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Guida di sopravvivenza AL chitarrista: i rapporti tra chitarristi all’interno della band
Guida di sopravvivenza AL chitarrista: i rapporti tra chitarristi all’interno della band
di [user #19807] - pubblicato il

Come convivono più chitarristi, prime donne, all'interno di una band? La divertente guida del nostro lettore si conclude con l'elemento più delicato!
Questo è l’elemento cardine del funzionamento o della sopravvivenza di un gruppo. Niente è più importante di questo fattore per la sopravvivenza della band, perché in questo delicato equilibrio di frasi dette e non dette, di sguardi significativi, di smorfie più o meno accennate, di amabili - e ipocrite - cortesie di facciata (“questo assolo fallo tu” “no fallo tu, viene meglio se fatto con i tuoi single coil” “forse, ma il tuo humbucker unito alla cremosità del tuo overdrive dà una resa migliore” ecc.) si gioca una partita importante.
E non crediate che se avete (o meglio dire "hanno", voi non contate un c...) già definito in precedenza i ruoli su chi sia il solista e chi il ritmico il problema sia risolto: qualunque chitarrista, sia solista sia ritmico è, prima di tutto, un chitarrista e quindi ha tutti i cromosomi dello spaccamaroni e scassatimpani, e anche se non farà assolo tenderà a soverchiare con i Suoi accordi aperti al massimo della distorsione (e del volume) le prodezze del solista il quale, dovendo a Sua volta emergere, eviterà accuratamente le note basse e medie dello spettro sonoro per lanciarsi in lancinanti fischi e svisate alla Hendrix innescando paurosi feedback e sancendo il trionfo definitivo dell’effetto larsen sulla melodia.
È inoltre curioso osservare che, quando alle nostre orecchie sarebbe gradito per esempio in un pezzo country-rock un arpeggio della chitarra ritmica con dei bei accordi aperti, per esempio un bel La minore in prima posizione seguito da un Do maggiore ancora in prima e magari un Mi minore in seconda, suoni puliti e cristallini, intelleggibili e di grande pathos, il chitarrista ritmico imbraccia il manico della Sua arma letale con un piglio alla Schwartzenegger e si lancia in un La minore in barrè al 5° tasto (e vabbè, ci può stare) poi va a un do maggiore in barrè al 8° (e qui già…) e infine a un mi minore al 12°, incrociandosi le dita perché infilare i quattro ditoni in uno spazio di due centimetri quadrati non riuscì neppure a Houdini. Imprimere una forza tremenda con pollice e indice per fare questi barrè assurdi e pretendere che le note suonino tutte è quanto meno fantascientifico, ma non osate farlo notare a LUI, guai! Neppure a seguito dei crampi lancinanti che lo assalgono dopo 10 secondi (e ti credo) cambierà idea sulla bontà della Sua impostazione.
Al contrario, se il Nostro deve fare una bella ritmica con fuzz, distorsore, overdrive e ninja boostovviamente tutti insieme ed eseguire la medesima scansione di accordi, state sicuri che li farà TUTTI APERTI in prima posizione, creando un pappone orrendo di suoni indecifrabili (e ovviamente scordati), ai quali il solista risponderà con assurdi latrati del mi cantino tirato all’inverosimile e la leva usata a mo’ di vanga con ampie rotazioni del braccio destro ed espressioni del viso vagamente da minus habens.
È del tutto superfluo ricordare che quando si innesca questa situazione bellica noi non-chitarristi non dovremo proferire verbo e questo perché:
1 - non siamo chitarristi e quindi non capiamo un c…;
2 - per sopravvivenza pura e semplice lasciamo che si scannino tra di loro, ne trarremo solo giovamento, e magari “alla fine ne rimarrà uno solo” (Highlander l’ultimo immortale, cit.);
3 - guardate le loro facce di sfida e i ghigni che si scambiano, sono uno spettacolo!

A questo punto cerchiamo di analizzare più nel dettaglio alcuni momenti in cui il gruppo affronta la propria ragion d’essere, di cui abbiamo accennato nelle pagine precedenti: le prove e il concerto.

Le prove
Generalmente le prove sono la parte più noiosa (ma necessaria) nell’attività di una band, e questo in modo particolare per Chi (e voi già sapete di chi parlo) è intimamente convinto che non è Lui ad aver necessità di dover provare, ma piuttosto quegli sciagurati che Lo accompagnano in questo cammino di lacrime e sangue (e questo vale per tutti i componenti non chitarristi della band).
Scopo delle prove, generalmente, è quello di impostare e via via raffinare i brani che compongono il repertorio. Oggettivamente dovrebbe essere un lavoro di cesello, di rifinitura di ciò che funziona di meno, di strutturare le canzoni in modo che tutti sappiano più o meno quello che stanno suonando nello stesso momento, almeno per iniziare e finire tutti insieme. I più perfezionisti ne approfittano anche per verificare quali suoni siano più indicati in quel particolare pezzo, altri osano anche studiare riff o abbellimenti, ma qui siamo su un piano quasi esoterico, da fantascienza per una comune rock band di amatori.
LUI no!
LUI deve sfogarsi, manifestare il suo ego spropositato, svisare, imperversare su e giù per la tastiera, provare l’ennesimo (inutile) pedalino appena trovato in offerta a millemila euri su improbabili siti web tipo www tifrego com oppure www truffemusicali com che solo LUI è convinto di conoscere e di cui è frequent client.
Inoltre, un po’ per ribadire la propria supremazia all’interno della band, un po’ per puro e genetico sbattecazzismo chitarristico, LUI non è mai in orario alle prove: semmai sono gli altri che arrivano troppo presto. Se l’orario d’inizio è fissato per le 21:00, mentre gli altri alle 20:45 sono già in sala ad armamentare i propri oggetti di piacere in modo da iniziare più o meno puntuali, LUI arriva alle 21:20 con una seraficità olimpica. Saluta i subalterni con un rutto poderoso e comincia a pistolare con tutta tranquillità fra pedali, cavi, chitarre, plettri, corde, cianfrusaglie varie. Voi ovviamente aspettate con tutta la calma necessaria, non osando fare alcun riferimento all’orologio che corre e lasciando che l’adrenalina che nel frattempo avevate accumulato si sciolga come neve al sole e con lei l’entusiasmo per quella che da una serata di gioia si trasformerà in una giornata tipo stendere l’asfalto a ferragosto.
Ovviamente le prove non saranno mai strutturate secondo la finalità citata all’inizio del paragrafo: LUI annuncerà con voce tonante “adesso proviamo questa” iniziando con una svisata che sembra un gatto presso in mezzo a una porta, e tirerà dritto per tutto il brano a una velocità tre volte tanto quella concordata, con un fuzz tremendo lanciando nel frattempo urla belluine, soprassedendo a tutti gli errori in cui si incorre nell’esecuzione e finendo con una serie di power chords finali, al termine dei quali accorderà la chitarra per novecentotrentaseiesima volta chiedendo il silenzio assoluto, “sennò l’accordatore non funziona bene”!
Voi sopportate, annuite, vi scambiate sorrisini di circostanza che sembrano paresi facciali, vi guardate l’un l’altro con espressione angosciata e, alla fine, dopo un’accennata alzata di spalle, passate al prossimo brano.
Ma anche questa tortura ha una sua ragion d’essere, e vi consentirà di giungere preparati (ehm, ehm) alla tanto agognata esibizione live.

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L’esibizione live
Anche in tali sporadiche circostanze si verificano le situazioni già sperimentate in sala prove. Voi cinque ore prima siete già sul luogo dell’esibizione, avete scaricato il materiale e lo avete posizionato sul palco, cominciate ad accordare gli strumenti e a cercare i suoni che ritenete, poveri illusi, di utilizzare durante la serata. L’impianto voci è quasi del tutto montato, i microfoni posizionati, vi bevete una birretta e scherzate in maniera amena e giocosa tra di voi quando, a meno di un’ora dall’inizio dell’esibizione, introdotto da un possente rutto in si bemolle maggiore entra nel locale... LUI.
Nel caso sia di buon umore e bello carico, vi saluta con un cenno del capo, indicandovi nel frattempo dove è parcheggiata la Sua auto con il Suo equipaggiamento, al che voi scattate come un sol uomo e vi precipitate a scaricare chitarre, borse, borsone e borsine e a portarle sul palco. Nel frattempo a LUI sono bastati quattro secondi per dare un’occhiata indagatrice e proferire un’oscena bestemmia di contrarietà circa il posizionamento di impianto, amplificatori, strumenti e microfoni da voi allestito ore prima. Sbuffando come un mantice, vi manderà a prendergli una birra formato Oktoberfest mentre LUI in persona risistemerà il tutto come LUI comanda, ordinando nel frattempo la cena per tutti (bontà Sua) e gridando di fare in fretta perché è tardi!
Abbiamo già descritto come viene condotto il sound check e come, nell’arco di pochi minuti, tutto il lavoro relativo vada in vacca per la folle corsa agli armamenti, volevo dire al rialzo dei volumi, avviato e attuato principalmente dai chitarristi sul palco.
Di solito il pubblico che assiste a queste esibizioni, effettuate in localetti e/o pub di quart’ordine, è formato da avventori in questa percentuale:
- il 70% da persone che non sono minimamente interessate a chi stia sul palco e soprattutto perché quel branco di ex giovani armati di chitarre si ostinino a suonare così forte, non permettendo loro di gustare la partita di calcio sul megaschermo, privandoli in tal modo dell’indispensabile e oscena telecronaca;
- il 25% è formato da alcune fidanzate/mogli della categoria precedente con bambini al seguito, impegnate a spettegolare delle amiche assenti ma, a causa del rumore tipo aeroporto di Fiumicino nella settimana di ferragosto prodotto dalla band, non riescono a svolgere questo impegno primario e devono quindi uscire dal locale;
- il 5% restante è formato da: amici della band, camerieri, ubriachi all’ultimo stadio, vagabondi vari, per cui l’interesse per ciò che avviene sul palco varia da un massimo di un’occhiata in tralice al minimo della corsa al bar o al cesso durante uno dei tanti, immancabili assolo di chitarra.

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Questo è un fatto noto a tutti tranne che ai chitarristi solisti: in genere più o meno qualcuno del pubblico ascolta il brano proposto, o per vedere se riesce a riconoscerlo e a canticchiarlo nel caso si tratti di una cover, o per decidere se gli piaccia o meno nel caso di un brano originale; tutti però, e veramente tutti, all’inizio dell’assolo di chitarra o vanno a fumare una sigaretta all’esterno o si dirigono al bancone del bar per una birra o vanno in bagno a evacuare la birra precedente.
LUI, incurante di tutto questo, ingobbito su sé stesso e con lo sguardo fisso sulla tastiera della propria chitarra, all’avvicinarsi del momento dedicato all’assolo, inizia un curioso ballo di tip tap sui pedali degli effetti - sbagliandoli quasi sempre - e si lancia in masturbazioni chitarristiche forsennate, a volte addirittura in tonalità corretta (ma non sempre) e per tre minuti - ben centoottanta secondi, sono tanti, eh? - il mondo esterno non esiste più. A testa bassa il Suo universo si trasforma in un’Arena dove decine di migliaia di fan urlanti e invasati ascoltano rapiti i Suoi virtuosismi e i compagni del gruppo lavorano sorridenti e soddisfatti per LUI al fine di garantirGli la necessaria base per i Suoi funambolismi.
Questo nel Suo mondo.
Nel mondo reale, i membri della band stanno chi sbadigliando (di solito il tastierista) chi bevendo una birra con la mano sinistra mentre con la destra suona a caso le corde a vuoto (il bassista), chi flirtando con la biondina in prima fila (il chitarrista ritmico) chi agitandosi come un tarantolato fra pelli e tamburi in un bagno di sudore. Con una curiosa simmetria temporale, lo sciacquone del bagno, il rumore delle birre posate sul tavolo e della porta di ingresso che si richiude coincidono con la fine dell’assolo! I componenti del gruppo si ricompongono e il brano giunge al termine.

Ad ogni modo, bene o male, anche il concerto finisce: si salutano i pochi amici superstiti che si stanno trangugiando la quinta birra media della serata e si inizia mestamente a smontare il tutto. LUI, imperterrito, scende dal palco come il papa dalla sedia gestatoria, benedice qua e là qualche cliente semi assopito, strizza l’occhio alla cameriera che in realtà non vede l’ora di andare a casa perché ha i piedi gonfi e le orecchie sanguinanti, e con sovrano aplomb ordina una bottiglietta di acqua minerale per reidratarsi e osservare le formichine dei Suoi sottoposti che, sbuffando, caricano le quintalate di materiale nelle rispettive vetture, compresa la Sua, mentre Egli si gode, nella Sua mente ottenebrata da scompensi psichici sempre più evidenti, il successo della Sua esibizione, non mancando di rimproverare bonariamente i Suoi sottoposti (tali infatti considera i colleghi) su impercettibili errori di esecuzione nel corso della serata, trascurando naturalmente e volutamente di fare cenno alle Sue numerose e spaventose cappelle durante assolo e riff.

Conclusioni
Questo breve manuale è stato concepito principalmente per far comprendere ai componenti non chitarrosi di tutte le band che le situazioni paradossali che si verificano all’interno di un gruppo e che noi crediamo di essere gli unici sventurati a vivere come fossimo in un incubo, in realtà sono condivise da tutte le band, grandi e piccole, famose o sconosciute, che si agitano nel panorama mondiale della musica rock.
Quindi, cari amici e compagni di avventura, tranquillizzatevi.
Inoltre, una volta capito come funziona e qual è la distorta funzione cerebrale dei nostri amici chitarristi, di come e perché si innescano in Loro certi meccanismi mentali e comportamentali, vedrete che ci sarà più facile comprenderLi e quindi non farci trascinare nel vortice della Loro pazzia. Anzi, vedrete che diventeranno alcuni tra i nostri migliori amici, ovviamente a patto che assumiate un atteggiamento serio e pensoso quando vi parleranno della necessità di usare una scalatura di corde .010 anziché .009 (e parliamo di un decimo di millimetro, ma per loro è come se si stesse discutendo del diametro dei tiranti del ponte di San Francisco, ma non ditelo, mai!). Condividiamo la Loro preoccupazione quando ci metteranno al corrente che se nel ’74 Jimmy Page non avesse usato quel particolare humbucker montato sulla sua Les Paul Standard in quel concerto all’Hammersmith Odeon di Londra, la storia della musica rock sarebbe stata completamente diversa, e forse noi a quest’ora non saremmo neppure qui.
AssecondateLi, sempre! Non contradditeLi, mai!
AscoltateLi quando vi terranno occupati un quarto d’ora parlandovi delle differenze di suono prodotte dai vari plettri, dei pedalini comprati il giorno prima ma che non li soddisfano per cui dovranno impegnare qui due euro appena guadagnati comprando un nuovo superoverdrive, o sul fatto che “la gente non capisce niente, va a sentire le tribute band e noi, che facciamo qualcosa di nuovo (?!?) non ci caga nessuno!”.
Se osserverete queste poche e semplici regolette il vostro gruppo salirà nell’empireo dell’olimpo rock o perlomeno in quello del vostro quartiere, e voi potrete raccontare ai vostri nipotini con che genio abbiate suonato (e trascorso) gli anni più belli della vostra vita.
Ma capirete anche che forse, tutto sommato, il fatto che abbiate scelto di suonare la batteria, il basso o una tastiera vi abbia salvato la vita.

L’autore
Nato (molti anni fa) a San Marino, dove vive da sempre, svolge la professione di funzionario diplomatico presso il locale Ministero degli Affari Esteri. Sostanzialmente avrebbe voluto fare il musicista, ma lo scarso talento lo ha convinto che, se voleva mangiare, avrebbe dovuto fare altro. Musicante fin da bambino, strimpella diversi strumenti anche se il basso elettrico è diventato lo strumento d’elezione. Al momento dedica il suo tempo libero lasciatogli dal lavoro, dalla moglie e dal gatto suonando in tre gruppi rock; nel passato però ha fatto parte anche di gruppi che spaziavano dal folk, al country, al rock classico, al rock demenziale, in tribute band ante litteram, orchestre sinfoniche, da camera, di musica barocca e medievale, bande (militari e non) e jazz band, imperversando di volta in volta con contrabbasso, tromba, chitarra, chiarina e basso elettrico, oltre ad aver cantato in un coro.
Attualmente sta cercando di imparare a suonare il trombone a coulisse.
gli articoli dei lettori musica e lavoro
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di marcoecami [user #54447]
commento del 28/11/2020 ore 08:22:05
Bravo!! Scrivi bene, mi hai fatto ridere! Mi sono ritrovato in molte situazioni
Rispondi
di spaccamaroni [user #7280]
commento del 28/11/2020 ore 08:25:20
AHAHAHAH fantastico!!

"...al che voi scattate come un sol uomo" :-D
Rispondi
di wo utente non più registrato
commento del 28/11/2020 ore 11:01:3
Divertentissimo.
:-D
Aggiungerei che anche i tastieristi non scherzano :-D
Rispondi
di talpa [user #1842]
commento del 28/11/2020 ore 11:39:46
Nella mia precedente band, eravamo tre chitarristi, suonavano post rock , e la "prima donna" era il bassista, così tanto per dire 😁
vai al link
Rispondi
di brozio77 [user #10423]
commento del 28/11/2020 ore 13:40:10
ahahah mi son ritrovato quando hai scritto di chidere il silenzio assoluto mentre il chitarrista si accorda in sala. lo faccio pure io 😅
Rispondi
di brozio77 [user #10423]
commento del 28/11/2020 ore 13:40:13
ahahah mi son ritrovato quando hai scritto di chidere il silenzio assoluto mentre il chitarrista si accorda in sala. lo faccio pure io 😅
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 28/11/2020 ore 15:00:15
Dopo questo quarto capitolo sui malcostumi (tanti) dei chitarristi, mi verrebbe da vergognarmi (come chitarrista), ma non mi riconosco in tutte queste generalizzazioni, che però esistono e sono note, a partire dalla prima che è la corsa all'alto volume, spesso innescata proprio dal chitarrista, che per discolparsi incolpa il batterista. Queste tipi non sanno cosa sia la dinamica e non sanno che per raggiungerla devono avere un sottofondo di volume normale da cui emergere e innalzarsi (solo uno alla volta). Mi verrebbe però da dire che la colpa è anche degli altri componenti del gruppo, che non educano il maleducato (tecnicamente, musicalmente e umanamente). Ma così è la vita. Ciao, Paul.
Rispondi
di henrysg [user #40175]
commento del 28/11/2020 ore 15:21:17
In un gruppo in cui avevo suonato anni fa il LUI era il batterista. Persona splendida nella vita a cui sono stato legato da profonda amicizia ma decisamente megalomane in campo musicale. Abitualmente usava una batteria doppia cassa che a confronto quella di mike portnoy sembrava un giocattolo, con tutti gli annessi e connessi in termini di occupazione di spazio ecc. ecc. Inoltre menava come un fabbro portando a una escalation dei volumi pazzesca. E il bello di tutto questo è che incitava gli altri del gruppo a fare altrettanto.
Hai 7 chitarre a casa con 6 stack 4x12 e 6 testate stile zakk wilde?
porta tutto.
Hai un piano steinway, un hammod, 4 moog, 6 arp e 2 mellotron come manco keith Emerson? porta tutto.
Hai un impianto da 200.000 w che manco vasco a modena park?
porta tutto.
Situazione ai confini della realtà e oltre.
Inutile dire che abbiamo avuto diversi problemi di adattabilità alle varie situazioni live mai completamente risolti
Rispondi
di wo utente non più registrato
commento del 28/11/2020 ore 16:20:15
E comunque... quanto mi manca la sala prove. È un'anno esatto che non entro in una sala prove.
Rispondi
di prada [user #19807]
commento del 28/11/2020 ore 17:54:08
Ciao a tutti. Come prima cosa grazie per aver letto anche questa ultima parte del mio lavoro. Aver dedicato del tempo per leggerlo mi riempie di gioia. Come già detto in risposte agli altri capitoli, ho naturalmente esagerato ed esasperato alcune situazioni, senza comunque inventare niente, con lo scopo di regalare un po' di buon umore ai tanti lettori di Accordo, cercando di strappare un sorriso. Spero che nessuno si sia offeso - benché la permalosità di LUI è nota - è vi invito a commentare per predisporre in futuro una versione aggiornata.
Rispondi
di BizBaz [user #48536]
commento del 28/11/2020 ore 18:00:01
Severo ma giusto
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 29/11/2020 ore 13:06:06
*** la permalosità di LUI è nota ***

Come ti permetti??? Piuttosto, LUI mi ha detto che ha trovato i potenziometri dei pedali tutti spostati dopo l'ultimo concerto, state un pò attenti quando gli caricate la macchina, diamine!

(lettura piacevolissima, grazie! :-)
Rispondi
di paoloprs [user #10705]
commento del 28/11/2020 ore 18:51:38
Splendida relazione dello stato di attuale demenza sociale e non solo dei chitarristi.
Vostro Paolo
Rispondi
di Axilot [user #52908]
commento del 28/11/2020 ore 22:21:41
Sei un ingrato, E' evidente che devi a LUI il fatto di aver acquisito le doti diplomazia che ti hanno permesso di trovare un lavoro! :-)

A parte gli scherzi, complimenti molto divertente,piacevole e ben scritto.
Rispondi
di paoloprs [user #10705]
commento del 28/11/2020 ore 22:45:34
Non credo che la situazione descritta dal nostro amico sia DIVERTENTE...
direi che sia deludente e tragica ..... inoltre è una situazione che sta dilagando come un VIRUS.
Negli ultimi gruppi che ho tentato di frequentare c'era sempre presente un imbecille.
Vostro Paolo
Rispondi
di pelgas [user #50313]
commento del 28/11/2020 ore 23:04:24
nel mio ultimo gruppetto la prima-donna è il bassista. giovane, raffinato e bello. e pure bravo. l'altra prima-donna è il mio cantante, che è anche un chitarrista ritmico talentuoso. io arrangio e faccio gli assoli, ma sono l'opposto di una prima-donna. i miei assoli durano al massimo 40/50 secondi, non di più, ma proprio esagerando. su 8 pezzi in scaletta suonerò, a volume riconoscibile, sì e no qualche minuto. per il resto mi limito a fare abbellimenti e riffettini qua e là.
Rispondi
di brozio77 [user #10423]
commento del 29/11/2020 ore 14:01:23
assoli miei 4 battute e rizzati. sempre chr li possa chiamare tali viato chr son un cane con la chitarra 😅😁
Rispondi
di paoloprs [user #10705]
commento del 29/11/2020 ore 06:48:58
EPPURE NON SAREBBE DIFFICILE ...
Quando ascolti una canzone suonata da un big... chessò metti i Rolling Stones o Vasco Rossi....
ti accorgi che i volumi sono proporzionati, la voce si sente al di sopra dell'orchestra,
e nessun musicista si lascia prendere da crisi di schizofrenia di tipo paranoide....
Gli imbecilli che gironzolano per le sale prova non sono interessati all'equilibrio
dell'esecuzione ed all'altruismo reciproco fra i suonatori in maniera da appoggiarsi l'un l'altro,
abbassando il volume quando è d'obbligo, e premunirsi di scriversi chiaramente
gli accordi in metrica nella completa stesura del pezzo tenendoli ben davanti agli occhi.
Ci son imbecilli che con straffotenza dichiarano che a loro vedere gli accordi NON serve...
loro i pezzi ... li sanno !!! E poi non ricordano l'intro, sbagliano gli accordi senza manco accorgersene,
il volume è costantemente assordante in modo da coprire tutti, il larsen si innesca,
il loro suono è simile allo sbrombolio di un diesel senza tubo di scappamento.

La musica di gruppo è finita.
Vostro Paolo

Rispondi
di sidale [user #29948]
commento del 29/11/2020 ore 11:28:15
Non essere così pessimista dai, io con i miei compari della band non ho nessuno di questi problemi, forse sono fortunato o più probabilmente essendo tutti intorno ai 40 sappiamo per esperienza come ci si comporta, per quanto mi riguarda la musica deve essere di gruppo, suonare è bello anche da soli ma con la band è tutto un altro mondo, ciao.
Rispondi
di acif utente non più registrato
commento del 29/11/2020 ore 10:50:15
fantastico, sembra una trilogia fantozziana..
però dalle mie parti col cavolo che ti fanno iniziare a suonare durante una partita, sempre dopo, ed il bello è che quando termina la partita, non lo dico per scherzo a me è capitato + volte, la sala si svuota.. però hai scritto in maniera divina facendomi sorridere fino alla fine, giù il cappello caro Prada:)
Rispondi
di Johnny92 [user #43424]
commento del 29/11/2020 ore 12:25:53
E non dimentichiamo quei guitar hero primedonne che una volta scesi dal "palco" dell'unico locale in provincia che li chiama a suonare si riprendono e postano i loro video su facebook nei quali fanno mostra delle loro chitarre 7-8 chitarre da 2000 euro l'una, delle loro testate, facendo evoluzioni al doppio della velocità rispetto a Michael Angelo Batio (vogliono fare colpo ma ancora non hanno capito che a volte basta saper fare 3-4 cose fatte bene anche a 70 bpm). E poi ancora non contenti pubblicano quelle foto con quei sguardi pensosi e riflessivi o arrabbiati abbracciando una di quelle chitarrone, giusto per farne sfoggio.
Rispondi
di cesco78 [user #1757]
commento del 29/11/2020 ore 21:18:23
Comunque spezzo una lancia per "gli ubriachi all' ultimo stadio", ci sono sempre, li adoro perché non riescono ad andarsene,vorrebbero ma non riescono...
Rispondi
di MAURIZIO [user #49375]
commento del 30/11/2020 ore 12:36:2
Tutto davvero divertente. A tratti mi riconosco, altre volte devo dire che ci pensa il batterista a rivestire il ruolo del rompi...😁
Rispondi
di pingone [user #43835]
commento del 30/11/2020 ore 15:55:35
bel manuale.

ho appena fatto un rutto in si bemolle ed ora posso accordare la chitarra
Rispondi
di paoloprs [user #10705]
commento del 30/11/2020 ore 17:08:32
Bravo, confermi la teoria.
Paolo
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 30/11/2020 ore 19:49:21
Tre amici, ben dentro gli “anta”. Lavoro, famiglie, rotture varie… insomma, una GRAN voglia di tornare a sfogarsi ogni tanto in saletta, come una volta, martoriando qualche classico del rock.
Ma c’è un però: due chitarre/voci, basso, batteria: manca il quarto, come facciamo?
“Niente paura, ce l’ho io! Si chiama S., suonavamo insieme ai tempi del liceo. Bravo ragazzo, scarparo come noi, se gli va è fatta!”
Gli va. :-)
Eccitati come mai, ci vediamo in birreria per conoscerci e buttare giù una scaletta di pezzi da fare.
Scopriamo che S. fa il fonico ad un certo livello, ha lavorato con Tizio e con Caio, lo chiamano sempre al Festival di Pincopallo, ma niente paura, a suonare è rimasto lo scarparo di una volta, un gruppo di dopolavoristi come il nostro è perfetto per lui.
Tutto sembra procedere per il meglio.
Dopo una decina di giorni, svicolando a fatica fra i mille impegni di tutti, prenotiamo finalmente due ore in saletta. Si parte! :-)
Un blues tanto per scaldarci e aggiustare i livelli, qualche schermaglia tipo quelle descritte nell’articolo (ma poca roba, non siamo ancora tanto in confidenza) e poi ci buttiamo su “Gimme Shelter”.
E in quel momento S. butta la maschera: è LUI!
“Ok, ragazzi, avete tutti lo spartito, sì?”
“…”
“Ma so’ tre accordi, la conosciamo tutti…”
“Oh, le cose si fanno sul serio, sennò lasciamo stare. Comunque, ho tirato giù le parti per tutti con Guitar Pro, ve le passo?”
“Ma no, dai…”
E’ la fine.
LUI sistema stizzito i suoi fogli sul leggio, ci guarda con condiscendenza, dà il tempo… e sbaglia l’attacco. LUI.
Riproviamo, ma entra alla terza battuta invece che alla quarta. Sempre LUI.
Take 3. Gli cascano i fogli, va nel panico e ferma tutto, ma, dice, solo perché chitarra ritmica e batteria non stavano seguendo alla lettera il SUO spartito (che solo LUI vede).
“Ma funzionava...”
“Sì, ma non era uguale all’originale”
“…”
E così via.
A fine serata ci salutiamo stancamente e ci ripromettiamo di risentirci presto. Qualcuno propone una birra, ma LUI non può, deve lavorare domani, LUI (noi invece pure, ma vabbé…).
E allora, lasciati "soli e tristi" (come no...), con tre belle birre davanti, ci mettiamo finalmente, sollevati, alla ricerca di un altro… BASSISTA!

(compagni chitarrai, un po' di spirito di corpo, eccheccazzo! ;-)
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di paoloprs [user #10705]
commento del 01/12/2020 ore 06:41:18
AI MIEI TEMPI .... negli anni '60 , c'erano bravi gruppi che suonavano dappertutto
e noi, allora ragazzini, andavamo ad ammirare a mochi metri di distanza dei bravi chitarristi,
bassisti, batteristi e così via... Vedendoli suonare dal vivo abbiamo imparato come si fa...
abbiamo visto e sentito come si deve suonare e ciò che NON si deve fare....
Poi, siamo cresciuti un po' ad abbiamo fatto in nostro primo complesso, ma seguendo
religiosamente le istruzioni di quelli più esperti, dei quali qualcuno faceva pure la professione in giro per il mondo...
A 18 anni siamo finiti alla RAI ! ( alla radio ) con cinque pezzi e subito dopo in giro per le balere.
Eravamo bravi perchè UMILI e DISCIPLINATI.
Tutti imparavano gli accordi giusti, gli assoli giusti, il volume giusto e proporzionato.
Era ovvio , andavamo bene perchè non volevamo fare la figura degli imbecilli.
Ora tutto è cambiato, .a parte i veri professionisti, per gli strimpellatori da sala prove
essere scemi è fatto d'orgoglio.
Vostro Paolo
Rispondi
di TB [user #1658]
commento del 01/12/2020 ore 09:24:57
Hai capito tutto, come al solito.
Stammi bene
Rispondi
di paoloprs [user #10705]
commento del 02/12/2020 ore 15:58:19
AI MIEI TEMPI , i parassiti delle sale prova, le zavorre, gli impreparati,
gli inutili, gli ignavi, gli stonati e quelli che non rispettavano le ... "regole", venivano
eliminati seduta stante. Ora le cose si sono ribaltate, Se gli dici ad un parassita
che è un parassita, fatto fra l'altro accertato oltre ogni dubbio, si offende pure....
e se è amicone del cantante che viene a prove senza i testi e senza ricordarsi i pezzi,
inducono una riunione segreta per deliberare all'unanimità che l'anomalia sei tu
che hai la colpa di presentarsi sempre in anticipo per preparare la tua strumentazione,
mentre loro arrivano sempre tardi o danno per scontato che il loro jack glielo attacchi tu
mentre stanno seduti, a loro da fastidio che tu i pezzi del repertorio che loro hanno scelto
li abbia studiati, li sappia suonar bene e con bei suoni, mentre loro non li hanno ancora imparati bene....
a loro da fastidio che tu proponga una canzone nuova che non sia fra quelle approvate dallo staff,
a loro da fastidio che tu gli dica che se non danno un'occhiata agli accordi scritti, quel pezzo
non l'impareranno MAI eccetera....
La mia opinione è che i parassiti delle sale prova sono solo degli inutili ignoranti
e che decidere di non farne parte è meglio.
Vostro Paolo
Rispondi
di spaccamaroni [user #7280]
commento del 02/12/2020 ore 21:44:05
Ammazza mi dispiace per tutte le esperienze che hai descritto. Sembra che ti abbiano fatto perdere la gioia di quello che è suonare e creare musica insieme.
Rispondi
di paoloprs [user #10705]
commento del 03/12/2020 ore 06:39:09
A dir il vero non ho perso la gioia, ho avuto molte soddisfazioni musicali, ma solamente
con i "professionisti", ovvero quelli che sanno suonare per davvero. Con loro è tutto un altro
pianeta non solo musicalmente, ma pure umanamente.
Chissà per quale ragione, troppi strimpellatori alle prime armi, invece di starsene umilmente
a cercar di imparare ed ascoltare i suggerimenti degli esperti, scimmiottano le rock stars,
vogliono dirigere la band senza capirci nulla e senza conoscere neppure gli ... accordi.
A mio modesto avviso sarebbe da diffondere questo messaggio.
Ci son troppi che :- NON sanno di NON sapere , ma son convinti di ... sapere....
Vostro Paolo
Rispondi
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