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Luca Colombo: Sunderland
Luca Colombo: Sunderland
di [user #17404] - pubblicato il

E’ davvero raro trovare un disco solista di un chitarrista che per scrittura, playing e realizzazione abbia spalle cosi larghe da non sfigurare a confronto di una grande produzione pop internazionale. Per questo siamo rimasti incantati ascoltando Sunderland il disco solista di Luca Colombo che ha confezionato uno dei migliori album di chitarra strumentale mai usciti in Italia.
Sunderland è un grande album di chitarra strumentale, un disco dove la sei corde è realmente protagonista, regina su ogni brano, capace di ammaliare senza mai annoiare o essere sopra le righe. Questo perché la chitarra di Colombo è supportata non solo da un playing magistrale ma da brani, arrangiamenti e produzione coerenti, ricercati e di livello, merito della coesione tra Colombo e la sua band: Paolo Costa, Lele Melotti e Giovanni Boscariol, tre dei migliori musicisti e session man del nostro paese.
“Fuku” apre il disco con Colombo che zittisce chi da lui si sarebbe aspettato un patinato disco di maniera, da turnista di serie A. Luca invece sfodera e ci fa sentire la pacca di una zampa pesante, da rockettaro, che fa imballare il Vox e snocciola lick modernissimi, con impennate in plettrata e sweep da far tremare le ginocchia anche allo shredder. Il suono crunch del riff è tutto quello che potremmo chiedere alla vita per essere contenti. Ottimo l’interplay con il basso di Costa che supporta il riff portando una fiera pesantezza rock al brano.
“Secrets” ci ipnotizza con un suono di chitarra delizioso e una magica scelta di arrangiamento e mix con le code di tremolo e delay degli accordi sgranati da Colombo che vanno a braccetto con le tastiere di Boscariol.
L’assolo di “Secrets” è tra i più coinvolgenti e appassionati del disco: echi di Johnson, Timmons e Satriani riletti in maniera personalissima da Luca sotto lo sguardo benevolo di Hendrix. Anche qui, plettrate articolate e ritmicamente perfette ci fanno saltare sulla sedia
“Free As The Wind” lascia godere della pulsazione ritmica di Costa Melotti che ci coccolano sopra un groove gentile, sintesi del miglior pop italiano. Luca Colombo strizza l’occhio a Jeff Beck e suona in guanti bianchi una melodia incantevole, deliziosa nel tocco e nel controllo.
In “Sottovento” ci sono atmosfere delicatissime, impalpabili, da colonna sonora più ancora che da ballad. Luca suona con un gusto della melodia unico, tutto italiano, per poi lanciarsi in un assolo perfetto, tra blues e singhiozzi jazz. Proprio per la delicatezza delle atmosfere, godiamo ancora di più della rotondità del tocco e del suono di Luca e della sua pronuncia ritmica eccezionale.
“Sunderlan” è il capolavoro dell’album. Perché è davvero raro trovare nel disco solista di un chitarrista un brano che per scrittura, playing e produzione abbia spalle cosi larghe da non sfigurare a confronto di una grande produzione pop. E “Sunderlan” potrebbe essere la traccia di un disco di Peter Gabriel. La chitarra di Colombo sfiora la perfezione in un tema e assolo che s’inseguono e intrecciano in maniera naturale, fino a prendere il volo, soffiando letteralmente una melodia che tra corde a vuoto, accenni di tapping, giochi di volume, legati e trillati ci lascia incantati di fronte a una pronuncia espressiva e un’originalità di linguaggio emozionanti.
In “Deja Vu”, Colombo si fa prestare le mani da Knopfler per pennellare una ritmica sulla pulsazione sincopata e regale di Melotti e Costa. Nell’assolo, un suono saturo, scuro e pastoso cattura con fraseggi ricercatissimi di jazz rock.
“Monkey’s Time” è l’impennata più funk e fusion dell’album con Colombo e i suoi soci che giocano a fare i Crusaders riuscendo nell’intento alla grande: impossibile non battere il piede e muovere la testa a tempo. Luca è bravissimo a calare in un brano del genere un assolo saturo e smaccatamente rock, con aperture in legato, degne del Satriani più ispirato.
Sunderland è uno dei migliori dischi di chitarra strumentale mai confezionato in Italia. Luca Colombo è all’apice della forma, quasi imbarazzante per quanto suona bene ed è ispirato. Da avere e ascoltare allo sfinimento.

Luca Colombo: Sunderland

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