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Ampli o digitale? Intanto mettiamo le cuffie
Ampli o digitale? Intanto mettiamo le cuffie
di [user #28271] - pubblicato il

Come fonico e chitarrista che ha deciso di spendersi anche come didatta in queste discipline, molte delle domande che ricevo più di frequente interessano la gestione (o set-up) ed ottimizzazione del proprio home studio. Ho deciso di selezionare le richieste più ricorrenti affiancandole al mio punto di vista a riguardo.
Non credo si possano fornire risposte in senso assoluto visto che le soluzioni che ciascuno adotta per fare e registrare la propria musica sono – e devono restate – assolutamente soggettive. Ritengo però che, soprattutto i meno esperti, possono a volte soccombere disorientati sotto il bombardamento di informazioni in cui ci si imbatte, specie sul Web. Il rischio è quello di perdere tempo e lucidità allontanandosi dai propri obiettivi reali. Per questo, l’intento degli spunti che fornirò è soprattutto quello di favorire un approccio concreto, razionale e – soprattutto - ordinato. Toccheremo diverse questioni, spalmate su vari articoli. Oggi iniziamo parlando di sistemi digitali e microfonazione e utilizzo delle cuffie.

Ampli o digitale? Intanto mettiamo le cuffie

MICROFONARE O IN DIRETTA CON IL DIGITALE?
 
È da quasi vent’anni, dalla comparsa dei primi Pod e di plug ins come Amp Farm o Guitar Rig che ci si è iniziati a interrogare sul senso di investire sulla microfonazione delle chitarre in una dimensione di home studio.
Ha senso acquistare microfono, asta, cavi e creare - o comperare -  una “isobox” per mettersi alla ricerca delle migliori possibilità offerte dal proprio amplificatore quando ormai c’è solo l’imbarazzo della scelta in soluzioni digitali con un rapporto qualità prezzo e una versatilità sonora eccezionali? Soprattutto perché, in un ambiente di home recording, la ricerca della migliore microfonazione e conseguente utilizzo dell’ampli va – ahimè – sempre a braccetto con l’urgenza di non creare malumori con vicinato e coinquilini per via del volume. Condizione che mina alla base la possibilità di una ricerca e sperimentazione sonora libera e disinibita.
Se a questa restrizione aggiungiamo il fatto che il musicista, chitarrista in questione ha prevalentemente bisogno di lavorare su preproduzioni rapide (e quindi la sua reale necessità è quella di una soluzione “plug and play”) oppure, se utilizzando il digitale dal vivo, voglia costruire a casa dei suoni da riportare identici live, il digitale diventa oggi la scelta non solo consigliata ma quasi obbligatoria.
 
Viceversa, per chi ha uno spazio giusto e può allora permettersi di fare “rumore”, la soluzione analogica ha senso, soprattutto se il musicista ha anche interesse nell’affinare una sensibilità e consapevolezza sonora più consistenti.
L’ esperienza della scoperta del vero suono di un amplificatore e la comprensione di come il microfono sia in grado di “fotografare” il proprio sound in registrazione, sono momenti di grande crescita musicale.
Si tratta di un’esperienza realmente unica, se mi permettete anche profonda, in grado soprattutto di educarci al suono giusto, alla ricerca, alla critica. Un’esperienza che – soprattutto – è in grado di arricchirci con dei parametri di confronto con il digitale, parametri che stiamo perdendo indubbiamente…
 
Ampli o digitale? Intanto mettiamo le cuffie

Traslando al tema della registrazione, porto un esempio nel quale tutti noi possiamo ritrovarci: per i nostri DAW abbiamo cataloghi interi di plug-in che emulano i più noti compressori o preamplificatori storici e tutti siamo (me compreso) felici di poterli utilizzare nelle nostre sessioni. Tutti, entusiasti per la buona resa, prorompiamo in commenti del tipo “Suona come quello originale!” Ma la domanda che bisognerebbe porsi è: abbiamo veramente mai sentito con le nostre orecchie tale compressore o tale preamp nella sua versione originale? Quella vera, tangibile, analogica? Quanti di noi possono dire di si, sinceramente?
Dico questo non per discriminare in alcun modo nessuno, né tanto meno per porre limiti nell’ utilizzo di tecnologie digitali; ma per stuzzicare, ancora una volta, la reale consapevolezza di ciò che stiamo utilizzando.
Tornando al mondo chitarristico, l’emulazione di una cassa 4x12 con testata JCM 800 virtuale è uno dei preset più ricorrenti. Ma con quanta maggiore sicurezza e abilità potrebbe essere gestito un sound del genere se ci confrontassimo prima, in un paio di situazioni reali, con la stupenda “spettinata” che una testata del genere con il volume a 9 può darci ascoltata dal vivo?
Io stesso, nei miei anni in studio con Paul Gilbert e Steve Vai, ho vissuto il “trauma” dei volumi insopportabili nelle stanze dedicate solamente agli amplificatori microfonati… uno shock che si traduceva però in un sound da sogno quando usciva dai monitor di studio: provare per credere.
 
Ampli o digitale? Intanto mettiamo le cuffie
 
LE CUFFIE
 
Per quanto riguarda l’ascolto in un ambiente domestico, non tutti possiamo permetterci di ascoltare i nostri mix a 70-80 dB continuativi. Le cuffie sono una possibilità decisiva per poter lavorare in casa a qualsiasi ora e – virtualmente - a qualsiasi volume. Inoltre, le cuffie, integrano l’ascolto offerto dai nostri monitor, garantendoci uno spettro di valutazione più ampio di quanto stiamo ascoltando.
Proprio questa considerazione mi offre il gancio per lanciare un semplicissimo input legato all’ ascolto in cuffia: nei grandi studi è la prassi avere almeno 2 set di monitor (nearfields e midfields) e possibilmente una coppia passiva ed una attiva; e a queste, si aggiunge molto spesso addirittura un terzo set al muro. Questo arsenale di monitor permette non solo di essere in grado di monitorare quanti più dettagli sonori ma anche di emulare tutti i possibili sistemi d’ ascolto in circolazione. Bene, bisognerebbe avere un approccio identico anche con la scelta delle cuffie. Perché avere un solo paio di cuffie? Perché invece non cercare di averne 2 o 3 paia, e non per forza quelle sensazionali di prezzo. Si potrebbe variare di tipologia ed architettura, scegliendo tra quelle molto diverse tra loro, affiancando a modelli professionali anche soluzioni più economiche o entry level.
Porto un altro esempio e questa volta dal Sol Levante, dove un amico collega fonico, mixa ormai da anni principalmente con earphones, cuffiette, da telefonino per poi fare un check finale in studio con i monitor. La ragione che ha portato a questa sua prassi è tanto pratica quanto paradossale dal punto di vista audiofilo. Però basta farsi un giro nella metropolitana di Tokyo per capire -soprattutto per alcuni mercati mainstream- quale sia il media principale di ascolto della popolazione!
 
Ampli o digitale? Intanto mettiamo le cuffie
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di jack182 [user #41282]
commento del 20/10/2020 ore 13:49:2
Bellissimo articolo, è un argomento che a me interessa molto. Avrei mille domande, ma non vorrei monopolizzare l'articolo. Faccio home recording da qualche anno con una strumentazione basica, ovvero sm57 davanti all'ampli e focusrite 2i2. Se uno volesse fare un upgrade alla strumentazione base che la maggior parte di noi usa, cosa consiglieresti? Un secondo mic, magari a diaframma largo di qualità, un pre esterno, una migliore scheda audio... Secondo te c'è qualcosa che incide più di altro se uno volesse fare un acquisto mirato senza spendere migliaia di euro per cambiare tutto? Grazie e ancora complimenti!
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di enricosesselego [user #28271]
commento del 20/10/2020 ore 14:23:44
Ciao, grazie per il messaggio!
Secondo me un buon pre esterno è sempre un ottimo investimento che rimarrà. Per la chitarra elettrica il 57 è ottimo ed il 421 come scelta aggiuntiva accoppiato al 57 è ottimo.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 20/10/2020 ore 14:06:54
Bell'articolo, tutto interessante.
Confermi l'evidenza che l'analogico è sempre + del digitale (digitale che comunque ringraziamo tutti di avere), il Suono è, analogico.
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di enricosesselego [user #28271]
commento del 20/10/2020 ore 14:26:17
Preservare (o ritrovare) un carattere analogico, se ci pensi bene, è alla base di tutti i plugins di tutte le marche, quindi la risposta è già li.
Cosi come escono sempre più nuovi marchi che fanno riproduzioni analogiche di compressore-eq-preamplificatori di marchi noti e dai prezzi 4 volte superiori.
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di vinnij4 [user #15879]
commento del 20/10/2020 ore 14:32:49
Ciò che scrivi è sacrosanto e lo condivido. Ho un home studio nel quale tutti gli strumenti sono microfonati ad eccezione del basso e della tastiera. Ho un approccio molto "anni 80", se avessi dei registratori a bobbine li impiegherei, ma tutto sommato unisco il vantagigo economico delle nuove tecnologie (impiego una focusrite 18i6 ed un pc W7) con un programma per registrare in multitraccia "in diretta". In seguito, in post produzione eseguo "in digitale" mediante il programma e i VST solo piccole correzioni come aggiungere un compressore, o migliorare in vst il suono del basso perchè in presa diretta viene snaturato. Tutto questo nello spirito di rimanere quanto più fedele possibile alla ripresa originale e dare un'idea concreta del suono che hanno generato i musicisti stessi. Solo quando espressamente richiesto intervengo "pesantemente". In ogni caso eseguo sempre il riascolto prima su due cuffie diverse, poi su dei monitor artigianali passivi di livello elevato, ed infine ...nell'autoradio.
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di enricosesselego [user #28271]
commento del 20/10/2020 ore 14:33:49
bene! mi sembra che abbia le idee ben chiare!
Rispondi
di Cukoo [user #17731]
commento del 20/10/2020 ore 16:55:52
Scrivi bene!
Rispondi
di enricosesselego [user #28271]
commento del 20/10/2020 ore 21:46:51
ti ringrazio
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 20/10/2020 ore 18:27:52
Ciao e complimenti: bell'intervento. E' chiar pur se sintetico e lo capisce anche un dinosauro analogico come me perchè esprimi concetti di base e non ti perdi in mille rivoli seguendo la strumentazione o disamine eccessivamente tecniche. Apsetto le prossime puntate.
Ciao
Rispondi
di enricosesselego [user #28271]
commento del 20/10/2020 ore 21:48:07
ti ringrazio per l' apprezzamento.
Ovviamente questi temi potrebbero essere sviluppati all' infinito però spero stimoli la curiosità di tutti nell' indagare ulteriormente
Rispondi
di Desmo8 [user #38806]
commento del 20/10/2020 ore 22:32:34
Ottimo articolo, grazie, e finale con il botto.... la qualità in senso assoluto si è abbassata tantissimo, non solo in senso chitarristico, ma in suono.... io per primo ascolto con auricolari o con l’impianto audio dell’auto, orami sono anni che non mi siedo ad ascoltare un album, poiché non ho più tempo... quindi mi porto dietro la musica per poterla ascoltare quando posso.... con tutte le conseguenze negative....amara verità.....
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di enricosesselego [user #28271]
commento del 20/10/2020 ore 22:37:50
Ti capisco. Proprio anch' io riflettevo su quanto sia cambiata la mia "dieta" di ascolti musicali: un tempo mi divoravo gli album dall' inizio alla fine, ovvero seguendo il concept per il quale era appunto stati concepiti, ed adesso si salta da una parte all' altra.
In più, dato il mio lavoro, diventa sempre più difficile ascoltare passivamente la musica senza delle considerazioni più specifiche o di arrangiamento e a volte, ahimè, se ne ascolta di meno dato che lo si fa già tanto sul lavoro...
e sono arrivato alla considerazione che riprenderò a trovare il tempo per semplicemente "ascoltare"...
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di simonec78 utente non più registrato
commento del 21/10/2020 ore 07:45:34
Nell'articolo ci sono ottimi spunti. La scelta e l'uso delle cuffie è fondamentale. Come fondamentale è, oltre all'ascolto con dei buoni monitor, sperimentare vari tipi di riascolto, dalle cuffiette, le casse del computer, l'autoradio per non parlare dell'ascolto in mono, che mette in luce tutte le eventuali imprecisioni nella gestione dalla fase).

Sono poi decisamente d'accordo su tutte le considerazione fatte sul registrare in analogico. Vale comunque sempre la pena registrare una traccia dry, se non altro di riserva. In qualunque momento si possono fare delle session di reamp (anche con settaggi diversi in equalizzazione o nel posizionamento / tipo di microfono). In qualunque caso è un'esperienza ed è un modo di lavorare decisamente diverso dall'affidarsi al solo plug-in (che molte volte può comunque tornare utile, sopratutto se si ha un solo tipo di amplficatore). In questo periodo mi sto dedicando a queste pratiche (anche a volumi non impossibili) e a far passare il suono in un secondo momento attraverso vari scatolotti, per poi farlo rientrare in scheda, spippolando con i potenziomentri e posso garantire che, qualunque sia il risultato finale, mi sto proprio divertendo.
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di enricosesselego [user #28271]
commento del 21/10/2020 ore 09:47:51
Concordo su tutto e sopratutto su il reamping che mi capita di fare spesso per clienti per i quali curo la produzione del disco dalla fase di registrazione.
Rispondi
di sidale [user #29948]
commento del 21/10/2020 ore 10:38:51
Ottimo articolo, interessante per i contenuti e ben scritto.
Rispondi
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