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"Traditional Music For Guitar" di Micki Piperno
di [user #116] - pubblicato il

"Traditional Music For Guitar - Italian Folk Songs" è un viaggio che attraversa l'Italia e racconta - grazie alla chitarra acustica meravigliosa di Micki Piperno - le radici antiche della nostra storia e cultura musicale popolare. Abbiamo incontrato l'autore, vecchio e prezioso amico di Accordo, per farci raccontare approfonditamente questo lavoro edito da Volontè&Co.

In “Traditional Music For Guitar- Italian Folk Songs” definisci i temi tipici della tradizione popolare e regionale italiana, il Nostro Blues. Una definizione bellissima che mi piacerebbe approfondissi…
Sono fermamente convinto che le nostre tradizioni regionali possano essere a tutti gli effetti paragonate al Blues, così come alla musica di tante e meravigliose regioni dei popoli del mondo. Questo lavoro è nato dal desiderio di far riscoprire in una chiave nuova, forse più fresca e attuale, le bellissime melodie di diverse musiche delle regioni della penisola Italiana. E’ stato un viaggio quasi casuale, partito da un articolo trovato su internet e firmato Mario Sarica che parlava e raccontava in modo appassionante delle musiche della nostra penisola, in particolare di quelle del sud Italia e della loro profonda relazione con la danza e il canto: una relazione profondamente vicina anche alla musica originaria degli afro-americani.
Penso, per esempio, alla “Quadriglia Siciliana" che costituisce di fatto la prima registrazione riprodotta su disco 78 rpm Columbia effettuata a New York nel 1919 e a come fosse giunta dalla Sicilia in America attraverso un lungo viaggio legato ad una storia di fatica e di sopravvivenza. 
Il blues è la musica della speranza, una speranza di sopravvivere e di continuare a lottare e sperare per un futuro migliore.
Non sapevo che la Columbia Records avesse inciso molto materiale Italiano portato in America dagli emigranti in cerca di fortuna e che fosse divenuta un punto di riferimento per i tanti emigranti appassionati delle nostre tradizioni costretti a vivere in un paese lontano. Se oggi conserviamo queste fonti è proprio attraverso molte registrazioni effettuate fuori dall’Italia in quel periodo.
Un po’ come le operazioni fatte da Ry Cooder con "Buona Vista Social Club” e per la musica delle origini del Blues con i dischi con “Ali Farka Toure” ho cercato e cercato e non mi sono fermato al primo incontro… il viaggio verso la riscoperta delle nostre tradizioni era iniziato.
Ho iniziato questo cammino cercando melodie scritte per lo più per organetto, clarinetto, voce e fisarmonica e ho provata ad arrangiarle per chitarra sola Fingerstyle e il risultato è stato per me davvero inaspettato …è musica meravigliosa dal punto di vista ancestrale molto vicina al nostro essere e molto attuale e bella da suonare. 
Alla fine del lavoro mentre lo provavo e riprovavo, mia moglie anche lei musicista di grande sensibilità dalla stanza accanto mi ha detto: “Ma lo sai che questo lavoro è proprio bello”e ne sono stato davvero felice …nato per caso e amato profondamente.


"Traditional Music For Guitar" di Micki Piperno

Il libro ha una magnifica prefazione di Mario Sarica…
Nei giorni finali, verso la chiusura del lavoro che prevede una prefazione in cui racconto e spiego anche l’origine di queste musiche (Quadriglia, Tarantella, Saltarello…) il nome di Mario Sarica mi risuonava nella testa …era stato così prezioso per me, aveva fatto nascere questo mio nuovo sentimento di curiosità, mi aveva portato ad aprire nuovi orizzonti, quindi ad imparare cose nuove. Pensavo tra me e me: “Chi sarà? Sarà ancora in vita? E se lo fosse, come faccio a sapere dove è?”Insomma, l’ho cercato sui social e - come James Bond - ho scoperto che forse conosceva un mio caro amico (il grande chitarrista Siciliano e docente presso il conservatorio di Messina, il maestro Nicola Oteri). Quindi che fare? L’ho chiamato, scoprendo finalmente che Mario Sarica era vivo, era effettivamente un amico del M° Oteri ed era il direttore del museo degli strumenti popolari di Messina.  Sarica è un vero e importante studioso della materia, amico e collega di grandi nomi della etnomusicologia italiana quali Diego Carpitella e Roberto Leydi con cui, peraltro, si è formato all’università di Bologna. Tutti nomi che, a proposito di blues, avevano lavorato per anni a braccetto con Alan Lomax per riscoprire le origine delle musiche e delle danze del nostro territorio.
Nicola nei giorni seguenti mi ha presentato e messo in contatto con Sarica con cui è nata subito una sincera amicizia: ho avuto l’onore, l’assoluto privilegio di farmi narrare storie riguardanti le musiche della tradizione.
Alla fine, per ironia della sorte, Mario Sarica mi ha fatto anche il regalo di curare la prefazione di questo libro e dato la possibilità di pubblicare parte del famoso articolo su questo nuovo libro in uscita.
È stato davvero un privilegio sapere che il lavoro svolto era stato molto, molto apprezzato. Questo proprio nell’ottica della rivalutazione del repertorio e nella prospettiva di far conosce agli appassionati e agli studenti che seguo in Conservatorio la nostra “Musica del diavolo”.
Questo viaggio ha a che fare profondamente con il linguaggio della musica delle tradizioni orali, della magia e della superstizione popolare, melodie non sempre semplici, elementi ritmici piuttosto complessi e che hanno sempre a che fare profondamente con la nostra capacità di essere naturalmente musicali senza filtri…penso che questo sia la base della musica popolare: l’anima e il motivo vero dell’esistenza del blues.


Immagino che molta di questa musica sia nata - e nei secoli passati eseguita - con strumenti differenti dalla chitarra folk. Come è stato il lavoro di arrangiamento e adattamento sulla chitarra di musica scritta magari solo per esecuzioni vocali o organetto, clarinetto, fisarmonica...sei dovuto ricorrere a soluzioni non convenzionali dal punto di vista tecnico?

Le domande di Gianni Rojatti devo dire sono sempre molto intelligenti e mi fa sempre molto piacere rispondere….
Il lavoro non è stato per nulla semplice soprattutto perché come un bravo cuoco che si rispetti non amo interpretare troppo le ricette tradizionali. Credo che in questo genere di cose un pizzico di saggezza e la capacità di capire cosa effettivamente serve per un arrangiamento di un determinato repertorio sia la capacità più importante da tenere sempre ben presente.
Partendo dal fatto che i brani sono fondamentalmente danze e canzoni nate ed eseguite storicamente per strumenti quali la voce, organetto, fisarmonica, clarino, ecc., ecc., il lavoro è stato da me impostato in questo modo: ho trascritto in primis le melodie dagli originali e susseguentemente aggiunto i bassi delle armonie principali cercando di non stravolgere gli accordi che sono come potrete immaginare semplici, fondamentalmente armonie che si muovono su I°, IV°,V° o I°, V° maggiori e minori.
Il lavoro interessante è stato nelle parti interne in cui mi sono divertito a creare quel movimento necessario per creare un andamento che potesse funzionare per lo scopo. In alcuni brani e in alcune battute, la melodia restava ferma e allora attraverso il movimento ritmico dei bassi sono riuscito artificiosamente a dare comunque senso di movimento; sono nate casualmente delle assonanze con alcune battute che mi hanno ricordato anche i preludi di Villa Lobos. Probabilmente essendo musica senza troppi accordi evoluti è venuto spontaneo armonizzare in modo quasi classico.
I brani sono davvero vari... è veramente divertente l’adattamento del classico “Alla fiera de Mastr’Andrè” che ho volutamente arrangiando inserendo la melodia originale nell’ambito di un “Turn around" swing americano andando così a celebrare la Napoletanità in tutta la sua essenza con le sue influenze e contraddizioni che uniscono la musica del mediterraneo con il jazz americano importato nel periodo della seconda guerra mondiale.

 
"Traditional Music For Guitar" di Micki Piperno

Parlando di tecnica, dal punto di vista esecutivo e di preparazione armonica, che livello dovrebbe avere uno studente per avvicinarsi in maniera consapevole e fruttuosa a questo testo? È necessario avere una formazione tecnica di estrazione classica?
Il libro presenta al suo interno brani di media difficoltà e alcune pagine più impegnative; diciamo che chi possiede una discreta tecnica di chitarra classica di base o di fingerstyle avanzato si troverà sicuramente più a suo agio. Direi comunque che se ci si mette con un po’ di impegno i brani sono fattibili. L’unico aspetto da puntualizzare per onestà intellettuale è che il libro pur avendo le tablature - che ritengo giuste in questo caso, vista la natura popolare della pubblicazione - non è corredato di file audio e video poiché segue la linea che sto perseguendo da un po’ per il lavoro didattico destinato anche ai corsi accademici per Conservatori dove la lettura della partitura e dei segni convenzionali sono molto importanti per dare ai brani una profondità interpretativa maggiore. 


Quali vantaggi ritieni possa portare alla formazione di un musicista misurarsi con questo tipo ti repertorio tradizionale?
Allora sicuramente scoprire nuove forme e nuovi linguaggi apre orizzonti inesplorati di tipo culturale e tecnico che sono alla base di ogni forma evolutiva. Ogni musica, ogni luogo e sensazione ci rivela forme di relazione e di adattamento sempre diverse, una opportunità di crescita e di accrescimento alla base della formazione del musicista.
Per esempio, l’estetica di questa musica è profondamente diversa da quella anglosassone e le armonie pur essendo altrettanto semplici hanno una pulsazione metrica più complessa nella nostra musica popolare, ogni due o quattro battute, possono cambiare gli andamenti con forme sincopate diverse e quindi possono risultare tecnicamente e da solfeggiare più complesse. Poi trovo che, per ciò che riguarda l’interpretazione musicale, in questo repertorio da solisti sia più difficile trovare strade interessanti. Se si suonano questi brani senza cercare colori diversi con la mano destra ( per ottenere soluzioni dinamiche differenti per le varie sezioni ) si rischia di risultare un po’ piatti.


"Traditional Music For Guitar" di Micki Piperno

Studiando in maniera così approfondita le radici della nostra cultura musicale popolare, hai trovato elementi che poi, nel tempo, sono rimasti presenti nella nostra musica Pop? E mi riferisco in particolare alla sensibilità melodica che distingue la grande musica pop italiana a livello internazionale?
Certamente si, già in queste composizioni dal sapore diciamo “antico” sono presenti elementi melodici davvero poetici che si miscelano perfettamente con un grande senso ritmico realizzando in modo chiaro e manifesto le caratteristiche di quella che poi è divenuta la nostra musica leggera degli anni 60’ e 70’. Peraltro tanti artisti Italiani e di varie epoche come De Andrè, Tony Santagata, Eugenio Bennato, Pino Daniele ma anche Carmen Consoli, Mannarino in tempi più recenti hanno attinto e rappresentato bene queste influenze dentro la loro nobile musica leggera.
 Per esempio, nel primo brano che ho trascritto e su cui mi sono cimentato in questo lavoro la “ Quadriglia Siciliana” ben si coglie questa stretta parentela con gli elementi melodici di tanta musica attuale.
Peraltro a breve terrò un Concerto al Conservatorio Angelo Corelli di Messina dove sono stato invitato e tenere una Masterclass e fare un concerto di presentazione di questo lavoro…sono molto contento di avere il privilegio di far sentire a tanti ragazzi questo repertorio che può rappresentare un’opportunità di ispirazione. A questo proposito, c’è un’ultima cosa di cui vorrei parlare perchè la reputo davvero interessante e l’ho scoperta per caso alla fine della scrittura del libro. Il noto compositore classico Alfredo Casella (a cui è intitolato il Conservatorio proprio dell’Aquila dove insegno Chitarra folk nel nuovo dipartimento di musica Tradizionale) scrisse una composizione intitolata Siciliana e Burlesca op.23bis, che è una composizione strumentale da camera, classica, ispirata ai temi della musica tradizionale scritta nel periodo che va dal 1914 al 1920. Un brano che interpone fitte armonie cromatiche di accordi dissonanti, spesso di nona, quasi spettrali, alla melodia della musica dolce tipica della nenia italiana. Questo aspetto ci rivela che lo scambio tra musica popolare e musica colta è un codice fondamentale e sempre esistito! La musica classica si nutre dei codici popolari e quella leggera si alimenta di codici classici in un continuo scambio che si trasforma nel linguaggio della musica contemporanea. Ne è la prova anche il successo della musica di Ennio Morricone per ciò che riguarda il repertorio della musica da film.

Hai realizzato un video che testimonia una tua toccante interpretazione del canto sardo di inizio del secolo scorso, “No Potho Reposare”. Ci racconti in maniera più dettagliata questo pezzo, anche dal punto di vista chitarristico?
Sono molto affezionato a questo semplice arrangiamento che ho realizzato di questa meravigliosa canzone Sarda, una ballata dolcissima e che trovo di una bellezza senza tempo.
 A Diosa (più conosciuta come Non potho reposare) è una canzone scritta nel 1920 dal compositore Giuseppe Rachel con tempo di valzer sulle parole di una poesia, scritta nel 1915, dell'avvocato Salvatore Sini. Questo brano è un canto d’autore folklorico e per questo nella mia introduzione con la chitarra acustica ho fatto un riferimento trasversale con il suono tipico di certe ballate americane alla  James Taylor, mi piaceva l’idea di far capire che in fondo ogni mondo è paese, che la musica bella è totale e non ha compartimenti stagni. La ballata è legata ad un'espressione sempre simile e profondamente umana che dalla musica Irish passando per il valzer più classico ci porta a danzare e percepire la musica verso una determinata dimensione.
Il brano, nel tempo, è entrato a far parte della cultura e della tradizione popolare sarda e non solo. Tra le interpretazioni più belle di questo brano  vanno sicuramente ricordate quelle della nota cantante Maria Carta e quella del grande Andrea Parodi cantante dei Tazenda che ha sicuramente contribuito alla larga diffusione di questa canzone in epoca recente e di cui peraltro ne esiste una versione con Al di Meola alla chitarra. Concludo dicendo che la conoscenza di questa musica rappresenta un’opportunità di conoscere luoghi e usanze della nostra penisola ma attraverso solo il linguaggio della musica che spesso parla in modo molto più chiaro di tante parole.



Micki Piperno è un vero specialista e virtuoso della chitarra acustica fingerstyle—  concertista e docente, è una vecchia conoscenza di Accordo per cui ha tenuto anche una rubrica didattica di successo per oltre due anni e, ogni tanto, torna a farci visita.
Micki è il primo musicista in Italia a tenere un corso di questa specificità strumentale presso i Conservatori di Teramo, dove è docente del primo corso di chitarra pop ad indirizzo fingerstyle dell’Aquila, dove da quest'anno è docente del primo corso di Chitarra Folk nel nuovissimo dipartimento di Musica Tradizionale.
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micki piperno volonté&co
Link utili
"Traditional Music For Guitar - Italian Folk Songs" sul sito di Volontè&Co
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