Può capitare che la collaborazione tra un artista e un marchio si limiti a un restyling estetico di un modello di punta. Altre volte si tratta di accorgimenti timbrici, più raramente funzionali. Ci sono poi rare occasioni in cui il musicista si serve del brand per dare vita a una visione unica, completamente al servizio della propria arte. Chitarristi come Jon Gomm sono interessanti non solo per le innegabili doti tecniche, ma anche - forse soprattutto - per il modo in cui riescono a metterle al servizio di una produzione musicale godibile per chiunque, anche per chi non è propriamente un nerd dello strumento.
La ricerca musicale va di pari passo con l’esplorazione timbrica, la selezione di strumenti più adatti a liberare la propria espressività fino a generarne totalmente di nuovi. È quanto è successo con Ibanez, per la terza volta, quando Jon ha sollevato il sipario sulla JGM11.
Terza di quella che ormai è diventata una fortunata serie di chitarre signature a lui dedicate, la JGM11 rappresenta la prima ad accantonare la finitura nera scelta per le tavole armoniche delle Ibanez di Gomm.
È anche la più vezzosa, dal punto di vista estetico, con un delicato lavoro di intarsio in legno sulla porzione più avanzata della tastiera. Questo, battezzato Passionflower in riferimento a uno dei suoi brani più celebri, posa su una tavola di ebano macassar, stesso legno adoperato per il ponte e per il binding che corre tutto intorno al top e al fondo.
Rispetto alle precedenti JGM, gli elementi distintivi restano invariati, come la forma di una jumbo asimmetrica e la preferenza per un manico composto da cinque parti alternate per una stabilità eccezionale. A cambiare sono i legni, il sapore generale.
Qui, a comporre il manico ci sono degli strati di mogano e e acero, per un timbro morbido senza rinunciare a una buona trasmissione delle vibrazioni che valorizzi l’attacco delle note e regali al tutto una buona resistenza agli stress meccanici, componente essenziale per un musicista in tour, specie se intende esplorare accordature alternative e divertirsi con cambi d’intonazione istantanei sfruttando le meccaniche da banjo adottate per due cantini.
Queste sono la chiave in molti brani di Gomm: precise e pratiche grazie alla palettina sul retro, permettono di compiere intervalli ben definiti in un lampo mentre si suona, creando fioriture e melodie impossibili con uno strumento convenzionale.
La scala lunga da 25,75 pollici risulta ideale per accompagnare le accordature aperte e quelle che scendono molto in profondità nel range basso, garantendo al contempo note presenti e dal gran sustain.
A donare la sua nuova voce al modello è una cassa interamente in legno massello dove, al posto del pau ferro usato su JGM10 e JGM5, le fasce e il fondo sono in mogano africano.
Resta la preferenza per l’abete sitka sulla tavola armonica, qui trattata ad alte temperature per vibrare con maggior libertà e regalare un’estetica calda nei toni del miele, valorizzata dalla finitura satinata sul davanti, a spezzare il gloss applicato sul retro. All’interno, il bracing è un X-M modificato con listelli in acero ancora una volta Thermo Aged.
Dalla buca, intorno alla quale corre una rosetta sottile sullo stile del nastro di Mobius, è possibile scorgere l’elettronica Fishman, con un sistema Rare Earth provvisto di pickup e microfono associato a un preamplificatore Power Tap Earth, controllo blend per dosare le voci dei trasduttori a piacimento e uscita stereo per amplificare separatamente i segnali.
La JGM11 fa seguito alla e introdotta qualche mese più tardi. L’asticella torna ancora una volta ad alzarsi per puntare dritto a una fascia professionale, senza compromessi, che dalla traspare con una scheda tecnica di tutto rispetto insieme con la dotazione premium di una custodia rigida sagomata in fibra di vetro. |