VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE
Meglio poche note ma col cuore
Meglio poche note ma col cuore
di [user #17404] - pubblicato il

Suonare con il cuore è una delle espressioni più inflazionate tra i musicisti in vena di consigli. Al cuore attribuiamo metaforicamente la responsabilità dei pensieri e delle nostre azioni più autentiche perché motivate dall’amore o passione più ardente. Per questo, le cose che facciamo davvero con il cuore sono quelle che, proprio perché capaci di gratificarci nel profondo, affondano radici viscerali nei nostri desideri, nella nostra vera identità. Per fare qualcosa davvero con il cuore bisogna aver esplorato ciò che realmente si ama, si desira, si è. Altrimenti, sarebbe meglio utilizzare l’espressione “agire di pancia”, tradendo un’azione più istintiva, estemporanea, legata al bisogno o capriccio del momento.
Quando si sprona qualcuno a suonare con il cuore, lo si dovrebbe invitare, non solo a mettere in musica la sua parte più autentica ma ad esprimersi nella maniera a lui più congeniale e capace di appagarlo. E per taluni questo potrebbe avverarsi suonando una manciata di note, per altri un fiume. A me piace sempre ricordare e affiancare due capolavori della poesia italiana: “La Pioggia nel Pineto” di Gabriele D’Annuzio e “Mattina” di Giuseppe Ungaretti. Diversissime, sono entrambe capolavori, testimoni di una precisa corrente letteraria e manifestazione del genio e dell’opera di cuore dei rispettivi autori. Eppure, una è composta da oltre 430 parole, l’altra da quattro, le celebri “M’illumino d’Immenso” che tutti conosciamo. 
Per questo, trovo assolutamente ridicolo chi attribuisce al suonare con il cuore il monito a suonare poco. Perché è una rilettura superficiale, addirittura misera, che non considera la meravigliosa varietà dei nostri animi, del carattere unico che ciascuno di noi ha. L’interpretazione frettolosa ed egoista di chi crede che tutti i cuori debbano battere alla stessa velocità di metronomo.

Da mesi, una delle canzoni che ascolto più di frequente è “Still Got The Blues” di Gary Moore, la versione dal vivo contenuta nel recente “Live From London”. L’assolo è straziante, immenso, sublime. Ascoltarlo, pensando che Gary Moore non c’è più, mi fa venire ogni volta un nodo in gola. Chi può avere il coraggio di dire che c’è poco cuore in questo assolo perché ci sono troppe note? Ve lo dico io: solo chi un cuore non ce l’ha e nemmeno un buon paio d’orecchie.

Meglio poche note ma col cuore

E vale, naturalmente il contrario: per alcuni affidarsi al cuore è esprimersi con un’immediatezza o una capacità di sintesi che gli sono intimamente e amorevolmente proprie. Penso alle schegge di perfezione dissonante che Jonny Greenwood snocciola nell’assolo di "Paranoid Android", classico dei Radiohead o il lancinante assolo di Kurt Cobain in “Smells Like Teen Spirits” che è perfetto.
Certo, valgono i gusti e ciascuno sarà più incline ad affezionarsi e seguire un certo tipo di proposta musicale (con attinente modalità espressiva) visto che, sempre con il cuore, la musica la si ascolta e la si sceglie di amare.
Ma di sicuro, chi alla musica si avvicina con amore autentico e rispetto, saprà riconoscere quando anche in un genere lontano dai sui gusti – o che magari proprio non apprezza – dietro alle note di chi suona c’è passione, autenticità, in una parola, cuore.
Chi invece, specie se musicista oramai maturo, rimprovera alla musica che non apprezza di non avere cuore solo perché ospita tante note, è forse solo un invidioso che quelle note non sa farle; e persino un prepotente perché vorrebbe imporre come unica buona musica solo quella che capisce ed è capace di suonare lui.



p.s. Visto che questo è un tema che su Accordo ci sta particolarmente "a cuore" ed è anche uno di quelli su cui i lettori dibattono più volentieri e di frequente, abbiamo deciso di omaggiarlo dedicandogli la calamita che vedete nelle foto. "Meglio poche note ma col cuore" è l'invito più sincero e affettuoso che ci sentiamo di rivolgere ai nostri lettori, invitandoli  a dedicarsi con soddisfazione alla musica che amano di più. Poi, l'invito alle poche note era sia un suggerimento metaforico a dedicarsi allo studio e alla pratica selezionata di ciò che si apprezza davvero, sia il piacere di prendere con leggerezza un tema su cui, spesso si discute con troppa gravità. Lo Shredder sfoggerà questa calamita con ironia, il Bluesman con tutt'altro credo!

Ah, la calamita non è in vendita: ve la regaliamo sia se comperate il mio libro "Tecnica, Fraseggio & Esercizi", sia "Comfortably Dumb" il giallo di Alberto Biraghi ambientato tra chitarre e chitarristi. Oppure ve la trovate dentro l'ACCORDO BOX che vi arriva se decidete di sostenere Accordo con una Donazione D.
Link utili
La Calamita è in regalo con il libro di Gianni RoJatti
e con il libro di Alberto Biraghi
ma la trovate anche all'interno della Accordo Box
Nascondi commenti     33
Loggati per commentare

di Sykk [user #21196]
commento del 25/05/2020 ore 14:00:56
io sono più uno da plettro
Rispondi
di Carrera [user #31493]
commento del 25/05/2020 ore 14:05:14
Bellissimo articolo che condivido appieno.
Rispondi
di ovinda [user #46688]
commento del 25/05/2020 ore 14:09:23
Ogni artista ha il proprio modo di esprimersi. Una cosa è certa: gli shredder non suonano con il cuore, tutto quel mondo è una sorta di culturismo del mondo della musica: performance pompate per al massimo, ma, sotto sotto, nulla da raccontare.
Rispondi
di roccog [user #30468]
commento del 25/05/2020 ore 14:20:04
Vabbè...Steve Vai, Marty Friedman, Malmsteenn, Marco Sfogli non hanno cuore?
Rispondi
di ovinda [user #46688]
commento del 25/05/2020 ore 14:49:3
Ma perchè consideri Steva Vai, Marty Friedman, Malmsteen e Sfogli degli shredder?
Rispondi
di francescolomunno [user #38311]
commento del 25/05/2020 ore 14:58:43
Questo esprimersi per dogmi ("una cosa è certa...) ha poco a che fare con l'arte, scusa se te lo dico; magari non hanno nulla da raccontare a te, ad altri sì. In un romanzo il grande Stephen King scriveva, in relazione alle nostre passioni, che ognuno di noi ha un filtro, come quello dei cercatori d'oro, le maglie del mio sono diverse dal tuo, per cui quello che rimane nel mio filtro passa attraverso il tuo e viceversa. Gianni scrive per esempio dell'assolo di Cobain, per me I Nirvana non hanno nulla da raccontare, ma è soggettivo, non posso esprimere giudizi assoluti.
Rispondi
di dale [user #2255]
commento del 25/05/2020 ore 16:36:47
per me I Nirvana non hanno nulla da raccontare, ma è soggettivo..


Allora non conosci la loro musica.
Perché hanno qualcosa da raccontare, a tutti.
E questo non è soggettivo.

Poi è chiaro che possono non piacere e persino fare cagare, ci mancherebbe.
Rispondi
di francescolomunno [user #38311]
commento del 25/05/2020 ore 16:41:28
Esatto, non conosco la loro musica perché le poche canzoni che ho ascoltato non mi piacciono. Ma non mi sognerei di esprimere un giudizio assoluto.
Rispondi
di dale [user #2255]
commento del 25/05/2020 ore 16:44:4
Perfetto
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 25/05/2020 ore 19:24:27
Beh, dai, io pur cercando assiduamente non ho ancora trovato un "parola di Kobain" o "l'illuminazione dei Nirvana" (che sarebbe anche figo come titolo per un vangelo). Di certo il loro messaggio per te significa qualcosa, ma mi pare che non sia dissimile da quello di centinaia di altri autori (di film, musica, fumetti, arte figurativa), quindi ci sta che per altri possa non aver significato. Se vale per le parole di Gesù e per il Corano, come per il Capitale, credo possa valere anche per tre ragazzi americani degli anni '90 che si esprimevano in musica.
Ci sta che a Francesco sia arrivato più forte il messaggio di altri, d'altra parte ha scritto "per me".
Ciao
Rispondi
di dale [user #2255]
commento del 25/05/2020 ore 20:27:04
No aspetta


Cobain..



il punto non è l'illuminazione o il significato del messaggio, Il nostro amico ha detto che non hanno niente da raccontare e questo è sbagliato.
Che si tratti di Nirvana, Bob Dylan, Picasso o chiunque altro, il messaggio c'é sempre, può non interessarci o non piacerci o addirittura possiamo non comprenderlo ma il messaggio c'è.

la chiudo qui senza entrare nel discorso religioso che non è il caso,grazie a tutti buona serata
🙂
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 26/05/2020 ore 06:59:46
A parte che se indico tra virgolette, la cosa non è opinabile: è così. Il libro immaginario cui mi riferivo è proprio "parola di Kobain". Trascuri la soggettività della valutazione. E' sensibile la cosa: nessuno ha scritto che i Nirvana sono vuoti, ma che a qualcuno possono non trasmettere alcun messaggio. E' come se sul cellulare ricevessi un sms in morse: il messaggio c'è, ma a me che non conosco quell'alfabeto non dice nulla. Il discorso religioso non c'entra nulla (infatti ho citato anche il Capitale) era semplicemente un riferimento per dire che ci sono stati personaggi storici ben più noti e, a quanto pare, più seguiti di Cobain che, però lasciano indifferente parte delle persone.
Ciao
Rispondi
di francescolomunno [user #38311]
commento del 26/05/2020 ore 09:47:26
Esatto. La comunicazione necessita di 4 fattori: il mittente, il messaggio, il mezzo di comunicazione, il destinatario. Se manca uno di questi, non c'è comunicazione. Magari è un problema mio (destinatario), perchè non apprezzo il mezzo di comunicazione (il grunge, non mi piace in generale, non solo i Nirvana), ma a me il messaggio non arriva. Si noti bene, "a me".
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 25/05/2020 ore 19:16:10
Bravo Ovinda, però hai scordato che i neri hanno il ritmo nel sangue, si stava meglio quando si stava peggio, non ci sono più le mezze stagioni, sono sempre i migliori che se ne vanno ecc..
Auguri
Rispondi
di pg667 [user #40129]
commento del 25/05/2020 ore 21:33:33
mi hai strappato una sonora risata!
Rispondi
di zanzacris [user #11650]
commento del 26/05/2020 ore 08:29:02
Non concordo perché amo BB King come Steve Vai, amo Ungaretti come Dostoevskij.... Tutti diversi, tutti con caratteristiche diverse chi mette poche note o parole chi fiumi, ma anche chi va veloce o scrive tanto ha dimostrato di saper andare lento (Vai ha scritto delle ballad e assoli "normali" Come Dostoevskij ha romanzi brevissimi come "La mite" bellissimi).
Tanti suonano poche note e male.... Per me uno su tutti Angus... Mo' l'ho detto, suona lick senza cuore e in 40 anni sempre quelli😋
Rispondi
di Zoso1974 [user #42646]
commento del 25/05/2020 ore 14:12:31
Quanta sicumera in questo articolo... non mi è piaciuto.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 25/05/2020 ore 19:29:43
A me è parso proprio il contrario: a mio parere l'articolo dice anzi che non vi sono stili o paradigmi, ma che ognuno è giusto si esprima come può e come sa.
Ciao
Rispondi
di sergej [user #44973]
commento del 25/05/2020 ore 19:53:59
Non condivido, francamente.
La sicumera a mio avviso appartiene a quelli che - nell'ordine - snocciolano dogmi del tipo:

1) meglio poche note ma buone (come da articolo)
2) la teoria non serve a niente, basta il cuore
3) studiano solo quelli senza talento e musicalità
4) analizzare la musica altrui ti fa perdere originalità
5) leggere musica serve solo ai musicisti in frac
6) i Rondò Veneziano sono il miglior complesso di musica classica che si sia mai visto (sentita davvero!!!)

Che poi si traduce - tipicamente - nel voler giustificare il fatto che da quarant'anni si suona solo un paio di pentatoniche e non si è mai andati oltre...
Rispondi
di roccog [user #30468]
commento del 25/05/2020 ore 14:20:48
Esatto.
La morale è suonare con il cuore: sia che di note se ne facciano 2 che 20000.
Rispondi
di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 25/05/2020 ore 14:41:23
Assolutamente d'accordo, il punto è proprio suonare qualcosa che abbia un senso e riesca a trasmettere qualcosa. Ci sono, prendendo esempi negativi, degli assolo di due note che sono trascurabili così come altri formati da mille note altrettanto trascurabili.
E' questo forse uno dei motivi per cui di fronte a tanti fenomeni del web alla fine i veri mostri sacri siano altri. In ambito batteristico, ci sono sul web tantissimi batteristi molto bravi che fanno cose strepitose, ma uno come Mike Portnoy lo riconosci subito dallo stile, indipendentemente dal gruppo in cui stia suonando.
O Steve Vai, che si riconosce sempre in qualsiasi progetto venga coinvolto.
Ecco, secondo me quello è suonare con il cuore, nonostante le mille note al secondo.
Rispondi
di Ghesboro [user #47283]
commento del 26/05/2020 ore 08:05:06
Il mondo non è fornito di abbastanza pop corn per potersi adeguatamente godere la discussione da Sagra del luogo comune che sta venendo fuori.
Rispondi
di esseneto [user #12492]
commento del 26/05/2020 ore 09:39:54
Con questa questa frase mi sono veramente illuminato d'immenso ! N1 !
Rispondi
di Alex DG [user #35120]
commento del 26/05/2020 ore 11:00:03
Io personalmente penso che un chitarrista moderno completo a livelli professionali debba saper padroneggiare sia la tecnica sia l'espressività. Chitarristi menzionati come Gary Moore, Steve Vai, Andy Timmons, Marty Friedman e Yngwie Malmsteen hanno dimostrato di poter essere dei chitarristi tecnici ultra veloci ed allo stesso tempo anche saper tirare fuori esecuzioni pieni di feeling. Timmons sa passare da brani come Cry for you, Electric Gypsy pieni di espressività a brani come Groove or die o altri che rappresentano il suo notevole livello tecnico. Lo stesso vale per gli altri nominati, chi più chi meno.
E' inutile dire è meglio suonare con il cuore e basta oppure è meglio suonare da iper tecnico, oggi per essere completi bisogna sapersi muovere su entrambi i fronti.
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 26/05/2020 ore 13:18:51
Gary Moore e Peter Green hanno di comune una stessa LP Standard. Green la ha regalata a Gary.

Fatevi una risata con Buddy Guy! www.youtube.com/watch?v=XQqNTgnJmpE&list=RDXQqNTgnJmpE&index=1

"Have You Heard" John Mayall and The Bluesbreakers with Eric Clapton mi ha fatto da teenager partire in questa dimensione. Il tutto rende il senso del testo alla perfezione. Per me, è importante che ci sia un testo da interpretare. A seconda del pezzo, melodico o da centometrista.
www.youtube.com/watch?v=a2FR1HYod44

Kurt Cobain descrive il mondo di miserabili, senzatetto, drogati tipico delle metropoli USA e c'è molto slang difficile da capire.


Rispondi
di esseneto [user #12492]
commento del 27/05/2020 ore 09:25:21
Io devo tutto al Blues lo suono e lo ascolto quotidianamente da 40 anni circa , Buddy Guy , Eric Clapton , Jimi hendrix , Page, BB King , SRV ecc. ecc sono i miei eroi , allo stesso tempo Cobain mi trasmette uno tsunami di emozioni tutte le volte che lo ascolto in fondo la musica e gli strumenti servono proprio a questo.
Rispondi
di simonec78 utente non più registrato
commento del 27/05/2020 ore 17:56:32
A mio modo di vedere l'argomento non è affatto banale. Bisogna fare chiarezza sui termini. “Cuore”, parola bellissima, non ha molta attinenza. Non è nemmeno un'emozione, ma indica eventualmente la predisposizione o meno ad accedere alla propria o altrui emotività. Se al posto di questa parola sostituiamo la parola “espressività” la cosa acquista un po' di senso. Difficilmente può esserci performance artistica senza espressività.

In qualunque campo artistico viene insegnato, anche ad alti livelli, ad essere espressivi. La tecnica non è nulla senza espressività, così come l'espressività non c'è se non si padroneggia il linguaggio quel tanto che basta da poter appunto “esprimere” quello che si intende esprimere. L'espressività è a modo suo una “tecnica”. Quindi in definitiva la dicotomia “espressività vs tecnica” non la capisco, sebbene possa essere eccitante lasciarsi andare e parteggiare per una come per l'altra parte.

Dovrebbero entrare in gioco anche i diversi tipi di intelligenze per poter osservare la completezza o meno di un'artista, o guardarsi dentro per acquisire un''auto-conoscenza, per capire in quale direzione tentare uno sviluppo, nel nostro caso come chitarristi. E' complesso e le cose da considerare sono molte: la tecnica per essere appresa necessita di determinate capacità: nella teoria musicale (logica, memoria) e nella sua applicazione (manualità fine). Si può eccellere nella teoria e nell'armonia ma non essere buoni esecutori, e viceversa.

Per quanto riguarda l'espressività entra in gioco il pensiero creativo, specie nell'improvvisazione e nella composizione. Poi suppongo esistano dei trucchi del mestiere per rendere più coinvolgente una performance o delle regole in sede di composizione per pilotare le emozioni di chi ascolta. In tutto questo secondo me il “cuore” non c'entra nulla. Si può essere estremamente coinvolti ma produrre un risultato scadente, così come si può essere estremamente espressivi pur essendo lucidi nelle proprie emozionalità. E non provare assolutamente allegria o tristezza suonando un brano allegro o triste pur raggiungendo un risultato efficace.

E poi alla fine di tutto, quello che conta è l'orecchio. Indipendentemente dalle predisposizione di un autore o di un esecutore: una cosa funziona o non funziona.
Rispondi
di henrysg [user #40175]
commento del 30/05/2020 ore 10:36:41
Standing ovation
Rispondi
di simonec78 utente non più registrato
commento del 30/05/2020 ore 13:13:33
Grazie.
Rispondi
Loggati per commentare

di BBSlow [user #41324]
commento del 28/05/2020 ore 10:09:37
E' molto meglio un bell'assolo suonato bene e col cuore che un assolo brutto e suonato male.
Rispondi
di pelgas [user #50313]
commento del 28/05/2020 ore 21:51:10
Non sempre e' bene suonare con il cuore. La maggior parte di un esibizione non puoi permetterti di farlo, hai un gruppo, dei brani da rispettare. Il cuore puoi metterlo solo in un improvvisazione o in un assolo inventato. Per il resto come esecutore c'è poco da fare
A casa tua, se inventi o scrivi, se sei un vero jazzman o meglio ancora un vero bluesman allora ok, quando sali su un palco non puoi, non devi, che sfoggiare il tuo cuore. Ok. Ma e' una cosa rara
Rispondi
di perrant utente non più registrato
commento del 22/07/2020 ore 10:20:19
Che italianata anni '70. Ci manca solo "bisogna trasmettere un messaggio" e siamo a posto.
P.S. C'era proprio bisogno di mettere in mezzo la poesia? Lo so che fa molto nazionalpopolare, ma c'è un limite a tutto...
Rispondi
di Gianni Rojatti [user #17404]
commento del 22/07/2020 ore 14:54:1
Trasmettere o meno un messaggio non era il tema dell'articolo e quindi non avrebbe avuto senso parlarne. Qui si parlava di suonare con il cuore, dissociando questa espressione necessariamente dall'invito a "suonare poco".
I riferimenti a "Italianata anni'70" e "nazionalpopolare" non si capiscono. Ma siccome, evidentemente, un limite a tutto non c'è, vanno benissimo così.
Rispondi
Altro da leggere
Bon Jovi, l'armonia e i mostri dello studio
Matt Schofield: esercitarsi sulle scale è uno schifo
Gli assolo di chitarra fanno vomitare
Fare i dischi. E poi studiare.
Paul Gilbert: perchè il blues è meglio del metal
Ho fracassato la chitarra. Mi presti la tua?
Maurizio Solieri: al grosso pubblico la musica non interessa
Cesareo sul Kemper: "Pappa pronta ma non impari a cucinare"
Vai: chi suona ciò che non ama, finirà per sentirsi un miserabile
"Tecnica, Fraseggio & Esercizi": il metodo di Gianni Rojatti
Massimo Moriconi: la tecnica serve per fare musica
The Major Scale: il libro di Federico Malaman
Articoli più letti
Seguici anche su:
Scrivono i lettori
Manuale di sopravvivenza digitale
Hotone Omni AC: quel plus per la chitarra acustica
Charvel Pro-Mod DK24 HSH 2PT CM Mahogany Natural
Pedaliere digitali con pedali analogici: perché no?!
Sonicake Matribox: non solo un giochino per chi inizia
Ambrosi-Amps: storia di un super-solid-state mai nato
Il sarcofago maledetto (e valvolare) di Dave Jones
Neural DSP Quad Cortex: troppo per quello che faccio?
Massa, sustain, tono e altri animali fantastici
Ho rifatto la Harley (Benton ST-57DG)




Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964