, in uscita il 5 settembre per Provogue, è il nuovo lavoro discografico di Walter Trout. Un disco nato per necessità: “Scrivere queste canzoni è stato terapeutico,” racconta Trout. “
” Non a caso, il titolo è arrivato in modo naturale: riflette il disordine emotivo e sociale di questi anni.
. Un brano satirico e graffiante, attraversato dall’armonica e da riff incandescenti, che denuncia un mondo fatto di immagini costruite, intelligenza artificiale (ormai sembra essere una denuncia presente un po' ovunque in musica) e relazioni posticce. “
Nonostante il precedente album “Broken” sia uscito solo nel 2024, Trout ha sentito l’urgenza di tornare in studio. Ad aiutarlo nella scrittura, come sempre, la moglie Marie, che firma diversi testi. “Avevamo così tanto materiale che avremmo potuto fare un triplo disco,” confessa Trout. Il disco è stato registrato a Los Angeles con la sua storica band: Michael Leasure (batteria), John Avila (basso) e Teddy “Zig Zag” Andreadis (tastiere). La produzione è dello stesso Trout, mentre il mix è affidato a J.J. Blair.
Sign of the Times è tra i dischi più duri della carriera di Trout, ma non manca di momenti di introspezione. Se
Hurt No More parla della sua battaglia con le dipendenze, usando la metafora delle cicatrici,
I Remember è una ballata nostalgica sugli inizi della carriera e l’amore con Marie. La title track, invece, è un esperimento dissonante volutamente disturbante: “
La dissonanza è un segno dei tempi” spiega
Mona Lisa Smile è il momento più intimo del progetto: un sogno trasformato in melodia acustica, arricchita da mandolino, fisarmonica e violino. “
È la canzone dedicata alla vulnerabilità di Marie” racconta Trout. Una delle più toccanti del suo repertorio recente.
Il tour mondiale
L'uscita ufficiale dell'album è prevista per il 5 settembre, e Trout supporterà il suo nuovo lavoro con un tour mondiale che lo vedrà protagonista di una setlist in grado di soddisfare tutti coloro che amano il blues più tradizionalista, senza fronzoli. Oggi, a 74 anni,Trout è uno di dei pochi interpreti rimasti di quella seconda scuola blues che negli anni '80 ha raccolto l'eredità della tradizione musicale americana fungendo da ponte di collegamento con il nuovo mondo. Forse sempre un po' anacronistico, Trout, ma al contempo anche sempre mosso da una carica emotiva che vive di una purezza difficile da rintracciare così di frequente.
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