"Quando ho iniziato a pensare all’idea di far evolvere la Jem in qualcosa di diverso e ho cominciato a ragionare su Pia, ho subito deciso di seguire una regola che ha accompagnato la mia carriera: non preoccuparmi di fare qualcosa per assecondare le aspettative degli altri. Perchè, se scrivi un brano musicale o progetti o disegni qualcosa di artistico cercando di inseguire i gusti, le mode, gli umori del grande pubblico, sei destinato a fallire. È una cosa che ho imparato molto presto.
Se invece ti preoccupi unicamente di creare qualcosa che ti piace, ti rispecchia e ti fa sentire bene, rischi di incorrere in un successo addirittura doppio. In primo luogo perché hai gratificato te stesso creando qualcosa che è una proiezione della tua personalità, hai progettato qualcosa che ti piace e che funziona bene per te. In secondo luogo, perché se questa creazione raccoglie il consenso di una fetta di pubblico quella sarà un’audience sinceramente e autenticamente interessata a te, vicina e complice alla tua anima artistica. Probabilmente, io non ho mai avuto un seguito enorme, da PopStar. Ma ho un pubblico comunque ampio e fedele, che ama davvero quel che faccio e mi fa sentire appagato.
E' stato così con la musica che ho fatto ed è accaduto lo stesso con la Jem, la chitarra che ho disegnato e che forse, ha avuto ancora più successo tenuto conto anche della straordinaria popolarità della sua sorellina, la RG.
Quando ho disegnato la Jem non mi sono preoccupato di pensare a una chitarra che piacesse a tutti. Io avevo bisogno di una chitarra che assecondasse tutti quegli aspetti - per allora davvero innovativi – del mio modo di suonare che le chitarre tradizionali del periodo non mi permettevano di valorizzare: il fatto di avere uno scasso dietro al ponte che mi permettesse di tirare le corde e non solo abbassarle;ventiquattro tasti con lo scalloped su quelli più alti e un’ampiezza del corno inferiore del body che consentisse di scorrazzare su questa porzione di tastiera senza freni; far coincidere la potenza sonora del doppio humbucker tipica della Les Paul con il sound clean ritmico del single coil centrale, peculiare della Stratocaster. Inoltre, c’era la mia indole estrosa, da rockstar 25 enne che aveva delle idee sopra le righe ma molto chiare anche sul lato estetico. Volevo una chitarra fosforescente, giallo, rosa, verde... e altri dettagli disorientanti e per be bellissimi, qualcosa di assolutamente scioccante come un buco sul body per impugnare la chitarra, il monkey grip, o i segna tasti a forma di piramide fosforescente o che attraversassero la tastiera come un ramo con le foglie.
Sarò sempre grato a una compagnia rispettabile e austera come Hoshino e Ibanez di aver assecondato queste bizze da giovane rocker visionario e fuori di testa! Anzi, i veri visionari furono loro: la Jem ha avuto un successo enorme. Io non ho fatto un disco che ha avuto gli stessi riscontri in termini di successo della Jem!
Così, ho sentito l’esigenza di creare una una chitarra che questa volta, assecondasse le idiosincrasie del mio modo di suonare oggi, a questo punto della mia carriera e della mia esperienza. La Jem resta un classico, uno strumento di successo che rispecchiava il mio playing di 25 enne. La Pia riflette, invece, la mia sensibilità, gusto e attitude attuale.
Non ci sono solo innovazioni estetiche sulla PIA rispetto alla Jem. Anche perchè sulle Jem ci siamo sempre preoccupati di inserire negli anni delle varianti in questo senso.
Come nella Jem, la prima cosa che colpisce su PIA è lo scasso, l’impugnatura sul body. Ed è anche la prima cosa dalla quale sono partito visto che è, di sicuro, la più peculiare della Jem.
Volevo qualcosa di semplicemente diverso dal monkey grip anche perché, francamente, sfido chiunque a trovare una tipologia di impugnatura più pratica e funzionale. Volevo mantenere la presenza di uno scasso ma cercavo qualcosa di diverso. Così ho pensato a una delle cose più delicate, eleganti e incantevoli presenti in natura: il petalo di un fiore. E ho lasciato che queste forme ispirassero quelle dello scasso che, questa, volta, si è fatto doppio. Non potete nemmeno immaginare quanto questa ricerca, squisitamente estetica, ha assorbito me e lo straordinario team creativo di Hoshino/Ibanez. Per mesi ci siamo scervellati su piccole sfumatura, varianti di disegno e posizione fino a trovare quella che ci soddisfacesse del tutto.
Tra l’altro, questo doppio scasso richiama anche la forma dello Yin & Yang, il simbolo dell’equilibrio, dell’armonia che credo sia perfetto su uno strumento musicale. Le linee dei petali dell’impugnatura sul body della PIA, hanno condizionato anche quelle del body e delle sue smussature che si sono fatte meno spigolose e aggressive di quelle della Jem; ora sono leggermente più arrotondate e morbide. Anche gli intarsi sulla tastiera, restano fedeli al tradizionale disegno “Tree Of Life” della Jam ma seguono linee e dimensioni degli intarsi sul body, creando un’efficace sinergia visiva sulla chitarra. E infine, le cover degli Humbucker sono state disegnate ad hoc da Mike Mesker, Graphic Designer della DiMarzio per richiamare, ancora, le forme dei petali di fiore. I pick up sono uno degli elementi esteticamente più ricercati della chitarra: c’è un rivestimento metallico delle bobine che è sempre dorato, su ogni modello, mentre la bobina richiama, di volta in volta, il colore della PIA che li ospita. Gli Humbucker della Pia, comunque, non sono nuovi solo nell’estetica. Assieme a Larry DiMarzio abbiamo lavorato per un nuovo Humbucker chiamato UtoPIA che, partendo dalla dal DNA degli Evolution, li riproponesse in una veste leggermente più potente di output, più scavata sulle medie alte e maggiormonte pronunciata sulle basse.
Come ho detto, il fatto che il corno inferiore della Jem agevolasse il fatto di suonare sui tasti più alti era uno degli elementi più apprezzati di questa chitarra. E ci ho lavorato ancora: nella più PIA questo aspetto è ulteriormente smussato rendendo ancora più agevole il lavoro della mano sinistra.
Poi ho introdotto come caratteristiche di serie diverse migliorie che da anni sono presenti sulle mie Jem: per esempio la piastra sul retro del body che da accesso alla regolazione delle molle del ponte non è più fissata tramite viti ma a calamita; oppure ho inserito un filtro sulle alte attivabile tramite push-pull sul volume che non intacca la proiezione cristallina del suono quando si abbassa il volume. E la leva del vibrato che ora è in fibra di carbonio ed è davvero leggerissima. Ancora riguardo al controllo del volume, questo è spostato leggermente verso il basso, creando ancora meno intralcio al lavoro della mano destra quando plettra.
Da ultimo, la spiegazione del nome: PIA. PIA è l'acronimo di Paradise in Art che è letteralmente come descriverei questa chitarra. E, al contempo, PIA è il nome di mia moglie con la quale sono sposato da quarant’anni."
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