Ormai ho raggiunto uno stato in cui devo per forza affrontare un contatto diretto con tutto. La teoria ormai è ridotta al lumicino. Vuoi per motivi fisici (una limitata capacità di movimento della mano sinistra dovuta ad un incidente), vuoi per l'accresciuta pigrizia acquisita in decenni di lavoro impiegatizio, la mia voglia di approfondire la tecnica chitarristica a livello teorico è scomparsa, sostituita da un approccio molto più istintivo alla musica. Esistono tante persone che vivono la musica in questo modo, addirittura alcune di esse l'hanno sempre vissuta così, partendo con l'acquisizione delle tecniche basilari e rimanendo "arenati" lì, senza approfondire oltre.
Io, finché ne ebbi la possibilità, esplorai tutti i campi chitarristici, ma vi fu un periodo in cui mi lasciai letteralmente andare, abbandonando in un armadio i miei preziosi legni. Li recuperai dopo un lunghissimo periodo nel quale ormai mi potevo definire un disilluso alla ricerca di una propria identità, sia personale che musicale. Quell'identità ricominciai a trovarla grazie ad un enorme sforzo di volontà... che strano gioco di parole, effettivamente fu proprio il volontariato ad aiutarmi! Cominciai a rendermi utile al prossimo, cancellando egoismi e rafforzando i miei valori. Fu quella la scintilla che diede il via ad un nuovo riconoscimento di me stesso.
Il recuperato entusiasmo mi permise di "riprendere le redini" della mia vita e ricominciare, in molti casi, da dove mi ero fermato. Il mio rapporto "xilofilo" con le chitarra non era mai venuto a mancare. Bastava un'occhiata ad una vetrina di un negozio di strumenti musicali per farmi aggrovigliare le viscere (dalla GAS non si guarisce mai!), quindi decisi di rimettermi in gioco, ma in un modo più rilassato, meno maniacale... diciamo: da bravo quarantenne, o quasi. Il portafoglio era sufficientemente ben fornito (ma sappiamo che quando c'è la passione questo non conta), e non ci volle molto per far ritornare agli antichi splendori il mio parco-chitarre.
Pensai da subito che il modo migliore per ricominciare alla grande era quello di rimettere insieme una band. Così mi misi all'opera e in breve tempo formai un gruppetto pressoché eterogeneo sia in fatto di età che in fatto di gusti musicali e mi rimisi ad ascoltare il suono della mia Strato che usciva dall'ampli.
Ma tutto era cambiato. L'approccio alla musica si era modificato. Mi accorsi di aver accresciuto notevolmente le mie capacità, chiamiamole, "empatiche" nei confronti degli altri componenti del gruppo. La sensazione è quella di riuscire ad acquisire il controllo di tutto, come se si stesse suonando tutti gli strumenti contemporaneamente, il tutto però a discapito del controllo totale del proprio strumento. Mi accorsi che era quello il mio scopo, il mio obiettivo. Non mi importava saper suonare "troppo bene" la chitarra, bensì di sapermi rapportare con altri musicisti e creare il giusto feeling con loro.
Oggi è passato un anno da quando ho ricominciato e le cose sembrano andare bene. Ho sempre creduto che l'umanità faccia parte di una grande anima e tutti gli esseri umani siano connessi, a volte anche loro malgrado. Ma quando questa connessione è coltivata e voluta, i risultati si vedono. Io chiedo sempre a tutti coloro che mi conoscono di pensarmi e di aiutarmi col loro contributo spirituale, la cosa poi diventa reciproca...
...grazie.