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Les Paul Junior 1958 e Billie Joe Armstrong
Les Paul Junior 1958 e Billie Joe Armstrong
di [user #36734] - pubblicato il

Si potrebbe pensare che caratterizzare una chitarra semplice come la Junior per farne una "signature" sia impossibile. Mettendo a confronto una BJA signature con una 1958 reissue di serie, invece, sorgono non poche differenze, che vanno dall'elettronica fino alle proporzioni.
La Les Paul Junior mi ha sempre affascinato, io sono a favore della semplicità e chitarristicamente parlando ne è l'emblema. In passato avevo già posseduto per un po' il modello satinato che poi ho dovuto vendere per motivi economici (scelta che si è rivelata alla lunga uno sbaglio).
Sono da un paio di anni alla ricerca di una chitarra da accostare alla mia Fender Stratocaster American Standard 2008 Olimpic White, alla quale ho aggiunto un Seymour Duncan P-Rails al ponte e un Vand Zandt Vintage Plus al manico. Le chitarre che si sono succedute sono state le seguenti:
Fender Telecaster Deluxe made in Mexico
Les Paul Studio Premium Plus
Les Paul Junior 1958 reissue.

Eccezion fatta per la Les Paul Junior 1958 reissue, ho usato le altre due chitarre fino a che sono state la novità, poi appena riabbracciavo la mia Stratocaster mi demoralizzavo perché a livello di feeling e gestione dei suoni era su un altro pianeta.
Ovviamente siamo nel mondo dei gusti personali, però sta di fatto che mi stavo rassegnando al pensiero di essere fatto per la Stratocaster, quindi era inutile cercare altrove. Finché mi sono imbattuto nel suono della chitarra del penultimo album dei Green Day: 21 century breakdown.

Il suono della chitarra ritmica, una Les Paul Junior, mi aveva conquistato così che subito decisi di cercare un'offerta online.
Detto fatto. Tornato a casa con la nuova chitarra, ne apprezzai subito la leggerezza: 3,5kg contro i 4,6kg pella Studio Prmium Plus. Un altro punto subito portato alla mia attenzione fu la scorrevolezza della vernice satinata, al tatto più agevole della finitura gloss.
Collegata all'amplificatore, il suono era esattamente quello dell'album. Dovetti alzare un po' i poli del P90, ma alla fine con il mio Marshall Haze riuscivo ad avere una pasta sonora molto simile a quella di 21 century breakdown.
Contrariamente a quanto annunciato, il manico non sembrava per niente un 50's rounded, ma era piuttosto sottile.

Qualche tempo dopo ho ricevuto un'offerta che non avrei potuto rifiutare, motivata dal fatto che il modello è ormai fuori produzione. Senza pensare troppo al cuore l'ho data via.
Ovviamente non è trascorso molto tempo prima che cominciassi a pentirmi della scelta, se non che (qui ci vuole fortuna) ho trovato in offertissima una Billie Joe Armstrong classic white con tastiera in ebano a 650 euro.
Chitarra alla mano, mi sono saltate all'occhio varie differenze col modello 1958 statin white che dalle foto non sarei mai riuscito a percepire.
Oltre al ponte non compensato, al pick up H90, la finitura gloss e la custodia rigida, la Les Paul Billie Joe Armstrong aveva altre peculiarità più stottili:
il manico è attaccato in posizione più alzata rispetto al body (assomigliando di più alle Les Paul Junior vintage)
le meccaniche sono attaccate tra loro, tre per lato
la BJA ha un corpo leggermente più sottile ma pesa di più 3,8 kg contro i 3,5kg della 1958 satin.

Les Paul Junior 1958 e Billie Joe Armstrong

Non ho notato praticamente nessuna differenza tra i manici. La BJA doverbbe avere uno slim taper e la satin white un 50's rounded. A dirla tutta era di poco più bombato quello della BJA.
L'ebano della BJA è di qualità nettamente migliore essendo molto meno poroso, tanto da farmi sospettare che sulla satin white abbiano usato un altro legno, tipo acero backed o obeche.

Sul versante sonoro, l'H90 montato sulla BJA ha alcuni pro, anche se molto soggettivi:
maggiore output
maggiore definizione (strano essendo un double coil)
maggior sustain
maggior dinamica alla pennata.

Ma ha anche i suoi contro:
non cancella il ronzio, non dico una fesseria ma era più silenziono il P90 normale
col volume fatico di più a ottenere puliti.

Riguardo la suonabilità, la 1958 Satin ha una tastiera dalla vernice più scorrevole, sembra permettere un'action inferiore con le corde che possono arrivare più vicine al body rispetto alla BJA e ha un suono meno aperto, leggermente ovattato. Ciò non va letto necessariamente come una caratteristica negativa, dipende dai gusti.
La BJA, anche da spenta, ha un sustain leggermente maggiore. A livello ergonomico, preferisco il suo ponte non compensato, anche se dal 18esimo tasto in poi le ottave non sono precisissime. Ciò comunque non crea problemi.
L'accesso ai tasti più alti della BJA è un po' più faticoso a causa della giunzione corpo manico diversa e alla presenza di legno extra nella zona della spalla mancante.

Sono due chitarre che hanno molte più differenze di quante non si possa pensare. La BJA è quella che rimane più fedele alle Junior originali, la 1958 Satin è in ogni caso un ottima chitarra dall'invidiabile rapporto qualità/prezzo.

In generale preferisco la BJA. L'H90, pur con i suoi difetti sopra citati, ha un sono più incazzoso e definito, marchia le note con una personalità ancora maggiore rispetto alla 1958 satin.
Finalmente ho una chitarra che non mi fa rimpiangere la Stratocaster, anzi, non dico che l'ha rimpiazzata, ma quasi.
Purtroppo le due chitarre in questione non sono più in produzione, esiste però la BJA double cut.

Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.

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