Fender Jaguar del 1964 e Pro Reverb, la magia di Ethan Miller
di Umberto Poli [user #65904] - pubblicato il 09 dicembre 2024 ore 07:05
Miller, novello Leon Russell e dunque portatore sano del titolo di “Master of Space and Time”, assieme ai suoi compagni di scorribande elettriche rappresenta uno degli ultimi difensori della scena jam statunitense. Lo testimoniano la barba lunga e incolta, il look trasandato e vissuto con tanto di occhiali da sole, gli artwork dallo stile immaginifico, le chitarre selvagge che si lanciano in fughe tanto ardite quanto, a volte, fascinosamente labirintiche
Fondando gli Howlin Rain, volevo creare un modello che mi permettesse di avere cura del gruppo e del suo spirito più profondo, autentico. I musicisti avrebbero originato il suono, costituendo il sangue e le ossa di ogni singola formazione o album. […] Partita all’inizio come un esperimento, la band è divenuta poi una carriera ed infine si è trasformata in una missione. A volte, come è giusto che sia, abbiamo incontrato un po' di resistenza lungo il cammino: ma capita a chiunque duri più di un disco o due. Ethan Miller
Come si fa a non amare Ethan Miller e la sua mitologica creatura, gli Howlin Rain? Come si fa a non restare irretiti da certe cavalcate elettriche che affondano testa e radici nel meglio della tradizione lisergica e psichedelica degli USA a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta? È semplice. Non ci si riesce. Miller, novello Leon Russell e dunque portatore sano del titolo di “Master of Space and Time”, assieme ai suoi compagni di scorribande elettriche rappresenta uno degli ultimi difensori della scena jam statunitense. Lo testimoniano la barba lunga e incolta, il look trasandato e vissuto con tanto di occhiali da sole, gli artwork dallo stile immaginifico, le chitarre selvagge che si lanciano in fughe tanto ardite quanto, a volte, fascinosamente labirintiche. Fin dal loro capolavoro The Russian Wilds, prodotto nel 2012 con lo zampino di sua maestà Rick Rubin, gli Howlin Rain hanno saputo mantenere fibrillante la propria produzione, pubblicando opere notevoli - in particolare The Alligator Bride del 2018 e The Dharma Wheel, uscito nel 2021 - fino alla recentissima raccolta di cover, b-side, outtake dal titolo evocativo Lost at Sea. Rarities, Outtakes and Tales from the Deep.
L’album, che si dipana in maniera variegata per oltre un’ora e trenta di musica, mostra in toto la gamma di colori e sfumature sonore tipiche della band: si va dal classic rock al funk all’hard, in una miscela che alterna titoli originali e (azzeccatissime) cover. Qualche esempio? La sempreverde Shine a Light degli Stones o Here Comes Sunshine di Jerry Garcia & Co. E poi gli ospiti - tra cui Luther Dickinson allo slide e Scarlet Rivera al violino (proprio lei, la “regina” della Rolling Thunder Revue che ogni esperto dylaniano conosce bene) - vera ciliegina sulla torta per quel che riguarda una carriera meritevole di ricevere un fragoroso e sincero applauso.
Lost at Sea è inteso come un qualcosa in cui potersi tuffare e lasciarsi trasportare. Un insieme che rivela pezzi mancanti, sussurra segreti, racconta una storia… rispetto ad un normale lavoro, questa raccolta mostra una creatività di natura itinerante, fotografata nel suo dipanarsi attraverso il tempo. Ethan Miller
Nato a Santa Cruz nel 2004, per volontà di Miller (vocalist di razza e capo dell’etichetta Silver Current Records), il gruppo ha ospitato in formazione membri di Black Crowes, Heron Oblivion, Interpol e Earthless, giusto per citare alcuni dei nomi più noti al grande pubblico. E di strada, da lì in avanti, i californiani ne hanno percorsa parecchia arrivando a toccare la boa dei vent’anni di servizio: sei EP, cinque album dal vivo, sei dischi in studio, miglia e miglia percorse in lungo e in largo per gli States e centinaia di concerti. Adrenalina, sudore, senso della melodia, riff graffianti, devozione assoluta all’insegnamento dei gloriosi numi tutelari del passato: questa sembra essere la ricetta, vincente, degli Howlin Rain.
E Ethan Miller si è dimostrato un abile orchestratore, capace di governare con polso fermo sia il timone musicale e sia l’andirivieni dei vari membri che hanno fatto parte del progetto. Non stupisce dunque ritrovarlo, sulla copertina di Lost at Sea, impegnato a destreggiarsi sopra una scialuppa avvolta da inquietanti e misteriosi tentacoli. L’impressione è che, in veste di leader, l’irsuto chitarrista e cantante, a colpi di amplificatore Fender Pro Reverb e Fender Jaguar ‘64, abbia ancora molto da dire, da scrivere e - soprattutto - suonare.