papa - Né della trinità, né della verginità della Madonna, tantomeno delle gerarchie celesti. Io ho studiato, ho letto, ho meditato e ho capito tutto. Ma tu continui a voler avere ragione e non mi dai retta! Quindi vaffanculo!"
Senza perdere la sua dolce serenità, il papa fa un gesto conciliante e comincia a parlare. "Mauro, ti voglio raccontare una storia che forse non conosci. Tanti anni fa, in una capanna sperduta nelle selve della Jacuzia, nasceva un bambino chiamato Adalberto. La madre morì di parto, il padre lavorava i campi e Adalberto fu allevato da una zia che gli dava da mangiare il minimo indispensabile e lo trascurava tutto il giorno. Da solo, sfogliando qualche vecchio libro, Adalberto riuscì a imparare a leggere e scrivere, tanto che, raggiunti i sette anni, un mattino si presentò a scuola e chiese di essere ammesso. Dopo molta insistenza ci riuscì e risultò subito talmente bravo da completare le elementari in tre anni e le medie in due. Studiava di notte, di giorno lavorava come garzone per pagarsi da vivere, ma si iscrisse al liceo classico e conseguì la maturità col massimo dei voti. Trovò subito lavoro in una libreria e potè iscriversi all'università. In tre anni si laureò in lettere, poi anche in filosofia. Nel frattempo aveva sentito forte la chiamata del Signore, così completò in contemporanea gli studi in seminario e fu ordinato sacerdote. Prese il dottorato in filosofia teoretica e tre anni dopo la libera docenza. Presa anche la laurea in Teologia, fu parroco a Serendipì e a soli 55 anni fu ordinato vescovo, poi cardinale. Il tempo passava. Circondato dall'affetto, dalla fiducia e dalla stima della comunità ecclesiastica e non, Adalberto fu amico intimo del precedente papa, Gelmo I e alla sua morte ne prese il posto (morto un papa se ne fa un altro, no?).
Quel ragazzo, quell'Adalberto, ero io. Quindi, caro Mauro, pecorella mia, capisci che se tra noi due c'è uno che deve andarsene affanculo, quello sei tu".
Spero che questa vecchia barzelletta non offenda nessuno (non ne sono sicuro, in questi giorni ho davvero visto gente offendersi per cose del tutto inaspettate). Evito di tirare in ballo i discorsi coi morti, che ahinoi non sono qui a confermare o smentire il senso di chiacchierate diurne e notturne, ma mi adeguo al trend di questi giorni riassumendo le due cosette che ho fatto in questo mondo a sei corde negli ultimi 30 anni.
Strimpellatore instancabile fin da ragazzino, nel 1978 ho cominciato ad appassionarmi alle vecchie chitarre grazie all'incontro con Maurizo Piccoli, mia prima fonte. Ho letto tutto il leggibile, grazie anche ai frequenti viaggi in USA, e tra il 1984 e il 1988 ho conosciuto Leo Fender, Freddie Tavares, Dale Hyatt, Bill Carson, George Fullerton, George Gruhn, Les Paul, Walter Carter, Billy Gibbons, Susan Carson, infiniti liutai ed esperti di chitarra, con molti dei quali sono in contatto costante. All'epoca ero lavoravo ad Alta Fedeltà (Edisport) dove gestivo le pagine sugli strumenti musicali.
Nel maggio 1992, quasi per scherzo, assieme a Maurizio Gottardi, ho fondato Nashville, che in pochi mesi raccolse 500 abbonati. Ne scrivevo la gran parte, con vari pseudonimi e la componevo sul mio PC, con Ventura Publisher.
Nel settembre 1992 ho ideato e organizzato il primo SHG a Rho. Nel 1993 assieme a un gruppo di amici (Paolino Canevari, Vincenzo Castella, Mario Manasse, Orazio Perego, Roberto Pistolesi) ho dato vita ad Accordo Asociazione Nazionale, a cui Maurizio e io abbiamo ceduto gratuitamente la proprietà di Nashville.
Nel 1996, dopo 45 numeri, ho portato Nashville in Rete per farla sopravvivere (costava troppo stamparla, già perdeva soldi, ma soprattutto capivo che la Rete avrebbe dissolto il significato del progetto originale), nell'incomprensione generale (altro che questi giorni, mi beccai complimenti quali "stronzo", "figlio di puttana", "pazzo sognatore", "incosciente". Perfino "stai distruggendo la comunità", e "Accordo finisce qui", lo giuro sulla mia no-Caster, cazzo, dove e da chi ho risentito questa accusa di recente?) Alla faccia di corvi e sciacalli, nel 1998 Accordo.it era passato dai 500 lettori iniziali a 2mila, pur in una Rete che all'epoca era un deserto.
Nel 2000, grazie ad Alessio, ho messo in piedi Accordo com'è oggi, primo sito Slash italiano ("blog" non si diceva allora), primo vero sito di chitarre in Europa. Acordo è passato da 500 lettori del 1993 agli attuali +11mila al giorno.
Nel 2003 ero veramente alla frutta, come energie, tempo e disponibilità a spendere per Accordo, poi ho conosciuto Glen. Siamo diventati subito amici e quando abbiamo costituito la Accordo.it SrL per riuscire almeno a scaricare qualche costo, gli ho proposto di entrare. Lui ha versato il capitale sociale a fronte di una quota del 30%, Andrea ha avuto il 10% per mantenere il sistema, Alessio il 30% per giorni e notti a scrivere codice, io il 30% per quasi un decennio di lavoro, il valore della community, nomi a dominio, marchio, eccetera (in soldoni, un valore quasi triplo, solo "accordo.it" e "nashville.it" nudi valgono 15mila euro). poi ci siamo spartiti i compiti: io SHG e il marketing di Accordo, Glen la redazione e le PR. Così ho avuto finalmente tregua (facevo tutto io da 12 anni), ma vista la responsabilità legale sul sito, non è comunque passato giorno senza che io abbia aperto Accordo e letto la maggior parte dei contenuti. Mai restato fuori più di una settimana (bianca), chi dice il contrario non sa. O mente per ragioni che mi sfuggono.
Ci sono anche i dettagli economici. Al passaggio in Rete nel 1996 Accordo era in perdita di 10 milioni delle vecchie lire, mai restituiti ai due creditori, uno dei quali sono io. Il sito gira dal 1996 su un server di mia proprietà, messo a disposizione gratuitamente (e sostituito all'occorrenza) dal mio Studio professionale, di cui fa parte anche Susi, oggi responsabile marketing. Diciamo che il giochetto di Accordo pre-srl mi è costato una decina di milioni di vecchie lire.
La SrL ha sempre chiuso in perdita i suoi bilanci (con tirate d'orecchie del commercialista per i rischi di accertamento), il giro di affari è di qualche migliaio di euro (non ricordo esattamente, credo meno di 10mila comunque), la spesa più grossa il commercialista e la seconda le tasse sulla società. Neanche un cent di compenso a chicchessia. Neanche parlarne di rimborsi spese vive (treno, benzina, eccetera) sostenute dai soci per fare cose di Accordo (per esempi tutte le mie visite a Bologna dove hanno sede gli sviluppatori).
Nonostante questo, quando Glen mi ha proposto la sua bozza per Accordo 2.0, ho subito accettato, anche se era un'idea folle e visionaria. Perché era Glen. Visto che lui non aveva più una lira, Aurelia (che nel frattempo aveva rilevato la quota 30% di Alessio) e io abbiamo deciso di finanziare il progetto. Il giochetto ci costerà oltre 30mila euro (prezzo tirato all'osso grazie agli amici di Renomo che lavorano al costo), di cui una parte per varie funzionalità che sotto-useremo, perché senza Glen non hanno senso.
Eppure abbiamo buone speranze di riuscire a non fare un bagno di sangue. Se il centinaio di duri e puri (me compreso) che litigano sono un valore puramente umano, i +11mila lettori silenziosi che nei giorni feriali leggono gli articoli tecnici fanno di Accordo la più letta rivista italiana di chitarre. Non è un caso se con Accordo 2.0 presenteremo una rosa di collaboratori nuovi e prestigiosi, felici di partecipèare quanto noi lo siamo di averli tra noi.
Accordo 2.0 sarà un sito tecnicamente modernissimo, solido, veloce, efficiente, adatto a fornire gratuitamente contenuti di qualità e servizi a un pubblico potenziale di 300mila chitarristi. A diffondere la passione per la chitarra. A parlare di musica e strumenti, tecnica e feeling. Tutto questo le aziende cominciano a capirlo e così come pian piano capiscono che investire su Accordo conviene. Speriamo, entro il 2009, di avere il minimo budget necessario a pagare chi scrive. Chissà, forse già dal 2010 potremo rimborsarci i treni fino a Bologna. E ci sta che tra qualche anno mia figlia possa vendere il 30% ereditato da me e comprarsi un monolocale in collina. Ma niente di più.
Quanto sopra è documentato dai bilanci di Accordo (pubblici), dai log statistici del server, da tonnellate di scartoffie che conservo in archivio, da infiniti amici che sono transitati per questa avventura. Chiunque voglia vedere-per-credere (compresi i rompicoglioni a oltranza che in questi giorni danno il peggio di sé su queste pagine di cui sembrano sentirsi - a sproposito - proprietari) è benvenuto a casa mia, birra inclusa, previo accordo per email. Magari, davanti a quella birra e dopo quattro chiacchiere, quel "chiunque" potrebbe anche capire chi cazzo me lo fa fare di dare gratis et amore dei una cosa così a ossi duri come Leibnitz, Crybaby77, Moonlite e qualche altro "intemperante a prescindere" che viene, considera tutto dovuto per aver scritto qualche articolo e un po' di commenti, poi se dici una cosa che non gli piace mette in piedi un cancan della madonna, ti accusa di ogni nefandezza e se ne va sbattendo la porta. Vivo in Rete da prima dei browser, so come vanno quese cose.
Nonostante la lunga militanza, non ho mai pensato (sia chiaro: mai!) ad Accordo come "cosa mia" (tipo Marchese del Grilo, "io so' io e voi nun siete uncazzo"). Lo dimostra un fatto: nel corso degli anni, chiunque abbia voluto entrare e fare qualcosa (per esempio Roberto Pistolesi e Alessio) o utilizzarlo per promuovere le sue iniziative sue (per esempio Guido Michetti e Frank Varano) hanno avuto sempre la porta aperta. Capisco che è difficile da comprendere per chi non sia calato nell'etica hacker, ma a me interessa una cosa sola: che Accordo sia un prodotto più grande della somma delle parti, a vantaggio di chiunque, capace di sopravvivere ai singoli. Perché i singoli - come stiamo vedendo - vanno e vengono, ma Accordo rimane.
PS: Scrivo qui perché Luca "Jurgen" Friso mi ha permesso di rompere il silenzio (ma solo sul diario, dopo secoli) per questa precisazione. Anche lui è un vero hacker, anche se non lo sa. La morte di Glen è stata - passate la parola - preziosa anche per capire le persone. Ho visto un sacco di lacrime tra i chitarristi, svaporate in poche ore. Luca non so se ha pianto, ma dopo aver suonato tutta la notte è salito in macchina ed è venuto a fare da autista a Elen. Se non fosse stato per Luca, per il Molina, Pino Santapaga e Daniela Terragni, sarei stato l'unico chitarrista a stare vicino a sua moglie distrutta dal dolore. Confesso di essermi vergognato un po' a nome della comunità di cui faccio parte (c'è perfino quello che si è lamentato perché le cose di Glen sono state messe in vendita in home page e non nell'apposito spazio, per dire che si fa presto a dimenticare i re, ancorché maggiori). L'idea di coinvolgere Luca come site manager è stata, ancora una volta, mia ed è venuta dopo la sua prestazione come autista di funerale. Ne ho parlato in CdA e ho chiesto a lui se era disposto. Per fortuna mia, di Accordo.it srl e di questo sito, ha accettato e fin dal secondo giorno gli accessi, che da mesi erano fermi, hanno ripreso a salire alla grande. Sarà un caso? Forse. Comunque, un buon segno che ci spinge a riflettere assieme su fantasie di "percussioni.accordo.it", "homerecording.accordo.it" e chissà che altro per l'anno a venire. Sia chiaro, non è un fatto personale (anche se lo considero un amico e un fratellino e le affinità esistono eccome). Sono proprio convinto che Luca - autorevole, sincero e pregmatico com'è - sia la persona giusta. Altri non sono adatti e lo stanno dimostrando con chiarezza in questi giorni, facendo di tutto per sfogare una beghetta personale danneggiando Accordo. Forse un giorno capiranno che in realtà il Marchese del Grillo diceva "Accordo è accordo e voi (NdA: compreso il sottoscritto) nun siete un cazzo".
PPS: A volte alzo la voce, se penso che possa servire, ma per nessuna ragione il mio dissenso si sposta dalle idee alla persona. E' contro la mia natura. Forse per questo, ogni volta fatico a capre queste faccende, che per me hanno dell'incredibile (mi sembra di stare tra i marziani, per fortuna tra tanta follia salta sempre su qualcuno a segnalare che esistono anche esseri umani), poi ricordo che il mio approccio alle cose ("fare" senza bisogno di tornaconto immediato e tangibile e di "grazie", magari facendosi largo a nuoto nella cacca molle come in questi giorni) è difficile da comprendere in una disgraziata società occidentale dove la sostanza passa in secondo piano rispetto alla forma.
PPPS: Ora però basta davvero, sennò quando là in cima ci sarà scritto "Alberto, Glen e Roberto vivono nella nostra musica" vi ritroverete ancora qui a parlare della foto dell'urna di Glen e non avrete tempo per incazzarvi quando Luca metterà in home page la foto del mio scheletro con una Telecaster al collo. A propostito, sia chiaro che quando lo farà sarà su mia istruzione precisa, quindi non rompetegli i coglioni.
Aggiornamento del 5 gennaio 2010 a seguito di questo: Non ho i bilanci, ma - contrariamente alle caute previsioni - già nel 2009 Accordo avrà fatturato quanto basta a restituire debiti, pagare i server, pagare i viaggi in Italia e nel mondo, USA inclusi. Il budget per il 2010 dovrebbe quasi raddoppiare il fatturato. Stiamo già pagando un compenso fisso e una collaborazione a borderò e presto ne pagheremo altre. A fine 2010 contiamo di distribuire utili ai soci.