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La frustrazione che ci mantiene vivi
La frustrazione che ci mantiene vivi
di [user #50760] - pubblicato il

L’età non mi ha portato saggezza ma mi ha aiutato a trovare, quella sì, una consapevolezza: per suonare la chitarra sarebbe esistita una via maestra, quella dello studio, dell’abnegazione, della costanza. E… no, l’ho osservata a debita distanza, per qualche momento ho persino allungato il collo per guardarla più da vicino, poi mi sono cercato nelle tasche e niente, non ci ho trovato dentro la determinazione necessaria a percorrerla.

Teoricamente ci sarebbe stata una seconda via, riservata a pochi fortunati: quella del talento, dell’orecchio formidabile, del dono di natura. Quella strada, a me preclusa per limiti evidentissimi, perlomeno l’ho sognata: queste sublimazioni oniriche avvenivano in adolescenza, simili a polluzioni notturne, dopo la visione di Mississippi Adventure, il film in cui Ralph Macchio - doppiato da Ry Cooder - asfaltava il demone Steve Vai. 



Restava la terza via, ed è quella che ho percorso: il sentiero della frustrazione. Lungo l’impervio cammino, lastricato di desideri ardenti e di sogni infranti, ho incontrato molti di voi. Vi ho trovati quasi tutti, all’inizio della strada, quando il sabato pomeriggio eravamo in piena sindrome di Stendhal davanti alle pareti del più grande negozio della città, senza nemmeno il coraggio di chiedere agli odiosi commessi il prezzo di certe meraviglie a singola spalla mancante. Eravate lì come me, insieme a me, a diciassette anni sul palco del liceo, a suonare male Paranoid sentendoci per qualche attimo dei giganti. E quando abbiamo comprato la prima Stratocaster American Standard, ve lo ricordate? Sembrava il Santo Graal. E i mille pedali, che fischiavano ed era sempre colpa loro se l’assolo di Tornado Of Souls (perché a noi l’ambizione non manca) veniva, ehm, leggermente diverso da quello del disco. Mi ricordo bene le vostre facce, quando avevamo deciso di vendere tutto dopo aver visto quello youtuber cinese di nove anni capace di cose inimmaginabili. Per fortuna poi abbiamo cambiato idea. Ma soprattutto non ero da solo, e non lo sono nemmeno oggi, in quelle mille sere in macchina, sfatto dopo il lavoro, per raggiungere il gruppo in sala prove a 50 chilometri da casa, quando mi chiedo “perché mi sto facendo questo sbattimento, a cosa serve?”. Ecco, per fortuna non sono solo, ci siete voi a tenermi la manina.

La frustrazione che ci mantiene vivi

Ci siete anche ora, mentre scrivo questo purificatorio outing. Perché sì, è vero che il suono non è mai quello che vorremmo, che la chitarra dei desideri è sempre un passo più in là del nostro portafogli, che la notte facciamo fatica a prendere sonno dato che ci manca il Kemper, o il Mesa, o il Lollar, o la Suhr o l’ultimissimo IR o chissà quante altre cose che sappiamo di non meritarci ma che - ne siamo certi - ci farebbero trovare la famosa “pace dei sensi”. Ma non è forse questa eterna frustrazione del desiderio a tenerci vivi, accesi, innamorati? E guardiamoci negli occhi: se pure la trovassimo, la pace dei sensi, quanti minuti durerebbe?

La frustrazione che ci mantiene vivi

Fabio Cormio, giornalista e autore con il vizietto della chitarra Southern Rock, è Brand Manager di Classic Rock e della divisione musica di Sprea Editori. Scrive e conduce il programma True Lies su Radiofreccia. Con questo articolo comincia la sua collaborazione con Accordo.
 
Ho conosciuto Fabio Cormio anni fa nella redazione di una primaria testata motociclistica italiana, dove ci siamo scoperti a unire la passione per le due ruote con quella per le chitarre. Fabio è un giornalista brillante e creativo, con un curriculum professionale di assoluto rilievo. Sono quindi molto lieto di dargli il benvenuto sulle pagine di Accordo, certo che con i suoi interventi da "battitore libero" diventerà un beniamino di questa bella comunità. (Alberto Biraghi)​
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