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L’AI resuscita i morti e ammazza l’arte?
L’AI resuscita i morti e ammazza l’arte?
di [user #17844] - pubblicato il

L’intelligenza artificiale riesce a far cantare brani inediti ad artisti scomparsi da tempo, ma potrebbe mettere in difficoltà i futuri musicisti. È catastrofismo o una minaccia reale?
Pittori e illustratori sono stati i primi a rizzare le antenne: le intelligenze artificiali rischiano di rimpiazzare figure che hanno lavorato sodo per costruire la propria professione fino a rubare agli uomini ciò che li rende unici, come l’arte. Un proclama simile può sembrare catastrofista, ma è sotto gli occhi di tutti come una semplice app possa oggi generare disegni, scrivere testi, persino produrre musica con risultati sempre migliori. Tutto ciò è stimolante ma, è inevitabile, si teme possa ridurre il lavoro che solo poco tempo fa si sarebbe commissionato necessariamente a persone in carne e ossa. Magari i risultati non ottimali spingono chi desidera un lavoro ben fatto a rivolgersi a un professionista, ma sarà sempre così?

Le tecnologie spaventano e affascinano ogni giorno di più.
Qualche tempo fa, la celebre ChatGPT ha progettato un Tube Screamer in versione software. Il risultato poco credibile ha fatto sorridere i più, ma è impressionante ciò che l’intelligenza artificiale è riuscita a ottenere semplicemente basandosi sulle informazioni e le descrizioni trovate in rete. Se si lavora a un’intelligenza più mirata, nata con un preciso scopo, l’esito cambia profondamente: si pensi a IK Multimedia Tonex, un ecosistema creato ad hoc per virtualizzare strumentazione reale, con una resa talvolta impressionante.

Si tratta del tipico “utilizzo virtuoso del mezzo”. Il programmatore di VST diventa un tecnico progettista di AI e a guadagnarci c’è l’utente finale. Non è lo stesso, qualcuno potrebbe obiettare, quando si tira in ballo l’arte pura e semplice. Quando si fanno quadri, si creano video, si fa cantare “Thriller” di Michael Jackson a Freddy Mercury.



Video del genere diventano sempre più diffusi sul web, esperimenti assai interessanti, per lo più davvero credibili, come quello di un Frank Sinatra che fa una cover di “Video Games” di Lana Del Rey, apparentemente con tutti i vibrati, gli intercalari e - perché no - i cliché del suo personaggio messi al posto giusto.



Qui il desiderio dei fan di continuare ad ascoltare la voce dei propri beniamini è evidente. Un po’ morboso forse, ma tutto sommato condivisibile. È ancora aperta la ferita della scomparsa di Chester Bennington, e la versione di ”My Immortal” cantata da una intelligenza artificiale con la sua voce e il suo stile potrà avere qualche sbavatura stilistica, ma fa venire i brividi.



Dinnanzi a prodotti simili si può parlare di semplice interesse scientifico, magari anche di nostalgia. Volendo malignare, si realizza che le mosse commerciali sono dietro l’angolo.
Qui si va oltre la pubblicazione di brani e album postumi, oltre l’impiego di ologrammi per trascinare gli artisti sul palco anche dopo la loro morte. Qui si vanno a creare contenuti musicali inediti sfruttando il timbro e lo stile di un musicista che non c’è più.
Viene da chiedersi se un prodotto simile abbia davvero un valore artistico, se sia onesto nei confronti dell’utilizzatore finale e, non da meno, quanto rispetti la memoria di un cantante che di certo non ha avuto modo di prestare il proprio consenso all’operazione.

Ma la tecnologia avanza veloce e c’è da giurarci che non è questo il traguardo. In un futuro non troppo lontano è facile immaginare che si arriverà a creare persino artisti che non esistono nella realtà: qualcuno, seppure molto sintetico, c’è già… ovviamente in Giappone. Ma un giorno saranno del tutto credibili all’orecchio, generati dalla fusione degli aspetti prediletti nei musicisti più grandi di sempre, oppure persino del tutto nuovi, slegati da ogni altro riferimento.
Forse, proprio come accade oggi in sistemi di dialogo come ChatGPT, basterà chiedere cordialmente a una schermata di creare una nuova canzone per vedersela bella e pronta in pochi minuti. D’altra parte ne sono già in grado da tempo con strumenti come il Compose della DAW Flow Machines.
Sta accadendo in ogni settore. Le intelligenze artificiali rischiano di rimpiazzare sceneggiatori, fotografi, disegnatori, persino intere troupe pubblicitarie, sebbene con risultati ancora acerbi se non addirittura inquietanti.



Andiamo per iperbole e immaginiamo uno step ancora più avanzato: con la profilazione degli utenti sempre più approfondita, tramite i social e qualsiasi altro sistema che oggi coinvolge le tecnologie, in teoria un’intelligenza artificiale potrà un giorno creare musica su misura per ognuno, basandosi sui suoi gusti e interessi. Un mare di musica che nessuno ha pensato né suonato davvero, tutta bellissima, che manderà in estasi chi l’ascolterà perché sarà esattamente ciò che desiderava ascoltare. Intanto i musicisti chissà in che modo si saranno adeguati, semmai lo avranno fatto.
Bello, no?
… No?
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di rabbitjoke [user #49842]
commento del 26/05/2023 ore 16:25:4
Come sempre, dipende dall’uso che se ne fa e dall’importanza che diamo alle cose. Io penso che per avere un futuro bisogna recuperare molti dei valori perduti, quelli umani, intendo. Soltanto l’uomo può decidere se il coltello è buono o cattivo.Se le prossime generazioni riceveranno gli input giusti il futuro sarà migliore del nostro presente. Inizio io omaggiando con rispetto, amore e dispiacere la scomparsa di Tina Turner. Una delle più grandi cantanti che hanno calpestato questo pianeta. Forse un’intelligenza artificiale può imitare la sua voce ma non potrà mai creare l’emozione e l’intensità del suo vissuto interiore. L’eccessivo pragmatismo degli ultimi 20 anni, unito allo sdoganamento del becero, ha portato con se una grande sterilità. Non dimentichiamoci che l’ingrediente ultimo, dell’arte tutta è la magia !
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di Ernestor [user #46937]
commento del 26/05/2023 ore 19:44:36
Noto che si tende a parlare di IA con un’accezione un poco fuori fuoco, come si trattasse di un’entità capace di autodeterminarsi e di creare contenuti puri dal nulla. In realtà al momento le cose non stanno così, per il futuro chissà… Però, il punto che vorrei esplorare qui è che, liberandoci dell’effetto hype, in realtà queste IA non è che facciano chissà che gran cosa (mutatis mutandis ovviamente fanno grandi cose), ma prima di addentrarmi oltre voglio segnalarvi che le uso come strumento di lavoro e ho modo di vedere almeno per il mio campo d’azione che è la progettazione per lo sviluppo socioeconomico nelle società complesse, sin dove arrivano, almeno per un utente sufficientemente avanzato senza essere un programmatore esperto di IA, come un mio caro amico che le tratta al livello più avanzato, oltre lo stato dell’arte. Riprendo per dire che tutto sommato al momento, usare le IA aiuta molto a sgrossare il lavoro per chi già sa fare, mentre per chi ci smanetta in maniera più empirica e praticona, può permettere di avvicinarsi con risultati, benché approssimativi, a chi magari fino a ieri con competenza doveva far tutto da solo (pensiamo al mix di un bravo sound engeneer rispetto a quello di un hobbista poco esperto che usa la funzione di mix intelligente di una suite iZotope, non tirerà fuori il mix del secolo ma rispetto a quello che avrebbe ottenuto senza il risultato sarà certamente migliore. In questo senso non sono tanto le AI a fregare il lavoro ai pro, ma i semipro a insidiare, grazie alle AI il lavoro dei professionisti, almeno quello di fascia bassa. Ma diciamocelo, quanti di noi appassionati semipro della chitarra roviniamo il mercato a tanti pro della musica coi nostri cachet da una serata per quattro birre? In realtà, il grado di competenze necessarie per un intero pacchetto di lavoro di alto profilo va ben oltre l’azione del software, sarebbe come dire che il lavoro dell’architetto si limitasse al disegno sulla carta. In realtà dunque, almeno per chi lavora a un certo livello le AI sono uno strumento utilissimo ad aumentare la velocità di un processo, ma in maniera concettualmente non lontana da uno che deve fare un conto con carta e penna piuttosto che usando una calcolatrice. Ciò non toglie che siamo davanti a una rivoluzione simile a quando i PC cominciarono a occupare gli uffici, o le officine per le auto. Quel che davvero manca alle AI e che io in fondo forse romanticamente imputo in maniera esclusiva all’uomo, è l’afflato creativo, una sorta di gesto divino che per quanto imitabile dalle macchine non può trovare riscontro con l’uomo. Perché, per quanto vicino ci si possa andare con l’AI, il processo è sempre induttivo, estrapolato da banche dati che col tempo saranno sconfinate e da questi modelli si potrà sempre più plasmare e approssimare a qualcosa, ma comunque il processo sarà ancora modellare la voce di Frank Sinatra su quella di Albano piuttosto che di Cristina D’Avena, come, passatemi la forzatura, modelliamo i parametri del modeler per assomigliare a un Bassman. Non volendo imitare, potremmo anche chiedere all’AI di creare centinaia di soluzioni random, e tra queste di sicuro scapperà fuori qualcosa di interessante; eppure tutto si genera dalla capacità di sezionare e accostare i dati di quella sconfinata banca in modi nuovi più o meno significativi per i nostri gusti. Eppure, di totalmente generativo, di creazione pura non abbiamo nulla se non il risultato della combinazione, ovvero abbiamo dei mattoni, e con questi possiamo costruire molte cose, ma il mattone alla fonte è dato. Questo è il vero punto che differenzia l’AI dalla mente umana. In qualche modo credo che non sarà mai raggiungibile quella dimensione impalpabile e trascendente che costruisce il primo nucleo del tutto. L’AI può copiare i Beatles, creare cloni ed emuli, o ibridi e chimere, dei Beatles ma non potrà mai generare i Beatles.
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di gipson [user #32466]
commento del 26/05/2023 ore 22:23:19
Quello che temo è l’impatto che avrà sul Mondo del lavoro. Da sempre la tecnologia ha scalzato il lavoratore meno qualificato perché più efficace e meno costosa. Se però la tecnologia sostituisce il “lavoro di concetto” allora ci saranno moltissimi che non riusciranno a entrate nel Sistema produttivo perché non tutti avranno la possibilità- né tantomeno il sistema potrà accogliere tutti- di formarsi. È una riflessione che un po’ va OT. Un saluto
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 27/05/2023 ore 09:18:24
I tuoi timori sono assolutamente fondati e non è un pensiero complottista il tuo. Circa cinque anni fa fui invitato a un grosso congresso a Roma sulla direzione dello sviluppo per l’Italia. Era organizzato dal ministero dello sviluppo economico, c’erano il presidente di confindustria, il ministro dell’economia, quello del lavoro e delle politiche sociali, i presidenti di istat e inps, diversi scienziati e docenti universitari, le rappresentanze sindacali, le associazioni più importanti, enti religiosi. Si parlava del fatto che a seguito delle grandi disparità venutesi a creare per aver lasciato il processo di globalizzazione troppo all’autogoverno, c’era grande preoccupazione che lasciare lo stesso campo libero alle AI di cui si aveva piena percezione già allora, avrebbe portato i problemi che tu dici e pertanto si stava cercando di governarne l’introduzione per evitare distorsioni e disparità. Le tempistiche suggerivano di accompagnarne l’introduzione in maniera dolce per almeno cinque anni. Più o meno dunque siamo al termine di quel percorso e l’AI sta entrando nella vita di tutti i giorni sempre più rapidamente. Io la uso soprattutto per velocizzare alcune parti del mio lavoro, soprattutto per migliorare aspetti non legati alla mia specifica professionalità, ma che mi sono necessari per migliorare l’impostazione del lavoro. Non avrei consultato un professionista prima per poterli introdurrre, avrei dovuto approfondire su base personale prima, comportamdomi lavoro in più e con un ventaglio ci competenze certamente meno ampio. Ciò non ruba lavoro a quel professionista al quale andrà comunque in mano un documento semilavorato migliore. Vero è che alcuni amici del settore arte sono in difficoltà rispetto alla stesura di testi che l’AI sembra capace di generare molto facilmente, ma di questi che io sappia nessuno di loro prende per tal quali ma richiedono comunque l’apporto di una sensibilità umana. L’AI toglierà lavoro. credo di sì, come ogni innovazione tecnologica lo ha fatto rispetto alla generazione precedente dal cavallo da tiro al trattore in poi. Sicuramente ci sarà una riconversione del lavoro di molti e nuovi lavori si creeranno (l’influencer è un parto della rivoluzione internet, ma anche questo contenuto sta portando acqua al mulino di Accordo in questo momento). Quello che da esperto di sviluppo non mi nascondo è che la transizione creerà difficoltà a moltissimi e per come la penso io, deve essere la Società Organizzata, istituzioni, associazioni, Comunitá sociale, a farsi carico di quelli che il sistema non riuscirà ad assorbire, e a trovare traiettorie di armonizzazione per il futuro.
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di MM [user #34535]
commento del 28/05/2023 ore 09:56:09
Pur rimanendo profondamente ottimista, perché non mi riesce di essere altro, ti faccio due domande:
1) ma tu ti fidi del modo di operare di coloro che hai citato?
2) non credi che, anche se coloro che hai citato ci metteranno il massimo della loro buona volontà, saranno coloro che avranno cattive intenzioni a trarne il massimo vantaggio? (secondo me sono già lì che si stanno fregando le mani)
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 28/05/2023 ore 13:31:36
Le tue sono domande a cui è difficile dare una risposta, soprattutto sintetica, che come sai non è il mio forte🤭. Comunque per far prima posso riunirle in una sola risposta.
Mi fido? Non tanto, ma spero in bene, per un motivo disincantato, avendo avuto la fortuna di operare con persone di grande valore umano e professionale. Però posso dire che tutto sommato il mondo è meno peggiore di come certe volte ce lo dipingiamo, in ogni contesto c’è sempre un po’ di lotta tra il bene e il male, interessi privati contro bene comune. Conosco molti che cercano di fare cose buone, e ci sono anche emeriti speculatori/approfittatori, spesso coalizzati tra loro per interessi convergenti, che pensano solo a trarre il massimo vantaggio dalle circostanze scaricando le conseguenze sulla collettività. Posso dirti che le istituzioni assomigliano un po’ a quella parabola biblica in cui con l’intento di estirpare la zizzania c’è il rischio di eliminare anche il grano e allora le cose vanno pian pianino, anche perché chi sta lì solo per interesse personale tira il freno sulle cose buone. Ma è un processo costante di miglioramento, purtroppo molto più lento e imperfetto di quello che vorremmo. So che a fronte dei danni che tanti possono combinare ce ne sono anche molti che cercano di metterci una pezza. È un lavoro incessante e quotidiano, spesso silenzioso, ma come sempre, fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce.
Un abbraccio.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 29/05/2023 ore 09:48:51
Certo che fa più rumore, ci metti un attimo a far cadere un albero, e decenni per farlo crescere... dovrebbero saperlo, ma lo ignorano.
Qual è la priorità assoluta per il pianeta, e la spravvivenza dell'essere umano? Cessare (o per lo meno ridurre drasticamente) di immettere in atmosfera CO2. Lo dicono i biologi da 30 anni, lo dicono gli astronauti quando guardano la Terra da un punto di vista privilegiato ed esaustivo.
Questa, oggi, è la cosa più importante, e da questa dipendono un mare di condizioni.
Le vedi consapevoli e andare nella giusta direzione le istituzioni?
E per "istituzioni" intendo il cinese, il russo, il turco, l'americano, l'inglese, il brasiliano, gli arabi, gli africani, e anche noi poveri europei... eccetera.
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 29/05/2023 ore 15:37:35
Guarda, ormai uno lo fa perché da qualche parte bisogna stare, o di qua o di là, purché non sia fregarsene. Purtroppo nella mia esperienza ho coniato quello che io chiamo il paradigma del semaforo, cioè che la Giunta all’incrocio pericoloso il semaforo lo mette sempre dopo che c’è scappato il morto. In Italia è un fenomeno particolarmente evidente, altrove molto meno o molto peggio. Non per questo però bisogna gettare la spugna. Se facessi il poliziotto non mi illuderei che la polizia riuscisse a soppiantare e prevenire ogni crimine, se facessi il medico non mi illuderei di guarire ogni paziente, se facessi il prete non quello di salvare tutte le anime, tuttavia, continuano a lavorarci tutti per tamponare e se possibile migliorare la situazione. Del resto neanche Batman riesce a sconfiggere tutti i cattivi di Gotham City.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 29/05/2023 ore 16:30:28
Ma assolutamente bisogna prendere posizione e starci, mai smetterò di farlo.
Mi hai fatto paragoni non troppo calzanti, è chiaro non si riuscirà mai a risolvere tutto.
Qui parliamo di gestire dei processi che coinvolgeranno tutta l'umanità (la stanno già coinvolgendo) e se non ci si mette d'accordo, sarà una sciagura.
Già se guardo l'africa, la guerra in atto (le tante guerre in atto), l'asia, l'america latina, e per certi versi anche quella del nord, mi sembra un mondo sciagurato.
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 29/05/2023 ore 20:26:29
Ops. Credevo di avere risposto, ma forse ho frainteso la domanda o forse non mi sono spiegato bene. Provo a riformulare, e perdonami in anticipo se non riuscirò a farlo in due parole...
Ammesso che siamo nella fase di innesco di un processo di cambiamento epocale e ci sono diversi attori che stanno adottando strategie di posizionamento ciascuno pro domo sua, alcuni senza preoccuparsi troppo del contesto. Sono visibili i frutti delle scelte di ciascuno, soprattutto quando producono effetti clamorosi. A vedere tutto questo dal lato dell’uomo della strada si tende ad avere uno sguardo pessimista perché subire le conseguenze negative quando era possibile fare qualcosa per evitarle è destabilizzante; è l’esempio del semaforo, o dell’alluvione in Emilia Romagna. In ogni caso ciò non vuol dire che il processo di tamponamento delle falle e miglioramento delle criticità si sia fermato, che non ci siano tanti nelle istituzioni e fuori, che lavorano per migliorare le cose, azioni che magari passano sottotraccia, come la foresta che cresce; eppure apportano miglioramenti che impattano positivamente su un contesto in cui capita che neanche ci si accorga del grande lavoro che c’è stato dietro. Dunque, davanti al momento attuale non mi sento particolarmente tranquillo perché mi rendo conto che siamo in una fase dove è necessaria la massima vigilanza, e forse inevitabilmente qualche frittata verrà fatta, ma sono fiducioso che nel lungo periodo le prospettive saranno migliorative, senza per questo illudermi che si risolvano del tutto le criticià. Abbiamo spaccato l’atomo e questo ha portato grandissimo progresso all’unanimità, certo ci ha portato pure le bombe atomiche, per le quali la nostra guardia è altissima. Mutatis mutandis mi aspetto qualcosa di simile con le AI. La storia non si ripete ma esiste una sorta di ciclicità nelle vicissitudini umane; dal dopoguerra abbiamo avuto un periodo piuttosto tranquillo, oggi invece attraversiamo un contesto storico in cui da un lato è al crepiscolo l’egemonia delle energie fossili, l’asse del mondo s’è spostato più a est, la digitalizzazione è la nuova frontiera della competitività e il clima ha detto che se non cambiamo presto approccio la sconteremo in modi del tutto inattesi. È pressoché nelle cose che in questo contesto l’instabilità si manifesti un po’ ovunque, come gli esempi che hai citato. Siamo sulla giostra, il processo non può essere arrestato ma possiamo tentare di governare quello che abbiamo per riportarlo su binari più tranquilli (pur con le nostre istituzioni nazionali e internazionali un po’ stanche e datate). Non abbiamo soluzioni magiche per migliorare le cose di botto, solo la politica dei piccoli passi, ma confido che siano costanti e ben ponderati, e nel tempo produrranno buone fondamenta. In questo io tendo a dare una certa fiducia al genere umano, anche se qualche volta apriamo gli occhi solo a un passo dal baratro.
Probabilmente non sarò stato sintetico —come al solito— e forse sarò stato anche un po’ noioso, ma spero almeno di essermi spiegato meglio.
Un abbraccio.
Rispondi
di marcoguitar [user #15320]
commento del 02/06/2023 ore 10:36:10
La tua analisi è giusta ma ancorata all’oggi che già tra pochi mesi si sarà evoluto cambiando lo scenario. Evidenzio due aspetti nella tua valutazione da rivalutare. Il primo è che andando avanti lo scarto tra il lato della sensibilità ed estro umano che dici fa ancora la differenza si affievolisce ogni mese in modo esponenziale e rischia di divenire di fatto invalutabile in breve tempo, il secondo è che noi stiamo giudicando i risultati secondo i nostri criteri di oggi ma tra pochi anni è la valutazione stessa che cambierà parametri e ciò sarà naturale e molti non percepiranno il cambiamento. Pensiamo cioè di giudicare e poter controllare e gestire l’AI in base a ciò che siamo, che sappiamo , che vogliamo, che possiamo controllare. È questo il punto: nessuno di questi aspetti tra pochi anni sarà così. È un un po’ come aspettare il nemico sulla linea Maginot. Sei inattaccabile, meglio armato e la sai lunga. Però lui passa da dietro e ti prende alle spalle. Ma non vale! E chi l’ha detto che non vale? Perché, chi le fa le regole, tu? E intanto i tedeschi presero Parigi. Tutti i giudizi che leggo sull’AI sono basati sul nostro modo di vedere le cose e sul fatto che abbiamo il controllo e il giudizio finale. Guardate che così si perde.
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 02/06/2023 ore 12:41:35
Ciao Marco, in realtà ho tenuto conto di quello che dici, la mia è una considerazione più filosofico esistenziale che tecnologica. Usando questi strumenti sono perfettamente conscio di quello che fanno ora ma anche di dove potranno condurre. Le preoccupazioni infatti le condivido, e voglio essere realista piuttosto che pormi in modo pessimistico davanti alla crescita, che sarà certamente esponenziale, purché essa sia accompagnata da un costante lavoro di miglioramento degli strumenti di monitoraggio, prevenzione e tutela. Al momento ad esempio mi preoccupa chi possiede le prerogative per dettare le regole d’ingaggio delle AI. Immaginiamo un’AI progettata dalla Corea del Nord...
Configurare scenari distopici quindi è utilissimo per considerare rischi e pericoli. In fondo già è in atto un processo di riflessione e revisione; confido che l’essere umano abbia le risorse per trovare le soluzioni, e del resto non sarebbe accettabile l’alternativa di subire passivamente.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 26/05/2023 ore 20:13:24
Sempre sintetico Ernesto.
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 26/05/2023 ore 21:01:55
🤣🤣🤣
Rispondi
di onlyfender [user #5881]
commento del 26/05/2023 ore 20:39:52
Credo sia solo questione di tempo, quella che oggi sembra la scintilla di magia artistica impossibile da imitare domani verrà probabilmente rimpiazzata da un algoritmo. Può sembrare un abominio ma credo che questa sensazione di rifiuto sia dovuta solo alla nostra difficoltà di adattamento. Facciamo fatica a concepire qualcosa di super innovativo un pò come faticano alcuni anziani di fronte agli smartphone, Netflix ed Xbox. Le nuove generazioni invece saranno abituate a dire "Alexa, oggi mi sento triste... cantami un lento con voce femminile e pianoforte" e probabilmente l'evento live come lo conosciamo noi sparirà per dare spazio ad una perfomance olografica o uno spettacolo di robot umanoidi.
Rispondi
di gipson [user #32466]
commento del 26/05/2023 ore 22:27:01
L’uomo sarà inutile e sradicato del suo ruolo sociale.


Ora queste sono mie personali considerazioni di carattere sociale, spero di non essere frainteso e interpretato come complottista. Un caro saluto
Rispondi
di redcapacci [user #33920]
commento del 27/05/2023 ore 11:31:19
noi facciamo lavori di merda e i computer disegnano e scrivono poesie, ci dobbiamo essere persi qualcosa per strada
Rispondi
di rabbitjoke [user #49842]
commento del 27/05/2023 ore 14:04:26
Ahahahah ! Lo penso anch’io. È un’osservazione molto azzeccata.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 30/05/2023 ore 09:18:50
Ci siamo persi l'etica dello studio da un lato ed un modello scolastico che si adeguasse ai tempi, dall'altro. Sotto il primo aspetto ci siamo illusi che bastasse chiudersi in una casa di vetro e fare le peggiori cafonate per diventare ricchi e famosi con tutte le inopprotune derive di reality, talent ed antipolitica. Dall'altro lato, se ad un ragazzo che ama la musica o sa disegnare o giocare a pallavolo o fare il falegname non dai la possibilità di coltivare quella creatività assieme ad alcune basi fondamentali (ovviamente), perderà la passione e la società perderà un buon artista o sportivo o valido artigiano.
Ciao
Rispondi
di marcoguitar [user #15320]
commento del 02/06/2023 ore 10:04:24
Genio. Ma è quelli che meritiamo.
Rispondi
di simonec78 utente non più registrato
commento del 27/05/2023 ore 17:39:36
Per quel che riguarda il futuro la faccenda di una musica completamente calibrata sull'utente si pone poco, perchè il pubblico stesso forse sarà composto da intelligenze artificiali. Già adesso le macchine sono in grado di fare rete, di influenzarsi e arricchirsi a vicenda. In fondo lo scopo dell'arte, o almeno uno dei tanti, è la trasmissione di nuovi pensieri, innovazioni e processi culturali. Nella migliore delle ipotesi le platee saranno composte da umanoidi, o da entità senzienti perchè frutto di mind-uploading.

Al di là di questi scenari uto/distopici, l'AI in quest'epoca storica (cioè in questi mesi visti i rapidissimi progressi della tecnologia) è ancora un ottimo supporto per il creativo, in quanto può fornire una base sulla quale condensare le prime idee, che poi andranno necessariamente ottimizzate da un professionista (che molto probabilmente utilizzèra pure lui l'AI nel suo lavoro). Tutto questo è ancora molto artigianale perchè il lavoro di impostazione e di selezione è fondamentale. La macchina è in grado di recepire ed interpretarci a seconda di come la “istruiamo”, ed è uno strumento come lo sono altri, non molto più dell' LFO di un pedalino.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 29/05/2023 ore 08:43:31
È proprio sul "come la istruiamo" che si gioca tutto e che preoccupa fortemente, visto che, diciamo la verità, non vedo all'orizzonte i potenti della terra che si mettono insieme e decidono come utilizzare eticamente queste tecnologie, li vedo molto più impegnati su altri fronti, lasciando tutto il resto all'autogoverno.
Poi, non mi sembra "uno strumento come lo sono altri", un conto è riprodurre in simulazione uno strumento musicale, un altro conto è riprodurre in simulazione una voce umana, un'intelligenza, un pensiero, eccetera eccetera.
C'è una bella differenza.
Rispondi
di Raffaele masiello [user #62518]
commento del 27/05/2023 ore 21:28:33
Beh, l arte continuerà ad esistere finche l uomo avrà emozioni da esprimere, magari smetteremo di guadagnarci ma questo non dovrà impedire alle persone di esprimersi anche se un programma può farlo apparentemente meglio
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 29/05/2023 ore 09:43:4
In teoria dovrebbe essere il contrario: la AI potrebbe sfornare copie di qualsiasi cosa, così facendone abbassare il prezzo; per converso la vera arte, che porta qualcosa di nuovo (se diverrà più rara) costerà di più. E' la normale legge di mercato
Ciao
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 29/05/2023 ore 09:39:5
Al di là delle considerazioni filosofico-sociali e rispondendo alla domanda del titolo, per il momento continuo a sostenere che l'AI non può sostituire l'uomo per il semplice fatto che non ha la fantasia. La AI può fare una canzone nuova con lo stile, la voce ed il mood di Frank Sinatra, ma non va oltre perchè è un googlone: mette insieme tante informazioni che già esistono. L'artista crea qualcosa che non esiste; pensiamo alle mille mila correnti dell'arte figurativa. Oppure, rimanendo nella musica, Sabotage fu per i Black Sabbath un album di rottura perchè secondo i fan della prima ora "non era nel solco classico", ma era ed è un album puramente Black Sabbath. La AI non avrebbe mai scritto un Sabotage, ma un nuovo Paranoid o un nuovo Black Sabbath e, giusto per rimanere qui: Zakk Wylde ha rifatto quel disco, ma (a differenza dell'AI) con una certa originalità pur rimanendo fedele all'originale; l'Intelligenza Artificale non avrebbe fatto nemmeno questo perchè lo avrebbe rifatto uguale. Insomma, io resto convinto che fin quando l'AI avrà bisogno di pescare da un bacino per avere dei riferimenti e potrà agire solo dietro input umani, difficilmente ci sostituirà.
In chiusura mi sia permessa una battuta: Vasco Rossi sta facendo da 30 anni le stesse due canzoni (una ballad ed una "rock"), si dice anche scritte da ghost writer musicali che vengono scelti apposta per comporre "alla Vasco", cosa cambia se a farlo è un computer?
Ciao
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 29/05/2023 ore 20:47:41
Se vasco usa dei ghostwriter allora è meglio che tenti con l’AI perché le ultime opere mi sembrano parecchio sotto la sua media dei tempi d’oro.😄
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 30/05/2023 ore 08:58:23
Esattamente quello che ho scritto: da Rewind (circa) Vasco sta dando alle stampe le stese due canzoni: che gliele scriva qualcun altro o la AI è la stessa cosa.
Ciao
Rispondi
di BBSlow [user #41324]
commento del 29/05/2023 ore 11:54:39
E' difficile sintetizzare in poche righe un problema ben più complesso del rapporto tra AI e musica / arte.
L'AI è un "salto di qualità" parificabile alla differenza tra l'uomo e la scimmia: la macchina non si limita più a seguire istruzioni per ordinare o elaborare dati forniti dall'esterno (come, finora, siamo stati abituati a trattare il PC, il "cretino velocissimo"), ma partendo da un DB di dimensioni inimmaginabili (e comunque superiore a quello accumulabile da qualsiasi consesso umano) crea da sé dati nuovi e sempre da sé stabilisce il modo migliore di usarli.
E' evidente che l'impatto sulla società, da qui a dieci anni, sarà esplosivo; dovremo cambiare il nostro approccio a molte modalità di vita che non saranno limitate all'ambiente del lavoro.
L'aspetto artistico della creatività è tutto da capire, nel senso che noi abbiamo sempre legato la "creatività" alla sensibilità, al sentimento, e alle capacità e modalità espressive. Tutti sanno dire "Ti amo", ma "Odi et amo" di Catullo è unica e irripetibile; a naso, la "macchina", la AI, per quanto perfezionata e potente, difficilmente potrà innamorarsi, odiare qualcuno o sentire l'odore del muschio bagnato in una mattina valdostana. Quindi la creatività resterà (almeno, per quanto ne so io), una caratteristica tutta umana.
Solo che, oltre che "l'artista", c'è, dall'altra parte, il fruitore. Ora, non voglio aprire polemiche inutili, però è evidente che tra Neil Young e Justin Bieber c'è una bella differenza, in termini di "creatività"; e però il fruitore di Justin Bieber non se ne rende conto. Può la macchina AI replicare, clonare Justin Bieber in un prodotto "nuovo"? A occhio, direi di si: molta parte della musica commerciale ripete moduli e combinazioni sonore già usate migliaia di volte, assemblandole in forme apparentemente diverse, ma che di fatto non hanno nulla di "creativo". Per un'AI "comporre" un tormentone estivo presenta la stessa difficoltà che avrebbe un ingegnere a recitare la tabellina del due. Considerato l'attuale approccio alla distribuzione della musica, è evidente che "l'artista" umano, che ha qualcosa da dire, difficilmente riuscirà a emergere tra le centinaia di migliaia di aspiranti divi che, con l'aiuto dell'AI, emetteranno potenziali hits usa-e-getta da buttare in pasto al mercato.
Tutto questo, poi, immaginando un accesso all'AI abbastanza libero e aperto; se però immaginiamo che a "detenere" le potenzialità dell'AI sarà un numero ristretto e limitato di industrie / aziende / personaggi / nazioni, beh, le previsioni potrebbero essere addirittura peggiori...
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di MM [user #34535]
commento del 29/05/2023 ore 12:12:16
Con l'aggravante che non saprai più distinguere, il vero, dall'artificiale.
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di marcoguitar [user #15320]
commento del 02/06/2023 ore 10:01:50
Beh, a sentire questi orribili pezzi di rap e trap italiano, vero letame sonoro, con sti ragazzetti che non hanno voce e usano l’autotune ovunque non è che un AI possa fare peggio. Semmai fa uguale. Ci vorrebbe un AI per migliorare il pubblico di oggi. Con quello che c’è adesso qualsiasi cosa propinano a questi rimbambiti con iPhone e cuffiette va bene. Anzi l’AI è fin troppo visto che il QI è sotto la media
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