Sostieni Accordo
  • Accedi o registrati
  • Info e contatti
    • FAQ
    • Fai pubblicità su ACCORDO
    • Politiche di gestione dei thread
    • Regolamento di Accordo
    • Contatti e info aziendali
    • Privacy
    • Banner e ad-block
    • Servizio consulenza
    • Servizio grafico per le aziende
  • Scrivi
    • ...un post su People
    • ...un articolo o chiedi una consulenza
    • Segnala un appuntamento
  • Pubblicità
SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE

Un uomo, un cono e una sega giapponese: autocostruzione di un cabinet "d'arredamento"

di aleck [user #22654] - pubblicato il 07 febbraio 2025 ore 20:57
Qualche tempo fa, girando per un mercatino dell'usato, mi sono imbattuto in una vecchia console. Un must dell'arredamento anni '60/'70 che conserva, a distanza di più di mezzo secolo, il fascino delle buone cose di pessimo gusto di gozzaniana memoria. Quel ritrovamento ha seminato in me un'idea un po’ folle, che ha germogliato quando l’algoritmo di un noto social network mi ha proposto il rendering di un cabinet per chitarra dal design singolare. L’idea era chiara: coniugare l’utilità di una cabinet per chitarra con l’estetica vintage di un complemento d’arredo. Così, carta e matita alla mano mano, ho tracciato il progetto che, in un fortunato sabato mattina, ha trasformato per qualche ora la stanza degli ospiti in un’officina improvvisata. L’olio di gomito ha lubrificato la mia sega giapponese, un paio di morsetti, due seghe a tazza, un set di scalpelli, una raspa e una manciata di viti autoperforanti e il disegno ha preso forma.

Per la struttura principale ho scelto l’abete lamellare massello da 18 mm. Questa scelta potrà far storcere il naso agli amanti di materiali “neutri” acusticamente, come l’MDF o il classico compensato di betulla. Tuttavia, non trattandosi di un altoparlante hi-fi ma di una cassa pensata per amplificare un piccolo valvolare ispirato ai Fender dei primi anni ’60, il fatto che l'abete apporti una colorazione sonora non rappresenta necessariamente un difetto. Considerando il costo contenuto, la facile reperibilità, la rigidità e la leggerezza, ho ritenuto che l'abete fosse il compromesso perfetto tra qualità sonora ed economicità, mantenendo la lavorazione semplice senza penalizzare la solidità.

Per ottenere una struttura robusta ma di elementare realizzazione con i pochi strumenti a mia disposizione, ho assemblato il cabinet utilizzando butt joint incollati con colla vinilica D3 e rinforzati da viti nascoste. Il baffle, di forma quadrata e dal lato di 40cm, è stato realizzato in multistrato di pioppo e ha, come nei Fender a cui mi sono ispirato, uno spessore contenuto, attorno al centimetro. Il design del retro, semi-aperto con una fessura centrale di 12cm, è stato "accordato" a orecchio dopo alcuni tentativi, per favorire una ventilazione ottimale e una dispersione naturale delle basse frequenze.

Il vero cuore della cassa è il Jensen P10R che le dà voce. Un cono storico che incarna l'essenza del suono americano. Ho avuto la fortuna di trovarne uno poco usato, di recente produzione, a un prezzo d'occasione e non ho avuto dubbi. Caratterizzato da una potenza e da una sensibilità limitate, il P10R arricchisce il timbro della chitarra con una gradevole compressione fin dai bassi volumi, rivelandosi il perfetto complemento per una cassa "da salotto". La sua capacità di offrire una dinamica equilibrata, sommata al generoso volume interno della cassa e al suo design open-back, aggiunge carattere alla voce naturalmente aperta e brillante del P10R, rendendolo il compagno ideale per il mio amato VHT Special 6, un classico Champ "on steroid".

Sul versante estetico, volevo richiamare immediatamente l’aspetto delle console Hi-Fi vintage da cui ho tratto ispirazione. Per questo motivo ho optato per un grill cloth in juta naturale, un materiale economico quanto bello e capace di garantire una buona traspirabilità acustica. Montarlo sul baffle è un'esperienza che non consiglierei neanche al mio peggior nemico, ma mi pare che l'impresa sia riuscita tutto sommato bene. Il cabinet è, inoltre, rialzato su quattro piedini metallici da 15cm che conferiscono leggerezza all'insieme favorendo, al contempo, il disaccoppiamento della cassa dal pavimento, per la felicità della signora al piano di sotto. La medesima funzione la ha il tappeto finto-orientale su cui i piedini poggiano, che nasconde un foglio insonorizzante in EVA: fondamentale per l'utilizzo in condominio.

Ma perché spendere tempo e sudore per realizzare qualcosa che avrei potuto agevolmente acquistare, bella e fatta, per un prezzo non troppo superiore a quello della mia auto-costruzione? Deve esserci un elemento di unicità, un guizzo che giustifichi tanto lavoro. In questo caso, la singolarità non è tanto nella cassa in sé - che pure ha caratteristiche ricercate - quanto nel vano laterale. Pensato per alloggiare comodamente la chitarra e dotato di un supporto per il cavo, questo dettaglio originale trasforma la cassa in un vero e proprio hub funzionale per il chitarrista casalingo, un cabinet che si adatta perfettamente all’ambiente domestico senza però rinunciare alla qualità sonora.

In fin dei conti, in un lavoro come questo è spesso il tragitto a valere più della destinazione. Ci si attiva nel corpo e nell'ingegno, ci si sottrae per qualche ora a una vita spesso troppo sedentaria e si lascia spazio alle proprie capacità creative. In questo caso particolare, ritengo che anche la "meta" sia stata tutt'altro che una delusione: ogni volta che suono la mia Stratocaster attraverso la vecchia testata e la nuova cassa riscopro il piacere di una immediatezza e di una fisicità del suonare che, in anni di sistemi ibridi e silenziosi, avevo un po' dimenticato. E poi, così, anche la mia compagna è contenta di avere per casa, in bella vista, un amplificatore: vi pare poco!

Un uomo, un cono e una sega giapponese: autocostruzione di un cabinet "d'arredamento"Un uomo, un cono e una sega giapponese: autocostruzione di un cabinet "d'arredamento"Un uomo, un cono e una sega giapponese: autocostruzione di un cabinet "d'arredamento"Un uomo, un cono e una sega giapponese: autocostruzione di un cabinet "d'arredamento"Un uomo, un cono e una sega giapponese: autocostruzione di un cabinet "d'arredamento"Un uomo, un cono e una sega giapponese: autocostruzione di un cabinet "d'arredamento"Un uomo, un cono e una sega giapponese: autocostruzione di un cabinet "d'arredamento"Un uomo, un cono e una sega giapponese: autocostruzione di un cabinet "d'arredamento"Un uomo, un cono e una sega giapponese: autocostruzione di un cabinet "d'arredamento"Un uomo, un cono e una sega giapponese: autocostruzione di un cabinet "d'arredamento"
 


PS. Resta aperta la questione della finitura: impregnante ad acqua e finitura a olio? Gommalacca? Cera? Ancora non so. Ho carteggiato il tutto dalla 80 alla 200, nel frattempo. Mi toccherà studiare perché è troppo facile rovinare un simpatico progetto con una cattiva finitura. Ogni consiglio è il benvenuto!

Dello stesso autore
Saluti e chitarre
Congegni sonori
Vintage dei poveri o blues machine?
Una tracolla per l'estate
Una boccata d'aria fresca
Il sacro fuoco
Stratocaster "giusta"
Un problema della didattica web
Loggati per commentare

di carlo80 [user #38042]
commento del 17/02/2025 ore 19:44:00
bravo
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 18/02/2025 ore 08:37:57
Se vuoi il mio parere, io darei una smussatina a tutti quegli spigoli vivi, leggera; poi se ti piacciono così vivi, tienili cosi.
Se ti piace il colore naturale dell'abete, puoi darlgi anche solo impregnante all'acqua.
Oppure una finitura ad olio per "scaldare" lievemente il colore.
Se invece lo vuoi un po' più ambrato puoi passare gommalacca dando non troppe mani.
Rispondi
di aleck [user #22654]
commento del 18/02/2025 ore 09:09:39
Tutti gli spigoli sono rifilati, quindi sembrano vivi ma al tatto non lo sono. Sto pensando di rifilarli con un angolo maggiore e smussarli ulteriormente, ma per farlo bene ci vorrebbe una fresa ricilatrice elettrica.

Sulla finitura stavo valutando proprio un impregnante ad acqua di un paio di gradi più scuro dell'abete, che andrebbe poi carteggiato per ridurre l'effetto peluria dovuto all'acqua e protetto da una finitura a olio a tampone. Sono però indeciso tra olio di lino cotto, olio di Tung o olio danese. Non ho mai usato nessuno dei tre
Rispondi
di aleck [user #22654]
commento del 18/02/2025 ore 09:44:17
*rifilatrice
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 18/02/2025 ore 11:21:11
Sì, intendevo un angolo maggiore.
Guarda, se hai un po' di manualità, è sufficiente uno di quei tamponi che si comprano al Brico, su cui gli applichi la carta vetrata; parti con la grossa così fai un bello smusso, poi rifinisci con la fine.
I tre oli su cui sei indeciso li ho usati tutti, ti consiglio 3 / 4 mani di Danish Oil.
Rispondi
di aleck [user #22654]
commento del 18/02/2025 ore 12:53:2
Grazie, preziosissimo. Per fortuna mi resta un po' di materiale di risulta su cui sperimentare.
Rispondi
di aleck [user #22654]
commento del 18/02/2025 ore 12:53:34
Grazie, preziosissimo. Per fortuna mi resta un po' di materiale di risulta su cui sperimentare.
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 18/02/2025 ore 15:09:01
Bel lavoro veramente, complimenti! 👍
Rispondi
di aleck [user #22654]
commento del 18/02/2025 ore 20:28:4
Grazie. È stato un bel passatempo con un buon risultato :-)

Il P10R suona magnificamente.
Rispondi
Seguici anche su:
Cerca Utente
Scrivono i lettori
Una semi-acustica home made: l’evoluzione di una chitarra unica
Never Ending Pedalboard (e relative sfumature made in Italy)
Gretsch G5220: gran muletto per i più esperti
Mini Humbucker FG Mini-H SP-1
Fattoria Mendoza Hi-Crunch: il fratello arrabbiato dell'M
Harley Benton Tube5 combo: sei bella quando strilli
Parliamo di analogico!
Sistemi digitali per cinquantenni soddisfatti

Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964