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Ibanez Jem 7 V WH '99
di [user #18001] - pubblicato il

Ciao a tutti amici accordiani. E’ da un bel pezzo che seguo questo sito, in particolar modo durante gli scorsi mesi, per ottenere informazioni su una chitarra in particolare (avrete già capito quale). Sarà stata una mancanza di articolo, o più probabilmente una mia ricerca poco approfondita, non sono riuscito a trovare una recensione significativa di questo strumento. Ho deciso quindi di inaugurare la mia partecipazione alla comunità accordiana con una personale recensione della Ibanez Jem 7 V WH - dai dettagli più tecnici al feeling - sperando che possa tornare utile ad eventuali futuri interessati di questo strumento a 6corde.
Ibanez Jem 7 V WH '99
Attenzione! Il mio modello, preso usato, è del ’99, quindi differente in alcuni particolari rispetto alla nuova produzione (2003 a oggi).
Arrivata dopo un lungo travaglio (c’era nell’aria sentore di truffa), ho in mano da 1mesetto questa bianchissima Ibanez Jem 7 V WH del ’99, presa usata prettamente per motivi tecnici (mancanza di liquidi e caratteristiche).
La chitarra si presenta molto bene. Esteticamente la trovo elegante, per nulla grezza. Bianca limpida, meccaniche dorate (un po’ stinte come normale, essendo usata), Lion’s Claw, presa sul body (soluzione che parrebbe prettamente tecnica: la scusante è il manico molto sottile, che “impedisce” al chitarrista di sollevare la chitarra afferrandolo e rischiando quindi alla lunga di curvarlo), e quel bellissimo albero della vita in abalone sulla tastiera.
Ma comprendo benissimo quanto questa mia opinione estetica possa essere discutibile : ) De Gustibus.
Vi elenco per comodità le caratteristiche costruttive principali: 
  • Manico in acero
  • tastiera in ebano (dal 2004 in palissandro)
  • body in ontano
  • pickups DiMarzio Evolution
  • ponte mobile Lo-Pro Edge (dal 2003 Pro Edge)
  • fret w6105 
Per prima cosa il manico. Mi trovo subito spaesato! Sembra fatto di burro, sottile, scorrevolissimo. Sarà che provengo dal mondo Gibson (SG Standard), una mentalità di strumento completamente diversa, e quindi tipologie di manico agli opposti. Rimango piacevolmente stupito anche dalla tastiera, spaziosa, di un bell’ebano scuro, con gli intarsi in abalone e madreperla che al tatto sono un tutt’uno con il legno. Ma ad averne una di bella sotto gli occhi ci sono già abituato ;) Tasti dal 21 al 24 scalloped, permettono un migliore accesso fisico e sonoro agli stessi. La paletta nel suo insieme è in perfette condizioni fisiche ed estetiche, nulla da dire al riguardo. Giocherello un po’ con il ponte, mi da un’ottima impressione di tenuta. Mi accorgo subito di un difetto strutturale (piuttosto ovvio) della parte: abbassando troppo l’action – indi il Lo-pro – si limita di molto la sua rotazione sugli Stud (i perni), cosa che si “sente” in particolar modo alzando la leva del ponte. Nulla di grave comunque, risolvibile con un setting equilibrato. Passo quindi al vano molle, apro controllo e ragiono un po’ sui meccanismi (come se già non ne conoscessi la funzione : ) ), e concludo con un’occhiata generale.



Bella. E ben fatta. Arriva il momento di sentire la graziosa in “tutte” le sue vere doti. Dico “tutte” perché il mio ampli, un combo a transistor (Marshall MG30DFX), nonostante l’abilitazione del fdd non mi permetterà sicuramente di godermela come un valvolare. Ma ci accontentiamo! 
Sul pulito la chitarra poco mi dice. Non lavora male, sono io ad essere troppo bene abituato dalle timbriche e dalla corposità dei 490 e 498. Un pulito a mio avviso poco caratterizzato, ma comunque di buon livello. Il suono più interessante ad ogni modo lo si ottiene con la posizione del five-way-selector al manico. Passo quindi al distorto..e mi si rizzano i capelli! Un livello d’uscita da spavento. Troppo squillante forse, abbasso allora il single coil DiMarzio al centro e lo porto radente al copri pennata. Molto meglio. Un’ottima definizione, una grande potenza. Ottengo un suono un pochino meno tagliente, più caldo e corposo. E noto che gli Evolution sono molto selettivi: o la chitarra la si sa suonare in modo pulito, o loro – belli precisi e puntuali – il culo te lo salvano ben poco. Me la strimpello ancora un po’ provando le varie config del selettore, tutte molto particolari, la mia preferita resta ad ogni modo quella al ponte. Il Lo-pro e le meccaniche blocca corde a paletta lavorano benone, mantengono bene l’accordatura. Ad ogni modo dopo un utilizzo corposo della leva una regolata ai Fine Tuners (posti sul Floyd) è dovuta (e dopo un po’ ovviamente una riaccordata generale).
In definitiva un fantastico suono distorto, a mio avviso, corposo e dominante. Nulla di trascendentale per quanto riguarda il pulito.
L’idea che mi sono fatto della Jem è quella di “strumento di precisione”. Tira fuori il massimo in distorto, è comoda e veloce da usare, ma se non la tratti con la dovuta cura ti lascia con il culo a terra prima di quanto farebbe un altro strumento. Causa ne è il manico molto delicato, le meccaniche, le regolazioni richieste per ottenerne il massimo. Ovviamente, uno strumento totalmente diverso da una Gibson o uno qualsiasi di "stampo storico". Una chitarra ben fatta costruttivamente (almeno quella che ho sottomano..mi auguro che la produzione odierna sia allo stesso livello), e ci mancherebbe altro visto quello che costa nuova (forse troppo). Se presa usata ovviamente una immediata controllata dal liutaio è d’obbligo.



Sperando dì aver fatto un’analisi abbastanza oggettiva e utile (e mi scuso per la proliferazione eccessiva – ma mai troppo – delle parole), vi saluto!



Riccardo
7v chitarre elettriche ibanez jem steve vai
Link utili
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