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Filadelfo Castro:
Filadelfo Castro: "Se ami la musica, comperala"
di [user #116] - pubblicato il

Un altro appuntamento con un grande musicista e produttore italiano, Filadelfo Castro, che in questa pillola ci spiega l'importanza di sostenere il mondo della musica come acquirenti e fruitori dei prodotti e servizi che essa offre.
"Tanti vogliono entrare nel mondo della musica da professionisti o protagonisti attivi, suonando, producendo e lavorando. Pochi però, sono interessati ad avvicinarsi da fan, appassionati e quindi conoscitori e sostenitori di quel mondo.

Filadelfo Castro: "Se ami la musica, comperala"

Questa è in qualche modo una contraddizione: perché se si ambisce a lavorare nella musica, bisogna avere la consapevolezza di cosa quel mercato necessiti. E questa consapevolezza la si può acquisire solo frequentando e studiando quel mercato. L’esempio più pratico è quello della didattica: chi è intenzionato a produrre materiale didattico (video, libri, corsi on line…) dovrebbe essere ben conscio di quanto è presente sul mercato: conoscere gli standard di produzione richiesti, cosa muove maggiore interesse, cosa il mercato ancora non offre.
E queste sono conoscenze che, nello specifico, si possono affinare esclusivamente acquistando e studiando altra didattica. Dunque, comparare la musica prodotta dagli altri ci permette - in un’ottica squisitamente commerciale - di studiare la concorrenza per far sì che la nostra offerta sia  poi puntale ed azzeccata.
Ma essere compratori è molto importante anche per un’altra ragione. Comperare significa scegliere di sostenere un artista comperando un suo libro, un disco o il biglietto di un live. Farlo ci aiuta a capire su noi stessi, le ragioni emotive che ci hanno spinto a decidere di investire su quel tale artista piuttosto che su un altro. Una sensibilità che poi potremmo mettere in gioco nella nostra attività. Per cui, il consiglio è proprio questo: uno dei modi migliori per entrare nel mondo della musica è iniziare a farne parte come acquirenti e fruitori dei prodotti e servizi che esso offre."

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di ovinda [user #46688]
commento del 23/06/2020 ore 15:06:28
Il mondo della musica è finito, non ci sono più grandi artisti (salvo le icone del passato che ormai superano i settant’anni e soatanzialmente hammo poco da aggiungere a quello che hanno già fatto), non c’è più nulla di interessante. è finita un’epoca, anche le poesie hanno cessato di essere una forma di espressione per il veicolare le passioni umane. Tutto cambia, tutto passa.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 23/06/2020 ore 16:34:49
Tutto cambia è l'esatto contrario di "il mondo della musica è finito". Se una cosa cambia significa che rimane, pur con altra veste.
Dopodichè questo orami trito e vacuo catastrofismo fa ridere ed è sintomo solo di conoscenza limitatissima. Se la produzione attuale non piace a te non vuol dire che non esiste, ma la produzione c'è ed è singificativa. Dopodichè, come sempre avviene, chi viene dopo è sempre sconsiderato dai nostalgici dell'era precedente, ma questa è solo miopia o chiusura mentale. Sarei comunque curioso di sapere qual'è l'ambito temporale o artistico che consideri valido per capire quali artisti tagli fuori.
Ciao
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di ovinda [user #46688]
commento del 23/06/2020 ore 18:03:16
Ma quale catastrofismo, onestamente la cosa mi è anche indifferente in quanto il reddito non me lo dà la musica, mi sembra evidente che quel mondo sia finito. In merito al periodo temporale è evidente che il declino sia iniziato dalla fine degli anni ‘90 in poi, da quando molte etichette indipendenti hanno cominciato a produrre sempre di meno. Non c’è un anno preciso ma è evidente che non c’è più una produzione di qualità. È finito il music business e non ritornerà più. È un dato di fatto.
Rispondi
di ADayDrive [user #12502]
commento del 24/06/2020 ore 12:46:3
E' finito il music business? Ci sono pop star ventenni che guadagnano (e generano indotto per) milioni di dollari in pochissimi anni...
Il rock è finito piuttosto, ma la musica non ha mai prodotto così tanta ricchezza.
Rispondi
di ovinda [user #46688]
commento del 24/06/2020 ore 17:45:22
E' un dato di fatto che i numeri che faceva l'industria musicale regrediscono sempre di più, che il numero di etichette e label sia diminuito. Il fatto che ci siano delle pop star che guadagnano tanto, non vuol dire che l'industria musicale sia un settore in espansione e che ci sia lavoro per tutte le persone che vi lavoravano fino a 30 anni fa. Ormai con i dischi non guadagna più nessuno, anche artisti che in passato vendevano tanto, oggi tirano avanti con qualche concerto e con i diritti d'autore del passato. E' oggettivo che l'industria musicale sia in crisi.
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 23/06/2020 ore 18:27:55
Giustissimo dire che la musica va acquistata e non scaricata gratuitamente. Una decina d'anni fa, una casa discografica tedesca (che produceva house), pagò 1 milione di € ad una Softwer house svizzera per individuare chi, nel mondo, avesse scaricato gratuitamente, anche un solo loro brano. Quasi tutti i paesi del mondo obbligarono i gestori telefonici a fornire gl'IP temporanei, nominativi e indirizzi degli abbonati corrispondenti, l'Italia si rifiutò sollevando problemi di privacy. Nel ricorso, le parti richiedenti fecero notare che il problema era penale, non civile (era furto), e così ottennero anche i dati degli "scaricatori" italiani. Chiunque nel mondo avesse scaricato da 1 a tutti i brani disponibili di quella casa discografica tedesca ricevette un'ingiunzione a pagare 333 € forfettari, pena il pignoramento dei beni, a partire dalle cose di casa, fra il ludibrio del vicinato. Personalmente posseggo poco più di 250 LP e circa 1250 CD, fra questi ultimi, lo confesso, ne ho 6/7 masterizzati in quanto non più prodotti da anni e quindi introvabili ... e non sono nemmeno benestante. La musica NON È FINITA. Solo negli ultimi 50 anni, ho letto, sono stati prodotti più di 50 milioni di brani e ... non dico io, ma nemmeno nella discoteca che compare nella prima immagine di questo post ce n'è la millesima parte. Chiunque di noi conosce e ama brani che conosce solo lui, per esempio, questo brano degli ACAPELLA PROGECT (solo voci, quindi niente chitarra) a me piace tantissimo e non so quanti lo conoscano, ergo ... ci mancano tanti dischi. vai al link Paul.
Rispondi
di Robland [user #53772]
commento del 27/06/2020 ore 08:20:06
Non ho ben capito come colleghi il fatto che hai 1250 cd (io mi sto avvicinando al migliaio, molti sono masterizzati ma il continuo ascolto a me incentiva l'acquisto quindi la maggior parte dei miei cd sono originali) con il fatto che la musica non è finita. Lo dici perché si producono ancora tantissimi album? Significa poco, perché potrebbe essere il canto del cigno. Siamo sicuramente in una fase di transizione, in cui le case discografiche si sono ridotte, i talent scout non ci sono più (in compenso esistono i talent show, che contribuiscono a realizzare tantissimi album... sai che bello... tra l'altro l'artista è trattato da schiavo), i session man non esistono più, i grandi produttori sono diminuiti, le band non hanno alcuna possibilità di crescere ma vengono spremute nel giro di pochi anni.
Quindi che la musica esista ok, ma potrebbe non esistere più la musica di qualità, fino a scomparire, se il trend continua ad essere questo.
"La musica non è finita": credo che bisogna guardare la realtà così com'è e non confonderla con quello che si desidera che sia.
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 27/06/2020 ore 15:35:07
Il dichiarare di possedere circa 250 LP e 1250 CD ORIGINALI, era una premessa a conforto della mia dichiarazione in merito al fatto che la musica va acquistata e non rubata (scaricata gratuitamente), togliendo agli autori, e a tutta la filiera, il guadagno (che occorre a qualsiasi imprenditore), necessario alla propria sussistenza, non mi sembrava essere un percorso di difficile interpretazione. Sono sempre esistiti personaggi, con elevati fondi famigliari, che hanno potuto vivere tentando di pubblicare musica, già il fatto di trovare produttori, sale d'incisione, case discografiche ecc. disponibili a sostenerli, pur dietro pagamento (ulteriori spese, oltre a quelle per il normale "vivere"), chiarisce il loro "impegno economico" e le loro disponibilità finanziarie. Persone che nella quasi totalità dei casi non hanno poi avuto nessun successo commerciale. Questa realtà di un mercato senza proventi ha distrutto tutta la filiera (compresi i session man di cui parli). Nell'altro post del 24.06 spiego anche che la stessa cosa accade, ormai da 20 anni, ai negozi fisici, che chiudono a causa della CONCORRENZA SLEALE delle vendite telematiche "ONLINE" perpetrate da siti che non pagano l'IVA, hanno sede in paesi "Paradisi Fiscali" e quindi non pagano IRPEF e quant'altro, mentre i negozi fisici SI, pagano tutto. Se lo Stato, tutti gli Stati, l'Europa, non si danno una mossa per eliminare questa TRUFFA, penso che per la musica (ma anche per tutti i negozi fisici), non ci sarà futuro. Ma come ho scritto, nel passato prossimo (gli ultimi 50 anni) c'è tanta musica che non basterebbero 10 vite per ascoltarla tutta, ma con quest'andazzo, la quasi totalità dei potenziali acquirenti, continuerebbe a rubarla (scaricarla gratuitamente), alla faccia della deontologia sociale, correttezza, occorre obbligare all'acquisto, niente è gratis a questo mondo, nemmeno la musica, chi non la comprerà ne farà a meno, si limiterà all'ascolto radiofonico, quella è l'unica forma gratuita (e di pubblicizzazione) gratuita. Paul.
Rispondi
di Robland [user #53772]
commento del 28/06/2020 ore 09:11:2
Ok, era la frase "la musica non è finita" che, inserita nel tuo commento, dava adito a qualche equivoco. Siamo sulla stessa lunghezza d'onda e anch'io condivido il concetto che la musica va pagata. Certo è che le case discografiche dovrebbero farsi più furbe sui prezzi. Perché fino all'ultimo secondo utile sono state sorde. Non che il corso della storia sarebbe mutato, ma magari avrebbero mantenuto qualche acquirente in più.
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di Robland [user #53772]
commento del 23/06/2020 ore 19:35:34
Come dicevo in qualche commento, io ancora compro i cd e qualche volta dvd e vinili. Eppure sono un massiccio fruitore di YouTube. Perché per me la musica è una passione troppo forte, così come i libri cartacei, quindi preferisco sacrificare altre cose.
Però avrei paura a chiedere in giro "ami davvero la musica?". Temerei la risposta.
Mettiamoci anche il fatto che le nuove generazioni sono proprio nate senza avere tra le mani la copertina di un vinile o il booklet di un cd, quindi da dove dovrebbero acquisire questa cultura dell'acquisto, quando i loro strumenti di formazione sono YouTube e compagnia? A loro quindi non faccio una colpa.
Non faccio una colpa a nessuno, in realtà, però certo le case discografiche si sono impegnate parecchio per suicidarsi.
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di rabbitjoke [user #49842]
commento del 23/06/2020 ore 20:05:45
Tutti possono scrivere una canzone, pochi scrivono buone canzoni, un numero molto ristretto di persone riesce a scrivere grandi canzoni e grande musica. Fare grandi cose in musica comporta uno sforzo ed una sensibilità non comuni. Lo fareste voi gratis ? Senza speranza nel futuro lavorativo ? Senza neanche il riconoscimento dei vostri diritti ?? Costruireste voi un palazzo con fatica e sudore per poi vederlo pignorare da terze parti che affittano i vostri appartamenti senza neanche chiedervi il permesso ??? I nuovi Prince, Lennon, McCartney, Gilmour, Waters, Stevie Wonder ecc. (Potrei continuare per un'ora ). Magari ci sono, ma sono costretti a fare altri mestieri, perché la musica non è più centrale nella nostra cultura, anzi non è più nemmeno considerata cultura ! Prima di tutto bisogna rispondere a questa domanda : "PERCHÉ LA MUSICA NON È PIÙ CENTRALE "???? Vediamo quanti di voi avranno voglia di rispondere a questa domanda. Perché il nodo è tutto in questa risposta !!
Rispondi
di Merkava [user #12559]
commento del 23/06/2020 ore 21:39:30
ב"ה
Hai perfettamente ragione, ma il quadro e' piu' ampio e non coinvolge solo la musica ma il binomio arte = cultura.
Questo nostro tempo ha fatto della velocita' di trasmissione il proprio credo, e la qualita' e' stata sostituita dalla quantita', salvo poi arrivare alla conclusione che quando hai troppo in realta' non hai nulla...
La musica per evocare deve essere fruita e metabolizzata in ogni fase, sia da parte del compositore che dell'ascoltatore, e questo e' chiaramente in contro tendenza, richiede tempo e sforzo quando la maggior parte delle nuove generazioni vuole tutto e subito, senza alcun percorso formativo.
Non vivo in Italia da circa 13 anni ma ricordo che gia' allora la situazione era triste: poche realta' affermate e tante giovanili emergenti senza un vero futuro.
Mancava allora e manca forse tutt'ora una educazione che purtroppo non saremo noi a fornire perche' serve un'investimento di anni nell'istruzione, ma anche questo va in contro tendenza...
Alla fine alcuni generi erano e resteranno di nicchia, ma gli artisti potranno essere supportati direttamente con Patreon ed altre piattaforme. Se e' vero che internet ha ammazzato le case discografiche (e non ci piango sopra..) e' pur vero che ha interfacciato l'artista ed il suo pubblico in maniera piu' diretta.
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di Guycho [user #2802]
commento del 23/06/2020 ore 22:24:47
La qualità è scesa proporzionalmente al calo del mercato discografico.

Le case discografiche investivano sugli artisti. C'erano i talent-scout, se intuivano lo spessore ti mettevano a disposizione collaboratori e studi di prim'ordine.
Oggi, se hai da dire qualcosa,al massimo entri in un talent; ma devi essere tivugenico e fare cover, perchè produrre musica è uno sforzo che non ripaga (in denaro).
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 24/06/2020 ore 08:02:14
Condivido in parte: in realtà la qualità, a mio parere, non è scesa, oggi è molto diluita. Se ieri c'erano dieci band valide che riuscivano a confrontarsi col mercato (cioè gli era data la possibilità di far eun disco), oggi questa possibilità è data a milioni di band. Sempre dieci rimangono quelle valide, ma ieri erano un 10% (in ipotesi), oggi lo 0,00001%.
Sui talent scout penso che, in realtà, i talent si siano affiancati al vecchio lavoro di scoprire "quelli buoni", per forza comprimendone gli spazi; però esiste ancora chi cerca ed investe sul prodotto di qualità musicale. Esiste un circuito Indie non indifferente con etichette discografiche, festival, pubblicazioni e tutto quel che serve.
Ciao
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 24/06/2020 ore 14:40:25
Sono d'accordo con quello che scrivi qui e anche con quello che hai scritto nei commenti lì sotto.
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 24/06/2020 ore 21:44:12
"oggi questa possibilità è data a milioni di band".

Quale possibilità, quella di promuoversi grazie a internet? Scusa ma non è la stessa cosa.
Rispondi
di rabbitjoke [user #49842]
commento del 24/06/2020 ore 02:32:27
Anch'io non piango sopra la chiusura delle case discografiche. Ma anche loro sono crollate davanti al potere televisivo. Interfacciarsi al proprio pubblico nella totale libertà artistica è bellissimo e sarebbe una grande opportunità, anzi una svolta epocale. Ma l'equazione perversa è presto detta: se io prendo un pirla qualsiasi e lo metto in onda tutti i giorni per sei mesi, il pirla mi diventa popolare e avrà un suo pubblico. E io potrò guadagnarci in mille modi. L'anno prossimo, farò la stessa cosa con un altro pirla. Ovviamente, l'agnello sacrificale di turno non dovrà essere un fenomeno, altrimenti mi catalizza l'attenzione e potrebbe portarmi via audience per la trasmissione dell'anno prossimo. In questo modo io creo degli eroi fittizi per una stagione televisiva. E se tutto nasce e muore all'interno della TV, per far sparire un personaggio mi basterà non farlo più apparire e il gioco è fatto ! Questo sta accadendo da anni sotto il naso di tutti. È un meccanismo tipico dell'imprenditoria. In buona sostanza, una volta sdoganato il trash, ho creato una controcultura che mi permette di vendere pezzi di vetro per diamanti. Quindi, se tu sei David Bowie e fai musica fantastica veicolandola attraverso le tue piattaforme digitali, come fai a competere con il mostro TV ?? La sola presa di coscienza dei fatti cambierebbe il corso della storia. Da sempre il trucco della mediocrità è che diventi normalità. Io sono cresciuto senza interruzioni pubblicitarie durante i film, perché interrompere un 'opera d'arte era considerato volgare e sbagliato. Chi oggi ha vent'anni non si è mai posto il problema, perché è cresciuto nella "normalità " dell'interruzione pubblicitaria. Capito il giochino ?? Tu che vivi all'estero hai maggiori opportunità. Qui in Italia, purtroppo l'asticella è scesa pericolosamente verso il basso.
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 24/06/2020 ore 21:45:16
"...sono crollate davanti al potere televisivo"

Più che altro davanti al potere dell'mp3.
Rispondi
di scorrazzo [user #37353]
commento del 24/06/2020 ore 11:43:12
Gli impegni lavorativi e la famiglia hanno tolto alla musica il mio tempo
Rispondi
di ovinda [user #46688]
commento del 24/06/2020 ore 12:15:12
@rabbitjoke bella domanda. La musica non è più centrale per molti motivi. Innanzitutto perchè la musica di un certo tipo ha esaurito quello che sostanzialmente aveva da dire. Tutte le strutture armoniche, melodiche, solistiche sono state utilizzate a fondo. Ormai qualsiasi cosa si ascolti è già qualcosa di ascoltato, le armonie sono sempre le stesse. Inoltre per anni l'industria discografica ha cavalcato il business producendo il più possibile contribuendo all'esaurimento delle possibilità espressive. Seconda cosa, dalla fine degli anni '90 in poi l'avvento della computer music ha visto la presenza sempre più massiccia di software e applicazioni ripetitive, che hanno appassionato sempre più giovani, i quali hanno abbandonato alcuni strumenti (la chitarra su tutti gli strumenti) affascinati dall'opportunità di poter mettere in piedi con qualche loop e pochi software delle produzioni più o meno finite, cosa che agevolava la diffusione del genere rap con tutte le variazioni e sottocategorie. E' inevitabile che l'utilizzo di sistemi facili abbiano contribuito alla perdita del gusto musicale. Inoltre l'utilizzo dei sequenzer e delle loro funzioni, come i quantizzatori e altri, hanno ucciso il respiro della musica, i bravi vanno avanti con beat costanti, la batteria viene quantizzata (quando c'è ancora un batterista reale), non ci sono più le evoluzioni naturali derivanti dall'interazione dei musicisti (ognuno suona le sue parti sul sequencer e finisce lì). A ciò si devono sommare gli eventi televisivi che hanno distorto l'idea della musica, che sarebbe una competizione, dove conta il look e il modo di porsi, e dove la musica è pensata per piacere al pubblico più stupido. Bisogna anche dire che gli artisti hanno esaurito le idee, non ci sono più contenuti interessanti (se uno volesse esprimersi, avrebbe la possibilità di farlo, mai come oggi con tecnologie accessibili a prezzi molto contenuti è possibile dare vita a produzioni musicali complete e di qualità più che dignitosa, se uno volesse, qualcosa di buono la tirerebbe fuori in modo indipendente), nemmeno un cantautore in gradi di suscitare l'interesse (salvo il paradosso Domenico Bini), nulla. Ormai sono oltre 25 anni di melma. Non ci sono più idee, si va avanti facendo cover. Il genere si è esaurito. Anche la poesia ha cessato di essere mezzo espressivo prediletto da autori e lettori, perchè ha esaurito quello che aveva da dire, perchè aveva saturato, e da che era letta da tutti, oggi non ha più nè lettori nè poeti (salvo pochissimi appassionati e salvo quello che viene studiato nella scuola dell'obbligo). Il mondo cambia, le forme di espressione artistica cambiano. Di fatto oggi l'arte non esiste più, la gente non ha più interesse, è presa da altri problemi e interessi. D'altra parte, ognuno di noi ha i propri riferimenti musicale in quello che è stato prodotto negli anni '60 e '70 più qualche chicca uscita fuori negli anni '80 e '90 e primi 2000. Tutti quanti abbiamo lo sguardo rivolto al passato, cerchiamo quei suoni, suoniamo quei brani. Accettiamo semplicemente il fatto che la musica è diventato un semplice fenomeno di intrattenimento e basta. Ai ragazzi la musica non interessa più, sono presi dalla playstation, da internet. Non ci sono più gli acquirenti.
Rispondi
di simonec78 utente non più registrato
commento del 24/06/2020 ore 12:25:42
---Anche la poesia ha cessato di essere mezzo espressivo prediletto da autori e lettori, perchè ha esaurito quello che aveva da dire, perchè aveva saturato, e da che era letta da tutti, oggi non ha più nè lettori nè poeti (salvo pochissimi appassionati e salvo quello che viene studiato nella scuola dell'obbligo).---

Ciao. Se sei interessato a questo argomento spero tu abbia la fortuna di imbatterti in qualche "Poetry slam". Sono delle esibizioni poetiche che si svolgono direttamente nei locali o talvolta come evento collaterale di qualche festival. In queste situazioni, quando ne ho assistito, personalmente ho trovato una certa freschezza, passione e visceralità, oltre che un ottimo riscontro di pubblico, anche giovane. La poesia decantata davanti a un pubblico permette di avere un feedback immediato sul risultato ed quanto di più diverso dallo stereotipo di poesia accademica.
Rispondi
di ovinda [user #46688]
commento del 24/06/2020 ore 17:56:40
@simonec78 la questione non è se ci sia o meno qualche artista che faccia ancora attività poetica, ma la questione è che la poesia non ha più quell'impatto culturale sul mondo che aveva fino a 50 o 60 anni fa.
Innanzitutto il "poetry slam" è un genere che si è diffuso con la cultura on the road americana, ma la poesia è un'altra cosa, la poesia è scritta per essere letta dal lettore nel silenzio del luogo di lettura, è qualcosa di intimo. La poesia declamata è un'altra cosa. La poesia è un genere che si è esaurito, è stato sostituito col tempo dal romanzo, poi anche il romanzo è stato soffocato dal cinema (le decine di pagine usate da Tolstoj per descrivere la campagna russa, adesso sono riassunte in un film all'interno di una panoramica di pochi secondi), avrà ancora qualche frequentatore, ma sostanzialmente a nessuno frega più nulla. Chi sarebbe capace oggi di comprendere "Poesia in forma di rosa" di Pasolini? E' finito quel mondo, così come è finito il mondo della musica come evento culturale. E' rimasto solo il versante commerciale.
Rispondi
di simonec78 utente non più registrato
commento del 25/06/2020 ore 00:55:5
Per me è ok. Se i romanzi hanno ucciso la poesia allora in tempi biblici le immagini erano considerate idolatria. Poi la fotografia doveva uccidere l'arte. I film dovevano far scomparire il teatro che a sua volta uccise i libri, che come dici tu ammazzarono la poesia. Il fonografo doveva uccidere i concerti, a sua volta ucciso dalla radio. Ora già rimpiangiamo i lettori mp3, assassini di cassettine e cd. Domani forse una qualche sorta di musica telepatica ci farà sospirare pensando al cloud.

Per me la poesia è l'intento poetico, in qualunque forma il poeta sia costretto ad esprimersi. Poi è solo la mia opinione e vale quello che vale e figuriamoci se mi metto a decretare sentenze.
Rispondi
di spillo91 [user #17528]
commento del 23/06/2020 ore 23:33:56
La musica è un insieme di onde sonore. Fino a 20 anni fa per ascoltare delle determinate onde sonore si doveva acquistare un disco, andare a un concerto, registrare un programma in radio o in tv. Poi, con la possibilità di masterizzare i dischi, si sono potute ascoltare le onde sonore desiderate con più facilità e minore spesa. Ora, grazie ad internet, quasi tutta la musica è riproducibile gratuitamente. Si tratta di un'evoluzione tecnologica. Indignarsi per il fatto che non si comprano più i dischi è come indignarsi per il fatto che ora si mandano le email e non si pagano più i francobolli. Poi, se a uno piace particolarmente un artista e lo vuole supportare, è giusto che si compri dischi, libri, sciarpe magliette e quant'altro. Ma si tratta di marketing: non c'entra niente con la musica. La musica, ovvero le onde sonore, oggi è realizzabile in maniera molto economica e pertanto non necessita di essere venduta (un ragazzino con garageband possiede molti più strumenti creativi di molte band leggendarie degli anni 60 e 70). Il fatto che le onde sonore registrate e riproducibili siano state oggetto di mercato negli ultimi decenni è dovuto esclusivamente ai limiti della riproducibilità tecnica (vinili, cassette, cd). Oggi tali limiti sono stati superati, e finalmente la musica sta tornando ad essere ciò che è stata per millenni, con la piccola eccezione degli ultimi 50 anni: non un oggetto di commercio, ma pure onde sonore - gratuite, come è giusto che siano.
Rispondi
di fa [user #4259]
commento del 24/06/2020 ore 07:51:29
Ciao, il tuo commento è molto interessante e per nulla scontato. Da un lato concordo con te sul fatto che la musica, come forma d’arte, debba essere fruibile a tutti in modo gratuito. Se però consideriamo la musica in toto, quindi non per forza musica popolare (quella con il marketing annesso) dobbiamo tenere in considerazione che non è sufficiente il ragazzino con garage band nel doposcuola, ma servono anni di studio e dedizione. I grandi compositori classici sono divenuti tali perché hanno dedicato la vita alla musica e per fare ciò dalla musica avevano anche un reddito. Magari questo reddito oggi potrebbe venire dai concerti, dalle composizioni, dal crowd funding, non lo so....ma dobbiamo dare la possibilità a persone che hanno quel qualcosa in più (chiamiamolo talento o come vuoi) di coltivare quello per cui sono portati e dedicarvi tempo, anzi tutto il tempo. Il fatto che la musica oggi sia realizzabile in modo semplice e sia di fatto alla portata di tutti, non deve far dimenticare i sacrifici necessari per poter creare musica (in generale, non solo popolare). A mio parere, se pensiamo che da uno dei tanti ragazzini che usano garage band esca il nuovo Bach o il nuovo Gershwin ci sbagliamo... magari esce un’altra billie eilish o un altro young signorino Se siamo fortunati qualcosa di meglio, ma ben lontani dalla musica intesa come forma d’arte che rimarrà anche tra 50 anni. Ciao Fab
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 24/06/2020 ore 08:19:07
Sono totalmente in disaccordo. Già l'avvio è sbagliato: il traffico della tangenziale emette onde sonore: la musica si distingue per avere una coerenza ed un "senso"; sarebbe come dire che la pittura è tempera su tela, se il pittore sono io certamente, ma se è iIcasso o Van Gogh, magari possiamo anche smarcarci dal terra terra. Non è corretto neppure dire che la musica oggi è riproducibile gratuitamente; in realtà internet si paga, si pagano i server che ospitano i contenuti, si pagano gli operatori, si pagano i progettisti ed i programmatori. Comunque il punto debole del tuo ragionamento resta misconoscere che la produzione musicale (ma possiamo dire artistica in generale) non meriti un riconoscimento. Si tratta di un lavoro, della produzione di una persona. Mi piacerebbe che il tuo datore di lavoro ti dicesse: "bravo, hai fatto bene, ma sai cosa c'è: il tuo lavoro è solo un insieme di azioni quotidiane, per cui non te lo riconosco e non lo pago". In chiusura è doveroso correggere un errore grossolano: la musica è sempre stata remunerata: quando non dalla massa, da sovrani e mecenati o dagli Stati.
Ciao
Rispondi
di spillo91 [user #17528]
commento del 24/06/2020 ore 10:08:41
La musica non è mai stata remunerata: ciò che veniva remunerato era la performance musicale, senza la quale non si poteva ascoltare la musica a causa dell'assenza di un supporto di riproduzione alternativo. Se anche secoli fa fosse stato possibile riprodurre gratuitamente, come oggi, una determinata composizione musicale, senza dubbio lo si sarebbe fatto senza problemi. La mercificazione della musica (e non della sua esecuzione dal vivo attraverso strumenti musicali) è un fenomeno modernissimo, legato alla sua riproducibilità attraverso mezzi tecnologici. Oggi ciò che si paga sono, come hai detto, server e programmatori, quindi qualcosa si deve pagare comunque: non la musica in sè, ma una serie di servizi collaterali. Che la produzione musicale sia un lavoro lo si è deciso negli ultimi 50 anni, in corrispondenza allo sviluppo dei mezzi di riproducibilità della musica. Se i presupposti della vendita di tali mezzi vengono meno, beh, anche quel lavoro è destinato a scomparire. Lo stesso vale per i produttori di spettacoli circensi: nessuno mette in dubbio che sia un lavoro che richiede impegno e competenza, ma si tratta di qualcosa destinato a scomparire a causa della progressiva scomparsa del circo come forma di intrattenimento, sostituita da qualcosa di più attraente/economico/godibile. Se il mio lavoro si rivelasse incapace di riscuotere guadagni a causa dell'evoluzione tecnologica, il mio datore di lavoro avrebbe ragione a non pagarmi. Infine, la musica che piaccia o no è un insieme di onde sonore come il quadro è un insieme di pigmenti. Siamo noi che decidiamo se qualcosa è bello o brutto, prezioso o scadente: nulla è prestabilito. Il fatto che si decida, per una serie di ragioni, che quei pigmenti/quelle onde sonore abbiano un certo valore, vadano valutate tot. soldi, vadano vendute a un certo prezzo, beh, ha più a che fare con il marketing e con il consumismo che con l'opera in sè.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 24/06/2020 ore 12:39:45
Consiglio di studiare un pochino di storia, non necessariamente della musica, ma quantomeno dell'arte. Inoltre continui a disprezzare il fatto che la musica è un'opera dell'ingegno, esattamente come un progetto di un architetto o un ingegnere o un atto di un avvocato. Secondo il tuo ragionamento, poichè posso copiare un progetto di Renzo Piano con pochi spiccioli, allora esso ha il valore di qualche euro? Mi par proprio che tu sia di parecchio fuori strada, amico mio. Infine, il lavoro dei musicisti è tutt'altro che incapace di riscuotere economicamente, però ci sono furbacchioni come te che pensano che siccome la musica si può scaricare gratuitamente, allora è giusto farlo. Ma questo equivale a dire che se ho l'occasione di darti botta in testa e rubarti il portafogli o svuotarti telematicamente il conto in banca, sono nel giusto. Esattamente come ci sono norme a tutela della proprietà materiale, ce ne sono a tutela di quella immateriale. Far finta di nulla o, peggio, ignorarlo dolosamente, è esattamente come legittimare un furto.
Ciao
Rispondi
di spillo91 [user #17528]
commento del 24/06/2020 ore 13:09:20
Bene, vedo che come spesso accade nel web la conversazione civile tende a degenerare nell'arroganza e nella maleducazione, pertanto meglio finirla qui. Peccato: se si riuscisse a discutere in maniera rispettosa e costruttiva internet potrebbe essere uno strumento eccezionale.
Rispondi
di scorrazzo [user #37353]
commento del 24/06/2020 ore 14:12:16
Io ho trovato i tuoi commenti interessanti ed educati
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 24/06/2020 ore 16:44:12
Questo commiato sa molto di coda di paglia. In primo luogo non leggo nessuna arroganza nelle mie risposte. Se non sai che i grandi musicisti sono sempre stati pagati (spesso mantenuti) per comporre la loro musica, non è arroganza mia; se non sai che la musica registrata è un oggetto commerciale dal fonografo di Edison (fine 1800) e non dal 1970, non è arroganza mia.
Non capisco poi cosa ci sia di rispettoso e, soprattuto, costruttiva nel ritenere il lavoro degli altri pari a zero. Ti ripeto, offri tu il tuo lavoro gratuitamente anche solo per due mesi, poi vediamo se sei così convinto che il sapere (perchè la musica è sapere esattamente come il tuo) debba essere gratis per tutti.
Rileggi i tuoi commenti, ti accorgerai che l'arroganza è pretendere che i musicisti lavorino gratis per te. Ovviamente tutto questo non vale se sei sordo e non ascolti alcun tipo di musica; mi raccomando, nemmeno il rumore del traffico, che per te è la stessa cosa di un brano di Mozart o Clapton.
Ciao
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 25/06/2020 ore 01:37:48
"Che la produzione musicale sia un lavoro lo si è deciso negli ultimi 50 anni,"

Veramente le composizioni sono sempre state pagate. Prima dei dischi si vendevano gli spartiti.
Rispondi
di spillo91 [user #17528]
commento del 25/06/2020 ore 10:03:
Produzione e composizione sono due cose diverse. La produzione musicale esiste da quando c'è bisigno di curare la fabbricazione di musica intesa come un prodotto di mercato. Negli ultimi decenni, visto lo sviluppo del mercato discografico, abbiamo finito per dare per scontato che sia normale che esista un'industria di onde sonore. Basterebbe guardarsi un po' attorno per accorgersi che il mondo è pieno di tradizioni musicali secolari che si sono sviluppate senza il bisogno di commercializzare la musica come un prodotto di consumo. Il considerare la musica come un pacchetto di sigarette o uno show televisivo, finalizzato al guadagno economico, è una perversione caratteristica del nostro tempo. La musica è sempre stata libera da vincoli economici e sempre lo sarà. Chi la considera un prodotto di consumo la svilisce.
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 25/06/2020 ore 20:07:27
Non è così semplice la conclusione che hai dato, mettendo in discussione più di 50 anni di musica e di "prodotti" artistici in generale. L'arte ha un suo contesto, se il mondo è un mercato, l'arte lo rappresenta.

Ma non mi pare il luogo adatto per un discorso così complesso, e c'è gente più qualificata di me che può dire qualcosa.
Rispondi
di ziobob07 [user #11246]
commento del 24/06/2020 ore 15:36:09
Sono d'accordo, però il problema vero di un professionista è che nel 99% dei casi non ha nessun datore di lavoro (a meno che non insegni in scuole etc..). C'è lui con la sua arte le sue aspirazioni e poi c'è il mercato. A mio avviso è questo lo sbaglio nel voler a tutti i costi equiparare il musicista ad un lavoratore normale.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 24/06/2020 ore 16:45:12
Ciao, neppure un libero professionista ha un datore dilavoro se non il mercato, non per questo un Avvocato o n Architetto devono lavorare gratis.
Ciao
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 24/06/2020 ore 21:52:58
Il fatto che ritieni giusto che l'artista sia pagato è irrilevante: i dischi non li compra nessuno.

Nella realtà dei fatti, la musica sta diventando sempre più un hobby per ricchi. E, paradossalmente, a causa del crollo delle case discografiche.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 29/06/2020 ore 08:35:11
Veramente io li compro, magari non più recandomi al negozio, ma li compro. Ad esempio il secondo album di Nick Johnston l'ho acquistato per via telematica e l'ultimo di Gianluca Ferro partecipando al crowd founding che lanciò. Dopodichè torniamo al discorso generale: non è che se tutti rubano diventa giusto farlo.
Ciao
Rispondi
di Robland [user #53772]
commento del 29/06/2020 ore 17:44:0
Francesco, poi ho comprato Remarkably human di Johnston (avevo chiesto a te e ad altri come trovare i suoi album). Di importazione per la bellezza di 35 euro. Bella mazzata, ma quell'album è pazzesco e Johnston se lo merita. Se riesco a trovare anche gli altri a prezzo più umano stavolta, li prendo. È un vero peccato che un artista di questo livello non abbia un supporto adeguato da una casa discografica tanto da poter avere i suoi cd in disponibilità.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 30/06/2020 ore 08:40:54
Ciao, ricordo i tuoi interventi. Caspita 35 euro è proprio tanto, complimenti per la scelta. Una delle pecche del mercato attuale è proprio che le etichette non se la sentono di rischiare perchè se non azzecchi il cavallo buono è una perdita (e quello è rischio d'impresa), ma, per paradosso, se lo azzecchi è un aperdita eguale e maggiore per via dei sapientoni secondo cui la musica dovrebbe essere gratis.
Persevera nella ricerca, dovendo scegliere a causa dle prezzo io mi orienterei su Atomic Mind. Ciao
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 30/06/2020 ore 09:05:34
Ammirevole che ci sia ancora chi compra la musica in CD, ma sappiamo che sono numeri minimi, alcuni nemmeno stampano il CD. Forse non li stamperà più nessuno, sono soldi buttati.

Di fatto, la musica liquida non è gratis ma le percentuali per l'artista sono ridicole.
Rispondi
di Robland [user #53772]
commento del 30/06/2020 ore 09:19:2
Di fatto è gratis. E i danni li vedremo non ora (ora ci sono già per gli operatori del settore, falcidiati), ma tra qualche annetto, quando i dinosauri si saranno estinti - mi riferisco ai grandi artisti che si sono fatti un nome quando i CD si vendevano - per vecchiaia e ci sarà un bel vuoto, fatto di qualche nome qua e là, di alcune idee buone ma non sviluppate per mancanza di investimenti. Sarà un panorama assai più povero e desolato, qualche stronzo di consumatore che adesso sta godendo per avere tutto gratis inizierà a capire (con vent'anni di ritardo) ma sarà troppo tardi e vedremo bene il vero prezzo del gratis. Già perché anche il gratis ha un prezzo piuttosto salato: l'impoverimento complessivo. Non oso neanche immaginare quanto sarei stato più povero se mi avessero tolto la possibilità di scoprire tutto quello che ho scoperto dai 13 anni in poi mettendo le mani su dischi, cassette e qualche anno dopo cd che mi hanno reso assai diverso dalla persona che altrimenti sarei stato.
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 30/06/2020 ore 09:53:34
Concordo su tutto.

Intendevo dire che, di fatto non è gratis perchè passa sui canali legali, oppure c'è un abbonamento (Spotify). Alla fine le case hanno ceduto per arginare il download illegale, ma a condizioni assurde.

Guadagnano solo i colossi informatici.
Rispondi
di simonec78 utente non più registrato
commento del 24/06/2020 ore 08:32:30
Al di là di suggestioni forse dettate dalla contabilità o ad una visione legata ad altri modelli, vorrei tentare di vedere lo stato attuale delle cose. La fruibilità di materiali è esponenzialmente maggiore rispetto ad un tempo: in qualunque momento posso fare ricerche e farmi un'idea su praticamente ogni materiale esistente, anche per quel che riguarda la musica classica e il jazz. Non solo sulla rete, ma anche nelle biblioteche pubbliche e private. Questa è diffusione della cultura. La vendita è ora svincolata dal supporto fisico, un produttore può vendere un album dall'altra parte del mondo in pochi secondi.

Dalla parte di chi produce musica è di molto aumentata l'offerta formativa. Non può che essere positiva l'apertura dei conservatori a generi come il jazz o all'elettronica. Per non parlare dei corsi su tutto quello che ha a che fare con la tecnica del suono o le nuove tecnologie. Questo indirettamente aumenta anche l'offerta formativa individuale: chi ha studiato si rende disponibile a offrire lezioni private. La musica sta andando avanti, anche nel settore della musica colta.

Lo stesso produrre musica, possibilità una volta vincolata alle disponibilità economiche (o dalle intuizioni commerciali delle case) ora è libera, chiunque con buona volontà e competenza può entrare nel mondo della musica iniziando a registrare nel proprio home studio. Se si hanno le idee anche le possibilità sonore sono ormai quasi infinite, per fare una buona base o il suono che si ha in mente non è più necessario avere una sala prove e sottostare a componenti spesso dal brutto carattere. Ormai si può collaborare in modo qualitativo. La virtualizzazione, il profiling e la modellazione sono alla portata di quasi tutti i computer e quasi tutte le tasche.

A fronte di tutti questi vantaggi nulla, ma proprio nulla, impedisce di stare arrabattati come vent'anni fa. A comprarsi un CD ogni 3 mesi e il resto a duplicarsi le cassettine, e a considerare lo studio come una cosa per pochi e comprare un disco solo se si aveva la fortuna di avere negozi di dischi a disposizione.

Se poi mancano le idee (affermazione valida solo per alcuni generi forse più tradizionali) sicuramente non credo sia colpa del mezzo. Chiaramente gli introiti in futuro saranno sempre più legati allo stream (con relative royalties legate alla pubblicità o ai banner), agli eventi live e al merchandising. O abbracciando la multimedialità o al mondo dell'arte e della cinematografia.

Invece di domandarci se sia giusto che ognuno possa studiare o produrre (e quindi vendere), forse la domanda giusta dovrebbe essere: quanti in passato hanno potuto produrre per il semplice fatto di essersi trovati al posto giusto grazie alla fortuna o a logiche meramente commerciali?

In questo contesto l'ascoltatore sceglie (e qui sono d'accordo con chi ha scritto l'articolo) di supportare un artista magari che ha sentito in rete gratis anche comprando la maglietta, ma non è più costretto a comprare qualcosa (a caro prezzo) perchè non ha alternativa.
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 24/06/2020 ore 23:30:05
"con relative royalties legate alla pubblicità o ai banner"

Sai la fame...
Rispondi
di simonec78 utente non più registrato
commento del 25/06/2020 ore 01:01:21
Ciao. Se vuoi un confronto costruttivo gentilmente ti chiederei di fare citazioni con la frase completa.
Rispondi
di Acc0rdian0 [user #48606]
commento del 24/06/2020 ore 08:42:05
Io ho comprato più libri e corsi di chitarra di quanti potrò mai umanamente farne per i prossimi 50 anni...:D
Rispondi
di Robland [user #53772]
commento del 24/06/2020 ore 11:07:26
Secondo me, i commenti di Francesco72 e di Rabbitjoke meritano di essere incorniciati. Ma soprattutto molto meditati.
Mi chiedo però: cosa ci prospetta il futuro per la musica? Possiamo vedere già delle tracce di ciò che sarà oppure viviamo in un periodo di transizione e sarebbe fuorviante prendere ciò che abbiamo sotto gli occhi come modello di quello che caratterizzerà creazione, produzione, distribuzione e fruizione?
Rispondi
di ziobob07 [user #11246]
commento del 24/06/2020 ore 15:14:53
La musica è prima di tutto arte, vita e necessità interiore. il music business come lo si è inteso fino agli inizi del 2000 non esiste più perchè il prodotto CD o LP non ha più valore di mercato e tutta la filiera che ci stava dietro è fallita. A parte i grandi nomi, il 99% degli artisti campa con i live e le lezioni. Non credo che il livello generale sia sceso, tutt'altro! in giro c'è molta gente bravissima che non conosceremo mai nonostante ci sia la possibilità di ascoltare gratuitamente (spotify etc..) qualsiasi disco online. Internet e le varie piattaforme oltre ad aver distrutto il mercato discografico hanno svilito il potere magico che un tempo si dava al disco, all'artista. Se a questo aggiungiamo che la cultura musicale che abbiamo mediamente in Italia è imbarazzante o non esiste, il piatto è servito. Purtroppo non si torna indietro ed è inutile rimarcare diritti perchè la legge la fa il mercato ed il mercato della musica di oggi si basa su leggi che con la musica stessa non c'entrano più nà mazza, oltre al fatto che nel 2020 qualsiasi ragazzino smanettone è in grado di registrarsi in cameretta un disco con garageband.
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 24/06/2020 ore 18:29:13
Come la penso l'ho scritto sopra e non voglio ripetermi. Se in una discoteca, in una festa, in una manifestazione, in un programma radiofonico o televisivo si riproducono dei brani in vendita, occorre compilare la scaletta, fornirla alla SIAE e pagarci i diritti d'autore, esattamente come 50 anni fa, parrebbe non sia cambiato niente. Invece, telematicamente, si può copiare (scaricare) di tutto, musica, film, giochi testi e quant'altro sia coperto da DIRITTO D'AUTORE, senza incorrere, da parte dello stato, in nessun guaio, salvo il caso sopracitato, in cui sia il PROPRIETARIO dei DIRITTI D'AUTORE a perseguire ... e recuperare il maltolto. E non è finita qui, tutti avrete notato l'enorme numero di negozi fisici chiusi negli ultimi 20 anni: frutto della concorrenza sleale delle vendite online, dove chi vende, spesso non paga IVA, ha la sede in paradisi fiscali e non paga tasse come IRPEF e altro, questa è concorrenza sleale. Gli stati non erano preparati a questo, ma se non si danno una mossa il problema non è solo per gli artisti ma anche per la maggioranza dei piccoli imprenditori. Paul.
Rispondi
di rabbitjoke [user #49842]
commento del 24/06/2020 ore 20:53:57
Grazie di cuore a tutti voi che avete apprezzato le mie parole e ancor di più per i vostri commenti puntuali e ponderati. Vale la pena parlare e chiosare su certi argomenti, perché le grandi rivoluzioni culturali sono state fatte così, e come vedete noi musicisti e sognatori siamo ancora qui ad evocarle. Il rock è proprio questo, attitudine, stile, forma pensiero. Come gli altri generi, certo. Ma nel rock fu molto evidente. Il rock non è mai morto è sempre presente in un modo o nell'altro. Ogni chitarrista sa che Lady Gaga è filologicamente rock, tutti i suoi brani possono essere suonati in power chord , ad esempio. Rock è ribellarsi al potente, come nel film "school of rock". Quindi è attuale più che mai oggi, che il "potente" domina i mercati e le menti delle persone. Ma chi è il potente ? Il potente è sempre una persona arida, che misura la realtà soltanto attraverso il denaro e il dominio sulle altre persone, non comprende arte e bellezza perché non ne ha la sensibilità e proprio per questo la odia ! È un mediocre che fa di tutto per far assomigliare il mondo a se stesso, affinché possa svettare dal basso del suo piccolo e grigio microcosmo. Mi viene in mente un testo molto azzeccato e attuale dei Kiss "A world without heroes ". Questa è un'epoca senza eroi, dominata da pochi aridi potenti che ti dicono cosa devi comprare, cosa devi pensare, come devi essere ecc. La televisione è uno dei più grandi mezzi per l'ipnosi di massa, e a parer mio è profondamente sbagliata, proprio perché divide l'umanità in vincenti e perdenti. Lo spirito umano è ciò che da sempre ha cambiato il mondo e la volontà di soffocarlo è palese ! Un mondo senza eroi non è un mondo per me (ri-cito i kiss) !! p.s. permettetemi un'appendice per spezzare una lancia in favore dei LAVORATORI della musica. Per suonare come Vai, Hendrix, Van halen o per scrivere come McCartney, Wonder ecc. Occorre tutto il tempo di tutta la tua vita. Se fai un altro mestiere non ci arrivi. Solo chi fa il mestiere di musicista sa quanto sia faticoso e quanto sia LAVORO e LAVORO duro !!!! Quindi è diritto di TUTTI avere la libertà di scegliere , chi e cosa essere nella vita e non per imposizione di chi si arroga il diritto di scegliere per te, dal basso della sua "potente" mediocrità. Vi abbraccio tutti !
Rispondi
di rabbitjoke [user #49842]
commento del 24/06/2020 ore 21:15:33
..... e ancora, scusatemi. La storia che piattaforme come youtube ecc. guadagnino trilioni di paperdollari rubando deve finire. Devono pagare i diritti d'autore come è giusto che sia e farlo seriamente non con ridicole ripartizioni in centesimi. Già anni fa David Byrne dei Talkin Heads sollevò la questione, perché calcolò che per fare qualche decina di dollari avrebbe dovuto fare milioni di visualizzazioni. Ecco, anche basta !
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 24/06/2020 ore 23:36:00
Esatto.

Le case discografiche, quando vendevano, facevano lo stesso lavoro dei mecenati di una volta: permettevano agli artisti di vivere della propria musica. Internet ti dà la visibilità, magari sei interessante e fai 1 milione di view ma manco ti ci compri la chitarra. La musica diventa sempre più un hobby per ricchi.
Rispondi
di rabbitjoke [user #49842]
commento del 25/06/2020 ore 00:10:50
Ragazzi, avete toccato un altro punto dolente : " la musica è un hobby per ricchi ". È maledettamente vero !! Questa cosa non viene mai fuori. I costi di promozione sono esorbitanti e la cosa assurda è che non vanno neanche in percentuale. Cioè, che tu venda o no i prezzi da pagare sono quelli. Ora capite perché ci sono tanti figli di papà !? Vuoi passaggi radio ? Vuoi spot televisivi ? Vuoi partecipare a certe manifestazioni ? Paghi, paghi e paghi. Ed è così da sempre. Se fai un talent show ottieni una promozione che se dovessi pagarla di tasca tua ti costerebbe milioni di euro. Milioni di euro che la casa discografica non ha. Quindi case discografiche tutte fuori gioco. Facendo il talent però, si innesca il meccanismo di cui sopra. Personalmente io non guardo MAI (mai), le trasmissioni che mercificano la musica. Perché la musica in televisione è pornografia !! La musica vive nelle orecchie delle persone e ancor di più nel cuore. In televisione l'incantesimo finisce, la magia non c'è più. Io nel mio piccolo mi oppongono non guardando, meditiamo su una cosa ..... se tutti smettessimo di guardare ?? Dovrebbero far scempio di qualcos'altro per far soldi, giusto ? Quindi che muoia Sansone con tutti i filistei !
Rispondi
di Robland [user #53772]
commento del 26/06/2020 ore 11:15:5
Steve Lukather, conversando con Greg Koch: "If you're a musician right now, it's terrifying". E ovunque va oggi un musicista si sentirà dire: "I don't have money. I can't pay you". "It' just scary". E ti diranno: "But this is good for your exposure!".
Rispondi
di lolloguitar [user #48123]
commento del 28/06/2020 ore 16:42:30
La musica dovrebbe essere gratuita on line! non vedo che problema ci sia, la produzione di un album non costa molto per un professionista... sono uscite che si recuperano senza alcun problema ad esempio con contratti, live etc... Di dischi se ne comprano di meno si... ma comunque se ne comprano ancora dagli album, alle raccolte, ai live, alle collaborazioni etc... si dovrebbe puntare sulla qualità delle registrazioni vendute sui vari supporti rispetto alla musica on line per esempio e poi ci sono gli inserti!! ve li ricordate i libretti con testi, foto inedite , racconti di come è nata una certa canzone etc?? io si, e mi ricordo anche di cd venduti con un semplice foglietto.... sono felice che quel tipo di business sia finito!!! Non ci dimentichiamo i live!!!! palazzetti con 10.000 spettatori a 50-100 euro a biglietto...per ogni data... fate voi i calcoli... credo che una piccola percentuale possa coprire tutti i costi di produzione di un album e della diffusione online senza stare a piangere dietro ai vecchi cd... riguardo agli artisti emergenti vale lo stesso discorso...chi compra i dischi di artisti sconosciuti?? non mi sembra un dramma diffonderli online gratuitamente! i guadagni nella musica ci sono sempre!!! le etichette che prima guadagnavano moltissimo e tenevano per i gioiellini gli artisti ora si sono visti sottrarre il giochino e piangono. Ci si dovrebbe rimboccare le maniche ed adattarsi ai nuovi scenari ed alle nuove dinamiche senza cercare di sopraffare il soggetto più debole!!! vogliamo parlare dei locali che pagano una miseria i gruppi?? ...quando li pagano certo! volete dirmi che i gestori non riuscirebbero a pagare 800 euro per una serata? lasciamo perdere...
Rispondi
di Robland [user #53772]
commento del 28/06/2020 ore 17:45:51
Credo che tu, pur di giustificare il fatto di volere la musica gratis, sia disposto a mistificare pesantemente la realtà.
Te lo stanno dicendo persino i professionisti straricchi che così la musica (non la loro, ma in generale) non va avanti e che la qualità decade clamorosamente.
Rispondi
di lolloguitar [user #48123]
commento del 29/06/2020 ore 09:02:22
probabilmente non hai letto con attenzione, non dico che i musicisti debbano lavorare gratis anzi!! dico che le società che mettono sotto contratto un artista hanno già altre entrate ingenti che sono più che sufficienti a retribuire profumatamente il lavoro degli artisti! e poi non ci dimentichiamo che i dischi si continuano ad acquistare e a regalare! magari bisognerebbe cambiare la visione del disco in se, la musica si può fruire ormai gratuitamente, il disco dovrebbe essere qualcosa di migliore e diverso rispetto alla sola traccia audio che trovo online!
altra riflessione... i concerti ormai vengono acquistati tutti in prevendita, questo vuol dire che i costi sono anticipati dai clienti e non dalle varie società. una volta bisognava pagare tutta la macchina in anticipo (grazie agli incassi dei dischi e delle altre entrate), almeno in buona parte, e sperare nell'acquisto dei biglietti per rientrare mentre oggi no, se organizzano un tour di dieci date per novembre tra un mese avranno già incassato tutto quello che serve e coprire costi e guadagni... aggiungiamoci anche i diritti di prevendita regalati ad altre aziende per un click su un server.... il costo dei biglietti inoltre è aumentato a dismisura in percentuale rispetto uno stipendio medio degli anni 70 e di oggi... sempre a spese degli utenti ed appassionati.... negli anni si è continuato a spremere e siamo arrivati al limite che la gente è costretta ad ascoltare musica su youtube piuttosto che comprarsi dischi!
Rispondi
di Robland [user #53772]
commento del 29/06/2020 ore 17:37:4
Posso leggere con attenzione pure questo commento ma non riesco a cambiare idea: mi sembra sempre che tu ti stia raccontando una storiella a lieto fine pur di avere la musica gratis. Le entrate di un artista devono venire fuori da quello che produce come per tutti i lavoratori e i creativi. Se un artista non può permettersi un tour? Se può permettersi solo un tour di poche date e non invece un tour adeguato come un artista meriterebbe, visto il suo lavoro apprezzato a suon di gratuiti click? Credi che tutti siano i Muse? Se un musicista non vuole andare in tour? Se non vuole diventare un corrotto influencer? Non c'è nessuna entrata immaginaria profumata e non so dove la vedi. A meno che non stai parlando di un gruppo/artista che sia già affermatissimo. E indovina un po' come ha fatto a diventare affermatissimo? Vendendo album. Se ne vendono ancora, dici? È una battuta? I negozi chiudono tutti e tu pensi che se vendano? E poi perché dovrebbe giustificarsi una razzia, anche se parziale? (E non è parziale, ma preponderante).
A me sembra che tu non abbia letto con attenzione né questo articolo né il mio commento: sono gli ar-ti-sti stes-si a denunciare che così non si campa.
Rispondi
di lolloguitar [user #48123]
commento del 30/06/2020 ore 18:23:34
guarda resto della mia idea e rispetto la tua chiaramente... stai parlando di musicisti indipendenti? in questo caso se qualcuno si autoproduce e vuole guadagnarci è ovvio che pretenda di essere retribuito, io acquisto molta musica indipendente online ma questo è una altro discorso! il valore di una cosa corrisponde a quanto si è disposti a pagarla! io posso pretendere di essere retribuito per qualsiasi cosa ma poi bisogna vedere se c'è qualcuno disposto a comprare! ci sono mille casi diversi su cui possiamo discutere ed ognuno meriterebbe specifiche considerazioni. partiamo dal presupposto che gli artisti professionisti devo essere pagati e di certo non lavorano gratis. Adesso il punto è se sia giusto vendere un disco a 20-30 euro al giorno d'oggi o se ci siano altri modi per riequilibrare il sistema economico nel mondo della musica che non deve approfittarsi degli appassionati altrimenti la musica diventerà sempre più un hobby per ricchi come è già stato detto e confermo purtroppo, diminuendo drasticamente la platea dei soggetti da cui attingere fondi il sistema non regge visto che posso ascoltare musica gratuitamente e legalmente on line. Gli abbonamenti internet sono velocissimi e non hanno limiti di GB nella maggior parte dei casi, posso ascoltare quello che voglio gratuitamente in ogni momento sia a casa che fuori. Visto che questo è un dato di fatto potremmo interrogarci su come sostenere e finanziare la musica e gli artisti in modi nuovi e diversi! Continuo a dire che il sistema disco/guadagni non regge più, ben vengano i sistemi streaming a pagamento per esempio o qualsiasi altra forma al passo con le tecnologie purchè offra qualcosa di diverso e migliore rispetto alla traccia che sento in radio o su youtube. Guadagnare dal disco è il modo più semplice e rapido ma ormai sorpassato! confermo che i dischi si vendono, ma molto meno che in passato, il margine di guadagno è molto minore di prima, se di dischi se ne vendono di meno possiamo puntare sulla qualità dei dischi, sugli inserti come dicevo o su qualcosa che incentivi! i negozi chiudono perché quel tipo di commercio è superato ma questo vale anche per una serie infinita di prodotti! con amazon, ebay, mediaworld etc...la globalizzazione ha costretto tantissime categorie di negozi a chiudere! ti ricordi il blockbuster?? fallito!! ma ti sembra che non si facciano più film?? il mondo del cinema continua allo stesso modo di prima, c'è chi guadagna di più chi di meno... c'erà chi guadagnava di meno prima e di più oggi e viceversa... bisogna adattarsi al cambiamento che non è per forza un male! bisogna aprire un pochino la mente e non fare copia incolla delle idee degli altri.
Rispondi
di Robland [user #53772]
commento del 01/07/2020 ore 15:11:20
Ma io ti non voglio convincere perché, anche se fosse, non cambierebbe la realtà. Al momento infatti quello che chiude non è l'apertura mentale ma il sistema musica. E gli artisti (ed è la terza volta che te lo scrivo) sono i primi a denunciare che così non si va avanti.
Allora questo è il presente: desolazione.
Tu vuoi pensare al futuro? Bene, sforziamo la mente, troviamo nuovi modi, tutto quello che vuoi, ma non ci raccontiamo la storiella che adesso sta andando bene. Non ci prendiamo in giro almeno. Perché gli abbonamenti attuali non portano nulla in tasca agli artisti. Nulla. Si è capito? Nulla. La musica costa e maggiore è la qualità che vuoi proporre, più alto il costo. Un gran produttore ha un'incidenza enorme sul lavoro persino creativo di un artista e vorrà essere remunerato. Stessa cosa un gran fonico: va pagato. Il tour costa e qualcuno dovrà anticipare le spese. La musica non era e non è una cosa per ricchi per quanto riguarda il cd. Non raccontiamo baggianate perché non è che un cd costi 100 euro. Oggi su Amazon te lo trovi a prezzi ultra concorrenziali e puoi mandartelo a prendere anche in Inghilterra, Francia e Germania. Li hanno sempre comprati tutti da quando esistono. A maggior ragione si sarebbe potuto fare oggi, quando tutti hanno uno smartphone.
Quindi ci si sforzi con la fantasia, sì. Purché escano fuori i soldi per pagare chi lavora.
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 30/06/2020 ore 09:09:00
Non ti offendere, davvero, non è assolutamente mia intenzione farlo.

Ma hai scritto una sfilza di sciocchezze e inesattezze allucinanti.

Ti faccio notare solo la prima, poi mi fermo:
1 "la produzione di un album non costa molto per un professionista":

2 "si dovrebbe puntare sulla qualità delle registrazioni vendute sui vari supporti rispetto alla musica on line per esempio e poi ci sono gli inserti!! ve li ricordate i libretti con testi, foto inedite ....."

Fammi capire, fare l'album costa poco, ma lo vuoi pure di qualità e con gli inserti etc. E' chiaro che non hai la minima idea di quanto possa costare un lavoro del genere. Conosco gente che fa i salti mortali per riuscire ad incidere poche tracce, arrangiate di fretta e registrate alla meno peggio. E' diventato un problema pure pagarsi la sala prove.



Rispondi
di lolloguitar [user #48123]
commento del 30/06/2020 ore 18:38:19
ti risulta che un artista sotto contratto paghi per registrare? che contratto è? la registrazione, la produzione e la promozione di norma rientrano nei contratti. se un gruppo affermato, che non ha vincoli di questo tipo, decide di incidere nella sala prove x, rispetto ai guadagni che ne verranno il costo di registrazione non è molto! la mia frase è in questo senso...
riguardo al cd hai risposto ma non hai capito... secondo me è ancora giusto pagare per un cd se questo però è di qualità, ha degli inserti, dei contenuti aggiuntivi rispetto a sentire la sola traccia registrata che posso sentire online! personalmente acquisto musica indipendente ma per mia scelta, perchè ritengo che per loro sia un elemento essenziale, per altri no penso che debbano guadagnare da altre cose.
sui costi di incisione non capisco cosa vuoi dire! se pincopallino domani decide che è un grande artista il sistema della musica lo deve accogliere e retribuire?? lo sai quanta musica orrenda c'è in giro?? ben venga se qualcuno non riesce a incidere della robaccia! una registrazione entry level si fa a cifre assolutamente abbordabili, ci sono moltissimi studi di registrazioni che lavorano bene! se un artista merita ha ottime possibilità di essere ascoltato da qualcuno che è del mestiere! di musicisti bravissimi credo ce ne siano a migliaia ma non tutti riescono a farne un mestiere anche se lo meriterebbero.
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 02/07/2020 ore 18:50:46
"la registrazione, la produzione e la promozione di norma rientrano nei contratti."

No.
Rispondi
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