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Marcello Greco
utente #21 - registrato il 11/02/2002
Sono nato in provincia di Lecce nel '79 ed ho iniziato a suonare la chitarra a 14 anni, studiando prevalentemente da autodidatta. Amo la musica in generale, poco conta il genere. Quel che più è importante è l'emozione che riesce a trasmettermi. Ho tuttavia una predilezione per il rock progressivo (quello vecchio stile), le fusioni e le sperimentazioni, purché non si abbandoni mai il senso melodico ed "estetico" della musica. La mia concezione di musica si rispecchia nel mio articolo "blues therapy" (postato qui su accordo), anche se scritto in maniera molto ironica e scherzosa. Suono in alcune cover band locali, jam session e mi cimento altresì a comporre, da solo o con la collaborazione di altre persone. Ultimamente è sempre più forte il mio coinvolgimento in eventi che uniscono diverse forme di espressione, come la letteratura, il fumetto, la pittura, la musica, la fotografia e la videoproiezione. Sono eventi che mi piacciono e mi stimolano. --- Progetti di musica originale: - 2001, demo cd - 2004, colonna sonora per l'installazione audiovisiva "ritorni" (LUA, 2004) - 2005, colonna sonora per un cortometraggio (non ricordo il titolo) (LUA, 2005) - 2006, realizzazione jingle per l'audiocorso "comunicazione posivita", di Giuseppe Falco. - 2010-2012, partecipazione al progetto di musica originale "le perle imperfette", con il pianiesta Luciano Palazzo, bruscamente interrotto.
Città: San Cassiano
Genere: Blues, Classica, Country, Elettronica, Folk, Funk, Heavy metal, Jazz, Pop, Reggae, Rock.
Sono interessato a: Basso, Chitarra acustica, Chitarra elettrica, Home recording.
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Articoli pubblicati

Crafter Fx550eq
di Marcello Greco | 12 luglio 2010 ore 10:30
Cercavo una chitarra con buon suono elettrificato e soprattutto confortevole. Non ho fatto una grande ricerca, ma in un negozio sono stato colpito dalla Fx550eq e l'ho presa, perché era quello che cercavo. Bella esteticamente, costruita sulla falsariga della Ovation (con cassa in fiberglass, che è una lega di plastica e fibra di vetro). Tavola in frassino, manico in mogano con doppia anima, tastiera e ponte in palissandro indiano. La parte elettrica è composta da pick-up piezo-elettrico L.R.Baggs e preamp New LR-F Plus.
Yamaha Pacifica 612v microfonica
di Marcello Greco | 24 aprile 2009 ore 22:39
Sono felice possessore di questa chitarra, dall'ottimo rapporto qualità prezzo, ma ho un problema enorme. Fino a che suono con puliti e saturazioni leggere la chitarra si comporta benissimo, ma quando alzo un po' il gain innesca subito. Più che di feedback si tratta di vero e proprio di larsen, E' incontrollabile e neanche fermando le corde lo si ferma. Bisogna necessariamente chiudere il volume o abbassare la saturazione
Blues therapy
di Marcello Greco | 08 aprile 2008 ore 21:42

Un potenziometro Di Marzio fa cilecca
di Marcello Greco | 02 dicembre 2001 ore 16:48

Sarà capitato a tanti chitarristi di voler sfruttare le caratteristiche sia degli humbucker sia dei single-coil, pur avendo sulla propria chitarra degli humbucker.

Per ovviare a questa esigenza già da diversi anni di producono pick-up humbucker “splittabili”. In altre parole è possibile con un interruttore (split) scegliere di utilizzare solo una delle bobine di un pick-up o entrambe collegate in serie (o, in alcuni casi, anche in parallelo) con una semplice operazione.

Alcune chitarre sono prodotte di serie con questo sistema. Altre invece, sempre ché i pick-up ne siano predisposti, necessitano di una modifica alla parte elettrica. La soluzione più utilizzata è quella di sostituire uno dei potenziometri (tono o volume) con uno munito di sistema di splittaggio.

Così ho fatto io, montando un potenziometro Di Marzio con push-pull. Non so se sono stato io particolarmente sfigato o se questi accessori effettivamente non sono degni di portare questo marchio.

A voi la storia.

Acquisto un potenziometro nuovo e lo pago ben 40.000 lire (già il prezzo è molto discutibile, ma sorvoliamo). Me lo faccio installare da mani esperte ma dopo un giro di prova si incastra il sistema “push-pull” e nessuno è più riuscito a sbloccarlo.

Vabbè…, capita, un prodotto difettoso..., gli altri saranno buoni…

Così il mio liutaio, che ne aveva un altro usato, me lo propone e decidiamo di sostituirlo al precedente. Inizialmente funziona, ma dopo poco mi accorgo che non splitta più. Decido comunque di tenerlo, ma col passare del tempo perde anche la sua funzione essenziale, quella di volume, fino a diventare completamente inefficace, inesistente.

Ma questo era usato, vecchio…, aveva la sua età…, è spirato nella mia chitarra….

Così ne acquisto un altro, nuovo, sempre Di Marzio. Lo montiamo, fa il suo dovere, anche se non mi piace l’attacco. Lo uso per qualche mese senza avere alcun problema, dopodiché di nuovo inizia a perdere dapprima la funzione di volume, poi quella di “split”.

Ora mi ritrovo di nuovo con un potenziometro nullo.

Ho saputo inoltre che anche un mio amico anche un amico ho avuto problemi col medesimo accessorio.

Quattro su quattro: è un caso o questi prodotti sono effettivamente un fiasco? Una cosa è certa: non acquisterò più potenziometri Di Marzio.

Di Marzio Paf Pro
di Marcello Greco | 22 novembre 2001 ore 14:53

E' molto probabilmente il pick-up Di Marzio più venduto ed usato. E' un humbucker splittabile ed il costo non è eccessivamente alto. Sembra che sia il rifacimento del Gibson Paf, e ciò sia per il nome che per il suono. Infatti ha un suono "gibsoniano": grosso, morbido, caldo ma anche aggressivo. Rispetto al Paf originale il pick-up in esame offre più definizione, più versatilità ed anche più segnale. E' nato per essere applicato al manico, ma qualcuno ha provato a montarlo al ponte ottenendo un risultato niente male, tanto che questa soluzione è ormai diventata prassi consolidata. Non a caso molte chitarre (tra cui La fender startocaster "Ritchie Samborra") lo montano di serie in quest'ultima posizione. La distribuzione delle fequenze si presenta in scala decrescente alti-medi-bassi. Il suono, oltre ad avere le caratteristiche cui accennavo prima, si presenta in un certo senso "oscuro" nonostante la prevalenza delgli alti. Proprio questa ritengo che sia , insieme alla "grossezza", la caratteristica peculiare di questo pick-up . La grossezza del suono non intacca comunque la definizione che, come da tradizione Di Marzio, rimane sua cartteristica imprenscindibile. L'attacco è molto morbido, soustain e distorsione ci sono a volontà ma per ritmiche potenti (trash, power...) se applicato al ponte si rivela inadatto. Montato al manico si dimostra invece estremamente versatile. Infatti non essendo utilizzato in questa posizione per ottenere ritmiche "trash" si dimostra all'altezza per ogni esecuzione solista, in particolare sembra creato su misura per ottenere il massimo dallo sweep-picking. Per quanto riguarda gli altri generi invece è efficace in ogni reparto. Sui suoni puliti è sublime. Considerazioni finali. Si tratta di un pick-up versatile sì, ma con cartteristiche particolari, visto che è stato realizzato sulla falsariga di un pick-up storico (il Gibson Paf) e che quindi si propone di bilanciare le carattaristiche di questo con le esigenze del chitarrista moderno. E' un pick-up misterioso, dalle notevoli potenzialità, che solo un chitarrista che suona assiduamente con questo trasduttore è in grado conoscere e sfruttare.

Ibanez FGM 300
di Marcello Greco | 16 novembre 2001 ore 07:18

Si tratta della signature di Frank Gambale, evoluzione (o, meglio, customizzazione) della Ibanez S. Dedico questa recensione proprio al confronto tra quest'ultima e la FGM 300.

RGX Yamaha
di Marcello Greco | 07 novembre 2001 ore 15:07

Una chitarra che trova chiaramente la sua fonte di ispirazione nella Ibanez RG, ma che non ha avuto lo stesso successo. Perchè? Ancora non sono riuscito a darmi una risposta.

C'è da dire che la serie RGX è solo la più sfortunata di casa Yamaha, visto che nemmeno le altre sono riuscite nell'intento di imporsi nel mercato chitarristico. Solo la SG utilizzata da Santana ha fatto un po' di storia, mentre la serie Pacifica si è rivelata una buona soluzione per quanto rigurda il rapporto qualità-prezzo, ma nulla di più.

Ma torniamo alla RGX e poniamola a confronto con la RG Ibanez, che a mio avviso costituisce la chitarra che più si presta a questa comparazione.

Rispetto alla RG ha il body in ontano, ma ciò non è sufficiente a degradarla. Infatti l'ontano è un legno molto apprezzato dai chitarristi rock. La fender lo impiega sui modelli di fascia alta, la Ibanez sulla JEM 7V (per citare due case) ma queste produzioni hanno convinto intere generazioni di chitarristi, a differenza della Yamaha.

E non è nemmeno una questione di pick-up. E' pur vero che la qualità dei trasduttori Yamaha non è eccellente, ma anche provando a sostituirli con dei Di Marzio non porta a risultati molto soddisfacenti. I suoni rimangono comunque freddi e lo strumento sembra essere quasi un estraneo per il chitarrista. Mentre si sa che la chitarra, come ogni altro strumento, deve diventare una parte del corpo aggiunta, deve essere tale da pemettere al musicista di esternare tutto quello che ha dentro. E' una chitarra con scarsa personalità.

Per spezzare una lancia a favore della RGX ritengo che comunque si tratti di uno strumento affidabile, con dei buoni ponti (parlo di quelli su licenza Floyd Rose) e con un buon rapporto qualità-prezzo.

Di recente la Yamaha ha messo sul mercato i nuovi modelli RGX con corpo in tiglio e pick-up Seymour Duncan. Staremo a vedere (o a sentire....).

Godin ACS
di Marcello Greco | 07 novembre 2001 ore 15:02

Quale soluzione adottare quando in gruppo serve un suono di chitarra classica eludendo i problemi connessi all'utilizzo di questo strumento, specie quando si suona dal vivo?

E' l'interrogativo a cui devo rispondere, visto il notevole uso che ne devo fare grazie alla mia nuova esperienza musicale.

Ho pensato dapprima alla mia chitarra classica con l'applicazione di un pick-up mobile, ma si tratta di una soluzione estremamente scomoda, oltre che infelice. Il montaggio di un hardware stabile richiede invece fori e scassi, troppo dolorosi da sopportare; ma neanche questa sembra la soluzione ideale. Altra ipotesi è quella più semplice di microfonare la chitarra, ma per me è un compromesso inaccettabile, in quanto bisogna suonare sacrificati, stando attenti a non toccare il microfono ed a mantenere sempre la stessa distanza da esso. Infine i limiti fisici della chitarra classica, la tastiera poco accessibile per fare assoli oltre il dodicesimo tasto, le dimensioni dello strumento ed il resto mi hanno spinto a guardare più avanti e cercare una soluzione che bilanci buona sonorità, da un lato, e praticità e versatilità dall'altro.

Subito il pensiero giunge ad un marchio che da anni cerca di venire incontro a queste esigenze: GODIN.

Così ho provato il modello ACS, corde in nylon, con microfoni..... sotto le sellette. E' una solid body con corpo in mogano e top in acero canadese, tastiera in ebano, ponte in palissandro, manico in mogano, pick-up esafonico interno con presa midi da collegare (se si vuole) ad un convertitore.

La mia maggiore perplessità riguardava il dubbio che una solid body potesse emulare in maniera soddisfacente il suono di una chitarra acustica (o classica come in questo caso). Di questo parlerò dopo.

Le corde sono un po' alte per dare più risonanza e la prima impressione che ho avuto appena l'ho imbracciata era che fosse un pò scomoda l'esecuzione. Ma non è così. Nonostante l'action alta è uno strumento molto agevole da suonare e già senza che sia amplificata la risonanza si sente, c'è.

La collego: il suono mi piace, è grosso, dinamico, mette in risalto il tocco. L'elettronica dispone di cinque controlli a slitta e tre(?) pulsanti che non so a cosa servono. Gli slide sono destinati all'equalizzatore (tre), al controllo volume (uno) dell'uscita analogica ed al controllo dell'uscita midi (uno). L'equalizzatore agisce efficacemente sul suono e consente di colorarlo a proprio piacimento. Con gli altri due slide (controlli sulle uscite) è possibile miscelare il suono di chitarra classica con quello del sinth o di esludere uno dei due.

Da sottolineare come il pick-up esafonico risponda bene al tocco, non ci sono note non rilevate o spezzate.

Per concludere si tratta di uno strumento che soddisfa le mie esigenze e che offre tante applicazioni, anche dal vivo, grazie al sistema midi, senza la necessità di complicarsi la vita. Ma c'è qualcosa che non mi ha del tutto convinto, e riguarda il suono: è bello, riproduce fedelemente il suono di chitarra classica ma c'è un po' di freddezza. Però dobbiamo essere ben coscenti che lo strumento in questione non è una chitarra classica, e che il risultato ottenuto ha già del sorprendente e comunque ha colto nel segno, come dicevo prima, riuscendo a risolvere il problema di cui ho parlato nel preambolo.

Il limite ora rimane il prezzo che, visto il materiale impiegato e l'ottima realizzazione, non è sproporzionato ma resta comunque alto, almeno per me.

Ibanez JEM 7V
di Marcello Greco | 31 ottobre 2001 ore 12:10

E' un'evoluzione della RG realizzata, su indicazioni di Steve Vai, da un liutaio e poi prodotta in serie dalla Ibanez. Penso che chiunque da qualche parte l'abbia vista, quindi sull'aspetto esteriore non aggiungo altro. Costa un tantino ma è una chitarra che vale, sia per la realizzazione che per la scelta dei materiali; corpo in ontano, manico in acero, tastiera in ebano, meccaniche Gotoh, pick-up Di Marzio, ponte Ibanez "lo pro edge".

Ibanez RG
di Marcello Greco | 30 ottobre 2001 ore 14:39

Costruita secondo le esigenze del chitarrista moderno ha ispirato la produzione di modelli simili da parte di molte altre case costruttrici.

Corpo spesso, tastiera a ventiquattro tasti, ponte su licenza Floyd-Rose, manico alto e sottile, sono le principali caratteristiche di questa chitarra.

Principalmente vengono impiegati questi legni: tiglio per il body (talvolta mogano), acero per il manico, palissandro per la tastiera; alcuni modelli hanno una bella impellicciatura in acero fiammato al body.

Il manico è scorrevole, con le corde distanziate tra loro, e studiato appositamente per i solisti: è infatti molto comodo per gli assoli, di meno per gli accordi. E' costruito in due pezzi: c'è una giuntura molto evidente tra manico e paletta.

Il suono verte molto sugli acuti, è povero di bassi e di medi, quasi neutro, freddo. Questo molto probabilmente per venire incontro alle esigenze dei chitarristi che usano elaborare il suono con preamplificatori ed effettistica in abbondanza. Infatti più sono definiti e neutri i suoni più è producente e personalizzabile la modellazione.

Ha una discreta versatilità. E' l'ideale per generi metal, è ottima per il rock duro, pùò essere impiegata per fusion ed altre forme di rock. E' inadatta al blues, al jazz, e tutti quei generi che richiedono un suono genuino e poco elaborato. Molto dipende comunque dai pick-up e dai setup che si utilizzano, oltre che dai gusti del chitarrista.

Una notazione infine per ciò che concerne la produzione. Ho avuto una RG 470 per cinque anni e l'ho confrontata con una RG 540 molto più vecchia. C'è una notevole differenza di realizzazione. Guardando contro luce la mia il body della mia emergono evidenti i segni dell'incollaggio dei pezzi che costituiscono il corpo. Mentre la RG 540 è molto più solida e l'incollaggio è quasi (se non del tutto) impercettibile. E questo si ripercuote sul soustain e sulla qualità sonora. Quindi occhio ai modelli!

Per quanto riguarda i pick-up posso dire che sono potenti ma poco definiti, e questo vale per tutti, dal più scadente al migliore di casa Ibanez.

Di Marzio Fred
di Marcello Greco | 25 giugno 2001 ore 13:28

E' un pick-up che mi ha convinto da subito; appena alla mia Ibanez S 540 ho montato il Fred la chitarra mi ha ringraziato, perché le ho dato la possibilità di esprimersi come meglio sa fare. La differenza con i pick-up originali è notevole. E' la definizione del suono che fa la differenza ed il Fred ne ha da vendere.

E' un pick-up che verte sulle frequenze medie (da notare che la gamma dei suoni della chitarra è compreso principalmente in queste frequenze), ha un ottimo attacco, è molto sensibile anche al tocco, i suoni sono rotondi e caldi.

E' molto versatile, la distorsione è piena, ma per chi volesse ottenere il massimo della distorsione è consigliabile optare per altri pick-up, come "Eevolution" o "Steve's Special", "Tone Zone" o meglio ancora degli EMG attivi.

Intendiamoci: il Fred non è un pick-up che da poca distorsione, infatti è ottimo anche per il metal, ma per chi fa della distorsione una ragione di vita non è certamente il pick-up ideale.

Io da sempre ho cercato strumenti versatili, e le mie scelte sono tutte motivate da questo criterio, però i compromessi non mi hanno mai convinto.

Ibanez "S"
di Marcello Greco | 18 giugno 2001 ore 15:29

E' una chitarra rimasta secondo me incompresa, magari perché generalmente il chitarrista rock-metal che acquista Ibanez preferisce la RG in quanto costa meno e ti regala comunque delle soddisfazioni, mentre il chitarrista rock-blues è ancora diffidente nei confronti della Ibanez. E' comunque una chitarra molto apprezzata dai chitarristi fusion.

Ma la S è una vera alternativa alle chitarre più blasonate. Non è un compromesso ma è incredibilmente versatile. E' una chitarra con suoni caldi, cremosi, corposi, ma anche puliti. Inoltre è estremamente sensibile al tocco: se suonate col pollice otterrete suoni grossi, morbidi e cupi, mentre pizzicando col plettro verranno fuori suoni puliti e aggressivi, ma comunque morbidi mai taglienti (a meno che non si intervenga sul setup o sulla preamplificazione...). Guardandola viene in mente la PENSA-SHURE di Mark Knophler, che tra l'altro ha, come la S, il body in mogano. Proprio questo legno conferisce alla chitarra le caratteristiche sonore di cui parlavo, ma ciò nonostante è una chitarra che ha carattere, capace di tirare fuori suoni aggressivi, ottimi per rock e metal.

Perché ho scelto la S?

Avevo un Ibanez RG 470: bel suono certo, ma un po' freddina, inadatta al blues. Cercavo una allora chitarra con suoni caldi, ottima per il blues, versatile, con un ponte disposto a farsi massacrare, con diverse soluzioni timbriche, con un suono pulito e potente e soprattutto comoda, per un chitarrista eclettico come me.

Tra le molte chitarre che ho provato, quella che più faceva al mio caso era la stratocaster (un mio grande amore), ma il single-coil al ponte e lo stesso ponte non erano soddisfacenti; la versione con floyd-rose e humbucker, oltre ad essere troppo cara, non mi piaceva.

Ciò che mi sembrava un'utopia l'ho trovato nella Ibanez S 270 di un mio amico, così acquistai una S540 FM, con un bellissimo top in acero fiammato, hardware dorato, intarsi in madreperla, manico e corpo "slim" comodissimi, ponte "lo-pro edge", 2 humbucker e 1 single-coil. Così come è non è male, ma una chitarra come questa merita dei pick-up migliori, più definiti, così ho sostituito gli originali con dei "Di Marzio".

Per concludere.

Invito tutti i chitarristi a prendere in considerazione anche questa chitarra. È ottima per tutti i generi. Lo dimostra d'altro canto il fatto che viene utilizzata da chitarristi metal come Bill Steer dei "Carcass", da chitarristi jazz-rock e fusion come Frank Gambale (la FGM non è altro che la S personalizzata) e Jon finn, e tanti altri ancora…

Infine ha un ottimo rapporto qualità-prezzo, considerati i materiali impiegati e l'ottima realizzazione. Due i difetti da me riscontrati:

1- la posizione della presa jack, che, a seconda del tipo di spinotto (jack) che si utilizza può essere scomoda all'uso della leva.

2- Il corpo sottile costringe a montare materiali elettrici specifici per questo modello, in quanto quelli standard occupando più spazio rischiando addirittura di uscire fuori dall'apposito vano.

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