La Fender Telecaster 60th Anniversary appartiene a una serie di strumenti Made in Mexico nati nel 2006 per festeggiare, come il nome suggerisce, il 60esimo compleanno dell'azienda di Leo Fender.
La acquistai nel 2007 su un famoso sito di aste online. Ritengo che gli strumenti bisogna provarli prima di acquistarli. Essendo il venditore del paese in cui lavoro, sapevo di avere l'occasione di provarla prima di portare a termine la compravendita, così ho partecipato all'asta aggiudicandomi la chitarra per poco più di 300 euro.
Le caratteristiche tecniche sono quelle della maggior parte delle Telecaster standard messicane: corpo in ontano (alder), manico e tastiera 21 tasti in acero (maple), ponte a sei sellette, pickup single coil Tex/Mex 60's, selettore a tre posizioni, manopole di volume e tono, meccaniche cromate riportanti il logo Fender, colorazione Artic White e battipenna 3ply nero. Sul retro della paletta è presente una targhetta metallica recante il simbolo del 60esimo anniversario, presente in diversi modelli di Fender del 2006.
Ma veniamo a una descrizione più soggettiva della chitarra in questione.
Fin da subito mi è sembrata un ottimo strumento. Il manico è comodo e ben rifinito, la tastiera è scorrevole, il corpo è compatto e per nulla pesante, le finiture e la verniciatura sono di pregevole fattura. Una chitarra che nel complesso è esteticamente impeccabile.
L'unico grande difetto che ho riscontrato al momento dell'acquisto è stata l'intonazione, o per meglio dire, la stonatura. È risaputo che molte Telecaster peccano nell'intonazione, ma questa era proprio stonata, e di uno strumento stonato ben poco ne fai. Dopo avere accordato la chitarra, le ottave risultavano sempre fuori di quasi mezzo tono e dopo qualche bending o un riff più sostenuto perdeva totalmente l'accordatura. Ma dopo aver fatto eseguire un setup completo a un fidato amico liutaio, regolato le meccaniche e montato corde .010, la chitarra ha acquisito una accordatura perfetta, ottave precise al millesimo e, anche se non viene suonata per diversi giorni, l'accordatura rimane impeccabile.
Il suono dei pickup invece mi ha colpito fin da subito, corposo e caldo, con quel tipico timbro che la fa suonare quasi come le sorelle Americane e, a onor del vero, anche meglio rispetto a qualche sfortunato esemplare Made in Usa che ho avuto modo di provare.
Le tre posizioni del selettore generano tre suoni ben distinti e azzeccati: pickup al ponte per un suono aggressivo, powerchord, overdrive e cavalcate, pickup ponte e manico insieme per un suono vellutato negli arpeggio e pulito negli accordi, pickup al manico per particolari tipi di effetti e magari per qualche solo che non sia invasivo.
Dopo circa sei anni di intenso utilizzo, spaziando dal metal al blues, dal pop al jazz, la chitarra è sempre stata al posto giusto e col sound giusto, perfetta anche nella verniciatura del corpo e nelle cromature di ponte, sellette, potenziometri e meccaniche.
L'acero del manico è diventato più scuro e a mio avviso più bello, mentre la verniciatura lucida della tastiera si è leggermente screpolata in qualche punto sotto la prima corda, tra il settimo e il quindicesimo tasto, ma ciò non ne pregiudica assolutamente l'utilizzo e, anzi, ha dato quel tocco relic che la rende uno strumento vissuto e di sicuro impatto on-stage.
In conclusione è uno strumento senza troppe pretese, al quale per necessità è stata apportata qualche miglioria nel setup (come buona norma e regola per ogni strumento) ma che ha svolto in maniera impeccabile ogni compito assegnato in questi anni di attività. Una ottima chitarra per chi proviene da uno strumento economico e vuole iniziare ad avere a che fare con qualcosa di più serio.
Occhio però, perché ogni strumento ha una storia a se e l'esperienza mi ha insegnato che bisogna provarne diverse prima di trovare quella che più si adatta al proprio spirito e alle proprie esigenze.