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Charvel Model 6
Charvel Model 6
di [user #36977] - pubblicato il

Mentre il movimento shred conquistava il mondo del rock, Charvel produceva la Model 6, controparte budget della più nota Jackson Soloist. Le edizioni arrivate dagli anni '80 fino a oggi vantano una costruzione neck thru solitamente riservata alle fasce superiori di mercato, una versatile elettronica con switch individuali per i pickup, un mid boost attivo on board e un interessante ponte Kahler di derivazione Floyd Rose.
Mentre il movimento shred conquistava il mondo del rock, Charvel produceva la Model 6, controparte budget della più nota Jackson Soloist. Le edizioni arrivate dagli anni '80 fino a oggi vantano una costruzione neck thru solitamente riservata alle fasce superiori di mercato, una versatile elettronica con switch individuali per i pickup, un mid boost attivo on board e un interessante ponte Kahler di derivazione Floyd Rose.

La prima chitarra elettrica che io abbia mai suonato è una Charvel Model 6 del 1986. L'ho comprata usata verso la metà degli anni '90 da un amico di mia sorella che me l'ha venduta per trecentomila lire o giù di lì. La chitarra è una copia, costruita in Giappone, della Jackson Soloist ed è di un colore che definirei "crema metallizzato".

La Model 6 ha, come già detto, la classica forma Soloist e è costituita da due ali in pioppo incollate al manico in acero (neck through body), su cui è incollata la tastiera in palissandro molto scuro con segnatasti in vera madreperla a forma di dente di squalo e 24 fret Jumbo.
Le meccaniche (tutte verniciate in nero) sono delle Jackson in linea, sul capotasto è presente il bloccacorde sempre laccato in nero.
La paletta ha la classica forma a punta, col logo Charvel scritto in modo da riprodurre la forma della chitarra stessa e sotto la scritta "By Charvel/Jackson".
Dall'altro lato delle corde è presente un ponte mobile Kahler, anch'esso laccato in nero che verrà sostituito nelle edizioni successive (1987-1988) da un Jackson JT6 su licenza Floyd Rose.
I pickup (in configurazione HSS), sono marchiati Jackson: un humbucker J50BC affiancato da due J200 in formato single coil. Questi ultimi sono dei pickup un po' particolari: in realtà sono degli humbucker costruiti con due bobine avvolte impilate l'una sull'altra, questo unisce il suono tipico dei single coil alla totale assenza di rumore di fondo degli humbucker.
Ogni pickup è selezionabile singolarmente con un miniswitch dedicato, in modo da poter selezionare qualsiasi configurazione desiderata. Gli interruttori sono anch'essi laccati in nero e, sebbene in un primo tempo possano risultare scomodi per repentini cambi di pickup, dopo un po' di pratica se ne apprezza la solidità e la precisione con cui scattano, oltre alla possibilità di utilizzarli come kill-switch, per chi avesse la voglia e le mani per cimentarsi con assolo alla Tom Morello o alla Buckethead.
L'elettronica è completata da tre controlli: un volume, una manopola dei toni e un mid boost JE1200 attivo.

Charvel Model 6

Ma veniamo al dunque: possiedo questa chitarra da quasi vent'anni ed è stata, fino a oggi, il mio strumento preferito.
L'humbucker al ponte è potente, quando viene acceso da solo è quasi esplosivo e chiede a gran voce di essere distorto. Nelle ritmiche hard rock più spinte è pastoso, con un suono ricco di bassi e medi e ruggisce, negli assolo è pronto a fischiare a comando e a sfoderare un sustain infinito. I puliti non sono il suo campo di battaglia, ma anche lì si difende, sebbene tenda a saturare abbastanza facilmente.
I due single coil sono decisamente più educati. Accendendoli il volume si abbassa sensibilmente e la chitarra smette di agitarsi. Io suono principalmente musica piuttosto dura, dallo stoner al thrash, ma credo di non dire assurdità se affermo che i due single coil siano adatti anche al blues e al pop.
Il manico, nonostante sia verniciato, è abbastanza scorrevole (anche se preferisco il satinato tipo Fender), largo e piatto. Sarà che ho imparato a suonare qui, ma per quel che mi riguarda è perfetto.

Il ponte è forse il punto più debole della chitarra.
Il Kahler è un ponte molto bello sia esteticamente sia tecnologicamente, montare le corde è un'operazione molto più semplice rispetto ai Floyd Rose (è sufficiente agganciare il nottolino della corda a una forcella, legare l'altro capo alla meccanica, accordare e bloccare il capotasto) e le corde sono guidate da delle rotelle in modo da evitare un punto di attrito quando si usa la leva.
Inoltre la leva è molto morbida e le chiavette di regolazione dell'intonazione sono comode e precise.
Il punto dolente è che sono presenti solo due molle, per di più molto più corte di quelle standard montate su Floyd Rose o Tremolo tipo Fender e, come se non bastasse, quelle della mia chitarra sarebbero da cambiare, ma sembra che in Italia siano praticamente introvabili (dovrei ordinarle dagli Stati Uniti, ma mi costerebbero un capitale).
Così, purtroppo, l'uso della leva porta irrimediabilmente alla perdita di un semitono all'accordatura.

Insomma, se ne trovate una usata e avete bisogno di una chitarra veramente versatile (dal death metal al pop qui si può fare veramente tutto) non esitate a comprarla, con una cifra intorno ai 600€ vi portate a casa una chitarra costruita con una cura a cui le nuove Jackson non si avvicinano nemmeno, con un'elettronica e una meccanica di altissimo livello.

Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.
charvel chitarre elettriche model 6 premio accordo-gibson 2013
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