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Accordiani In Cattedra: "La strada per la velocità"
di [user #32606] - pubblicato il

Non esiste una ricetta miracolosa per aumentare la propria velocità d'esecuzione, ma studiare seguendo dei percorsi specifici può aiutare a focalizzare gli sforzi in un'unica direzione. Ecco tre metodi diversi finalizzati ad accrescere la velocità sul manico della chitarra.
Non esiste una ricetta miracolosa per aumentare la propria velocità d'esecuzione, ma studiare seguendo dei percorsi specifici può aiutare a focalizzare gli sforzi in un'unica direzione. Ecco tre metodi diversi finalizzati ad accrescere la velocità sul manico della chitarra.

Recentemente è stato pubblicato un interessante articolo dell'Accordiano Oliver, noto e simpatico sperimentatore fai-da-te, nel quale proponeva di intervenire sul plettro, piegandolo, per incrementare la velocità di esecuzione senza modificare l'impostazione tradizionale della plettrata.
Ne è scaturito un vivace scambio di idee: alcuni si sono detti interessati alla realizzazione del nuovo plettro, anche in ragione dei costi irrisori, altri - tra cui il sottoscritto - si sono detti scettici perché una plettrata perpendicolare alle corde incontra maggiore resistenza rispetto a una inclinata, a scapito della velocità ma certamente a vantaggio della dinamica e dell'attacco.
Insomma, credo che una regola valida per tutti non esista: sebbene vi siano molte scuole di pensiero e i vari maestri possano sicuramente orientare o condizionare l'approccio dell'allievo, ogni chitarrista impugna il plettro per cercare quel contatto con le corde che gli offra il miglior compromesso tra dinamica, velocità, precisione e comfort esecutivo. Ci sono grandissimi chitarristi che tengono il plettro in maniera improponibile, ma che nelle loro mani... Il primo che mi viene in mente è Pat Metheny, ma ce ne sono molti altri.

Accordiani In Cattedra: "La strada per la velocità"

Ora, a parte l'impugnatura, che dire del metodo da seguire negli esercizi per acquisire velocità esecutiva?
I manuali e i DVD didattici sono innumerevoli. Alcuni ti diranno che per suonare veloce serve un goniometro per misurare l'angolo ottimale tra polso, avambraccio, gomito e chi più ne ha più ne metta. Altri ti spiegheranno i dettagli della respirazione, ricordandoti che l’ipo-ossigenazione colpisce prima gli arti periferici (può sembrare una stupidaggine ma l'apnea è davvero nociva per le nostre dita). I più seri premettono che la conquista della velocità richiederà tempo, pazienza, sacrificio ed esercizio costante. I più faciloni e ingannevoli vi garantiranno che in quattro settimane non sporcherete più mezza nota shreddando in trentaduesimi a 240 bpm.

Gli approcci sono i più disparati, ma fondamentalmente si possono ricondurre a tre tipologie di metodo:
1 - il più classico e tradizionale è quello di suonare un brano a velocità ridotta, curandone la precisione esecutiva, per poi progressivamente velocizzarlo senza compromettere la pulizia dei suoni. Tutto sommato, il sistema è semplice e intuitivo
2 - un altro sistema diffuso, sviluppato da quello precedente, è quello sì di velocizzare progressivamente il brano, ma utilizzando velocità di metronomo a progressioni alternate secondo la formula "-10 +20". In altri termini, per fare un esempio si esegue il riff a 120 bpm, poi a 110, poi a 130, quindi di nuovo a 120, poi a 140 e così via sino all'agognato traguardo. In tal modo l'abbassamento momentaneo del tempo di esecuzione dopo la precedente velocizzazione dovrebbe rendere l’esecuzione più confortevole e meno difficoltosa. Rispetto al primo metodo, i progressi dovrebbero essere più rapidi e meno frustranti
3 - il terzo metodo, di più recente elaborazione, è del tutto diverso e trae ispirazione dai sistemi di allenamento utilizzati da sempre in atletica leggera. Il ragionamento è semplice: un conto è se sei un fondista, altro paio di maniche è se sei un velocista. Se devi fare i 100 metri piani, non corri quella distanza lentamente e poi sempre più veloce. Usi subito la tua massima velocità ma facendo brevi scatti, via via allungando la distanza. Traslando il tutto dalla pista di tartan al manico di palissandro, devi spezzettare il brano in tanti piccoli riff da praticare subito alla tua massima velocità possibile e poi, una volta eseguiti in maniera decente, li incolli tra loro fino a essere padrone dell'intera esecuzione.

Accordiani In Cattedra: "La strada per la velocità"

Anche in questo caso, non credo ci sia un metodo in assoluto migliore di altri. Forse i giudizi sono soggettivi e ci sarà chi preferisce approcciarsi alla barriera del suono cominciando dall'aliante, chi vorrà subito un jet.
Io utilizzo il secondo metodo e sto cominciando a sperimentare il terzo (con modesti risultati).
Di sicuro un consiglio va dato ai più giovani e frettolosi: non dimenticate mai di usare il metronomo! È l’unica argomentazione che nessuno può confutare.

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