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EarthQuaker Rainbow Machine
EarthQuaker Rainbow Machine
di [user #17844] - pubblicato il

Un processore in grado di alterare il pitch e gestire linee di ritardo offre innumerevoli applicazioni. Dagli harmonizer ai chorus, fino a effetti mai sentiti prima, il Rainbow Machine gioca le sue carte per diventare la modulazione definitiva.
Un processore in grado di alterare il pitch e gestire linee di ritardo offre innumerevoli applicazioni. Dagli harmonizer ai chorus, fino a effetti mai sentiti prima, il Rainbow Machine gioca le sue carte per diventare la modulazione definitiva.

Catalogare un effetto come il Rainbow Machine è difficile. È un harmonizer, un chorus, un delay, un riverbero. E non è niente di tutto ciò.
La statunitense EarthQuaker Devices è famosa per i suoi effetti boutique dal sapore vintage, spesso basati su progetti classici, ma trova il suo punto di forza nella creazione di stompbox dalle potenzialità inedite. Il parallelismo con le stranezze prodotte da una nota azienda di New York, capitanata da un simpatico signore dalla folta chioma bianca, sorge quasi spontaneo quando si collega la prima volta il Rainbow Machine a un amplificatore. La differenza è che i pedali EarthQuaker arrivano tutti da un laboratorio artigianale dell'Ohio e sono catalogabili - non a torto - come effetti boutique.

Il Rainbow Machine è un dispositivo di modulazione basato sull'alterazione del pitch e sulla creazione di linee di ritardo. Raccontato così, verrebbe da pensare a un semplice pitch shifter con delay in corporato. In realtà il Rainbow fa interagire con creatività i suoi componenti interni per generare sonorità probabilmente mai sentite prima, e di sicuro capaci di stimolare la fantasia degli sperimentatori più incalliti.


Sulle prime, la scatoletta rosa può essere dura da digerire. Quando si accende uno stompbox, l'istinto è quello di provare settaggi estremi, con potenziometri quasi a fine corsa, per capire bene cosa è in grado di fare. Bene, se si fa una cosa del genere con il Rainbow Machine il risultato è un'accozzaglia di suoni stonati e delay irregolari che si sovrappongono a se stessi. Se si analizza con calma ogni manopola presente sul pannello frontale, però, tutto diventa più chiaro e gestibile senza grossi sforzi.

Il potenziometro Pitch, com'è facile intuire, regola l'alterazione della nota generata dal pedale. Queste note vanno a sommarsi al suonato dry, quindi il risultato sarà assimilabile al lavoro di un harmonizer. Con il Pitch a ore 12, la nota generata è all'unisono, ma andando in senso antiorario si arriva fino a una quarta giusta sotto, e in senso orario si raggiunge una terza maggiore sopra. Siccome il controllo non ha scatti, ma un'escursione lineare, non è facile intonare con precisione la nota trasposta, ma ciò può essere usato a vantaggio del musicista. Per spiegare come sia possibile, bisogna prima procedere con l'analisi del pannello.

Primary e Secondary sono due potenziometri dedicati alla regolazione del volume di due tracce separate che vengono generate dall'impostazione del potenziometro Pitch.
Il Primary fa riferimento alla nota generata direttamente dal Pitch. Il Secondary invece gestisce una frequenza generata dal Pitch sommato alla frequenza del primario. Un po' meccanico da spiegare, molto divertente da suonare. In pratica, se il Pitch è regolato per generare una frequenza di una terza minore ascendente rispetto al segnale in ingresso, il Primary regolerà quella terza minore, mentre il Secondary regolerà il volume di una terza minore costruita su quella prima terza minore.
L'escursione dei due potenziometri va da un azzeramento del volume fino a un leggero boost.

Il Tracking gestisce il tempo della linea di ritardo, similmente a un delay, solo che al posto delle ripetizioni ci sono il Primary e il Secondary. A rendere il tutto più imprevedibile, il delay generato non è regolare né quantificabile.

In tutto questo, sembra che l'unico potenziometro la cui funzione possa essere familiare ai chitarristi sia il Tone, e in effetti il suo ruolo è quello di schiarire o scurire i segnali creati in Primary e Secondary.

Il potenziometro Magic, la cui funzione è attivata attraverso lo switch omonimo, è invece una novità assoluta per i seicordisti.
Magic innesca una sorta di incremento delle ripetizioni generate dal Tracking e lavora in stretta relazione con esso. Quando il Tracking è regolato in maniera tale da imitare un delay con tempi molto stretti, degli alti valori di Magic sono capaci di mandare il pedale in feedback, creando effetti imprevedibili e variegati. Siccome la "magia" del Rainbow Machine si genera a ridosso di un meccanismo capace di alterare il pitch, il feedback risente anche della regolazione di Pitch, creando delle code che corrono gradualmente verso l'alto o verso il basso a seconda del valore impostato con quest'ultimo parametro.
A meno di non desiderare onde stonate e incontrollabili - effetto che potrebbe comunque tornare utile in determinati contesti più dediti alla sperimentazione - è bene usare il Magic con parsimonia.
Nella seconda parte del video, dedicata all'azione diretta sui potenziometri, è possibile ascoltare cosa succede quando il Magic va "fuori controllo".
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Collegato il Rainbow Machine all'amplificatore, alimentato attraverso un comune trasformatore da 9V con negativo centrale e studiato per bene il ruolo delle singole manopole, si può cominciare a giocare.
Il Pitch non prevede dei salti precisi di semitono, si diceva, quindi difficilmente l'intonazione sarà perfetta. Poco male, perché se si sfasa l'intonazione solo di qualche centesimo di tono è possibile ricreare un effetto chorus, la cui intensità è data semplicemente dalla "stonatura" che generiamo col Pitch. Primary e Secondary regolano la ricchezza del suono e fungono anche da mix per generare dei chorus più o meno invasivi. Fondamentale l'uso del Tracking, che crea un effetto più incisivo o slabbrato. Inoltre, con valori più alti, aggiunge un piacevole effetto echo e un senso di spazio che potrebbe tranquillamente sostituire un leggero riverbero.
Per evidenziare tale caratteristica, il video è stato registrato senza riverbero né delay alcuni, con il microfono diretto sul cono in modo da non captare neanche l'ambiente, se non in minima parte.

Se il Pitch permette salti di alcuni toni, tanto vale approfittarne. Qui la cosa diventa per pochi. Come harmonizer, il Rainbow Machine è di tipo atonale, non segue l'armonia e si limita a creare intervalli fissi da una nota di partenza. Ciò si traduce in suoni non sempre a loro agio nei contesti più convenzionali, che trovano invece la loro applicazione preferita nella sperimentazione. Un riff armonizzato con un pitch neanche tanto preciso, tra un semitono e l'altro, può ricordare per alcuni versi un ring modulator, effetto difficile da digerire ma che non manca di un suo pubblico.
Per i più tradizionalisti, invece, resta l'opportunità di giocare con le scale simmetriche. Regolando intervalli di terze minori, per esempio, ci si può inventare dei curiosi passaggi sugli arpeggi o gli accordi diminuiti. Andando per terze maggiori, invece, la scala esatonale diventa un terreno stimolante per creare panorami musicali avvolgenti.
Un settaggio per tutte le stagioni è senz'altro quello con l'aggiunta della quarta sotto. Una quarta sotto verso il basso, ovvero una quinta giusta rispetto al suono dry, ma all'ottava inferiore, è quello che ci vuole per creare dei powerchord artificiali potenti e cupi, ideali in distorsione. Peccato che, clean a parte, il Rainbow Machine sembri non digerire molto bene gli alti livelli di gain, dando vita a fruscii a volte inaccettabili.


Le applicazioni del Rainbow Machine sono davvero ampie. La sua costruzione è solida e l'ingombro è tutto sommato contenuto, considerando il numero di switch e manopole.
La presenza di una presa jack per un pedale d'espressione esterno rende il tutto ancora più versatile e il modo in cui l'integrità del segnale dry è rispettata, anche con il pedale attivo, è un punto a favore del progetto EarthQuaker.
Di sicuro lo stompbox può apparire sprecato tra le mani di un chitarrista intenzionato a farne un semplice chorus, ma chiunque abbia il desiderio di colorare le proprie composizioni originali con dei pitch atonali e fuori di testa, che si muovono sullo sfondo per dare atmosfera e articolazione al playing, troverà nel Rainbow Machine un compagno ideale.

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