VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE
Vandenberg:
Vandenberg: "Van Halen, il solo Guitar Hero degli '80"
di [user #17404] - pubblicato il

Abbiamo chiesto ad Adrian Vandenberg di parlarci degli anni '80, degli spazi enormi che chitarra e Guitar Hero avevano nella musica di quegli anni e dello stato di salute della chitarra rock nello scenario musicale attuale.
"Si dice che gli anni ’80 siano stati la decade dei Guitar Hero. Mi lascia un po’ perplesso questa cosa: bisognerebbe pensare agli anni 70, a che chitarristi c’erano in circolazione e chiedersi se questa affermazione non sarebbe magari più pertinente se rivolta a quel decennio. Forse, prima di tutto, bisognerebbe chiedersi chi è un Guitar Hero.
Negli anni ’70 Eric Clapton era considerato una divinità. C’era gente che scriveva sui muri “Eric Clapton è Dio”: questa cosa è diventata leggendaria! Ma basta andare un attimo indietro negli anni e trovi Jimi Hendrix, per me il più grande chitarrista di tutti i tempi. Così, da quei nomi, la figura del chitarrista solista è diventata sempre più importante fino ad arrivare agli anni ’80.  Un decennio in cui - diciamolo - anche chitarristi mediocri hanno iniziato ad essere considerati Guitar Hero.
Se vogliamo usare questa espressione, dobbiamo davvero pensare a chitarristi straordinari, musicisti che portano la chitarra al livello più alto della sua espressione artistica e musicale.

Vandenberg: "Van Halen, il solo Guitar Hero degli '80"

Per intenderci, ti dico chi sono per me degli autentici Guitar Hero; uno è Keith Richards per quanto riguardo l'aspetto meno tecnico e più sanguigno della chitarra. Mentre sul fronte opposto, quello del virtuosismo, l'altro mio Guitar Hero è Eddie Van Halen. In mezzo, perfettamente bilanciato e pronto a prendere il meglio di queste due attitudini, Jimi Hendrix.
Invece, negli anni ’80 era pieno di chitarristi con questa immagine pazzesca, pose da rockstar e quest’aurea da divinità della sei corde. Ma questo succedeva perché c’era di mezzo il music business. La chitarra era popolare e quel rock zeppo di chitarre e chitarristi spopolava. Quindi era il business stesso interessato a spingere e pompare l’immagine dei chitarristi, la popolarità che gli gravitava attorno. Esattamente il contrario della scena jazz, dove trovi dei tizi normalissimi che - senza alcun clamore - se ne stanno seduti e suonano cose che ti fanno cadere la mandibola.
Invece nel business musicale degli anni ’80 c’erano queste capigliature assurde, questi vestiti sgargianti…per carità, era divertente ma non sprechiamo la parola Guitar Hero per tanti di quei musicisti. Se dobbiamo parlare di Guitar Hero degli anni ’80, c’è un solo nome che dobbiamo fare ed è quello di Eddie Van Halen. Da quando è uscito alla fine degli anni ’70 ha cambiato ogni cosa: con la chitarra tenuta alta sul petto fsuonava delle cose incredibili sul palco e faceva sembrare tutto così semplice e naturale!

Vandenberg: "Van Halen, il solo Guitar Hero degli '80"

Quanto a ciò che succede oggi, di sicuro la chitarra non ha un posto predominante nella musica pop e rock: si sono un sacco di synth, beat elettronici, sequenze. Ma ti dirò: non sono dentro a questi generi e non me ne curo molto. Quello che conta è che se scavi appena un po’ sotto la superfice del mainstream trovi un sacco di musica rock, hard rock e metal dove la chitarra continua ad avere un ruolo predominante. Penso, per esempio, alla mia band, Vandenberg 2020: siamo quattro ottimi musicisti che fanno un sacco di fracasso con batteria e amplificatori. Certo, la chitarra non ha lo spazio che aveva negli anni ’80. E questo tipo di musica non passa alla radio. Ma chissenefrega…"


 
adrian vandenberg eddie van halen interviste
Link utili
La pagina di Adrian Vandenberg sul sito dell'etichetta Mascot Label Group
Ascolti consigliati sul canale Spotify di ACCORDO
Nascondi commenti     10
Loggati per commentare

di frankpoogy [user #45097]
commento del 07/12/2020 ore 14:08:2
A mio personale e modesto avviso sono due i chitarristi anni '80 che hanno apportato un contributo fondamentale nel definire la chitarra rock-hard-heavy. Uno, appunto, è Eddie (e come poteva essere altrimenti), l'altro è Randy.

Sottolineando di nuovo che è una personale percezione, se il primo lo sento come un esplosivo mix di virtuosismo rockettaro con una fondamentale vena blues, l'altro mi suona più vicino al virtuosismo legato al modo della chitarra classica (dal quale era dichiaratamente attratto).

Dopo di loro, in ambito hard/heavy, esposione di talenti che hanno mescolato e/o estremizzato, in modo più o meno personale, gli stili di questi due geniacci dello strumento.

PS: "Penso, per esempio, alla mia band, Vandenberg 2020"... Appena appena autopromozionale, ma ci sta ;-))
Rispondi
di sergej [user #44973]
commento del 07/12/2020 ore 14:28:46
"Esattamente il contrario della scena jazz, dove trovi dei tizi normalissimi che - senza alcun clamore - se ne stanno seduti e suonano cose che ti fanno cadere la mandibola"

Vero allora come oggi... E forse più oggi che allora.
Rispondi
di Midas77 utente non più registrato
commento del 08/12/2020 ore 00:43:25
Nulla da togliere al grande Van Halen, ci mancherebbe, ma vogliamo smetterla con questa storia del migliore di ogni cosa? Il miglior chitarrista, il miglior pilota, il miglior sportivo. La malattia (o una delle tante) di questa società è che la gente ha sempre bisogno del trovare un dio da seguire. Van Halen è stato un grande innovatore della chitarra, un grande musicista, un artista che ha
lasciato un segno. Lui come tanti altri con uguale talento ma stile diverso talvolta diametralmente diverso ma sempre a loro modo innovatori. Stabilire chi sia il più grande guitar hero è un discorso totalmente senza senso.
Smettiamo di adorare e idolatrare e iniziamo a pensare che la musica è un mare immenso dove c'è posto per tutti,grandi e piccoli talenti o nessun talento. Poi, qualcuno spicca in modo particolare? Fantastico! Accogliamo la sua musica e facciamoci ispirare senza considerarlo un dio da venerare che non se può più di queste gare.
Un saluto.
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 08/12/2020 ore 03:33:5
Gli anni ottanta hanno visto una enorme mole di grandiosi chitarristi in circolazione. Nomi se ne possono fare a tonnellate e sono tutti guitar hero al di là delle classiche personali o dei critici musicali. EVH senz'altro, ma anche YJ Malmsteen, George Lynch, Mick Mars, Randy Rhoads, Jake E. Lee, Mark Knopfler, Gary Moore, Slash, Adrian Smith, Dave Murray, Kirk Hammett e sì, anche The Edge. Gli anni ottanta non hanno lesinato da questo punto di vista, e nemmeno gli anni novanta, quando molti chitarristi che hanno iniziato a farsi notare a metà anni ottanta sono sbocciati.
Sono un superfan di EVH e stravedo per lui, ma non si può negare che in quel decennio le strade chitarristiche non siano state percorse in lungo e in largo ad altissimi livelli da orde di chitarristi davvero eccezionali. Questo se vogliamo soffermarci agli anni Ottanta.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 10/12/2020 ore 15:12:49
Mah, tutti guitar hero è come dire nessun guitar hero, mentre a me pare proprio che qualche differenza si possa (e si debba) marcare. Infatti fai una carrellata di nomi in cui, perdonami, ma hai messo proprio cani e porci: Mik Mars, Adrian Smith, Kirk Hammett? Riconosco che si tratta di buoni musicisti, ma da qui all'elezione a guitar hero ce ne passa. Passi the Edge anche se, al di là di aver sdoganato lo strumming incessante e l'uso del delay con gli ottavi puntati, non mi viene in mente molto altro per cui ricordalo; va bene non voler fare classifiche a tutti i costi, ma tra Van Halen o Knopfler ed il buon chitarrista dei Motely Crue (ad esempio) a me pare che passi qualcosa in più che un paio di spanne.
Ciao
Rispondi
Loggati per commentare

di Francescod [user #48583]
commento del 10/12/2020 ore 15:29:15
Ciao. Beh a livello di gusti miei personali, ho la mia classifica. Non che ami farle, ma basta vedere cosa ascolto più di frequente. Però non riesco mai a declassare chitarristi che si sono imposti per diverse vie al pubblico grazie a talenti sfaccettati. Che The Edge o Mick Mars mi piacciano di più o di meno, non cambia il fatto che hanno scritto chi riff, chi soli, chi comportacipato alla creazione di brani celebri, chi creato suoni e tendenze nei loro generi e oltre. Chitarristi imitati da un numero di professionisti o musicisti amatoriali più numerosi di quanti io possa sforzarmi di immaginare e per le ragioni più disparate. Per me Van Halen è il numero 1 della mia generazione, e non l'ho mai abbandonato nemmeno in occasione di album ripudiati da tanti fan, come Van Halen III, che non ho apprezzato mica per cieca fedeltà ma perché anche lì EVH è riuscito a parlare con uno come me. Però che EVH sia il numero 1 per me non vuol dire che non consideri gli altri dei veri, autentici guitar hero. Anzi ne ho dimenticati altri: Andy Summers e Steve Stevens ad esempio (penso anche ai loro album solisti, che sto riscoprendo man mano). Quello del chitarrismo anni ottanta è per me è un Olimpo, un Olimpo affollato. Immagino che non sarai d'accordo, ma tranquillo, non scrivo libri di musica (li leggo soltanto) quindi non c'è pericolo che le mie possibili spericolate opinioni possano andare a fuorviare le generazioni future. :) Le quali, povere loro, di guitar hero ne hanno visti pochini, ammesso che a loro interessi l'argomento!
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 10/12/2020 ore 19:12:05
Ma io sono molto tranquillo, primo perchè la mia non è una nota che si riferisce ai gusti, argomento sempre inaffrontabile visto quanto essi sono personali, ma al fatto che un conto è non fare classifiche (e concordo), altro è far di tutta l'erba un fascio. Secondo, come scrivi, le giovani generazioni non saranno certo traviate da noi vecchietti cresciuti negli anni '80 visto che la musica odierna è tutt'altra cosa e la chitarra nemmeno si usa più nei brani mainstream, o per lo meno, non come un tempo.
Ciao
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 10/12/2020 ore 20:04:33
Il fatto è che dal mio punto di vista il fascio è molto più grande di quello che concepisci tu. Mi spiego. Quando dico che la dimensione dei guitar hero degli anni ottanta era descrivibile come un Olimpo affollato, non dico che lassù c'eran tutti e giù solo gli scarsoni e gli sconosciuti. Dico che di fior di chitarristi lì sotto l'Olimpo (o a metà strada tra la dimensione terrena e i divini), ce n'erano una marea. Basta prendere le riviste musicali degli anni ottanta per vedere il profluvio di fenomeni delle sei corde. Riviste rock, hard rock, metal. La folla su era il vertice di una sovrabbondanza giù. E se lo scettro vogliamo farlo ad EVH, io ci sto e ne gioisco. E se nel consiglio supremo vogliamo mettere Knopfler insieme ad altri che possiamo scegliere, io ci sto. Ma c'era, secondo me, una quantità di figure comunque divine che non mi sento proprio di declassare. Non ce la posso fare a togliere Malmsteen. Nemmeno Randy Rhoads. E per me Jake Lee non è da meno. Manco Lynch posso togliere. Men che meno Jason Becker. O il Lukather degli anni ottanta. O Gary Moore. E se mi tolgono uno dei due Maiden allora voglio il ritiro delle classifiche dei migliori chitarristi che si facevano sulle riviste. E no, nemmeno Hammett, il cui nome è strombazzato da tanti tutt'oggi come grande influenza (e non credo per quello che ha prodotto dal Black Album in poi). Questo non accade per tutti i fenomeni delle sei corde degli anni ottanta: ce ne sono di bravissimi che oggi, a distanza di trent'anni precisi dalla fine di quel decennio, non vengono mica citati da tantissimi per l'influenza esercitata. In sintesi, ritengo di aver citato solo i più influenti. Non ho manco menzionato la coppia dei Judas Priest... mmmh, chissà, chissà.
Rispondi
di frankpoogy [user #45097]
commento del 12/12/2020 ore 14:38:52
"Quando dico che la dimensione dei guitar hero degli anni ottanta era descrivibile come un Olimpo affollato, non dico che lassù c'eran tutti e giù solo gli scarsoni e gli sconosciuti. Dico che di fior di chitarristi lì sotto l'Olimpo (o a metà strada tra la dimensione terrena e i divini), ce n'erano una marea."
Stracondivido...

Hai citato nomi che non possono che risultare stratosferici, fantastici (oltre a tifare pure io per il duo dei Maiden e Priest, personalmente adoro anche quello dei primi Queensryche, che tanta influenza ha avuto su Petrucci).

Chi di noi, per età e/o storia/preferenze personali, è rimasto ammaliato dall'esplosione hard/heavy degli anni '80, ha certamente nel cuore un numero elevato di chitarristi di levatura assoluta capaci di solleticare corde che vibrano in profondo...
Rispondi
di ADayDrive [user #12502]
commento del 08/12/2020 ore 10:55:05
Sono assolutamente d'Accordo con tutto quanto affermato in questo articolo: anche col: "La chitarra in questo momento non ha lo spazio che aveva una volta nella musica, ma chi se ne frega."
Il mondo è grande e c'è posto anche per un chitarrista sfigato come me.
Rispondi
Altro da leggere
Steve Vai, Guitar Extravaganza!
Pennata Alternata con Steve Morse
Guitar hero in vacanza: Marco Sfogli
Maurizio Solieri: al grosso pubblico la musica non interessa
Steve Vai e Billy Sheehan raccontano "Eat 'em and Smile"
Maurizio Solieri: ricordi di Massimo Riva
"Salamanders in The Sun": omaggio a Steve Vai
Steve Vai presenta Pia
Esercizi e abitudini di warm up: da Steve Vai a Slash
Paul Gilbert: Triadi tra Rock e Musica Classica
Delay: il suono di Van Halen, Steve Vai e le voci nel Rap
Eddie Van Halen, la chitarra che amava la musica
Articoli più letti
Seguici anche su:
Scrivono i lettori
Manuale di sopravvivenza digitale
Hotone Omni AC: quel plus per la chitarra acustica
Charvel Pro-Mod DK24 HSH 2PT CM Mahogany Natural
Pedaliere digitali con pedali analogici: perché no?!
Sonicake Matribox: non solo un giochino per chi inizia
Ambrosi-Amps: storia di un super-solid-state mai nato
Il sarcofago maledetto (e valvolare) di Dave Jones
Neural DSP Quad Cortex: troppo per quello che faccio?
Massa, sustain, tono e altri animali fantastici
Ho rifatto la Harley (Benton ST-57DG)




Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964