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Canzoni sbagliate!
Canzoni sbagliate!
di [user #51340] - pubblicato il

Nella musica ci sono dei cliché anche per quanto riguarda le canzoni che, in un modo o nell’altro, devono essere le tue preferite altrimenti… beh, altrimenti non capisci niente! Ecco perché ho deciso dopo immense discussioni di fare un elenco delle “canzoni sbagliate” che preferisco in assoluto rispetto a quelle che, secondo i più, dovrebbero essere le mie preferite!
Anche se la musica è condivisione e apertura mentale, spesso ci si imbatte in talebanismi veramente difficili da eradicare. Guai se dici che non ascolti almeno tre volte a settimana The Dark Side of The Moon, bannato dal mondo del rock se non idolatri i Led Zeppelin e “si, Petrucci è bravo, ma tutta quella tecnica, poco cuore.”. Per ogni band e musicista, poi, ci sono i fan quelli “veri” che sono più tifosi che amanti della musica e ne sapranno sempre più di te e te lo faranno pesare SICURO, per finire con i superficiali che, non capendo una mazza, si limitano a conoscere i singoli di successo additandoti come pazzo scriteriato se a te il brano più famoso della band non piace, o magari, ti piace decisamente meno di un brano molto meno conosciuto o apprezzato. 

Iniziamo dagli anni ’80. Ho letteralmente consumato il vinile di The Final Countdown che gravitava per casa mia, quei tipetti con la permanente mi avevano stregato già dalla copertina ma andando avanti nella mia carriera di ascoltatore è di un altro brano che mi sono letteralmente divorato ed è Superstitious, un brano sicuramente famoso, ma mai come Rock The Night e, appunto, The Final Countdown che batte in views Superstitious 831mln a 13. 



Gli Status Quo sono stati una parentesi davvero felice nella mia vita di musicista, una parentesi chiusa, ma solo perché se no l’espressione non riuscivo a risolverla, insomma li ho davvero amati. Seppur i pezzi più apprezzati dai fan sono Whatever You Want e Rockin’ All Over the World (cover di un brano di Fogerty tra l’altro) il mio brano preferito in assoluto arriva solo al 9 posto della lista di ascolti di Spotify, ma fu il secondo brano portato dalla band al Live Aid: Caroline. Mi son spaccato il mignolo per suonare la ritmica alla perfezione, così tirata e decisa, ma ne è valsa la pena!



Torniamo in età più moderna e mentre gran parte degli amici chitarristi amanti dello zio Steve si consumavano le dita per suonare For the Love of God e Tender Surrender io mi consumato i timpani ascoltando a ripetizione Die To Live, il 7/4 più dritto e languido mai scritto. Un brano che mi ha stregato dal primo ascolto e che preferisco sopra a ogni altra sua canzone, se la batte solo un pochino con The Boy From Seattle, ma vince comunque di qualche lunghezza. 



La fase punk rock è stata fondamentale per farmi diventare grande, restando perennemente adolescente. Purtroppo però mi dovevo sempre sentire dire che Minority non era la più bella canzone dei Green Day e che non capivo una fava. Le loro canzoni più belle DEVONO assolutamente essere nell’ordine gerarchico proposto da Youtube. No! L’arpeggio di chitarra iniziale è una delle cose più divertenti che abbia mai imparato a suonare da ragazzino e al grido di “I wanna be the minority, I don’t need your authority” mandavo a pascolare tutti quanti!



Bon Jovi è un altro biondino che mi son portato dietro per anni e che ancora ascolto almeno un paio di volte a settimana senza nemmeno più scegliere di farlo, è un automatismo. Se però tradizione vorrebbe come brani più belli della band “Livin’ on a Prayer”, “You Give Love a Bad Name” e per i più sentimentali “Bed of Roses” e “Wanted Dead or Alive”, il brano che potrei ascoltare a ripetizione per un giorno intero è “Bang a Drum”, dell’album “Blaze of Glory” che, alla fine non è nemmeno veramente un album dei Bon Jovi come racconto qui. 



Finiamo con Eric Clapton, anche se potrei andare avanti per giorni. Clapton, come ho già detto qualche mese fa qui, l’ho conosciuto con l’album sbagliato, o meglio quello meno claptonoso. Quel CD, però, l’ho consumato, anche se non si può dire dei CD, però lo dico lo stesso! Me and Mr Johnson è il mio album preferito di Slowhand e contiene il brano che più amo, eseguito da lui. Eseguito perché, chiaramente, l’originale è di Robert Johnson ed è They’re Red Hot. Me ne sono innamorato, nonostante lo shuffle solitamente mi dia l’orticaria, proprio per il video che trovai in rete (su emule perché su YT ancora non si trovava nulla, ma sai nulla proprio!). La band, che per me era semi sconosciuta all’epoca, si diverte, scherza, SBAGLIA! Questa dimensione umana mi stregò. Goduria pura quando parte il solo in slide.

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