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Il successo logora chi non ce l'ha? [RANT]
di
Pearly Gates
[user #12346]
- pubblicato il
26 novembre 2022 ore 21:12
un video per riflettere un po' sull'atteggiamento di questi tempi uno spunto per una discussione.
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di
DiPaolo
[user #48659]
commento del
26/11/2022 ore 22:28:06
Personalmente non amo artisti o band, io (l'ho già detto in passato) amo le canzoni, quelle che mi danno sensazioni, non posso "odiare" le canzoni che non mi piacciono, mi possono piacere poco o niente, tuttalpiù lasciare indifferente. Solo nel caso in cui buona parte dei brani di un artista o band mi piaccia, arrivo ad amare anche l'artista, nel mio caso amo solo il gruppo Battisti/Mogol, già, il Battisti solo, degli ultimi 6 album, il Battisti senza Mogol, non mi piace, per poterlo dire ho acquistato tutti gli album, e non mi piace, ma non per questo lo odio. Faccio invece fatica a capire chi ama un solo artista/gruppo, al punto da essere una cover band, non li capisco, ma non per questo li odio. È vero, m'infastidisce quando la stampa, la televisione, la radio ci bombardano ossessivamente tutti i giorni con informazioni eclatanti su nuovi parvenue (che non ho mai sentito), come se fossero i nuovi Beatles, avendo già conquistato il disco d'oro (25.000 copie) o di platino (50.000 copie), tralasciando di dire che al tempo dei Beatles, ma fino a non molti anni fa, per avere un disco d'oro occorrevano 1.000.000 di copie vendute e per uno di platino dieci volte tanto ed i Beatles li hanno vinti tutti e due. Ma con il poco tempo che mi rimane per ascoltare musica, figurarsi se ne perdo anche ad odiare, evidentemente agli odiatori quel tempo rimane, forse non sanno come impiegarlo altrimenti ... magari ascoltando musica che gli piacesse, naaaa. Credo comunque che alla maggior parte dei frequentatori di Accordo non passi neanche come pensiero di odiare qualcuno, considerato anche immeritatamente, famoso, ma passino oltre. Ahhh la frase:"il potere logora ..." è stata coniata da Charles Maurice de Talleyrand-Périgord, Andreotti l'ha riportata, rendendola famosa anche in Italia. Paul.
Rispondi
di
Guycho
[user #2802]
commento del
27/11/2022 ore 10:39:54
"avendo già conquistato il disco d'oro (25.000 copie) o di platino (50.000 copie), tralasciando di dire che al tempo dei Beatles, ma fino a non molti anni fa, per avere un disco d'oro occorrevano 1.000.000 di copie vendute e per uno di platino"
E quindi? Il confronto si fa in proporzione al mercato attuale.
Rispondi
di
DiPaolo
[user #48659]
commento del
27/11/2022 ore 11:44:44
Ciao Guycho, esatto, ai tempi dei veri dischi d'oro eravamo in 5 miliardi, ora siamo in otto, se stiamo alle tue parole è peggio di quel che ho scritto. Ma più interessante è notare quale parte del mio intervento ha suscitato la tua reazione. Quindi tu giustifichi chi ascolta senza comprare? Ognuno la pensi come vuole, io sono abituato ad acquistare i dischi che m'interessano. Ciao, Paul.
Rispondi
di
Guycho
[user #2802]
commento del
28/11/2022 ore 01:10:20
Si, tu sarai abituato a comprare i dischi, ma tu non sei il mercato.
Come si fa a dare cifre senza contestualizzare? E che c'entra che siamo 8 miliardi?
Il disco d'oro o di platino, è calcolato in base al volume delle vendite totali. Boh.... è matematica eh...
Rispondi
di
DiPaolo
[user #48659]
commento del
28/11/2022 ore 14:17:28
Ciao Guycho, la tua affermazione è una contraddizione in termini, nel mio piccolo (circa 1300 CD e 280 LP), IO e tutti quelli che fino ad oggi hanno comprato supporti musicali, sia fisici che liquidi, SIAMO il MERCATO, non lo sono certo quelli che scaricano gratis ed oggi che di abum se ne vendono cento volte meno di 30 anni fà lo siamo maggiormente . Circa dieci anni fa, una casa discografica tedesca di musica House diede l'incarico ad una softerhouse elvetica di rintracciare tutti gli indirizzi IP del mondo che avessero scaricato i propri brani, spese 1 milione di €. Successivamente, uno studio di avvocati chiese a tutti i governi del mondo coinvolti, gli indirizzi dei corrispondenti IP (tramite i gestori di telefonia, ovviamente). L'Italia si oppose per motivi di Privacy, gli fu risposto che si era di fronte ad un crimine: furto di Proprietà Intellettuale, il Governo italiano accondiscese. Ad ogni persona che avesse scaricato 1 o 1000 brani furono chiesti 333€ forfettari, pena il pignoramento dei beni. Tutti i genitori pagarono. Questo a dimostrazione che certo atteggiamento non solo è sbagliato ma, penalmente rilevante.È a causa di ciò che il mercato discografico stà morendo, ma anche quello editoriale (libri, giornali ecc.) e quando non ci fossero più musica e libri chi dovremmo ringraziare? È un discorso etico, ma con rilevanza penale. Relativamente al disco d'oro e di platino, quando nacquero, negli anni '50, servivano a creare una classicfica che tutti volevano scalare, ma che solo pochi potevano vantarne il raggiungimento. Oggi, l'averne abbassato enormemente il peso, ne ha squalificato il significato, è il canto del cigno delle case dicografiche (di quelle rimaste), grazie all'atteggiamento di cui sopra, a responsabilità dei singoli Governi che non hanno messo in atto provvedimenti per la tutela della Proprietà Intellettuale, il valore del disco d'oro e di platino oggi non è matematica, è disperazione. Ciao, Paul.
Rispondi
di
coprofilo
[user #593]
commento del
28/11/2022 ore 19:53:19
Penso che il maggior danno all'industria discografica lo abbia dato lo streaming, non il peer to peer.
La copia dei dischi c'è sempre stata, gli stessi negozi di dischi ti vendevano le cassette vergini, ogni impianto hi fi prevedeva una piastra che consentiva di registrare.
Era un grosso mercato che si autoalimentava, pensiamo a cosa girava attorno alla musica su supporto fisico: impianti hi fi, autoradio, cassette, cd, portacassette, walkman, cuffie, un enorme giro di soldi per riprodurre la musica.
Lo streaming ha ammazzato tutto, lo smartphone con gli auricolari di serie è tutto quello che ti serve.
Le case discografiche non hanno valutato bene la portata del fenomeno, hanno firmato accordi sconvenienti e ne pagano le conseguenze.
Per quanto riguarda il video concordo con quanto detto all'inizio da Saverio Grandi: se una cosa non ti piace ascolta altro, come ho fatto io dopo due minuti di visionr. Easy!!
Rispondi
di
Guycho
[user #2802]
commento del
29/11/2022 ore 01:30:04
No, tu non sei il mercato (sei convinto che i tuoi acquisti reggano in piedi la discografia? siamo seri), e tutto sto pippone non te l'ho chiesto, nemmeno quanti cd hai, me ne importa un fico secco.
Si parla di streaming, che c'entra la rilevanza penale, l'atteggiamento....ma di che vaneggi? Ma con chi parlo, col 1999?
Lascia stare va...
Rispondi
di
DiPaolo
[user #48659]
commento del
29/11/2022 ore 14:37:08
Ciao Guycho, stai parlando col 2022, ecco chi dovremo ringraziare per la morte delle case discografiche e dell'editoria, la mentalità medioevale tua e di quelli come te che pensano che fino a ché la legge o chi per essa non intervenga con la sua forza istituzionale, tutto sia concesso, dall'appropriamento dei beni altrui fino a chissà cosa (ius prime noctis?). Io mi ritengo repubblicano, democratico ed eticamente corretto, quindi moderno, calato nel XXI secolo, tu puoi dire altrettanto di te? Ciao, Paul.
Rispondi
di
Guycho
[user #2802]
commento del
29/11/2022 ore 22:56:
La devi smettere di darmi del ladro. Datti una regolata.
Te lo ripeto: si parla di streaming, ed è legale.
Te lo ripeto ancora: legale, legale, legale, legale.
Rispondi
di
Zoso1974
[user #42646]
commento del
29/11/2022 ore 11:36:16
...la storia della casa discografica tedesca non l'ho mai sentita, e da informatico mi pare un po' (tanto) campata in aria... hai qualche fonte seria? Giusto per curiosità...
Rispondi
di
DiPaolo
[user #48659]
commento del
29/11/2022 ore 13:28:2
Ciao Zoso, è successo nel 2007, la casa dicografica tedesca è la Peppermint e la softehouse elvetica è la Logistep, se ne parla qui:
vai al link
la cosa è andata avanti per oltre un anno, essendosi, il Governo italiano opposto per motivi di privacy, ma poi ha concesso che i gestori fornissero i nominativi dei corrispondenti IP. Ciao, Paul.
Rispondi
di
MM
[user #34535]
commento del
27/11/2022 ore 10:41:56
Condivido tutto quello che dice Saverio.
Purtroppo il web e i social network hanno, spesso, fatto uscire il peggio dell’essere umano. E credo anche che sia strettamente collegato alla dilagante violenza reale, non solo verbale, che sta imperversando, in particolare sulle donne.
Non lo scopriamo oggi.
Rispondi
di
pelgas
[user #50313]
commento del
27/11/2022 ore 16:10:41
Il mercato della musica non esiste più. Nessuno più compra musica. Nessuno più ascolta radio. Ecc ecc
La musica attualmente tira indirettamente: pubblicità sulle piattaforme (che forse pagano 1 centesimo), streaming (un altro centesimo), quel poco di concerti (sempre più rari). La musica grazie a internet è diventata come la pittura: sempre più rara, sempre meno redditizia, sempre più acquistata solo da addetti ai lavori, un mondo che muove quattrini in modo incestuoso.
Le professionalità si sono rarefatte e specializzate: oggi fare il musicista significa procurarsi per tempo i fans attraverso i social; capirne di digital marketing; saper gestire video ecc. Essere belli, grazie a Istagram, oggi più di ieri conta parecchio. Dove si andrà? Si andrà verso un universo intimo, in cui musica significherà trasmettere attraverso dirette video se stessi, e a dirla tutta, in Italia, il primo è stato il Maestro Bini
Rispondi
di
Sykk
[user #21196]
commento del
27/11/2022 ore 17:23:34
Ovvio, l'invidia è parte di noi.
Ci passiamo tutti, poi bisogna diventare grandi e ammettere che non sappiamo fare di meglio, oppure che se qualcosa non è di nostro gusto ma funziona sul grande pubblico, forse qualche cosa non l'abbiamo capito noi.
Rispondi
di
pg667
[user #40129]
commento del
28/11/2022 ore 21:59:40
non sono molto d'accordo.
i tormentoni durante l'estate hanno stranamente grande successo per poi sparire ed essere dimenticati nel giro di un paio di mesi: per due mesi ha funzionato, ma per essere qualcosa di valido deve durare nel tempo.
i Beatles dopo 60 anni vanno ancora, il reggaeton già da qualche anno annaspa, i trapper durano si e no un paio di anni per poi venire rimpiazzati dalla generazione successiva.
il fatto che "sembrino" piacere a molti non li rende ne bravi ne grandi artisti.
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