La qualità dei brani e degli ospiti elevatissima, la fruibilità immediata, l'aderenza allo spirito dei tempi totale.
Difficile ripetere un simile exploit (che mise d'accordo pubblico e critica), quasi impossibile sorprendere ancora per freschezza e novità.
Santana avrebbe dovuto forse compiere un esame introspettivo e ritrovare dentro di sé quelle motivazioni che sono alla base della sua filosofia; invece ha scelto di duettare con artisti che, seppur di grido, poco si amalgamano con la sua straordinaria personalità.
Questo "Shaman" é un disco che alterna alti e bassi, più incline alle mode passeggere che interessato ad avventurarsi su sentieri non ancora battuti.
Troviamo dunque, fianco a fianco, l'insulso singolo "The Game of love" con Michelle Branch e la potente "Adouma" (un "Oye Como Va" col turbo); la sciapa "You are my kind" con Seal e la stupefacente ballad "Victory is Won" (la "Europa" di questo CD) che dopo un intro in puro stile world music metheniana si sviluppa ariosa regalandoci un solo destinato ad entrare nella storia del rock; la noiosetta "Feels like fire" con Dido (non ne sentivamo la mancanza) e il trascinante hard rock spruzzato di hip hop "America" con P.O.D., anc'esso impreziosito da assoli ispirati.
Poco di buono arriva da Macy Gray ("Amore-Sexo") e da Chad Kroeger dei Nickelback ("Why don't you and I"), e se "Hoy es Adios con un certo F.Alejandro Lerner novello emulo di Iglesias junior é imbarazzante, si distingue per vivacità "One of these days" con Ozomatli.
A noi non é dispiaciuto il duetto con Placido Domingo "Novus" anche se é comprensibile lo sgomento dei fans storici.
In definitiva 80 minuti di musica registrata e suonata in modo impeccabile con un Santana in ottima forma (chi trova la citazione di "Parla più piano" di Nino Rota dal "Padrino" vince un cotillon) ma, come già detto, un'altalena continua dove il genio viene a patti col marketing.