di Gianni Rojatti [user #17404] - pubblicato il 15 luglio 2020 ore 15:00
Suonare con il cuore è una delle espressioni più inflazionate tra i musicisti in vena di consigli.
Al cuore attribuiamo metaforicamente la responsabilità dei pensieri e delle nostre azioni più autentiche perché motivate dall’amore o passione più ardente. Per questo, le cose che facciamo davvero con il cuore sono quelle che, proprio perché capaci di gratificarci nel profondo, affondano radici viscerali nei nostri desideri, nella nostra vera identità. Per fare qualcosa davvero con il cuore bisogna aver esplorato ciò che realmente si ama, si desira, si è. Altrimenti, sarebbe meglio utilizzare l’espressione “agire di pancia”, tradendo un’azione più istintiva, estemporanea, legata al bisogno o capriccio del momento.
Quando si sprona qualcuno a suonare con il cuore, lo si dovrebbe invitare, non solo a mettere in musica la sua parte più autentica ma ad esprimersi nella maniera a lui più congeniale e capace di appagarlo. E per taluni questo potrebbe avverarsi suonando una manciata di note, per altri un fiume. A me piace sempre ricordare e affiancare due capolavori della poesia italiana: “La Pioggia nel Pineto” di Gabriele D’Annuzio e “Mattina” di Giuseppe Ungaretti. Diversissime, sono entrambe capolavori, testimoni di una precisa corrente letteraria e manifestazione del genio e dell’opera di cuore dei rispettivi autori. Eppure, una è composta da oltre 430 parole, l’altra da quattro, le celebri “M’illumino d’Immenso” che tutti conosciamo.
Per questo, trovo assolutamente ridicolo chi attribuisce al suonare con il cuore il monito a suonare poco. Perché è una rilettura superficiale, addirittura misera, che non considera la meravigliosa varietà dei nostri animi, del carattere unico che ciascuno di noi ha. L’interpretazione frettolosa ed egoista di chi crede che tutti i cuori debbano battere alla stessa velocità di metronomo.
Da mesi, una delle canzoni che ascolto più di frequente è “Still Got The Blues” di Gary Moore, la versione dal vivo contenuta nel recente “Live From London”. L’assolo è straziante, immenso, sublime. Ascoltarlo, pensando che Gary Moore non c’è più, mi fa venire ogni volta un nodo in gola. Chi può avere il coraggio di dire che c’è poco cuore in questo assolo perché ci sono troppe note? Ve lo dico io: solo chi un cuore non ce l’ha e nemmeno un buon paio d’orecchie.
E vale, naturalmente il contrario: per alcuni affidarsi al cuore è esprimersi con un’immediatezza o una capacità di sintesi che gli sono intimamente e amorevolmente proprie. Penso alle schegge di perfezione dissonante che Jonny Greenwood snocciola nell’assolo di "Paranoid Android", classico dei Radiohead o il lancinante assolo di Kurt Cobain in “Smells Like Teen Spirits” che è perfetto.
Certo, valgono i gusti e ciascuno sarà più incline ad affezionarsi e seguire un certo tipo di proposta musicale (con attinente modalità espressiva) visto che, sempre con il cuore, la musica la si ascolta e la si sceglie di amare.
Ma di sicuro, chi alla musica si avvicina con amore autentico e rispetto, saprà riconoscere quando anche in un genere lontano dai sui gusti – o che magari proprio non apprezza – dietro alle note di chi suona c’è passione, autenticità, in una parola, cuore.
Chi invece, specie se musicista oramai maturo, rimprovera alla musica che non apprezza di non avere cuore solo perché ospita tante note, è forse solo un invidioso che quelle note non sa farle; e persino un prepotente perché vorrebbe imporre come unica buona musica solo quella che capisce ed è capace di suonare lui.
p.s. Visto che questo è un tema che su Accordo ci sta particolarmente "a cuore" ed è anche uno di quelli su cui i lettori dibattono più volentieri e di frequente, abbiamo deciso di omaggiarlo dedicandogli la calamita che vedete nelle foto. "Meglio poche note ma col cuore" è l'invito più sincero e affettuoso che ci sentiamo di rivolgere ai nostri lettori, invitandoli a dedicarsi con soddisfazione alla musica che amano di più. Poi, l'invito alle poche note era sia un suggerimento metaforico a dedicarsi allo studio e alla pratica selezionata di ciò che si apprezza davvero, sia il piacere di prendere con leggerezza un tema su cui, spesso si discute con troppa gravità. Lo Shredder sfoggerà questa calamita con ironia, il Bluesman con tutt'altro credo!
Ah, la calamita non è in vendita: ve la regaliamo sia se comperate il mio libro "Tecnica, Fraseggio & Esercizi", sia "Comfortably Dumb" il giallo di Alberto Biraghi ambientato tra chitarre e chitarristi. Oppure ve la trovate dentro l'ACCORDO BOXche vi arriva se decidete di sostenere Accordo con una Donazione D.