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Regent P13 anni '30: rara come il tartufo
Regent P13 anni '30: rara come il tartufo
di [user #43441] - pubblicato il

Non tutti gli strumenti che riemergono dai vecchi ripostigli degli anni '30 per arrivare fino ai giorni nostri provengono dai soliti marchi noti. Il panorama delle pre-war è una fucina di prelibatezze con tante storie alle spalle, e il catalogo Regent ne è un ottimo esempio.
La macchina del tempo virtuale ci porta a Saint Louis nel Missouri, subito a ridosso del crack finanziario del '29. Più precisamente siamo tra il 1934 e il 1935.
Sono anni durissimi, gli Americani non se la passano bene, ma si stanno pian piano riprendendo dalla grande depressione. La disoccupazione è al 22 per cento, siamo ancora sotto il proibizionismo e, se di notte ti fermi a guardare i monti Appalachi, puoi intravedere come lucciole i fuochi dei distillatori clandestini di bourbon e brandy. Il presidente Roosvelt, eletto nel '33, dà carta bianca alla nuova nata FBI e ai suoi G men che, sotto la sapiente guida del loro capo John Edgar Hoover, spediscono all'altro mondo John Dillinger e l'audace coppia costituita dai famossissimi Bonnie Parker e Clyde Barrow, in due storiche operazioni. Giusto per non farsi mancare nulla, i G men di Hoover pizzicano anche "pretty boy" Floyd e "baby face" Nelson, entrambi spediti al Walhalla in tempi brevi. Sempre quell'anno, Richard Hauptmann viene arrestato per il rapimento e l'omicidio del figlioletto di Charles Lindbergh. Sarà processato l'anno seguente, nel 1935, e spedito a raggiungere i suoi antenati nel 1936.
Da questa parte dell'Oceano il menù è di tutto rispetto: L'omino coi baffetti fonda il terzo Reich preparando l'Olocausto. Qualche migliaio di Km più a est il leader russo Stalin, per non essere da meno, si è già portato avanti con i compiti e sta già provvedendo allo sterminio che Adolfo sta solo programmando. Se poi ci spostiamo in Cina, abbiamo Mao che ha le redini del Paese saldamente in mano e, di quello che ha combinato in nome del popolo, ancora oggi ne sappiamo il giusto.
Ricapitolando, mentre gli Stati Uniti stanno faticosamente risalendo la china, qui in Europa stiamo mixando gli ingredienti per il disastro. Unica nota di colore in Scozia, dove, a tutto vantaggio del turismo, vengono scattate da tale Robert Kenneth Wilson, un ginecologo londinese, le famose foto del mostro di Loch Ness. Amici, vi butto lì una chicca al volo: nel '34 in America la benzina si paga 10 cent al gallone. Bei tempi! Scherzi a parte, in questo contesto, secondo le mie indagini, nasce la protagonista dell'articolo che oggi vi propongo: la Regent P13.
Vi sfido a trovarne un'altra! Sono impazzito per reperire notizie su quest'oggettino e vi confesso che, non avendo numeri di matricola, la datazione non può essere precisissima.

Regent P13 anni '30: rara come il tartufo

Siamo di fronte a un piccolo capolavoro di liuteria d'altri tempi.
Niente truss rod, a dispetto delle apparenze. Il triangolo bianco che si vede in foto copre solo due ampie fresature parallele nelle quali sono state sapientemente inserite due barre quadre di acciaio per mantenere dritto il manico. La tastiera sembrerebbe essere di palissandro brasiliano, mentre per il corpo e per il manico si parla di acero fiammato con la tavola posteriore quilt.
"Roba seria" direte voi. Nì...

Regent P13 anni '30: rara come il tartufo

In realta direi che si tratta di multistrato e non massello, che mi sarebbe piaciuto di più. Però suona alla grandissima. Le caratteristiche delle acustiche pre-war con buche ad effe sono rispettate totalmente. La chitarra è paragonabile per forma e dimensione a una Gibson ES175 o per meglio dire una L48, di cui questa era all'epoca diretta antagonista.
Bilanciatissima nel suono, risulta mediosa con propensione a esaltare le frequenze acute, ma a mio avviso dà il suo meglio in assoluto se accordata un tono sotto con una scalatura .012 di buona qualità. È solo così che tira fuori una grinta bluesy, inaspettata su uno strumento di questa fattura. Soprattutto accordata un tono sotto, spara fuori dei bassi interessantissimi.

Regent P13 anni '30: rara come il tartufo

Le finiture sono da top di gamma: fasce in acero fiammato, fondo quilt, tastiera e ponte in palissandro brasiliano, nove filetti di binding bianco-nero e una cordiera art deco da paura, di reminiscenza Gretsch. Il manico è dritto come una pista da dragster e grosso come una mazza da baseball. Action perfetta... dopo un passaggio da un amico liutaio.

Di lei sappiamo solo che è una chimera costruita a Saint Louis nel Missouri per contrastare lo strapotere Gibson. Stupenda, è stata fatta con amore per pochissimi anni da un marchio scomparso nei meandri della storia ed è testimone sopravvissuta di un'era che non c'è più, in cui si affogavano i dispiaceri nel blues e nel jazz, in fumosi locali clandestini tra un riff di chitarra e un bicchiere di Moonshine. Tempi duri, dove la pagnotta te la dovevi sudare, ma se potevi permetterti una Regent P13 potevi sentirti come "seduto in cima al mondo".



Non abbiatevene a male ma mi sembra superfluo entrare nel dettaglio dei costi, essendo di fronte a una one of a kind. Posso solo dire che non mi sono certo dissanguato.
chitarre semiacustiche gli articoli dei lettori p13 regent
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