VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE
C’era una volta... breve storia del marchio Taylor a 50 anni dalla fondazione
C’era una volta... breve storia del marchio Taylor a 50 anni dalla fondazione
di [user #65904] - pubblicato il

"Noi eravamo Taylor Guitars, e non eravamo una copia di nessun’altra marca" (Bob Taylor).
C’era una volta… poterebbe cominciare così la storia di uno dei marchi di chitarre acustiche più celebri, apprezzati e diffusi nel mondo. Stiamo parlando ovviamente della premiata ditta Taylor Guitars.
Come nelle migliori fiabe, tutto ha inizio in un tempo lontano - siamo agli inizi degli anni Settanta, a San Diego, in California: un’epoca in cui, grazie all’influsso di artisti e gruppi come Bob Dylan, Joni Mitchell, CSN&Y, James Taylor, Jackson Browne, The Eagles, John Denver, Paul Simon, America, Cat Stevens, John Prine, Jim Croce, Harry Chapin, Gordon Lightfoot, Leo Kottke era tornato in auge il tema legato al mondo delle chitarre acustiche. È allora, nello specifico, che si colloca il sogno di due giovani, anzi, giovanissimi ragazzi: Bob Taylor, appena diciannovenne, e Kurt Listug, di poco più grande (21 anni). Senza di loro, molti artisti non avrebbero raggiunto certi livelli di notorietà e, chissà, forse molta musica non sarebbe mai neppure esistita. Furono Taylor e Listug, infatti, nel 1974 ad acquistare il negozio di chitarre American Dream  - quando si dice… nomen omen! - e a dar vita a un’impresa che, nonostante i numerosi ostacoli incontrati lungo il cammino, sarebbe cresciuta in maniera smisurata in termini di produzione e di popolarità: basti pensare al fatto che, quando tutta l’avventura ebbe inizio e il nome dell’azienda era ancora Westland Music Company (sarebbe divenuto Taylor Guitars solo nel 1976), non c’erano impiegati e le chitarre prodotte erano soltanto nove; adesso invece si parla di oltre 1.200 persone assunte e delle cifra impressionante di circa 197mila chitarre realizzate.

Ricordo tutto il tempo in cui non mi conosceva nessuno e non riuscivo a vendere abbastanza chitarre per mandare avanti la baracca. Allestire i nostri primi stand, emozionato di esporre i nostri strumenti, il profumo di cataloghi a colori appena stampati che ci sono costati tutti i risparmi che avevamo, e l’odore della nuova tappezzeria nei corridoi del negozio. Mettere su una minuscola fabbrica e poi aggiungerci pian piano attrezzi e artigiani. Insegnare come realizzare il corpo di una chitarra, il manico, come applicarvi una bella rifinitura. I tasti applicati alla tastiera con martello, blocchetti abrasivi e lime. (Bob Taylor)

C’era una volta... breve storia del marchio Taylor a 50 anni dalla fondazione

In che cosa si differenzia una chitarra acustica Taylor dalle altre? Procediamo con ordine. Il manico: snello, pratico, riconoscibile, il manico è da sempre uno dei punti di forza del marchio. Ottimo per i principianti, che si troveranno fin da subito a proprio agio scivolando comodamente con la mano in su e in giù lungo la tastiera dello strumento; adatto (e adattabile) per i chitarristi più esperti, i quali potranno esprimersi al meglio - e in totale comfort - sia in fase di allenamento sia in studio o dal vivo. I legni, scelti con cura sulla base delle differenti parti che compongono lo strumento: come nel caso dei top delle chitarre, per i quali si usano - a seconda dei casi - cedro o abete rosso, che derivano da alberi coniferi e producono un’ampia gamma dinamica; oppure legni duri come mogano e koa, materiali più densi al cui interno la vibrazione si muove in modo più graduale. Estetica minimale e ricerca meticolosa del sound: lo testimoniano il lancio del TES (Taylor Expression System) nel 2004, il successivo ES1 (Expression System 1), in produzione sino al 2014, e l’attuale ES2, capace di coniugare al meglio i sistemi piezo tradizionali con l’esperienza del TES La catenatura: un elemento, questo, posizionato all’interno della cassa e fondamentale per rinforzare fondo e tavola dello strumento. La Taylor è nota per il rivoluzionario sistema V-Class Bracing (2018), introdotto da Bob Taylor in persona addirittura come «new sonic engine… una direzione completamente nuova che ha richiesto creatività, fiducia e coraggio per svilupparsi».

Abbiamo dovuto imparare molte cose. Come essiccare correttamente il legno. Come applicare una bella finitura. Come lavorare in maniera coerente. Come stabilire un budget. Come vendere chitarre. Come fare pubblicità e promuovere prodotti. Come assumere e gestire i dipendenti. Come amministrare il denaro, i nostri stipendi e le tasse. Come migliorare continuamente ogni processo per migliorarci. (Kurt Listug)

C’era una volta... breve storia del marchio Taylor a 50 anni dalla fondazione

Infine, last but not least, l’attenzione verso la sostenibilità ambientale: dal progetto Ebony Project in Camerun al lavoro con il koa alle Hawaii con la Pacific Rim Tonewoods (PRT) fino alla partnership con la West Coast Arborists. Un interesse di prim’ordine per Taylor Guitars, come conferma il Direttore della sostenibilità delle risorse naturali Scott Paul:

La nostra industria deve continuare […] a trovare dei modi innovativi per aiutare a espandere la copertura forestale, diversificare gli ecosistemi forestali, coltivare alberi con tratti genetici superiori e […] guidare la silvicoltura (ovvero quell’insieme di attività inerenti il controllo e la gestione della crescita, della struttura e della qualità di una foresta, NdR)(Scott Paul)

Sono passati 50 anni e Taylor Guitars sembra non aver alcuna intenzione di adagiarsi o rallentare la propria vertiginosa ascesa. Anzi. L’attenzione, oltre ai festeggiamenti per questo importante anniversario (la cui data ufficiale è il 15 ottobre), sembra già rivolta al futuro e ai prossimi traguardi. In questo momento, la gamma dei modelli a disposizione è decisamente corposa e, oltre all’enorme lavoro svolto nel tempo dai fondatori, dal 2011 il liutaio e capo progettista Andy Powers ha ulteriormente affinato le conoscenze in fase di design e costruzione. Il motto? Non è cambiato e (ri)suona identico in lungo e in largo per il pianeta fin dagli umili esordi dei due American dreamers Bob e Kurt: suonabilità eccezionale, artigianalità di qualità superiore, timbro chiaro, caldo bilanciato, una mente votata all'innovazione. Chi sceglie Taylor, sa di essere in buone - e sapienti - mani.

C’era una volta... breve storia del marchio Taylor a 50 anni dalla fondazione

Quando realizziamo una chitarra Taylor, vogliamo costruirla bene. Non sto dicendo che le creiamo sempre perfette. A volte un dettaglio viene accidentalmente trascurato o viene commesso un errore. Questi errori mi infastidiscono e ci spingono a migliorare ogni giorno. Nonostante gli errori occasionali, desideriamo costruire le chitarre migliori e lavorare ogni giorno per raggiungere questo obiettivo. Spero che gli strumenti che creiamo trasmettano questo desiderio. (Andy Powers)
chitarre acustiche taylor
Link utili
Sito Taylor Guitars
Nascondi commenti     6
Loggati per commentare

di claude77 [user #35724]
commento del 20/08/2024 ore 08:11:31
Felice possessore di una Taylor. Strumento eccelso che è un piacere suonare e da cui viene fuori tutta la loro storia.
Rispondi
di gibsonmaniac [user #21617]
commento del 20/08/2024 ore 09:19:00
Strumenti splendidi, anche in fascia bassa
Rispondi
di ludusus [user #2549]
commento del 20/08/2024 ore 11:56:48
Ho avuto una Taylor 214 CE, acquistata come chitarra acustica "definitiva" e rivenduta dopo 8 mesi.
L'avevo scelta dopo un pomeriggio intero passato in negozio, provando 7/8 chitarre su quel range di prezzo... 1.200 euro, per qualcuno può essere considerato entry level ma per me non lo è :)

Dopo qualche settimana mi sono reso conto che il suono e soprattutto il feeling del manico/tastiera non erano quelli che desideravo. Purtroppo sono aspetti che non emergono subito, nonostante l'avessi ben provata in negozio.

Cercando di migliorarne la suonabilità (per me!) l'ho portata da un liutaio della zona, ma niente da fare... l'ho rivenduta velocemente.

Penso che la mia sia comunque una voce fuori dal coro. :)
Rispondi
di Tubes [user #15838]
commento del 20/08/2024 ore 13:45:47
Ho avuto una 914ce, bellissima non c'è che dire, tuttavia rivenduta per finanziarmi una Martin OM42, che a distanza di diversi anni si è rivela una scelta azzeccatissima, e nei fatti questa Martin per me costituisce davvero la chitarra definitiva, per usare un termine che spesso noi amanti delle 6 corde attribuiamo abusandone ai nostri strumenti. Ho preso recentemente di Taylor un'American Dream, chitarra dignitosissima dai legni non usuali e anche il suono di conseguenza lo è, però mi manca quella liuteria un po' lussuosa, bisogna dirlo, che caratterizza le Taylor di fascia alta e sto valutando di sacrificare qualche strumento che uso meno per arrivare al mio pallino del momento che vorrebbe essere la 814 nella versione Anniversary col meraviglioso top in Sequoia visto proprio qui su Accordo tra le mani di Marcus King. Mi preme, tuttavia, sottolineare la questione dei manici Taylor e in generale la visione che vede accomunare alcuni brand acustici per delle presunte caratteristiche tipo quella che leggo anche nell'articolo in oggetto, dove si esalta la scorrevolezza dei manici delle Taylor. La mia esperienza, su chitarre di fascia alta Taylor e Martin va nel segno opposto, perché ad esempio il feeling che ho riscontrato nella OM42 a livello di manico è molto superiore alle Taylor che ho posseduto. Questo mi porta a dire che è tutta una questione di settaggi, di forme del manico che possono variare da modello a modello all'interno dello stesso brand. Quello che mi colpisce nelle chitarre acustiche è la qualità dei legni, le finiture e in questo senso Taylor è veramente ad alti livelli, sfiorando l'artigianalità. Sulla suonabilità, una volta trovato il profilo adatto alla propria mano si può lavorare correggendo le action, provando nuove mute di corde. Insomma, il dogma che leggo sovente riguardo la presunta scorrevolezza dei manici Taylor rispetto alle Martin (giusto per discorrere di questi due giganti americani delle acustiche ) non lo vedo reale. Più centrata invece è la discussione sui suoni, sulle nuove catenature di Taylor, sull'offerta del sistema di preamplificazione dove Taylor da sempre primeggia.
Rispondi
di JoeManganese [user #43736]
commento del 23/08/2024 ore 02:47:21
Da possessore sia taylor che martin sono d'accordo con te. Tuttavia, le Guild rimangono per me e per tutti quelli che ne hanno una , le più comode da suonare. Non so perché ma è così. Stanno una spanna sopra, anche costando un po' meno. Certo una D42 è un gioiello, ma estetica a parte le Guild sono imperiali
Rispondi
di paolomorellini [user #28259]
commento del 23/08/2024 ore 09:59:34
Credo valga la pena ricordare che da inizio 2021 l'azienda è di proprietà dei dipendenti, coerentemente ad un piano di "ESOP" Employee Stock Ownership Plan voluto da Bob Taylor insieme agli azionisti di quel periodo.
Rispondi
Altro da leggere
La Transacoustic diventa smart tra loop e Bluetooth
Elettronica multipla, banjo tuners ed estetica al top: Jon Gomm sulla Ibanez JGM11
Warren Haynes: l’altra faccia della medaglia
Jon Gomm: dall’Inghilterra, il chitarrista/cantante prodigio dell’acustica percussiva
David Crosby & Graham Nash, Live at the BBC (1970)
Il mito della Gibson J-160E di John Lennon
Articoli più letti
Seguici anche su:
Scrivono i lettori
Harley Benton Tube5 combo: sei bella quando strilli
Parliamo di analogico!
Sistemi digitali per cinquantenni soddisfatti
Impressioni a freddo sul Neural DSP Quad Cortex
Acquistare strumenti musicali in Gran Bretagna: come funziona il dazio...
Basi o Altezze?
M-Vave: profiling per tutti
Vintage V132: Les Paul style con un rapporto qualità-prezzo sbalordit...
Wiring Nashville su un kit Telecaster
Riprodurre il suono di George Harrison post-1968: ovvero come scaldo l...




Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964