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Racer Café: intervista a Enrico Sesselego
Racer Café: intervista a Enrico Sesselego
di [user #16140] - pubblicato il

Per riuscire a catturare e modellare il suono in modo tale da poterlo riproporre catturando l'attenzione e l'anima dell'ascoltatore, sono necessarie una grande competenza, tantissima esperienza e una sorprendente cura per i dettagli. Enrico 'Kikko' Sesselego è lo specchio di tutto questo. Abbiamo colto l'occasione dell'uscita del disco dei Racer Café - per il quale si è occupato della registrazione delle batterie - per porgli qualche domanda.
Per riuscire a catturare e modellare il suono in modo tale da poterlo riproporre catturando l'attenzione e l'anima dell'ascoltatore, sono necessarie una grande competenza, tantissima esperienza e una sorprendente cura per i dettagli. Enrico 'Kikko' Sesselego è lo specchio di tutto questo. Abbiamo colto l'occasione dell'uscita del disco dei Racer Café - per il quale si è occupato della registrazione delle batterie - per porgli qualche domanda.

L'esperienza certo non manca a Enrico, negli anni ha stretto un'infinità di collaborazioni (tra cui Steve Vai e Paul Gilbert) e ha alternato attività live come fonico (anche con i Dolcetti) e seminari come docente in giro per il mondo. Oltre a questo, è fonico resident al RecordingStudio Cagliari Calcio Accademiafanny, studio nel quale sono state registrate le batterie per l'EP dei Racer Café.

Oltre all'esperienza, non gli mancano le energie vista la fitta programmazione delle sue giornate prevista per quest'anno. Tra attività live per dei festival come fonico, come chitarrista in una house band, registrazione di singoli per artisti sardi emergenti (come Serendip, Luca Wu e Sanchez), editing e pre-mixing di nuovi progetti, date live con i Dolcetti, la pianificazione con Gianni Rojatti di un metodo di "registrazione di chitarra" (metodo che richiederà un po' di tempo per la vasta entità del materiale trattato, compreso editing e tutto ciò che il digitale oggi offre), diversi briefing e la programmazione della sua attività seminaristica che lo porterà nel prossimo autunno in Sud Africa, Brasile, India e Giappone.

Racer Café: intervista a Enrico Sesselego

Gabriele Bianco: Da qualche tempo segui i Dolcetti nei loro spostamenti e ne curi il suono. Questo ti ha agevolato in studio per la registrazione delle batterie del disco dei Racer Café?
Enrico Sesselego:
Sai, conoscere i musicisti con i quali si lavora è sicuramente d'aiuto nel momento di registrarli in studio. Di Erik, inoltre, non solo conosco il set up, ma anche il "playing style" e i gusti sui suoni da lui ricercati nelle sue singole percussioni.

E poi c'è il fatto che negli ultimi anni con i Dolcetti abbiamo delle date con musicisti di tutto rispetto: i vari tour con Andy Timmons, con gli Aristocrats e anche qualche cameo, come per esempio la data alla Disma di Bologna con Tosin Abasi. Situazioni, queste, che ci stimolano ad avere un set up live (e quindi uno show) degno di nota. E di questo mi reputo soddisfatto, mi fa piacere che i due Dolcetti mi considerino il "terzo aggiunto"!

GB: Rendere credibile, corposo, accurato e allo stesso tempo piacevole il suono di una batteria, è un'arte che richiede molta cura. Qual'è stato il tuo approccio in questo caso?
ES:
In realtà il discorso può essere esteso in maniera esponenziale dato che ormai, in moltissime produzioni, il registrare una batteria con tutti i crismi del caso è solo la punta dell' icerberg. E' quasi prassi, in fase di overdub e mix, affiancare i suoni acustici con altri campionati dalle diverse caratteristiche timbriche, se non sostituirli in pieno (i vari cosiddetti "triggers") in toto in alcune situazioni… Detto questo, Racer Café nasce per essere "reale" quindi, si, abbiamo lavorato per avere una resa sonora massima del set di Erik e il mio approccio è stato quello, per me fondamentale, di usufruire ovviamente di ottima strumentazione, ma anche di avere una stanza ragionevolmente ampia della quale sfruttare gli 'ambienti' e le risonanze.

GB: Avevi già sentito le chitarre e quindi avevi idea in che contesto inserire la batteria o hai seguito un tuo approccio standard? Hai utilizzato qualche accorgimento particolare?
ES:
Di Gianni e dei Dolcetti conosco praticamente tutto e Gianni personalmente lo conosco ormai da tanti anni, siamo legati da una solida amicizia. Giacomo, di contro, l'ho sempre sentito nominare, ma ho avuto un contatto diretto con lui solo recentemente, situazione nella quale ho potuto apprezzare appieno il suo chitarrismo.

Di solito io comunque parto da una mia idea, da un mio schema preciso sul sound partendo dal presupposto che questo dovesse essere un disco rock, moderno e d'impatto. Ho le mie metodologie e fortunatamente vengo da una scuola americana dove tutto ciò è all' ordine del giorno. Ho microfonato tutto, in close-mic'ing e prestato attenzione al suono dei microfoni sugli overheads (ovvero piatti, in stereo) e dell'ambiente. E l'ambiente ideale l'ho trovato presso lo studio del Cagliari Calcio a Cagliari, studio del Presidente Cellino, una bella realtà della mia isola. Ambiente ideale di lavoro, sia tecnicamente, ma anche dal punto di vista dell' accoglienza.

Racer Café: intervista a Enrico Sesselego

GB: Per quanto riguarda microfoni, pre e compressori, cosa hai utilizzato?
ES:
Ho usato ciò che normalmente utilizzo, attrezzatura che ha la mia piena fiducia, ma che soprattutto ho testato e sperimentato in tanti anni: AKG D112, EV RE 20, Sennheisers 421 per kick e i toms, AKG 461 per charlie (con un po' di esperimenti per distanza e angolazione, come è ovvio che sia), Neumann's KM184 per overheads in configurazione XY (quella che preferisco), AKG 414 per le stanze, molto classico. Come Pre, ho utilizzato API per scaldare kick, snare top, floor tom e hi-hat. SSL per snare bottom e i restanti toms, pulitissimi Millennia per overheads e stanze.

GB: Se non sbaglio in passato proprio uno dei primi lavori che hai fatto con Gianni era legato alla batteria. Avevi curato i mix del progetto "Deep Forest" assieme a Gregg Bissonette. Che ricordi di quel disco?
ES:
Parliamo del 2004, ormai dieci anni fa, un progetto per il quale bisognerebbe scrivere un libro per il numero di aneddoti che ci sarebbero da raccontare… si, fu un progetto interessante, ci divertimmo molto e fu l'occasione che sancì l'inizio di una collaborazione tra me e Gianni negli anni. Trattai le batterie di Bissonette, ma tutto fu una corsa contro il tempo per questioni logistiche, venne fuori un lavoro discreto proporzionalmente alla strumentazione (di fortuna) della quale disponevo e - appunto - dei tempi. Considera che fu mixato sul mio vecchio (Apple) Powerbook, senza nessun tipo di hardware analogico di processione segnale, con i plug-ins di quel periodo, con ascolti Yamaha NS-10 non accoppiate con il giusto ampli! Tempi a disposizione per finire il lavoro: una decina di brani in 3 giorni, in pieno luglio dentro una sala prove allestita a studio, con un caldo infernale… la verità è che, essendo io un romanticone, ricordo quei momenti di grande lavoro, gioia e anche, in un certo senso, spensieratezza. Si faceva musica, bisognava far quadrare tutto e i tempi erano quelli, senza nessuna possibilità di proroga!

Aggiungo che, proprio per questo motivi, io e Gianni abbiamo deciso di  riprendere in mano un paio di brani di quel lavoro lavoro. Era un progetto  che avrebbe necessitato di più mezzi  e tempo...allora avevamo solo l'energia! Ma ora, con un sentimento tra il nostalgico e il futuristico, abbiamo deciso di rispolverare alcuni brani di Deep Forest e dargli nuova vita:  entrambi teniamo molto ad alcune songs di quell' album e vogliamo tornare a lavorandoci, compatibilmente ai nostri impegni. Gianni ha ri-registrato alcune chitarre, con una verve totalmente nuova e con la maturità chitarristica che lo contraddistingue negli ultimi anni. Presto io inizierò il mix. In verità ho gia' fatto dei pre-mix durante la mia permanenza a Tokyo qualche settimana fa. (Vedi prima parte del video). Penso comunque che il progetto uscirà tra qualche mese...

Racer Café: intervista a Enrico Sesselego

GB: Hai recentemente tenuto dei seminari al Musician Institute di Tokyo. Raccontaci qualcosa dei temi che affronti...
ES:
Si, son stato a Tokyo nel mese di maggio. In quella brevissima occasione, ho tenuto un seminario al Musicians Institute di Shibuya e ho anche tenuto un seminario presso la Tokyo School of Music, al cui interno si trovano degli studi di registrazione utilizzati soprattutto negli anni '90 per le grosse produzioni nipponiche.

Sai al Musicians Institute è stata la seconda volta che ho tenuto un seminario, l'ultima volta fu a novembre scorso. Quando ciò succede, ovvero che ritorno negli stessi posti a distanze brevi (e quindi con gli stessi allievi iscritti all' anno accademico in corso) cerco di creare un percorso. Questa volta ho affrontato l'effettistica dei soli in diversi scenari musicali, la volta precedente ho parlato delle tecniche di microfonazione degli ampli di chitarra e in situazioni acustiche.

Alla TSM (Tokyo School of Music) invece, usufruendo di una SSL serie G+, ho portato una sessione ProTools con l'idea di approcciare il mix insieme agli allievi. In queste occasioni il workshop prende sempre direzioni impreviste e interessanti, proprio perché c'è un'interazione con gli allievi.

Specifico che mentre alla TSM ci sono solamente classi di produzione audio e quindi ci si interfaccia con persone non a digiuno di problematiche audio, al Musicians Institute i miei seminari sono aperti a tutti gli studenti, di qualsiasi strumento, ed è mio target mostrare e parlare di cose per tutti comprensibili!

Comunque l' Asia in generale, è un ottimo "territorio" di lavoro. E' ormai il terzo anno che ci bazzico con entusiasmo e piacere e spero di poterlo fare ancora più frequentemente in futuro.

GB: Sotto le tue orecchie sono passati grandi batteristi: oltre al già menzionato Bissonette nel tuo periodo come fonico hai lavorato con con Vai e Colson e Donati poi con Gilbert, Minnemann e Lang... quali sono gli elementi che da fonico e addetto ai lavori, apprezzi di più in un batterista? Chi di questi ti ha creato più problemi nella gestione dei suoni?
ES:
Ho avuto la fortuna di avere contatto diretto con molti batteristi e non solo nell'entourage Vai/Favored Nations e Gilbert, ma anche insegnando e soggiornando (a volte c'è proprio da dire questo!) dentro il Musicians Institute di Los Angeles per diversi anni.
Al MI ci sono dei bellissimi studi con SSL e NEVE e non è raro che vengano, sia in veste di ospiti o per lavoro, diversi batteristi di alta levatura. Proprio al MI ho avuto occasione di "vivere" Vinnie Colaiuta, Dave Weckl, JR Robinson e altri, magari per brevissime sessioni, una giornata o due, però assolutamente emozionante da qualsiasi punto di vista, lavorativo e umano.

Non ci sono batteristi che creano più o meno problemi. Certo, ognuno ha il proprio carattere e personalità e secondo me è compito nostro, in studio e in live, capire questo lato del lavoro. In US si dice che la musica è un "people's world" ed è proprio così, ci si interfaccia, ci si apprezza, si stringono legami e il lato umano - a parte quello professionale che comunque si da per scontato in certi contesti - è la chiave di tutto.

Racer Café: intervista a Enrico Sesselego

Se di fronte mi trovo un musicista con un carattere nervoso o ansioso (e ansiogeno), farò di tutto per metterlo a suo agio, sarò rapido nell'accontentarlo nelle sue richieste o necessità. Comunque non parliamo di cibernetica o scienze nucleari, fa parte del nostro lavoro essere rapidi in alcune cose (set up tecnici) per poter dedicare il giusto tempo ad altre cose (suoni, resa degli effetti, livelli, stereofonia) più inerenti a ciò che stiamo facendo… ovvero musica!

A parte questo, ho sempre avuto la fortuna di capire chi avessi di fronte, mantenere i ruoli, fare il mio lavoro - a volte a testa bassa quand'è da fare a testa bassa - consolidando il più delle volte il rapporto con l'artista, rapporto che poi si mantiene nel futuro.

Nei batteristi apprezzo il fatto che loro stessi abbiano nozioni di fonia, in generale e nello specifico del loro strumento. Tutti questi personaggi sopracitati, hanno una chiara consapevolezza di come il loro strumento dovrebbe suonare, di come vogliono il mix cuffie (o le spie) e volentieri condividono con te il loro punto di vista. Quest'ultima caratteristica è molto interessante. Non c'è mai da parte loro un imporre una microfonazione piuttosto che un'altra, è sempre un dialogo aperto e si lavora a una ricerca comune del timbro giusto.

Anche qui è importante la differenza tra studio e live. In studio questo fattore ricerca è accentuato ed è un po' il topic della sessione, ovviamente. In live, il fatto di cambiare da un giorno all'altro, non solo città, ma probabilmente anche nazione, ti porta a una velocità nelle scelte, nel set up e comunque nel fare tutto in assoluto comfort e no-stress nonostante i rigidi orari di arrivo-montaggio-soundcheck-cena-show-smontaggio (!). Tutto ciò è ben noto allo stesso batterista e si lavora in team per la massima resa e il minimo (possibile) sforzo!



Nella prima parte del video Enrico si trova a Tokyo. Il brano sul quale lavora è "Tera's Weat" di Gianni Rojatti, pezzo tratto dall'album Deep Forest  con Gregg Bisonette alla batteria. Nella seconda parte, si trova nello studio di Cagliari mentre lavora al brano "Artifakt " di Giacomo Castellano per i Racer Café.
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