http://www.facebook.com/album.php?aid=86954&id=1053969683&l=c9884e7bc1
CONDENSATORI
Un altro componente passivo, diffusissimo nei nostri amati amplificatori valvolari, è il condensatore. Tale componente ha due peculiarità:
Le immagini relative a questa parte, sono disponibili al link sopra.
Ovviamente la trattazione andrebbe approfondita oltremodo, ma lo scopo (di queste poche notizie presenti nel diario) è fornire quanto basta per avere un'idea elementare sulla teoria di funzionamento di un amplificatore a valvole.
Come suggerisce il simbolo in Fig. 1, immaginiamo di avere due piastre conduttive parallele tra di loro, ognuna collegata ad un conduttore, isolate tra di loro da un dielettrico (per le differenze e le proprietà di conduttori e dielettrici si rimanda alle prime due parti presenti nel diario). Applicando una tensione ai due capi del condensatore, questo si caricherà formando un campo elettrostatico la cui capacità (espressa in Farad) ci dirà esattamente quanta carica (intesa come corrente) sia capace di immagazzinare alla tensione data. Ovviamente, il passaggio di una qualsiasi corrente non avviene direttamente da una piastra all'altra, dato l'isolamento, salvo che questo vada fuori uso o non sia sufficiente a priori (guasto o non adatto al caso), ma avviene come riflesso, in maniera elastica: influenzandosi vicendevolmente, quello che accade su una piastra si riflette sull'altra a causa della variazione del campo elettrostatico. Dopo queste valutazioni è semplice dedurre che, se applichiamo ai capi di un condensatore una tensione alternata, il condensatore si caricherà fino al suo massimo in presenza del massimo picco in tensione e cederà la sua carica quando la tensione si avvierà al suo minimo. In presenza di una tensione continua, il condensatore si caricherà fino al suo massimo e così resterà fintanto che resterà applicata la suddetta tensione ai suoi capi. Detto questo, si può procedere alla descrizione delle applicazioni del condensatore in campo pratico.
Per le peculiarità descritte sopra, i condensatori diventano indispensabili per separare le tensioni di alimentazione (in continua) dalla tensione del segnale (alternata) o per ridurre al minimo (livellare) i residui di alternata di uno stadio di alimentazione:
I disaccoppiamenti sono intesi come collegamenti in serie tra due sezioni distinte di un circuito (Fig. 2) i livellamenti (o bypass) come collegamenti in parallelo (Fig. 3).
I condensatori vanno distinti in due grosse famiglie: polarizzati e non polarizzati. Alla prima famiglia appartengono gli elettrolitici più diffusi ed utilizzati negli stadi di alimentazione ed ai catodi delle valvole preamplificatrici (quasi sempre) e delle finali (solo nei cathode bias) e la peculiarità consiste nella polarizzazione, cioè hanno un verso di polarità che va rispettato, pena l'esplosione letterale degli stessi! Alla seconda appartengono tutti i condensatori di segnale (disaccoppiamenti anodici, tonestack).
Esistono anche elettrolitici non polarizzati, ma non sono di uso comune negli amplificatori valvolari per chitarra.
Sul percorso del segnale il valore di un condensatore decide la frequenza di taglio sul “lato sinistro” della banda passante, ovvero decide la minima frequenza udibile nello spettro dei bassi: più grande è il valore (in nanofarad per queste applicazioni) più frequenze basse arriveranno allo stadio successivo.
Per gli usi più dettagliati, si rimanda alle prossime pagine dove saranno trattati gli stadi di alimentazione (introducendo i trasformatori) e (finalmente) quelli di preamplificazione ed amplificazione finale (o di potenza).
CONDENSATORI E INTERAZIONI CON IL “TONO”
Molto spesso quando si arriva a parlare dei condensatori, specialmente quelli di segnale, ci si avvia ad uno scontro che spazia dagli esoterici (audiofili o audioti, se preferite) ai minimizzatori (i condensatori sono tutti uguali): consentitemi di dire che hanno entrambi le loro ragioni ed i loro torti.
Per quelli della prima scuola di pensiero (o credo religioso) le differenze sono tantissime e sempre evidenti, anche dove la fisica ci suggerisce che non è possibile, mentre per quelli della seconda anche le differenze effettivamente udibili (senza disporre di orecchie bioniche) sono inesistenti.
Le differenze possono esserci, ma non sempre e non sempre evidentissime o apprezzabili o desiderabili.
Per esperienza diretta (diverse realizzazioni complete dalla A alla Z e chissà quante riparazioni e customizzazioni su prodotti industriali) posso affermare che le uniche differenze apprezzabili (nell'ordine delle sfumature, sia beninteso) sono quelle riscontrabili negli accoppiamenti anodici e nel solo condensatore dei treble, mentre sul fronte degli elettrolitici il discorso si riduce alle performances in termini di livellamento e quindi di maggiore o minore capacità di contrasto ad eventuali ed indesiderati residui di alternata che percepiremmo come rumorosità globale e/o repentino decadimento degli stessi con conseguenti défaillances dell'apparato in generale.
Purtroppo, molte delle convinzioni circolanti in materia non sono del tutto disinteressate, anzi non lo sono quasi mai: da una parte c'è chi vende costosissimi componenti vintage o repliche degli stessi spacciandoli per il sacro graal del tono, dall'altro c'è chi vorrebbe relegare l'elettronica ad un mondo indistinto (almeno per quello che riguarda il segmento che non gli appartiene...) dove la qualità non ha alcun peso sul tono globale che un chitarrista ottiene dall'insieme strumento-cavi-effetti-amplificatore-speaker (e questo non mi pare corrisponda proprio al vero...).
Per completezza è indispensabile precisare che, dal punto di vista ideale, due componenti costruite differentemente ma che abbiano le stesse caratteristiche elettriche d'utilizzo (identica capacità in Farad e tensione d'utilizzo) DOVREBBERO funzionare allo stesso modo e che eventuali differenze rappresentano un difetto, che può piacerci o non per il colore che introduce ed essere usato o meno per le stesse ragioni! Ovviamente sono contrario all'assioma per il quale solo certe resistenze e certi condensatori (di norma costosissimi... chissà come mai!) danno determinati risultati.
Vogliamo dire che in un contesto di sonorità vintage le resistenze ad impasto di carbone (nonostante i non pochi difetti...) ed i condensatori a film tubolari in poliestere sono parte irrinunciabile di un equilibrio complessivo che determina un certo “tone”?
Posso essere d'accordo.
Vogliamo dire che tutto ciò si possa ottenere solo con Allen Bradley, Mustard caps o Mallory?
Non sono d'accordo.
Infine, concludo dicendo che tanti amplificatori d'epoca riparati o completamente restaurati con le mie mani, a parità di modello, avevano performances molto differenti e non sempre entusiasmanti:
le variabili in gioco sono molte e le tolleranze sbragate dei componenti di altri tempi non sempre garantiscono il binomio vino che invecchia= vino migliore... Condensatori e valvole sono sempre i primi imputati al banco del saldatore impenitente, ma quante resistenze hanno lo stesso valore nominale dopo 20/30/40/50 anni passati nelle condizioni d'uso e climatiche più disparate?