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Ran de Gal Classic 16
Ran de Gal Classic 16
di [user #32554] - pubblicato il

Si è spesso portati a pensare che una archtop dal look tradizionale, con tanto di pickup sospeso, sia realizzata con materiali e tecniche d'altri tempi, invece sotto la scocca in legno della Classic 16 batte un cuore in fibra di carbonio, frutto di infinite ricerche da parte del liutaio veronese.
Soffermandosi con la vista golosa sulle foto di questa fuoriserie, si può notare uno stile classico e pulito nelle linee. La scelta dei colori, alcuni accorgimenti tecnici e i caldi accostamenti cromatici dei legni impiegati fanno di questa Ran de Gal modello Classic 16 uno strumento sobrio, molto elegante, ma adatto a essere suonato tutti i giorni.
A volte le chitarre archtop di liuteria arrivano a livelli di intarsi incastonature e preziosismi estetici che le fanno avvicinare più a un soprammobile che a uno strumento.
Tornando a questa Classic 16, balza istantaneamente all’occhio la mancanza dei soliti controlli “elettrici”: tono e volume sono ben nascosti, due rotelline zigrinate sotto il battipenna in ebano, agganciato alla fine del manico. Sulla tavola armonica non appoggia nulla, lasciandola completamente libera di vibrare.
Vi starete chiedendo: e il pickup?
Un Bartolini mini humbucker nero quanto il battipenna d’ebano è attaccato a quest’ultimo, un unico filo scorre attraversando i due controlli per finire nella buca a effe verso il jack di uscita, che sporge all’esterno fungendo anche da attacco per la tracolla.
Il risultato del corpo dello strumento ricorda un violoncello incastonato nella cassa di una chitarra.


Ponte a pettine, anch’esso in ebano con sottostanti due ghiere per la regolazione. Le corde terminano nella cordiera dorata che grazie ad altri due particolari che la ricoprono si integra alla perfezione con il senso di pulizia che il suo costruttore ha curato nei minimi dettagli.
La tastiera, contornata da un prezioso binding a tre colori, in quanto composto da legni differenti, ha come segnatasti dei rettangoli d’abalone molto belli che mostrano l’arte di incastonatura del costruttore. Lascio giudicare al personale gusto estetico se piace o no questo “briluccichio”. Personalmente quando la tastiera è in ebano la preferisco con i dot sul fianco e senza intarsi, ma su una fuoriserie di gran lusso ci si può permettere qualche particolare un po' chic che in realtà spezza il senso di troppo rigore senza nessuna ribellione.

La paletta riprende le generose dimensioni delle chitarre d’alta liuteria d’oltreoceano. Esteticamente ben integrate le sei meccaniche Schaller Mini M6 che in fase di accordatura dello strumento mi fanno subito capire l’alta qualità grazie all’ottima scorrevolezza e alta precisione nel “seguire” le note senza scatti.
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Accordatore alla mano, controllo un po' di note a caso lungo la tastiera e rimango sorpreso dall’alto livello di intonazione, ovviamente nei limiti dello strumento chitarra.
Se l’estetica colpisce quanto un auto di lusso, il suono è il suo vero motore e puro divertimento!
Lo strumento da spento suona quanto una chitarra acustica di pari dimensioni, con tutte le sfumature e dinamiche possibili. Amplificata, il pickup fa il suo giusto lavoro ingrossando i bassi e scaldando il suono, lasciando comunque sempre vivida la sensazione di suono acustico grazie a una leggera enfatizzazione delle frequenze acute, distante quindi dalle semiacustiche con un suono clean più grosso ma parecchio limato sugli alti, quasi offuscato.
I bassi decisi e vigorosi, abbinati agli acuti ben presenti, oltre a conferire uno spettro sonoro decisamente bilanciato, ne fanno uno strumento dal suono molto preciso (errori e pernacchie comprese).
Accarezzata fingerstyle, tira fuori una voce calda e rotonda. All’opposto, strapazzata a plettro, regge ritmiche gipsy e solo plettrati alla DiMeola.


La vera sorpresa arriva quando si viene a sapere che la chitarra non è solo di legno, ma la cassa è una combinazione di legno e fibra di carbonio!
Erich Perrotta, liuteria Ran de Gal di Verona, vanta a diritto un’importante posizione nel rigoroso mondo della musica classica. Grazie all’ingegnoso e sapiente uso della fibra di carbonio per costruire gli archetti, ha infatti trovato un materiale con caratteristiche acustiche e meccaniche simili al legno ma, in alcuni contesti, molto più performante.


Erich, grazie alla brillante carriera come archettaio, si è potuto parallelamente permettere ben dieci anni di vere e proprie sperimentazioni sulla chitarra archtop. Diversi strumenti, letteralmente e amaramente buttati, hanno portato a un risultato (la formula segreta) fatto di intrecci degli strati, tipo di fibre, spessore, trama e ordito, senza contare la resina impiegata e il sistema per far diventare un tutt’uno il legno con la fibra di carbonio.
Incredibile perché, in uno strumento dall’estetica ma sopratutto dalla filosofia costruttiva così pulita e classica, è quasi una profanazione rompere la sacralità nell’impiego dei materiali. Basti pensare che nel purismo della liuteria la bombatura della tavola armonica si ottiene scolpendo con scalpelli e raschietti una tavola di legno grezzo alto circa quattro centimetri.
Un altro sistema è la piegatura a vapore di una tavola infinitamente più bassa di spessore, che comporta la curvatura delle fibre, conferendo così una diversa sonorità che alcuni costruttori tradizionalisti definiscono con "meno nota" e quindi meno risonante.
Suonando jazz, o quello che ci ruota intorno, ne ho provate tantissime di chitarre e come nel mondo della solid body a volte si va alla ricerca del sound Gibson e Fender racchiusi nello stesso strumento. Ottenere una buona sensazione acustica, però amplificando il suono, è cosa assai rara e difficile.









Qui si possono sentire i clip audio dei tre suoni ottenuti da un unica take: il suono acustico, separato da quello del pickup e infine l’amplificatore, un TomKat cono da 10”.
Il tutto con tre tecniche d’esecuzione differenti: accompagnamento a plettro, poi fingerstyle e infine improvvisazione solistica a plettro, così da poter sentire al meglio le differenze sonore e quanto influiscono le varie componenti.
Questa Classic 16 Ran de Gal supera in pieno la prova, permettendo echi alla Django, tanto quanto sonorità alla Wes Montgomery o alla Pat Metheny.
Non per tutte le tasche come giustamente per tutti i gusti, ma indubbiamente uno strumento di gran lusso per l’occhio, ma sopratutto di gran pregio per l’orecchio.
chitarre acustiche classic 16 ran de gal
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