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Registrare un live di Paul Gilbert
Registrare un live di Paul Gilbert
di [user #28271] - pubblicato il

"Live at Brighton" è un album dal vivo di Paul Gilbert uscito gli scorsi mesi e registrato durante il tour del 2016. Il live è nato dal desiderio di Paul di immortale su un “official release” la data di Brighton, che coincideva con il giorno del suo 50esimo compleanno. Quella data, faceva parte del mio terzo tour Europeo (e Medio Orientale) al fianco di Paul come FOH (Front of the House) engineer e mio è stato l’onere e l’onore di realizzare quella registrazione.


Nello scorso articolo abbiamo parlato del delicato processo di registrare una band che suona live.  Bisogna gestire le esigenze della serata – esigenze che fanno i conti con le caratteristiche sonore della venue in cui si suona - e, al tempo stesso, preservare la pulizia e naturalezza delle riprese, senza compromettere la resa della performance live chiedendo ai musicisti degli ascolti e dei volumi che non sono quelli per loro soliti o ottimali.
Nell'articolo di oggi, andiamo sul concreto con il resoconto della registrazione di una serata live di Paul Gilbert, diventata un disco.


La location dove avremmo registrato era il Concorde 2, un grazioso locale con vista sulla gigantesca spiaggia della località britannica. Informandomi, scoprii che palco e dimensioni generali del palco non erano comparabili a quello di venue classica; le condizioni in cui avremmo registrato non sarebbero state tra le più “generose” acusticamente. Motivo che mi diede qualche pensiero, per via delle problematiche intrinseche nel riprendere una serata in condizioni non esattamente ottimali.

Registrare un live di Paul Gilbert
 
Assieme alle criticità della location, avevo però una nota positiva di partenza: sul palco, per questo tour, Paul Gilbert saliva in modalità da super power trio: lo straordinario Thomas Lang alla batteria (per la seconda volta in tour con Paul) affiancato dal bassista Pete Griffin (Zappa Plays Zappa, Generation Axe). Se invece, ci fosse stata la formazione estesa dei precedenti tour (con le tastiere o una seconda chitarra) le dimensioni modeste del palco avrebbero davvero complicato il controllo del suono in funzione di una registrazione.
Nel caso di una registrazione live, infatti, la principale problematica è la gestione delle fonti sonore: bisogna cercare di avere una buona separazione dei singoli elementi in registrazione ma, allo stesso tempo, non snaturare lo “stage plan” della band sul palco… né tantomeno compromettere la resa della performance live chiedendo ai musicisti degli ascolti e dei volumi che non sono quelli per loro soliti o ottimali.
Comunque, la serata partiva decisamente in salita dal momento che, viste le dimensioni contenute del locale, non ci sarebbe stata nemmeno un fonico di palco ad affiancarmi e quindi con la gestione del sistema multicanale di monitoring, in nostra dotazione per il tour, era interamente delegata a me.
 
Registrare un live di Paul Gilbert

Quindi, il mio lavoro per quella sera si triplicava: dovevo seguire il mix del live, gestire gli ascolti dei musicisti mix live stando e registrare non perdendo mai di vista il mio  portatile, incrociando le dita che la registrazione non si “piantasse” per qualsivoglia motivo.
E il tutto, dopo aver passato un delicato soundcheck dedicato a verificare -empiricamente- i vari rientri dei microfoni, che il sistema fosse stabile e che effettivamente il segnale arrivasse pulito a Pro Tools direttamente dai microfoni e dai pre amplificatori… cosa che non è mai cosi scontata! Sulle spalle, poi, avvertivo chiara la leggerissima pressione psicologica di giocarmi la serata della data dei primi 50 anni di Paul Gilbert!
Provo allora a riassumere le principali criticità che interessavano il palco e le soluzioni adottate. Partiamo dalla batteria e dagli overheads che erano costituiti da 2 microfoni in pseudo stereo posizionati sopra il set. Questi avevo deciso di posizionarli un po’ più bassi del solito ma soprattutto più orientati: questo posizionamento mi avrebbe aiutato ad abbattere i rientri dal palco e a non avere il suono troppo diretto del rullo.
Thomas Lang utilizza la doppia cassa e questa necessitava di qualche accorgimento in più che, a franto di un maggiore lavoro in loco, mi avrebbe poi agevolato in fase di mix: i microfoni sarebbero stati 4, due per cassa. Un microfono cardiode a diaframma largo direttamente fuori dalla pelle esterna e, soprattutto, uno appoggiato all’interno. Questa microfonazione avrebbe beneficiato il mix finale grazie ad una buona separazione dei segnali e l’abbattimento di suoni esterni indesiderati.
Sicuramente, in una situazione dalle dinamiche forti come questa non mi preoccupavano particolarmente il rullo o il charlie, né tantomeno i tom: in aggiunta ai loro specifici microfoni di prossimità sarebbero stati comunque aiutati in larga misura dagli stessi overhead.
 


Per il basso, invece, sarebbe stato cruciale acquisire e registrare gelosamente soprattutto l’uscita DI della testata.
E veniamo al set up di Paul Gilbert, costituito da doppi amplificatori, nuovamente affidati a due cardioidi di prossimità (1 per ampli) posizionati sui coni.
Aggiungo una piacevole nota: Paul è un grande professionista, musicista di lunga data e come tale conscio delle problematiche di un live show nel suo intero; per questo, Paul è sempre particolarmente sensibile alle caratteristiche della venue ed alle problematiche che al fonico queste caratteristiche possono creare. Così chiede sempre al fonico se il suo amplificatore è troppo alto. E non è una cosa da poco, visto che di solito, il chitarrista medio, o non lo chiede affatto o pacificamente ti chiede se può alzarne il volume ancor di più!
Queste attenzioni da parte di Gilbert, sono estremamente pregevoli, considerando che so che se fosse per lui, il volume del suo ampli farebbe frantumare i vetri…
Questa di Brighton è stata proprio una di queste occasioni di mediazione, dove abbiamo cercato una buona combinazione di volume che fosse forte ma “giusto” sul palco e che non contrastasse troppo con il suono esterno del P.A. Tale attenzione e sensibilità di Paul mi consentì di avere il controllo effettivo sui fader di tutti gli strumenti durante la serata!
 
Registrare un live di Paul Gilbert

“Last but not least” il tema voce: qui è dove realmente i margini di manovra sono ridotti all’osso: dove le dimensioni del palco non lasciano scampo circa il fatto di essere proprio di fronte e vicino alla batteria e proprio di fronte e vicino agli ampli di chitarra! Come se non bastasse, bisogna aggiungere che Paul non è un cantante “urlatore”, parametro che fa la differenza nei livelli in ingresso ma soprattutto nella separazione della voce dal resto del delirio che avviene sul palco.
 
Registrare un live di Paul Gilbert

Vi dico subito che c’è poco da fare in loco: se comprimi, in acquisizione per la registrazione, quasi sicuramente peggiori la situazione aumentando sì globalmente la voce ma diminuendo ulteriormente e pericolosamente il gap tra la voce diretta e ciò che dall’ esterno rientra.
La soluzione è acquisire al meglio e filtri in basso di “ufficio”! 
Poi, per quel che riguarda il mix della serata, servirà aiutarsi con compressione ma – soprattutto - lavorare molto di fader, caratteristica propria del mio modo di mixare in live. Lavorare di fader significa seguire la serata con aggiustamenti istantanei e dinamici sui volumi, cosa che negli spettacoli di Gilbert accade senza soluzione di continuità su voce, chitarra, casse e rullo, più ovviamente vari ed eventuali!

Registrare un live di Paul Gilbert

Per ciò che sarebbe successo successivamente nel mix del disco invece, già prevedevo sarebbe stato fatto un forte lavoro di restauro del singolo canale, con filtraggi passivi anche specifici, tipo notching. Questo fino a ricostruire una voce sicuramente più debole dal punto di vista del volume ma il più possibile ripulita dai rientri; da lì in poi, avrei lavorato in maniera classica, applicando uno o due compressori in serie seguiti da EQ sia sottrattivi che additivi.
Sicuramente in questi casi le tracce ausiliari con gli effetti sono utili non solo per la creazione degli ambienti e dei delay ad hoc, ma anche per ricreare artificialmente delle “basse” sulla voce, basse scomparse a monte dopo la pulizia iniziale sullo stesso canale del microfono della voce.
Comunque e fortunatamente questa è diventata la cronaca di una serata felice: lo spettacolo (con torta a sorpresa a metà show per Paul) è andato più che bene; la registrazione pure ed il disco ancora meglio. 
So far so good!
 
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