Era l'estate del 1991, il periodo di maggior splendore della mia crescita chitarristica. A quell'apoca stavo letteralmente esplodendo, suonando praticamente qualsiasi stile, dalla fusion, passando per l'hard rock fino al blues. Ero affamatissimo di riffs e precisissimo, veloce ma con uno stile "morbido" che pian piano si stava delineando. Era quel periodo in cui, finito di studiare chitarra in modo "canonico", cominciavo ad esplorare i vari generi musicali per trovarmi la mia nicchia, il genere che avrei prediletto di più. Mi ero anche comperato la chitarra dei miei sogni: una Strato USA del '90, pagata all'epoca 600.000 lire, sudatissime, visto che ancora non lavoravo e dipendevo dalle finanze dei miei genitori, mi ricordo che dovetti spaccare 3 tonnellate di legna e vivere per 3 mesi in cascina ad aiutare i miei zii con galline, anatre, mucche e cavalli, tutto per potermi meritare quell'ascia. Insomma, uno dei periodi più belli e indimenticabili della mia vita. Ma proprio in quel periodo accade qualcosa che mi segnò per sempre e minò gravemente la possibilità di poter crescere ulteriormente come chitarrista. Ci volle ben poco, durante una passeggiata col mio cane (al guinzaglio), un altro cane (libero) si avventò su di esso e, nella concitazione della zuffa, invece di mordere lui, sferrò un morso al mio polso sinistro. Diagnosi: profonde lacerazioni bilaterali (sopra e sotto) con recissione totale del tendine del dito medio e parziale del dito anulare. Operazione chirurgica "diretta" con anestesia locale (una goduria...) anche perché non ci si poteva permettere di aspettare a causa delle due estremità del tendine reciso che si stavano ritirando molto rapidamente. Mi aprirono il polso come una quaglia, ma riuscirono a riparare i tendini. Purtroppo però mi comunicarono subito che non avrei più avuto la stessa mobilità di prima in quelle due dita... "Tanto è la mano sinistra e tu usi la destra, no?..." dissero. "Tanto è la mano sinistra, un par de ciufoli!!!" risposi io, "cazzarola, sono un chitarrista!!!"
Passò il periodo della convalescenza, la riabilitazione. Tutti i medici che interpellai mi confermarono che l'operazione era riuscita perfettamente e che meglio di così non si poteva fare. Il polso me lo dovevo tenere così. Mi consigliarono degli esercizi e dietro mia insistenza mi fecero fare anche altre visite presso specialisti di chirurgia della mano. Ma non se ne fece nulla. Meglio di così...
La mia Strato rimase appesa al suo sostegno per diversi anni, inutilizzata. Ogni tanto la tiravo giù e le davo una spolverata. Ogni tanto la strimpellavo, ma il cervello trasmetteva un segnale troppo veloce per essere eseguito correttamente da dita praticamente atrofizzate. I polpastrelli si "incantavano" e spesso mancavano di precisione, era praticamente impossibile sincronizzare le pennate o gli arpeggi della mano destra con la sinistra.
Passarono gli anni, esattamente 4. In quel periodo cercai nuovi interessi. Mi fidanzai e cominciai a fare volontariato. La musica suonata ormai era un ricordo. Dal punto di vista chitarristico sentivo di non aver più nulla da dire e un giorno vendetti la Strato ad un amico. Ma sotto sotto, mi resi conto di aver commesso un errore madornale. Ci vollero altri 7 anni perché mi ritornasse la "scimmia"... qualcosa dentro di me, ricominciò a funzionare. Non so esattamente cosa fece riaccendere il sacro fuoco ma un giorno, passando davanti ad un negozio di strumenti dalla vetrinami chiamò una Strato USA Deluxe Sunburst... La acquistai. La provai in negozio, il negoziante e gli avventori storsero non poco il naso sentendo in rumore straziante che miseramente riuscivo a produrre...
...Ma non mi arresi!
Mi comprai anche un ampli e mi imposi di rimettermi a suonare, pian piano, senza fretta. Ricominciando da zero, imparare tutto da capo. Continuare a pensare al mio "periodo d'oro" serviva solo a frustrarmi ulteriormente. Dovevo fare il vuoto. Lo so, è straziante lasciarsi dietro decenni di esercizi, di studio, ma era l'unico modo per ricominciare. In pratica stavo imparando ad esprimermi utilizzando un arto diverso, meno reattivo, più lento e poco sensibile. Fu un vero strazio. Ma non mi arresi. Ricostruii il mio stile dalle sue ceneri. Andando a ripescare quel poco che riuscivo ancora a fare. Diciamo che da quel momento riuscii a riaquisire il 20% delle capacità delle mie dita. Ma non di più.
Continuai a "suonare" da solo per altri anni fino a quando non mi tornò in mente di rimettere insieme la mia vecchia band. Fu un passo importante per consolidare la fiducia in me stesso, e ci riuscii. Purtroppo adesso ho bisogno di un aiuto, un altro chitarrista. Ma nonostante la mia "snail hand" (mano a lumaca) sono riuscito a tornare a sognare. Si è trattato solo di una questione di forza di volontà e di quella passione per le 6 corde che non muore mai!