Premesso che ho cominciato nel mondo dei musicisti amatoriali con il sax contralto, per entrare poi nel gruppo musicale formatosi all'Oratorio Salesiano di Bellavista-Portici nel 1966 ma come armonicista, passato poi solo nel 1967alla chitarra, nel ruolo di solista alla partenza per il servizio di leva, all'epoca obbligatorio, del mio amico Peppe, quello che mi aveva fatto imbracciare per la prima volta una chitarra elettrica, la sua Meazzi Wandrè Tri-Lam, e chi mi vendette poi la mia attuale Hofner Galaxy modello 176 (ripescata ad Ercolano dopo oltre 30 dalla mia successiva vendita di inizio anni 70s). Però da quel lontano periodo avevo (ed ho continuato) sempre snobbato il ruolo di chitarra ritmica, per passre poi al basso elettrico a fine 1968 su imposizione degli altri componenti, dopo la partenza del bassista per lo stesso motivo. Per me poi la chitarra acustica a 12 corde era solo una "Mangia-Unghie", per non parlare delle 12 corde solid body elettriche di cui non vedevo la necessità di possederne una, ma di cui mio cugino statunitense Frank, figlio della cugina di 1° grado di mio padre a nome Rosa, ne andava invece letteralmente pazzo (ho delle sue foto sia con una Gibson ES 335 12 corde che con una Univox, sempre a 12 corde). Poi quando fui assunto nell'allora gloriosa "Azienda Autonoma Ferrovie dello Stato" a Torino, un collega mi propose l'acquisto di una sua chitarra acustica-elettrica, era una Crucianelli, guarda caso, a 12 corde. Beh, pensai, al limite ne tolgo le 6 più sottili e l'uso come se fosse una 6 corde normale, almeno mi farà compagnia. Poi anni dopo nel negozio di Alfredo a Napoli trovai in vendita una delle prime EKO a 12 corde, era del1965, con la cassa armonica colorata in sunburst tendente al verde ed il manico verniciato nero sul reto, aveva ancora il logo alla paletta piccolo ed orizzontale in corsivo e le meccaniche a "Zig-Zag" in plastica bianca. Era stata ceduta in permuta dal chitarrista di Peppino di Capri, facente parte del gruppo solo da poco, al posto di Mario Cenci (lui proveniva da quello di Fausto Leali), ma io avevo già comperato, sempre da Alfredo e della stessa provenienza, un basso senza paletta, marca Riverhead, color rosso metallizzato (RUB NAT), appartenuto invece al bassista Pino Amenta. Chitarra che tempo dopo regalai ad un ferroviere collaboratore che era triste perchè si era fatto trasferire a Milano per cercare lavoro ai figli; però dopo poco tempo dal fratello di Alfredo, Salvatore, trovai una Fender Shenandoah ad un prezzo più che abbordabile. Era poco potente come voce da acustica, cosa che io attribuii forse al fatto che montava un rinforzo in legno a forma di barra del diameto di ~25 mm, che percorreva tutta la cassa armonica longitudinalmente, pertanto, quando un giorno trovai invece da Alfredo una Epiphone FT-160 modello Texan 12, Made in Japan by Norlin di inizio anni 70, non ci pensai sopra 2 volte e la permutai,dando in più qualche centinaio di euro, con la Fender; ce l'ho ancora e mi trovo benissimo anche se la uso poco, ma almeno questa si fa sentire (però rimpiango la paletta della Fender che era chiamata da tutti a "mazza da golf"). Ecco invece la EKO Cobra 12 che provai e che non comperai.
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