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Come sta andando Sanremo 2025? La musica che pensa (e quella che ci prova)
Come sta andando Sanremo 2025? La musica che pensa (e quella che ci prova)
di [user #65794] - pubblicato il

Tutto secondo copione: Sanremo 2025 sta procedendo esattamente come previsto. Ringraziando Conti per delle serate più "brevi" rispetto a quelle della precedente gestione, si possono anche ringraziare una manciata di artisti pronti a tenere alto il nome di un fare musica che sa ancora regalare qualche soddisfazione.
Tra un colpo di teatro e una trovata scenica, il Festival di Sanremo 2025 sta comunque riservando momenti in cui la musica riesce a parlare senza troppi orpelli. Come succede da anni a questa parte, anche l’edizione 2025 offre una buona dose di mediocrità pronta a fare da fluido nel quale, stando attenti, si riesce a pescare qualche buono spunto.



Se si lavora su standard di produzione come quelli richiesti da Sanremo, ci si aspetta sempre di potersi confrontare con un livello qualitativo di base molto alto. Ciò detto, non tutto quello che è ben prodotto riesce a essere sinonimo di una visione poetica, o creativa, stratificata al punto da essere interessante. C’è ben poco di cui poter parlare se a interessare è il semplice “format” spendibile da qui a cinque mesi (se tutto va come le label hanno programmato). 
La vetrina del Festival si divide principalmente in chi vuole portare a casa l’estate, e chi vuole provare a lasciare qualcosa di più sul tavolo. Sottostare ad un’intera serata di convenienza istituzionale non è facile, ma fortunatamente la gestione di Conti ha velocizzato lo svolgimento al punto da far emergere coloro che non sempre vogliono farsi inghiottire dalla logica del tormentone usa-e-getta.

Joan Thiele: l'eleganza della sottrazione
Se Corsi fa clamore per una raffinatezza che appaga più generazioni all’ascolto, Joan Thiele gioca su un registro opposto, fatto di atmosfera pungente e minimalismo. La sua Marwoolus, chitarra progettata per lei dal designer Marco Guazzini, non è solo un oggetto scenico, ma un elemento che definisce il suono del brano. E che suono, quello di Eco, senza orpelli tecnici da showcase virtuosistico, ma carico di pathos sonoro. La voce della Thiele, delicata, quasi trattenuta, e per questo incisiva, crea un racconto sonoro sospeso tra indie rock e folk, regalando uno dei momenti sonori più “estetici” del Festival. 



Brunori Sas: quando la canzone d'autore non è solo nostalgia
Brunori Sas ha portato un pezzo che profuma di grande tradizione cantautorale senza risultare un'operazione nostalgica. Se si fosse chiamato Francesco De Brunori nessuno avrebbe avuto nulla da ribadire, ma armato di una Gretsch 6120 (che non è esattamente protagonista del mix) Brunori conferma che il pubblico sa ancora emozionarsi davanti a un testo scritto al servizio di melodie semplici (e modulazioni) costruite con intelligenza. 

Modà, Cristicchi e Giorgia: emozioni senza fronzoli
I Modà continuano a fare quello che sanno fare meglio: ballate capaci di toccare il cuore del pubblico, senza pretese rivoluzionarie ma con una formula che oggi potrebbe essere presa per definire i tratti sonori dell’aggettivo “sanremese”. Simone Cristicchi, dal canto suo, si conferma una delle voci più autentiche del Festival, portando in scena una canzone che tocca corde molto sensibili, ma che allo stesso tempo non ha bisogno di stratagemmi fumosi.

E poi c'è Giorgia.
Quella "Whitney de noantri" che se fosse nata oltreoceano (come dicono in tanti) avrebbe fatto miracoli, ma che grazie a Dio ci godiamo in Italia.
Per Sanremo 2025 Giorgia ha costruito un’esibizione su arrangiamenti da "pop teatrale" senza però calcare troppo la mano sul contorno, puntando invece su quegli elementi che esaltano al meglio la sua fibra canora. A onor del vero, mentre ci si gode la presenza esecutiva di Giorgia, intenta ad arpeggiare sulle vocali che le hanno sempre dato modo di brillare, ci si dimentica un po' di un testo che a tratti pare non aderire completamente alla struttura dinamica del brano. Ciò detto, la versione radiofonica rende maggior giustizia alla componente strumentale rispetto a quanto fatto finora dal mix televisivo del Festival.

In ogni forma e in ogni salsa, che riesca o non riesca: menomale che Giorgia c'è.



Francesco Gabbani, sempre capace di bilanciare leggerezza e sostanza, ha portato un brano che, pur senza stupire, si rivela solido e appropriatamente "ragionato". Un artista che, anche senza gli eccessi dei primati, riesce a mantenere una sua coerenza e a proporre qualcosa che sembra essere il frutto di una visione coesa e costante. Achille Lauro, grande nemico dei puristi (e di chi scrive), non ha rinunciato al suo solito gioco di provocazioni e immagine studiata al millimetro. Se è vero che spesso punta più sull'apparenza che sulla sostanza, bisogna ammettere che il suo brano, almeno questa volta, funziona più della sua immagine. Lo cantasse qualcun altro...

Lucio Corsi e Tommaso Ottomano, ovvero la "Fiaba di Sanaremo"
Corsi non salverà il mondo, ma sicuramente sarà il paladino di coloro che vogliono trovare ancora qualcosa di "buono" (qualsiasi cosa sia) nella settimana di Sanremo. Per molti basterebbe quella Les Paul appoggiata sul pianoforte pronta per essere imbracciata, soprattutto quando Lucio si dimentica di coprire il marchio Gibson per i riflettori di Stato.
Lucio Corsi e Tommaso Ottomano portano sul palco dell'Ariston un sound candidamente nostalgico, con delle performance che sono state un buon concentrato di impatto visivo ed eleganza sonora, il tutto condito - addirittura - da sezioni chitarristiche costruite con una meticolosità che si rifà esattamente a quegli anni in cui la chitarra era lo strumento principe della popular music.



Una Les Paul (con il sol scordato) da una parte e una Gibson Marauder dall’altra non devono distrarre dalla tenerezza fiabesca, e giocosa, che anima la musica di Corsi. Bella musica - al di là dei canoni odierni - suonata e pensata con una visione artistica, non sono caratteristiche da dare per scontate all’interno di questa kermesse. Molti anni fa sarebbe stata la norma, oggi è un miraggio.

Quando la musica (a volte) conta
Questa edizione del Festival, con i suoi fisiologici alti e bassi, sta dimostrando che c'è ancora spazio per qualcosa che non è progettato a tavolino per finire nelle playlist. Corsi e Ottomano hanno ridato dignità ad una vena musicale che si rifà ai Graziani di altri tempi, Thiele ha proposto una semplicità sonora elegante, Brunori ha riportato in auge la scuola della canzone d'autore, mentre Modà, Cristicchi e Giorgia hanno ricordato che l'emozione non ha bisogno di troppi effetti speciali per fare breccia.
Tra chi ha saputo trovare il giusto equilibrio, e chi ancora cerca di capire se la musica sia più importante del personaggio, Sanremo 2025 offre ancora qualche buon motivo per restare sintonizzati sui canali Rai: basta saperlo riconoscere.
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