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Intervista a Marco Volpe
Intervista a Marco Volpe
di [user #33079] - pubblicato il

Italia, Jazz, America, didattica, dedizione e ancora Italia, questa in breve la timeline di Marco Volpe. A soffermarsi sulle sue esperienze e a contare le persone che hanno tratto vantaggio da queste, si rischia di perdere un'intera giornata. Abbiamo avvicinato Marco per rivolgergli qualche domanda in modo tale da approfondire la sua conoscenza.
Italia, Jazz, America, didattica, dedizione e ancora Italia, questa in breve la timeline di Marco Volpe. A soffermarsi sulle sue esperienze e a contare le persone che hanno tratto vantaggio da queste, si rischia di perdere un'intera giornata. Abbiamo avvicinato Marco per rivolgergli qualche domanda in modo tale da approfondire la sua conoscenza.

Sei stato un dei primi (o forse il primo?) a studiare al Berklee con i più grandi insegnanti, che ricordo hai di questa esperienza?
Non sono stato il primo, ma in effetti uno dei primi. Forse il primo ad avere studiato fuori dalla scuola con i due più grandi didatti - probabilmente - di tutti i tempi: Alan Dawson e Gary Chaffee, ma anche con Joe Hunt di cui ho un ottimo ricordo.
Sono andato al Berklee quando qui non c'era nulla del genere e anche adesso che le strutture didattiche si sono molto sviluppate mi sono reso conto, in un mio recente viaggio a Boston, che il Berklee nel frattempo si è sviluppato enormemente. Insomma, siamo sempre 40 anni indietro in questo campo. Ci sarebbero da dire molte cose sui tempi del Berklee e sugli USA dal punto di vista musicale, lavorativo e didattico.

Al momento ci sono quattro miei allievi che si sono diplomati, o si stanno diplomando al Berklee e che vivono là o a New York. A questo se ne aggiunge uno che vive e lavora a Los Angeles e uno che ha studiato a New York, e lì è rimasto...

Hai una conoscenza musicale "senza confini", qual'è secondo te il giusto equilibrio fra le varie materie di studio?
Quando faccio le mie clinic sulla didattica, porto sempre con me un programma di studio da distribuire. Dalla mezz'ora giornaliera, alle oltre quattro ore. Dipende anche se si vuole diventare un batterista "specialista" (metal, jazz, pop...) o "a tutto tondo". Comunque se si studia fino a un'ora e mezza, gran parte dello studio deve essere rivolto alla tecnica, che è la base che ci permette di esprimere le nostre idee. Mentre studiando di più, possiamo dedicare alla tecnica un'ora o poco più e tutto il resto alla musica o alla lettura che è assolutamente indispensabile, sia per sviluppare precisione e timing, sia per non perdere tempo nel capire gli esercizi che ci troveremo ad affrontare. Ovviamente è basilare se vogliamo affrontare una carriera professionale di buon livello.
Il fatto che moltissimi dei miei allievi si siano affermati in campo professionale, è motivo di orgoglio e mi sprona a cercare di migliorarmi sempre come didatta!
Ho moltissimi allievi che si sono affermati al di fuori del campo jazzistico: Enrico "Ninja" Matta, Piero Monterisi, Iarin Munari e... Valentino Uberti!

Intervista a Marco Volpe

Hai suonato praticamente di tutto e a oggi sei un punto di riferimento per la batteria Jazz. Parlando di Jazz, qual è stato il “punto di svolta” nella tua carriera?
Non penso di avere avuto un vero e proprio "punto di svolta" come performer, anche perché ormai sono quasi trent'anni che mi dedico principalmente alla didattica e non credo si possano portare avanti allo stesso livello le due attività. Ci sono state tante "svoltine", i primi tempi al tempio del jazz milanese, lo storico Capolinea, la possibilità di suonare, nel periodo di Boston con tanti musicisti che poi si sarebbero fatti strada, il primo disco a nome mio (si parla ancora di vinile), con Danilo Rea, Michael Rosen e Stefano Travaglini, la partecipazione al gruppo "Mare Mosso" con Fabrizio Bosso, Luca Mannutza e Nicola Muresu. Ma anche, un paio di mesi fa, aver fatto parte del gruppo che accompagnava David Liebman per alcuni concerti in Italia è stato per me una gioia e un onore. Liebman è da sempre uno dei miei miti musicali e averci suonato insieme me ne ha confermato la grandezza.

Come batterista, qual'è il tuo massimo punto di riferimento?
Difficile dirne uno solo, però se parliamo di Jazz e per fare un nome un po' diverso dai soliti, allora dico Billy Hart, anche perché è lui stesso la somma di diverse influenze (De Johnette, Elvin, Roy Haynes).

Sei stato recentemente assoldato dal Conservatorio dell'Aquila e di La Spezia, come si svolgo le lezioni?
In entrambi i casi si tratta della laurea in batteria jazz, quindi non affronto gli argomenti che esulano da questo anche se, in teoria essendo un'università, gli studenti dovrebbero arrivare già con una buona dose di cognizioni tecniche e di lettura che a volte non hanno. Sunque devo supplire in quel campo e le ore diventano poche. Per il resto, le lezioni non si svolgono diversamente da quelle con un allievo privato che voglia studiare solo jazz. La cosa che cambia è che alla fine di ogni anno ci sono gli esami, dunque cose da preparare appositamente. Può essere un bene, perché prepararsi fa parte di quello che poi sarà la vita del musicista, ma porta anche via del tempo che potrebbe essere usato diversamente

Puoi parlare dei tuoi progetti in corso e futuri?
Fra conservatori, lezioni e figli, non mi rimane molto tempo! Sto lavorando, assieme a Marcello Oliviero alla raccolta e sistemazione di cose scritte negli anni. Cerco di suonare cose di qualità, anche se non posso farlo di frequente. L'11 maggio sarò di nuovo sul palco del Colors, un nuovo jazz club di Torino che in pochi mesi è diventato uno dei migliori in Italia con due musicisti che amo moltissimo: il sassofonista Max Ionata e l'organista Hammond Alberto Gurrisi. C'è un progetto didattico (e non solo) a Palmi, in calabria, dove di recente ho svolto un seminario/concerto con la crema del jazz italiano. Ricevo da più parti, soprattutto da parte di ex allievi dislocati in tutta Italia, la richiesta di aprire una serie di scuole a nome mio, come fanno tanti altri. E' una cosa che da una parte mi stimola, ma se devo farla deve essere a uno standard di qualità elevato e non un semplice business.
Se succederà voi di Accordo sarete tra i primi a saperlo!
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