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Il toro, l'orso e la chitarra in tempi di pandemia
Il toro, l'orso e la chitarra in tempi di pandemia
di [user #3] - pubblicato il

Tra il 2007 e il 2017 il mercato della chitarra ha subito un calo di vendite tale da far ipotizzare che la storia delle sei corde fosse arrivata al capolinea. Ma solo un paio d’anni dopo, quasi all’improvviso, ecco la pandemia a rimettere una voglia matta di comprare strumenti e suonarli.

Toro e orso sono le due immagini che per gli economisti indicano rispettivamente crescita solida del mercato (la carica impetuosa del toro) contrapposta a stagnazione e calo (il letargo durante il quale l’orso dimagrisce). Tra il 2007 e il 2017 il mercato della chitarra visse un letargo tanto importante - calo di oltre il 30% del fatturato - da indurre il Washington Post a pubblicare l’articoloWhy my guitar gently weeps: The slow, secret death of the six-string electric” (“la morte lenta e segreta della sei-corde”), che sembrò segnare il tramonto definitivo dello strumento.

Il toro, l'orso e la chitarra in tempi di pandemia

La realtà fu meno drammatica del previsto, perché il calo aveva toccato il fondo. Seguirono un paio d’anni di lieve ripresa, poi, all’improvviso, ecco la pandemia a ribaltare la situazione, sfatando il terrore del lockdown e innescando una ripartenza tanto energica quanto inaspettata.

«Abbiamo battuto ogni record - dice Andy Mooney, CEO di Fender Musical Instruments Corporation in un’intervista rilasciata al New York Times dal titolo significativo “Guitars are back, baby! - e se me l’avessero detto a marzo non ci avrei mai creduto». Confermano anche Gibson, Martin, Taylor e altri grandi produttori di chitarre, stupiti dai picchi di vendite in lockdown. La frase di un commesso di Sweetwater, citata nello stesso articolo, riassume la situazione come meglio non si potrebbe: «È come se ogni giorno fosse Black Friday».
Ma un altro dato su questa assurda primavera 2020 è ancora più confortante della musica dei registratori di cassa: a quanto dicono i report, la formidabile crescita è generata per oltre il 50% da principianti, in gran parte giovani e donne. Il 20% dei nuovi adepti alla chitarra ha meno di 24 anni, il 70% meno di 45 anni e il 45% è di sesso femminile (un dato quasi raddoppiato rispetto a dieci anni prima). Insomma, va benissimo: la maledetta pandemia sta dimostrando che vabbé la Playstation, vabbé l’iPad, vabbé Netflix, ma quando il gioco si fa duro i duri cominciano a suonare e fare musica diventa il miglior passatempo del mondo.

Il toro, l'orso e la chitarra in tempi di pandemia

Che se poi cominci con impegno, finisce che non smetti più: se fino al 2018 il 90% dei nuovi arrivati mollava dopo un anno, nel 2020 i dropout sono scesi al 65%, in costante calo. Una rinata voglia di fare musica che ha prodotto anche una crescita verticale degli accessi ai siti di didattica: la piattaforma Fender tra marzo e giugno è passata da 150mila a quasi un milione di iscritti e anche i siti indipendenti nel mondo, tra cui Accordo con la sua Didattica, hanno fatto registrare impennate di accessi senza precedenti. 
Ma questa magnifica botta di vita della chitarra apre anche una questione spinosa: quanto di questa rinata passione andrà a vantaggio dei negozi tradizionali? Perché se è vero che si sta vendendo un sacco, è altrettanto vero che le vendite sul territorio, nei negozi fisici, sono particolarmente importanti ai fini della buona salute del mercato.

Il toro, l'orso e la chitarra in tempi di pandemia

Ne è convinto anche Andy Mooney, il quale pensa che i negozi di strumenti musicali indipendenti siano destinati a vivere a lungo, almeno fino a quando esisterà la chitarra. E che siano molto importanti per tutto il settore, tanto che Fender sta mettendo in campo nuove strategie per sostenerli. «Oggi i nostri prodotti si vendono ancora per oltre il 50% in negozi tradizionali indipendenti - dice Mooney -. I musicisti vogliono esaminare lo strumento, toccarlo, valutarne il feel, sentire come sta in mano e come suona nel loro amplificatore preferito. Ed è importante che i negozianti migliorino l’esperienza del cliente quando entra in negozio, adeguandola al nuovo key-target di consumatori e alle loro nuove aspettative. Chi non saprà adeguarsi rischia di perdere una straordinaria opportunità. Questo però ancora non è chiaro a tutti: vedo qualche cambiamento, ma c’è ancora molto da fare e i negozianti devono sbrigarsi, anche perché l’industria sa muoversi in fretta».
Un tema su tutti sta a cuore al CEO di Fender: «servono venditori di sesso femminile. Molti negozianti pensano che non ci siano donne che suonano perché non ne vedono tra i loro clienti. In realtà una nostra recente ricerca di mercato dice che il numero di donne che suona la chitarra è in crescita da almeno tre anni, ma che i loro acquisti avvengono quasi esclusivamente online, perché le donne non si sentono a proprio agio a causa della connotazione profondamente maschile dei negozi.»

Il toro, l'orso e la chitarra in tempi di pandemia

Michael Amkreutz, è vicepresidente esecutivo di Guitar Center, quasi 300 negozi negli Stati Uniti per un 80% di fatturato a fronte del 20% generato dal sito. Dopo il rischio di fallimento anche a causa del lockdown, GC ha ripreso energia grazie a un’emissione di bond per far fronte ai debiti. Oggi le vendite stanno riprendendo i ritmi di un tempo e il futuro del colosso americano è meno incerto. Amkreutz, egli stesso musicista e regista del progetto di ripartenza di Guitar Center, in una recente intervista rilasciata a Forbes suggerisce le cinque strategie che un negozio “mortar and bricks” (“calce e cemento”) deve adottare per cogliere le opportunità del nuovo mercato globale, indubbiamente competitivo, ma anche vivo e attivo. I concetti sono ovviamente riferiti al mercato americano, ma alcuni spunti possono essere interessanti anche per l’Europa.

Il toro, l'orso e la chitarra in tempi di pandemia

1 - Conosci i tuoi clienti, scopri i loro desideri. Segui le star che mettono la chitarra al centro della loro musica, studiane i linguaggi. Impara da Ed Sheeran o Taylor Swift, che parlano a Millennials e Generazione Z, il tuo target primario oggi.
2 - Ogni acquisto è favorito se lo stato d’animo è positivo. Rendi gradevole l’esperienza dei tuoi clienti da quando entrano, invitali a suonare senza che sentano pressione ad acquistare. Domandati quale atmosfera li può mettere a proprio agio. E prova a stupirli.  
3 - Offri comodità. La scienza del marketing dice che tanto più la loro esperienza di acquisto è agile e confortevole, tanto più i clienti sono indotti ad apprezzare il negozio e a dargli fiducia per i propri acquisti. 
4 - Aggiungi valore alla merce che vendi. Ad assistenza senza compromessi e difficoltà aggiungi opportunità culturali e di intrattenimento. Showcase, mini concerti, lezioni, workshop sono attività determinanti per fidelizzare i clienti. 
5 - La vendita “omnichannel” garantisce al cliente un’esperienza completa e soddisfacente. Oltre ad accoglierli in negozio, mantieni il contatto online, con un sito accattivante e aggiornamenti. Invitali a venirti a trovare se partecipi alle manifestazioni sul territorio.

Il toro, l'orso e la chitarra in tempi di pandemia

Ecco. In estrema sintesi, questa pappardella serve ad affermare che: (1) il lockdown è stato un disastro, ma ha lasciato anche del buono, perché tante persone hanno avuto voglia di fare musica e hanno acquistato strumenti musicali. (2) Tra tutti i negozi reali sul territorio, quelli di strumenti musicali sono tra i più importanti grazie alla relazione particolare che si instaura tra musicista e strumento, una relazione molto fisica appunto. Quindi c’è un futuro complesso ma luminoso per chi vende chitarre tra quattro mura. (3) I negozi sul territorio non possono pensare di battere le grandi organizzazioni di vendita online  in una guerra dei prezzi, né facendo pressioni sui fornitori perché penalizzino chi non rispetta i cosiddetti "prezzi imposti" (un’azione che oltretutto è illegale in Europa), ma migliorando l’esperienza dei loro clienti, che è un'azione molto meno difficile di quanto possa sembrare. E infine (4): ci sono un sacco di donne là fuori che già comprano strumenti e suonano, ma non si sentono a proprio agio quando entrano in un negozio. È ora di fare in modo che cambino idea.
curiosità guitar center musica e lavoro
Link utili
Washington Post 2017: The slow, secret death of the six-string electric
New York Times 2019: Guitars are back baby!
Accordo - Didattica
Guitar Center
Omnichannel marketing: cos’è
The importance of knowing your customer
RPM: divieto di prezzi imposti in Europa
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di ovinda [user #46688]
commento del 14/09/2020 ore 12:04:03
Un'inversione di tendenza dovuta a condizioni eccezionali non può essere considerata rappresentativa, anche perchè per il mondo della musica in generale il lockdown ha determinato un crollo totale del mercato, soprattutto quello dei live, che si è azzerato completamente. Se i ragazzi che cominciano oggi non hanno modelli di riferimento attuali, non hanno esempi di successo da seguire, il trend sarà solo occasionale e dovuto a circostanze eccezionali, con qualche miliardo di persone che ha dovuto trascorrere un paio di mesi chiuso in casa e quindi è stato gioco forza obbligato a scegliere come impiegare il tempo. In passato il grande boom della chitarra c'è stato dalla fine degli anni 60 fino alla metà degli anni 90, quando chi si approcciava alla chitarra aveva centinaia e centinai di guitar heroes da seguire, in tanti generi musicali. Oggi, salvo qualche shredder con un minimo di notorietà su youtube, non esistono più i guitar heroes, non ci sono nuove band rock che raggiungono visibilità e successo ad alti livelli, in altri ambiti musicali la chitarra è diventata un semplice "colore" da usarsi o meno in alternativa ai synth, ai computer, agli strumenti etnici, ma non è più un elemento trainante dei brani, non esistono più i riff, l'assolo chitarristico non è più previsto come elemento obbligatorio di un brano che voglia essere destinato a diventare un ever green. Dai Beatles in poi la chitarra è entrata nell'immaginario dei ragazzi, con l'avvento della computer music (seconda metà anni '90) è cambiata la prospettiva e la crisi del mercato discografico ha spostato il focus sui generi musicali. La figura del chitarrista ha perso appeal, ormai la chitarra non è più lo strumento principe della musica leggera, ed è inevitabile che le vendite saranno in calo continuo.
Rispondi
di alberto biraghi [user #3]
commento del 14/09/2020 ore 13:08:44
Mi pare una visione ingiustamente pessimista e scollegata dall'attualità la tua. La chitarra sta davvero tornando prepotentemente alla ribalta nella musica, i segnali c'erano da prima della pandemia, basterebbe il successo mondiale di Ed Sheeran a confermarlo, ma lui è la punta dell'iceberg, c'è molto di più. Certo, la pandemia è stata un boost inaspettato, ma il processo era già in atto.
Per esempio un numero sempre crescente di musicisti nati su YouTube, che stanno dilagando nel mondo come ambasciatori della chitarra: Reina del Cis, Josh Turner, Larkin Poe, Colter Wall, Kris Barras, (potrei andare avanti quasi all'infinito). Tutti questi artisti sono diventati famosi online, ma sono usciti nel mondo live e riempiono le sale. Certo, cambiano dinamiche e modelli di business, ma il segnale è forte ed è tutt'altro che provvisorio.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 16/09/2020 ore 19:19:12
Se il trend c'è o meno non lo so perchè non si capisce certo da sei mesi di lockdown e neppure da 12 senza lockdown trattandosi di economie di scala globale e con uno storico di circa 80 anni, comunque me lo auguro. Però, perdonami, dire che Ed Sheeran ne è segnale è un po' grossa, a parte che è un polistrumentista, vero è che spesso è ritratto con la chitarra, ma da lì a dire che sia un riferimento dello strumento ce ne passa, a mio parere.
Sulla questione dei gruppi nati da youtube c'è un'obiezione fondamentale: l'accesso al medium è sostanzialmente universale, sarebbe interessante conoscere la percentuale di quelli che ce la fanno rispetto a quelli che ci provano. Anche Ronaldinho ce l'ha fatta, ma quanti altri dei suoi compagni lo hanno seguito fuori dal barrio?
Ciao
Rispondi
di vandergraaf [user #24385]
commento del 19/09/2020 ore 16:53:50
Credo anche io che il tuo giudizio sia eccessivamente pessimista. Il rafforzamento di un trend già in atto e, sopratutto, l'inversione di un trend negativo ultra decennale associato ad una molto minore % di persone che abbandonano lo strumento, non mi pare così occasionale. Poi, essendo la chitarra lo strumento principe per accompagnare il canto nella musica popolare moderna, non credo ci sia così tanto bisogno di guitar heroes. Quando ho iniziato io, negli anni 70, il suonare la chitarra era una specie di moda. Ma lo si faceva principalmente per stare in compagnia ai giardinetti o in casa di qualcuno per cantare tutti assieme cantautori italiani, west coast, Beatles ecc... Una moda che ha portato molti di quei ragazzi a diventare musicisti professionisti o semplicemente a coltivare una passione che dura da decenni. Ora i ragazzi lo faranno in casa davanti ad uno smartphone e posteranno su you tube? Benissimo. Non cambia un granché. Tutta la nostra vita sociale è cambiata rispetto a 40 o 50 anni fa. E la musica, come molto altro, è soggetta a corsi e ricorsi storici. Molta musica attuale italiana ha nella chitarra acustica lo strumento fondamentale. Basta ascoltare Brunori Sas, Levante ecc.. Non c'è solo Trap...
Rispondi
di BizBaz [user #48536]
commento del 14/09/2020 ore 13:26:36
Non sono d'accordo con chi scrive che si è assistito ad un boom della chitarra dalla fine degli anni '60 fino alla metà degli anni '90. Dalla fine degli anni '70 e per buona parte degli '80 la musica elettronica, la new wave e larga parte del pop di ogni genere, avevano relegato la chitarra in una posizione subalterna, se non proprio abolita. Quindi, accanto al rock che vedeva ancora la chitarra in posizione centrale, c'erano artisti che avevano grande successo di pubblico e vendita senza che la chitarra contasse un granché (chi non ricorda che negli 80, se non avevi un tappeto di tastiere e un assolo di sax praticamente non esistevi? tutti negli anni 80 volevano imparare a suonare il sax ). Solo in seguito, con l'avvento del grunge e gli anni 90, si è tornati al rock e la chitarra ha ripreso la centralità che aveva perso. I gusti musicali sono ciclici, bisogna aspettare un nuovo "ciclo" per rivedere i ragazzi che si appassionano alla chitarra
Rispondi
di TidalRace [user #16055]
commento del 14/09/2020 ore 14:34:08
Io ho visto nella chitarra uno degli strumenti più importanti per la scrittura dei brani di musica rock, pop, metal, blues da almeno gli anni '60. L'acustica era fondamentale per i vecchi cantautori, l'elettrica per il rock e il metal. E' logico che in alcuni periodi, la chitarra sia stata meno centrale rispetto ad altri, ma quasi sempre presente. Stesso discorso per il basso, si può sostituire con una tastiera o un basso elettronico, ma poi diventa noioso ascoltare dei brani senza questi due importantissimi strumenti.
Rispondi
di spillo91 [user #17528]
commento del 14/09/2020 ore 14:43:07
Che il mercato delle chitarre sia in ascesa è una bellissima notizia. Significa che questo periodo oscuro ha prodotto anche qualcosa di buono: molta gente durante il lockdown ha preferito spegnere la tv e dedicarsi alla vera musica attraverso una sei corde.
Per quanto riguarda la situazione dei negozi di strumenti musicali, sono perfettamente d'accordo con il CEO di Fender: il mondo della chitarra è infestato di uomini attempati che schifano ogni novità musicale e si rifugiano nostalgicamente nei loro piccoli mondi fatti di riff e assoli un po' stantii. È naturale che un ragazzo giovane o una ragazza si sentano estranei rispetto a negozi destinati in gran parte a quel tipo di clientela. Mettere nei negozi di chitarre addetti giovani e/o di sesso femminile sarebbe il primo passo per rilanciare il mondo della chitarra e coinvolgere un pubblico fino ad oggi escluso e snobbato.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 14/09/2020 ore 14:59:42
Io sono d'accordo col mettere giovani (anche ragazze) a fare i commessi nei negozi di strumenti, basta che si preparino (ma questo vale anche per gli attempati). Sempre che questi giovani vogliano fare questo tipo di lavoro.
Purtroppo nei negozi di strumenti, a parte qualcuno, ho spesso incontrato: poca preparazione, tanta spocchia, molta tendenza a rifilarti quello che pare a loro.
E questo dà fastidio e invoglia a comprare on-line.
Rispondi
di spillo91 [user #17528]
commento del 14/09/2020 ore 15:09:17
Certamente, sottoscrivo. Un diverso atteggiamento da parte dei venditori sarebbe indispensabile. Forse in ambito musicale la "spocchia" riguarda più gli uomini che le donne (con le dovute eccezioni), ed è proprio quell'atteggiamento che tiene lontani molti potenziali acquirenti.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 14/09/2020 ore 15:33:55
Beh, certamente riguarda gli uomini, di donne a vendere strumenti non ne ho mai viste.
Le uniche donne che ho incontrato nei negozi di strumenti stavano alla cassa e a malapena sapevano cos'era un plettro, perché li avevano tutto il giorno lì davanti.
Mi va benissimo una maggiore presenza femminile, però che sappiano il fatto loro.
Rispondi
di dale [user #2255]
commento del 15/09/2020 ore 08:07:12
Verissimo, e costoro devono fallire secondo me.
Però c'è ancora gente che lo fa con passione.
E la passione fa la differenza in ogni campo professionale.

Loro spero che restino anche per i posteri
Rispondi
di Cukoo [user #17731]
commento del 17/09/2020 ore 20:56:34
Ti cito:
"il mondo della chitarra è infestato di uomini attempati che schifano ogni novità musicale e si rifugiano nostalgicamente nei loro piccoli mondi fatti di riff e assoli un po' stantii".

Anch'io, da uomo attempato, infesto questo mondo (della chitarra e in generale). Ma non trattarci così male; in fondo, dentro, siamo dei ragazzi pure noi. Le differenze con i ragazzi giovani sono veramente minime: qualche chilo in più, qualche capello in meno, e l'aver superato, almeno spero, il Complesso del Padre.
Rispondi
di ventum [user #15791]
commento del 14/09/2020 ore 14:46:52
Leggendo tutti i suggerimenti contenuti nell'articolo, credo sia facile capire la crisi dei negozi fisici (anche se col senno di poi son tutti bravi). Immagino che molti avranno sperimentato in diretta l'opposto dei '5 punti': posso provare? no tanto non compri. Ce l'hai... sul sito c'è? No, il sito non lo teniamo aggiornato, meglio se passi qui. Mi interessa questo, puoi ordinarmelo? No
Anche la distribuzione mi dicono aver imposto tante regole assurde (vuoi un Les Paul, compri anche una special e una chitarra di un colore improbabile che nessuno comprerà mai).
Però il Covid oltre a metter alla berlina tanti 'trend' che si son dimostrati virtuali, ha purtroppo minato (per il momento) uno degli aspetti fondamentali del far musica: la socialità sia nel praticarla (leggi gruppi) sia nel suonarla (pubblico/eventi). Bisognerà far in modo che il ritorno alla normalità possa accogliere questi 'futuri' musicisti dando loro gli stimoli necessari a proseguire oltre il lockdown, gli sbocchi per poter assaporare la musica live come spettatori e perche no come musicisti, anche perchè le vetrine virtuali (youtube etc) son un fuoco di paglia riservato a pochi veramente bravi artisti, e tanti spettatori passivi
Rispondi
di dale [user #2255]
commento del 15/09/2020 ore 08:01:04
Alberto bellissimo articolo complimenti.

Condivido in toto, l'esperienza deve essere coinvolgente e confortevole, un esempio della mia regione è Tomassone, ma pure Dragon Music e Music in, le più belle esperienze di prova strumento le ho fatte li.

Loro possono resistere e contrastare lo strapotere del web.


Ottima anche l'osservazione sulla clientela femminile, ma siamo una società machista, infatti non me ne ero nemmeno accorto
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 16/09/2020 ore 18:48:56
Il mondo è bello perchè vario: condivido il plauso per Dragon Music, ma da Tomassone ho sempre fatto tra le peggiori prove mai capitatemi: due anni fa cercavo un basso 5 corde e mi hanno messo accanto ad un altro che provava, ovviamente non si capiva un accidente, da notare che quella mattina eravamo noi due e qualche avventore che ha acquistato minuteria; sei mesi dopo sono andato a provare una Boss MS3 per comprarla (soldi in tasca, ma ero scettico sulle distorsioni): dieci minuti di prova del commesso che poi mi dice: "come ti sembra"? Non parliamo poi della volta in cui ho chiesto di provare una Ibanez Iceman: il commesso che mi seguiva ha chiesta ad un altro se l'avevano e per chiarigli di che chitarra parlasse ha precisato "l'explorer dei poveri" e tanti saluti al rispetto per il cliente. Sulla scorta di quanto scrivi ci ripasserò.
Ciao
Rispondi
di dale [user #2255]
commento del 16/09/2020 ore 21:32:09
Oh mi dispiace ma, con quel traffico immane di clienti ci può stare.
Anche perché togli noi, pensa a quanti ragazzini rompicoglioni senza un soldo o senza la voglia di comprare devono affrontare...
Comunque, quando cercavo la Martin mi hanno apparecchiato di sopra con:
D28
HD28
D41
D42
D45


Altra volta con amico
335
345
330
Casino Japan


Altra volta da solo
L-oo
J45
D35
Sempre tutto con calma, senza fretta.

Per fortuna di sotto non c'erano smanettoni metallari.


Rispondi
di reca6strings [user #50018]
commento del 16/09/2020 ore 16:21:
Trovo confortante l'ottimismo che permea l'articolo, ma mi sembrano necessarie parecchie precisazioni (che riassumo): in primo luogo non si può confrontare alla pari un periodo di 10 anni ed uno di dieci mesi; inoltre volendo dare una panoramica chiara sarebbe meglio offrire dati chiari: una "formidabile crescita" non significa nulla: innanzitutto formidabile è un valore soggettivo; in secondo luogo un recupero che segue dieci anni che hanno portato al -30% se anche tocca il +30% in 10 mesi è una formidabile crescita, ma puntuale, non significativa di un andamento tendenziale e non è, per vero, neppure un recupero, ma un rimbalzo. Quindi potrebbe esser figlia di elementi contingenti ed esaurirsi al dodicesimo o al ventesimo mese successivo.
Inoltre i dati americani non sono la fotografia del mondo per la differenza delle produzioni: negli USA i produttori e di rivenditori sono per la maggior parte colossi industriali che sfornano strumenti di buona/ottima qualità, qui i produttori sono per oltre l'80% artigiani ed i negozi sono piccoli o medio piccoli; in Asia si producono, per lo più, milioni di pezzi a basso costo venduti via internet.
Infine, benissimo la crescita delle vendite, ma quello che conta per il processo (e quindi la sopravvivenza della filiera) è che esse generino margine, quindi se, ad esempio, si stanno smaltendo le scorte di magazzino, non c'è nessuna crescita reale; se si stanno svendendo gli strumenti, non c'è nessuna vera crescita, se si stanno vendendo 100 chitarre in più, a fronte di 1.000 in più prodotte (di nuovo) non c'è crescita.
In definitiva, ringrazio l'estensore dell'articolo per la ventata di ottimismo, ma lascerei ad una testata che si occupa di economia e finanza le analisi di quel tipo, proposte in questo modo sono solo fuorvianti.
Da ultimo un dubbio: vendere 2.000 chitarre in più e poi ognuno usa il proprio strumento nel segreto della sua stanzetta, è un bene per la musica?
Buona musica a tutti
Rispondi
di alberto biraghi [user #3]
commento del 16/09/2020 ore 16:38:12
I dati sulle vendite sono in gran parte specificati negli articoli segnalati e in vari altri su testate di economia. Non era mio intento entrare in quel merito, il boom da lockdown è l’occasione per aprire una riflessione sul tema della vendita al dettaglio, dei negozi “brick and mortar” che soffrono l’online da ben prima della pandemia. E per iquali il disastro può diventare opportunità.
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 16/09/2020 ore 16:52:57
Per quanto mi riguarda, non c'è confronto: comprerò sempre dal negozio al dettaglio SE sa capire come regolarsi con i prezzi quando ha di fronte un cliente fidelizzato, piuttosto che acquistare nei megastore con un paio di click, dove poi ti arriva qualcosa che provi e se va bene la tieni e se va male la rimandi indietro. Quest'ultima modalità non fa per me, sia perché dal punto di vista ecologico non condivido la pratica di mandare pacchi e corriere avanti e indietro per mezzo mondo, sia perché la trovo una cosa fredda. Ovviamente bisogna avere anche la fortuna di incappare nei negozi giusti e nel personale sveglio e appassionato: io ad esempio mi trovo perfettamente con Centrochitarre e compro da loro, sia recandomi sul posto che tramite il loro sito. Sono di una disponibilità e preparazione tale da non poter fare il minimo appunto. Ma non sono certo gli unici: in Italia non ne mancano.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 16/09/2020 ore 19:01:13
Non capisco come fai a parlare di fidelizzazione: quanti strumenti compri in un anno? Mi pare un po' eccessivo pensare che il commesso si ricordi di te se acquisti un articolo all'anno o anche più di rado, come pure dubito che ci si ricordi di chi compra una muta di corde o dieci plettri. Forse la cosa è fattibile nei negozi piccoli, ma proprio per la dimensione ho sempre trovato poco e nulla che non fosse mainstream in quelle rivendite.
Personalmente, poi, preferisco mille volte provare lo strumento (chitarra, ampli, effetto) in casa ed in saletta con il resto delle mie cose e la mia band piuttosto che da solo in un negozio con il contorno offerto da loro. Qualche anno fa un amico ha acquistato un overdrive Fender Malmsteen dopo prova in negozio, dopo un mese me lo ha venduto perchè non riusciva ad ottenere lo stesso suono del negozio. Per forza: lui ha un Fender frontman, ma il negoziante gli ha fatto fare la prova con un Twin Reverb. Superficiale lui, ma secondo me anche un po' furbetto il negoziante.
Infine, scusami, ma vista l'obiezione ecologista, quando compri on-line da Centrochitarre come ti arriva il pacco, a dorso di mulo o con un pony express maratoneta?
Ciao
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 16/09/2020 ore 19:16:1
Ciao. La fidelizzazione si costruisce nel tempo. Ma facciamo un passo alla volta: secondo me, chi compra una chitarra almeno un paio di telefonate/giri in negozio o email le fa, prima di comprare, no? Prendere informazioni, vedere se un prezzo si può limare, due chiacchiere ecc. Ecco, quando il personale di un negozio non è superficiale, di te si ricordano. Non solo: ci metto anche l'impegno mio per fare in modo che si ricordino. La volta successiva potresti anche andare per prendere info su qualcosa che non comprerai, vero? Non sempre compriamo ciò di cui chiediamo. Ma intanto diventi più noto al negoziante. Poi magari gli mandi un amico che aveva bisogno di comprare un pedale... In sintesi, in questo modo, anche col mio impegno, costruisco un rapporto: non è neanche furbizia, ma anche attenzione ai rapporti umani e sincera passione.
Passiamo alla questione pacchi: non sono fondamentalista, ordino libri anche negli USA o cd in Germania, tanto per fare qualche esempio. Ma non incentivo - o almeno mi sforzo - il via vai di pacchi, ad esempio comprando due chitarre dal noto megastore per poi prenderne una e rimandare indietro l'altra. È una mia scelta che a me può comportare pure una rinuncia, ma alla comunità (sarà che sono adulto e inizio a pensare al lascito alle prossime generazioni, anche se non ho figli? Boh, forse) spero faccia un po' bene nel lungo periodo. A dirla tutta, evito pure di comprare prodotti provenienti da paesi autoritari e dittatoriali dove i diritti dei lavoratori sono ancora peggiori dei nostri. Anche qui: non sono fondamentalista. Se capita, capita tanto più che spesso sono le nostre aziende a delocalizzare. Ma provo a starci attento. Tutto qua.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 16/09/2020 ore 19:29:05
Non so cosa dirti: nei negozi fisici dove ho acquistato nessuno si è mai ricordato di me, neppure Tomassone nonostante in sei mesi abbia comprato una Steinberger da 800 euro (credo che siamo dieci in Italia ad averla) ed una Explorer (usata) a 900. L'unico che si ricorda di me è un piccolo negozio da cui ho acquistato una chitarra di cui hanno fatto pochi esemplari, ma in realtà se ne ricorda per via dello strumento (che ogni volta si offre di riacquistare), non certo di me che ci andavo anche prima rimanendo un signor nessuno.
Neppure io incentivo il via vai dei pacchi, però se devo mettere 800/1000 euro in una chitarra o in un ampli, preferisco che faccia al caso mio, non che suoni bene in negozio.
Ciao
Rispondi
di fabiospark [user #48845]
commento del 18/09/2020 ore 13:03:58
Mi permetto di aggiungere le mie considerazioni.
Io vivo in provincia di Milano quindi il primo negozio "malta e mattoni" di riferimento è Lucky Music,
poi quelli nella bergamasca, poi, eventualmente, Merula.
L'ultimo l'ho provato solo online durante il lockdown e devo dire che, nonostante sfortune ed errori, alla fine il servizio è stato impeccabile: gentilezza, comprensione, disponibilità e flessibilità.
La fama di Lucky credo la conoscano tutti: il musicista comune (per es. il sottoscritto), potenziale cliente, è un pezzente squattrinato perditempo in cerca "to sneak" una mezz'ora di utilizzo gratuito di uno strumento che non comprerà mai. Dirlo da qui è facile ma, magari se fossimo commessi da Lucky impareremmo a pensarla allo stesso modo...
Rimane il fatto che, anche se mostri interesse per strumenti seri e costosi, non hanno uno straccio di saletta insonorizzata dove provare, al riparo delle svisate di "elettricisti", sia di chitarra che di basso, quindi non capisci nulla e perdi solo il tuo tempo. Parlo per esperienza di quando ero intenzionato a valutare l'acquisto di un'acustica da 1800/2500€.
A Bergamo invece ho trovato due situazioni diverse, entrambe abbastanza positive ma solo a metà: da Dampi ho potuto provare tutto ciò che ho voluto per un'ora e passa, senza che mi facessero fretta, anzi, l'addetto, ascoltando le mie considerazioni, ha continuato a propormi nuove alternative, compreso Collings ecc. Però, non hanno una saletta, almeno a me non l'hanno proposta, e quindi appena ha iniziato a provare un altro cliente ho smesso io. Da Ghisleri (mi pare che fosse lui) invece ho trovato molta meno scelta di strumenti ma hanno diverse salette ben insonorizzate e quindi puoi provare anche suoni leggeri e non ti senti su un palco. Nota dolente, lo stesso strumento "serio" nei "b&M" lo paghi circa il 20% in più che dai tedeschi, o da altri online seri. Inoltre per andare a Bergamo a provare ho fatto 150km (15€) + 14€ d'autostrada, senza contare il tempo di viaggio.
Dai tedeschi, puoi far arrivare gratis (da 200€ in su) uno strumento a casa, provarlo nel tuo setting abituale, eventualmente confrontarlo con quelli che hai già, e se poi non è quello che cercavi te lo fanno ritirare gratis entro 30gg. E' vero, il viaggio Milano-alta Germania è più lungo ma il camion contiene altre migliaia di articoli coi quali tu non c'entri e quindi il costo ecologico del tuo reso dovresti dividerlo per il numero di oggetti presenti, mentre il costo ecologico per andare a BG (o anche solo a MI) è tutto a carico tuo, per un singolo strumento.
Temo che il servizio dei tedeschi e, in generale, di Amazon, stia diventando imbattibile. Purtroppo ciò rischia di ridurre la nostra libertà di scelta. Ma credo che sia un fenomeno irreversibile e la salvezza del cliente finale sta nella capacità di adattamento.
Grazie.
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di Francescod [user #48583]
commento del 18/09/2020 ore 14:33:37
Hai sollevato diverse punti interessanti. Andiamo uno alla volta, ed ovviamente sono solo mie esperienze personali. - Sarà strano ma io da Thomann non ho mai comprato neanche un plettro. Non mi attira proprio né ha mai avuto un prezzo vantaggioso per quello che io cerco: qualunque cosa io abbia comprato, l'ho pagata meno dei prezzi di Thomann.
- I prezzi in generale. Quando vado in un negozio fisico, discuto sempre del prezzo se ho visto altrove un prezzo più basso (in questo cerco di essere onesto e di non inventarmi negozi immaginari con prezzi fantastici) per la seguente logica: mi vende l'oggetto a quel prezzo oppure devo rivolgermi altrove? La risposta, va da sé, può essere l'una o l'altra, e da parte mia c'è tutta la voglia di comprarla nel negozio fisico provandola lì. Non è possibile? Ok, prendo altrove. Ovviamente lo faccio quando lo scarto è ragionevole.
- Lucky Music. Non ho motivo per mettere in dubbio le tue esperienze, ma non posso nascondere che un mio conoscente invece è un grande sostenitore di questo negozio: mi dice sempre che ci si trova benissimo e che sono gentilissimi. Io non ci sono mai stato quindi non mi esprimo.
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di mz2250 utente non più registrato
commento del 28/10/2020 ore 16:17:28
ma in generale lucky dipende dal reparto e dal commesso, alcuni sono gentili altri sono al limite del vaffanculo, io che ho un lavoro che mi ha messo in contatto con diversi reparti ( studio) quindi ho compricchiato da professionista (fattura eh) in diversi reparti ho esperienze miste, ecco la cosa che mi rattrista è che la gentilezza e la disponiblità del reparto pro audio , e anche di quello tastiere non è minimamente presente in quello chitarre, forse è anche dovuto dalle differenze di acquirenti che si presentano? magari nel pro audio ci vanno persone del settore e un filo meno rompi coglioni e in quello chitarre ci va davvero di ogni?
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di enricosesselego [user #28271]
commento del 14/10/2020 ore 00:37:30
articolo meraviglioso
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di alberto biraghi [user #3]
commento del 28/10/2020 ore 16:59:31
Grazie Enrico!
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