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Squier Bullet: strumento o legnaccio?
Squier Bullet: strumento o legnaccio?
di [user #910] - pubblicato il

Bullet, in casa Fender, è sempre stato sinonimo di entry level e anche Squier ha, da diverso tempo, in listino una versione di Stratocaster destinata ai giovani debuttanti. Ma si può davvero suonare spendendo meno di un centone?
Bullet, in casa Fender, è sempre stato sinonimo di entry level, fin dal 1980 con l'introduzione della economica "Bullet Series", che constava di due esemplari tele/stratoidi con body ridottissimi e leggeri, manico Telecaster, ponte fisso e due soli single coils.
Già allora facevano storcere il naso, considerate poco più di chitarre giocattolo. Eppure erano made in USA.
Adesso, "grazie" alla moda del vintage, si trovano a prezzi che variano dai 600 ai 1500 euro, quindi i casi sono due: o eravamo scemi nel 1980, oppure lo siamo oggi.


Squier Bullet: strumento o legnaccio?
Squier Bullet: strumento o legnaccio?

In tempi più recenti anche Squier, la divisione cadetta della Casa Madre, ha a sua volta messo in listino una versione destinata ai giovani debuttanti che, con una spesa di poco superiore ai 100 euro, si possono portare a casa la loro prima Stratocaster. Questa volta però, forse anche in seguito al sostanziale fiasco degli anni '80, le chitarre proposte sono molto più simili ai modelli di produzione standard: quasi sicuramente un occhio poco allenato avrebbe qualche difficoltà a distinguerle a prima vista da modelli ben più costosi. Le differenze, naturalmente, ci sono.
Dato che ne ho acquistata una per mio figlio (colpa di Gilmour), ve la descrivo, premettendo che alcune caratteristiche sono cambiate negli anni, per cui non tutti gli strumenti sono identici.

L'estrazione cheap di questi modelli è tradita da alcuni particolari che non possono sfuggire all'occhio di chi abbia un minimo di esperienza: meccaniche pressofuse di bassa qualità, battipenna monostrato di plasticaccia bianca, sellette del ponte pressofuse, verniciatura del body non sempre perfetta.
Ma osserviamola più da vicino. Il body, pur trattandosi di una chitarra economicissima, è in legno massello. Probabilmente non è ontano, forse è tiglio o pioppo, o magari qualche sconosciuta essenza orientale. Però peso e risonanza rientrano comunque negli standard per questo genere di chitarre.
Il manico sembra in acero, ma non lo è. L'essenza impiegata ha un colore decisamente simile, forse appena un po' più scuro, ma un'osservazione ravvicinata rivela la completa assenza delle piccole specchiature che caratterizzano certi angoli di taglio dell'acero. La tastiera invece sembra proprio in palissandro. Il manico, a differenza del body, è verniciato con un sottile strato satinato, che gli conferisce un feel piuttosto grezzo anche a causa di una preparazione del legno sicuramente non raffinatissima.

Squier Bullet: strumento o legnaccio?

Eppure mi sembra un ottimo manico! Dimensioni, sezione (leggermente più tonda del classico "C" delle moderne Fender) e buona lavorazione dei tasti lo rendono molto naturale e comodo. Questo mi ha messo di buon umore, convincendomi a prendere in seria considerazione l'idea di metterci le mani per trasformarla in una vera chitarra.
Sì perché, va detto, così com'era in origine non sarebbe stata utilizzabile senza feroci frustrazioni: tenuta dell'accordatura pari a zero, intonazione e suonabilità impossibili.
Gli interventi effettuati sono alla portata di tutti e, in linea con il valore dello strumento, di costo limitatissimo.
Prima di tutto ho sostituito le meccaniche, veramente discutibili. Ho trovato un set usato di Wilkinson "mini", regolabili e dal funzionamento più che discreto, per dieci euro.

Squier Bullet: strumento o legnaccio?

All'estremità opposta non ho voluto spendere soldi, così mi sono limitato a bloccare il ponte (inutile pensare di usarlo come vibrato) e a regolare per bene le ottave.
L'unico intervento degno di nota è stato quello sul capotasto, vero tallone d'Achille di questa chitarrina.
La plastica utilizzata non è affatto male, molto dura e simile all'osso, ma i solchi per le corde... a essere ottimisti la loro profondità determinava un'altezza delle corde almeno doppia rispetto a quella ottimale.
E ti credo che la chitarra risultava dura e inaccordabile!
Senza nemmeno utilizzare strumenti di precisione, ho sfoderato il mio set di limette (Brico, due euro) per le quattro corde più grosse e un paio di coltelli da cucina con lama seghettata per i due solchi più sottili: nel giro di dieci minuti, necessari a procedere per piccoli passi successivi senza rischiare di rovinare tutto, le corde sono scese alla loro quota operativa riducendo drasticamente l'action ed eliminando completamente i problemi di scordature all'altezza dei primi tasti. In pratica un'altra chitarra.

Finora non ho nominato la parte elettrica. Potenziometri e selettore fanno il loro lavoro egregiamente, senza rumori o irregolarità: promossi. I pickup sono, ovviamente, del tipo economico con magnetone ceramico posto alla base dei poli. Meno di così non si può, immagino. Però, pur essendo tendenzialmente gracili, non sono poi così male, e poi che senso avrebbe comprare un set di pickup che costano quanto la chitarra? Avevo comunque a disposizione un set di Wilkinson e ho provato a installarli, ma poi sono tornato agli originali.

Ecco insomma la chitarrina di Davide, costata in tutto settanta euro. Il battipenna mint green, che ci sta come un pugno in un occhio, è solo un temporaneo sostituto in attesa della "correzione" di un bel battipenna tartarugato, che si è un po' deformato per un'improvvida esposizione al caldo sole estivo.
La registrazione, sempre in filosofia molto cheap, è stata realizzata attraverso un Roland Microcube sparato dritto dentro Garageband. Assolutamente niente di sofisticato, quindi.


Insomma, "Less is better"? No, direi di no. Sicuramente una buona Classic Vibe (per non parlare di Fender USA, ovviamente) è qualcosa di diverso, da tutti i punti di vista. Però ho avuto la conferma che si può suonare anche con settanta euro, ed ero il primo a non crederci.
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