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Sharks: “Slow Song” l'album “ritrovato”
Sharks: “Slow Song” l'album “ritrovato”
di [user #116] - pubblicato il

Nel 1990, dopo l'esperienza sanremese e i tour con Vasco Rossi, Deep Purple e Jethro Tull, gli Sharks sono una delle band più in vista della scena italiana. Il Grunge è dietro l'angolo ma non ancora esploso: sono ancora gli anni dell'hard rock e di gruppi ispirati al sound di Van Halen, Whitesnake, Europe.... Gli Sharks registrano l'album “Slow Song” che però rimane inedito, fino a quest'anno. Ci siamo fatti raccontare meglio questa favola musicale d'altri tempi da uno dei protagonisti: Andrea Ge, batterista degli Sharks e oggi didatta apprezzato a livello nazionale.

Gli Sharks si formano nel 1979, in pieno periodo punk/new wave. Voi avete preso una direzione musicale completamente opposta. Raccontaci la vostra storia.
E’ vero, hai centrato il bersaglio. Noi facevamo rock in un’epoca in cui questo genere era sommerso da praticamente ogni nuova tendenza: c’era la disco, il pop, e in più il rap stava prendendo piede negli States. Ma il punto è proprio questo: noi non suonavamo quel genere per tentare di essere trendy, ma perché quello era il nostro modo naturale di esprimerci dietro lo strumento, un linguaggio che ci apparteneva anche nel quotidiano. Siamo nati in zone e contesti diversi dell’hinterland, ma musicalmente eravamo piuttosto affini. Gli Sharks si erano già fatti una bella gavetta creando un proprio repertorio originale quando li conobbi nel 1984 al Magia Music Meeting di Milano, dove andavo a vedere i loro concerti. Pensavo fossero i migliori in assoluto, e il mio desiderio di suonare con loro mi ha portato dalle prime file dei loro show a essere il loro batterista di ruolo. La svolta è avvenuta quando abbiamo vinto il concorso Sim Hi-Fi di Milano, che ci aveva portato dritti al Budokan di Tokyo. Da lì il contratto con la CGD, varie apparizioni televisive, il Festivalbar, Sanremo, i tour con Jethro Tull, Deep Purple, Vasco. Ma non fu certo una cosa semplice: internet non c’era, uno sbocco internazionale era pressoché impensabile e nel nostro paese precorrevamo i tempi, dato che ai tempi non c’erano band che suonavano quel tipo di rock cantando in italiano. Il nostro sound risultava spesso un po’ troppo duro in un contesto di musica pop italiana, ma allo stesso tempo era troppo mainstream per i rockettari incalliti. Come si suol dire, Wrong place, wrong time, come recita il titolo dell’album di un mio caro amico. L’unica cosa su cui nessuno aveva da ridire era la qualità di repertorio, arrangiamenti ed esibizioni live. Eravamo una band compatta con uno standard sopra la media, che di fatto ci ha permesso di continuare a suonare individualmente in altri contesti musicali.

Sharks: “Slow Song” l'album “ritrovato”

Sharks live Budokan Tokyo 1986

Quali erano le band di quegli anni che avevano ispirato il vostro sound?
Nei nostri ascolti avevamo in comune i gruppi che in quel periodo andavano per la maggiore, dai più classici Deep Purple, Jimi Hendrix e Kiss a gruppi A.O.R. come Toto, Foreigner, Def Leppard, Journey, Queen, Marillion o band metal come Scorpions, AC/DC, Judas Priest. Ognuno aveva i propri modelli, che in cuor suo cercava di eguagliare in qualche modo. In più eravamo immersi nella cura dello strumento e ci applicavamo di continuo nella pratica per la ricerca di un suono migliore.

Ricordo di aver letto come nel business italiano gli Sharks attirassero di riflesso un po’ dell' attenzione e della popolarità di cui beneficiavano band come gli Europe. 
È una descrizione calzante?
Beh, non credo corrisponda proprio alla realtà. Se avessimo davvero tratto benefici dall’ onda degli Europe - che hanno avuto un successo colossale in tutto il mondo - a noi sarebbe bastato anche solo un 10%. Più che altro, in maniera semplicistica, alcuni ci etichettavano come la loro versione italiana, una sorta di “Iurop de noantri”. Look aparte, un nostro singolo richiamava il loro celeberrimo The Final Countdown: peccato che quel brano noi l’ avessimo scritto molto tempo prima, ma questo ovviamente nessuno lo poteva sapere. La nostra non era una ricerca spasmodica dell’hit e dell’essere commerciali a tutti i costi, semplicemente univamo il nostro rock a un’innata italianità che rendeva il tutto melodico e cantabile.

Sharks: “Slow Song” l'album “ritrovato”


Nel 1989 la rivoluzione del grunge era dietro l'angolo: c'erano avvisaglie in Italia di quel cambiamento?
Il rock negli anni ’80 era glamour. Aveva ampio spazio nei palinsesti di magazine, trasmissioni televisive, radio eccetera: la musica in generale era patinata, sgargiante, spettacolare. Il grunge ha cancellato tutto con un colpo di spugna. A dire il vero non c’erano chiare avvisaglie di quell’improvviso cambiamento. Forse avremmo dovuto aspettarcelo, ma all’epoca eravamo totalmente concentrati sul fare al meglio ciò che stavamo facendo da non preoccuparci troppo di anticipare e inseguire le nuove tendenze.

Tra il 1988 e il 1989 avete collaborato con Vasco ed Enrico Ruggeri, affiancato dalla produzione di Luigi Schiavone. Cosa ti resta a livello umano e artistico?
A livello umano rimangono amicizia e simpatia praticamente con tutti gli artisti con cui abbiamo collaborato, con alcuni più intense e durevoli rispetto ad altri. Artisticamente, quelle che hai citato sono collaborazioni tra le più importanti che abbiamo avuto, sicuramente una grande occasione e un’ iniezione di fiducia per la nostra carriera che dura ancora oggi.

Su Wikipedia si legge che il vostro album ‘Slow Song’ non uscì per tutta una serie di problemi. Quali?
Questa è una domanda che ci hanno fatto spesso, ed è un tasto un po’ dolente. Ai tempi non avevamo capito esattamente cosa fosse successo, e solo a distanza di molti anni siamo riusciti a mettere insieme tutti i dettagli. In pratica non erano stati raggiunti gli accordi con le terze parti coinvolte, complici sicuramente la nostra giovane età, la mancanza di consapevolezza e di potere contrattuale, che non avevamo. Ma penso anche che lo stile di musica da noi proposto in quel particolare periodo storico abbia inciso parecchio.

Sharks: “Slow Song” l'album “ritrovato”

Sharks Stadio di Torino 1989 photo copyright Bruno Marzi

La data live immortalata nel video con Vasco è del tourFronte del palco’? Un'attenzione così imponente per il rock sarebbe ipotizzabile oggi in Italia?
Il video al quale ti riferisci è una nostra esibizione allo Stadio di Torino nel tour ‘Liberi liberi’ di Vasco nel 1989, dove abbiamo aperto tutti i suoi concerti nei principali stadi italiani. Vasco ha continuato questa tradizione per molti anni a venire, e ultimamente ha fatto anche molto di più. In definitiva, credo sia l’unico artista italiano che possa permettersi di indirizzarsi a un pubblico sterminato suonando sostanzialmente del rock. Di sicuro la musica live attirerà sempre il pubblico, ma ottenere un risultato di gradimento e popolarità come quella di Vasco è a mio parere pressoché impossibile. La sua è un’alchimia perfetta: personalità, carisma, energia, interpreti di qualità ma soprattutto le canzoni. E le sue più famose sono immortali.



Gli Sharks sono: Dario Fochi voce, Mauro Palermo chitarre, Fabrizio Palermo tastiere, Francesco Di Foggia basso, Andrea Ge batteria.

L’album “Slow Song” prodotto da Roberto Casini per Selvaggia Music, Enrico Rovelli produzione e management, Mark Harris (keyboards), è disponibile su tutte le principali piattaforme digitali (iTunes, Spotify, Apple Music etc.)

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