Vent’anni fa Joe lottava per fare il musicista a New York - sopravvivendo con una dieta a base di cibi trovati qua e là e sperando in un colpo di fortuna - mentre oggi è diventato una grande fonte di ispirazione nel mondo della chitarra: se i biglietti della lotteria non gli hanno mai procurato granché - racconta - la sua presenza con la sua imponente chitarra attraverso la pubblicazione di quattro album dal 2002 al 2006 (So, It’s Like That, Blues Deluxe, Had To Cry Today, You & Me) lo ha portato alla popolarità.
Dopodiché Joe ha passato molto tempo lontano da New York, in particolare tra Nerdville in California e Nerdville East a Nashville dove le sue dimore possono essere considerate case-museo letterarie in cui si mescolano anche i suoi strumenti da collezione, prevalentemente chitarre vintage e amplificatori, con una delle collezioni più curate in circolazione.
Nel 2019 poi, gli eventi hanno riportato Joe a New York: “forse è stata una crisi di mezza età, ho sempre voluto ritornare da dove tutto è partito, ma non volevo preoccuparmi di organizzare concerti ed eventi per potermi mantenere lì” dice.
Nel febbraio del 2021, Joe si è recato ai Germano Studios nel quartiere Noho di Manhattan , anche conosciuto come “The New York Album”. Per via della pandemia, la registrazione è stata completamente diversa da tutte quelle in cui era stato coinvolto fino a quel momento.
Kevin Shirley, il produttore di Joe, era bloccato in Australia per via delle grandi restrizioni dovute al COVID - i due si conoscono da molto e sono diventati inseparabili per via delle fruttuose collaborazioni che hanno svolto insieme. Shirley ha prodotto il quinto album del chitarrista, You and Me e altri progetti successivi. Per via di questo rapporto così speciale, la distanza non si è rivelata di certo un problema: tramite Zoom e altre piattaforme dedicate alla registrazione, le tracce arrivavano da una parte all’altra del globo senza neanche un minuto di attesa: “un bizzarro modo di registrare per un periodo altrettanto bizzarro”, come ha detto lo stesso musicista.
Time Clocks è pieno di colpi di scena: è stato registrato live con un trio composto da Joe, il batterista Anton Fig e il bassista Steve Mackey, mentre le altre parti sono state aggiunte successivamente. L’album si presenta con una diversità di suoni che quasi rema contro il tradizionale sound blues di Joe: “Notches” si apre con un riff a 12 corde ispirato a Ali Farka Touré, Time Clocks ha un tocco country e una vibe tutta americana, “Curtain Call” è invece un omaggio ai Led Zeppelin.
“Secondo me è un disco molto diverso dai precedenti” dice Joe. “Non è blues, sicuramente. Sto solo provando a fare dischi che non mi annoino durante il mio percorso”. È anche un modo per non abituare il pubblico a credere che suoni solo blues: “ non suono solo questo, ma qualsiasi cosa, e questo è un gioco dove siamo stati abituati ad adattarci a ogni situazione musicale, è molto divertente.”
Altra curiosità relativa alla registrazione del disco è la selezione degli strumenti, molto più esigua: questo sorprende data la sua vasta collezione. “A New York hai quel che hai. C’erano solo tre amplificatori. Avevo un Twin JB Signature ad alta potenza mandato dal nostro distributore, ma sono finito a usare solo due Deluxe. Avevo una Deluxe Reverb e un Deluxe brownface.
L’album, uscito il 29 ottobre, è stato pubblicato su Provogue (in Europa) e sulla propria etichetta J&R Aventures, ed è disponibile sia nella versione CD sia vinile, nonché disponibile per l’ascolto su tutte le piattaforme digitali. |