di rosarioabramopfp [user #39141] - pubblicato il 22 novembre 2013 ore 07:00
Venti/venticinque anni fa, realizzare un proprio progetto discografico era un privilegio riservato a pochi "famosi" oppure a coloro che avevano mezzi economici tali da sostenere i costi proibitivi di un'operazione del genere. Successivamente con l'avvento dei sequencer prima e dei vari software musicali poi, parallelamente alla diffusione di Internet, ciò che sembrava una chimera è divenuta un'opportunità per tutti i musicisti.
Venti/venticinque anni fa, realizzare un proprio progetto discografico era un privilegio riservato a pochi "famosi" oppure a coloro che avevano mezzi economici tali da sostenere i costi proibitivi di un'operazione del genere. Successivamente con l'avvento dei sequencer prima e dei vari software musicali poi, parallelamente alla diffusione di Internet, ciò che sembrava una chimera è divenuta un'opportunità per tutti i musicisti.
Nella mentalità comune - purtroppo ancora molto diffusa - al batterista non vengono attribuite qualità, competenze e personalità adeguate a ricoprire la funzione di compositore, malgrado si riscontrino chiari esempi in piena contraddizione con questo sciocco luogo comune. Tanto per citarne alcuni: Gene Krupa, Max Roach, Buddy Rich, Tony Williams, Billy Cobham e nei giorni nostri un nome su tutti, Virgil Donati.
Anche in Italia non mancano esempi virtuosi in tal senso, anche in questo caso, un breve elenco: Bruno Biriaco, Roberto Gatto e Tullio De Piscopo. In particolare quest'ultimo attraverso la pubblicazione di vari dischi e la partecipazione a noti varietà televisivi in prima serata, ha fatto conoscere all'Italia "nazionalpopolare" degli anni '80 l'esistenza di uno strumento musicale denominato batteria.
La mia esperienza con la comune sciocchezza che dequalifica il batterista a semplice sovrastruttura dell'orchestra o peggio a "ignorante della musica" (le mie orecchie hanno udito pure quest'epiteto) l'ho vissuta nei primi anni '90 quando un pianista, facendosi portavoce dei membri della cover band con cui suonavo, a una mia proposta di lavorare assieme ad alcuni miei grooves per realizzare qualche cosa d'inedito, rispose senza parafrasare: i batteristi non scrivono pezzi!
Quella (insipiente) risposta cambiò completamente il mio modo di vedere la musica e di esserne partecipe. Iniziai a interessarmi alla sfera armonica e melodica della musica, facendo leva sulle conoscenze ritmiche acquisite, tutto questo da autodidatta. Imparai le modalità delle scale e l'armonia strutturata sulle stesse per poi concentrarmi su tutto quello che poteva erudirmi in materia di struttura musicale, in primis Real book o in genere tutte le partiture, anche di musica leggera, che riuscivo a trovare.
Con l'ausilio di un vecchio piano Rhodes di mio fratello e un piccolo sequencer Yamaha (QY10) alla fine del 1993 scrissi la mia prima composizione: tema, armonia, basso e batteria.
Si trattava di sole 16 battute, ma avevano un grande significato per me. Da quel momento allo studio della batteria, ho affiancato una personale ricerca musicale ad ampio raggio che continua tutt'oggi. Dal 2005 sono iscritto alla SIAE con la qualifica di autore e tra pochi giorni pubblicherò il mio primo CD da me interamente prodotto, composto e arrangiato.
Il fine di questo mio articolo non vuol'essere quello di una sterile autocelebrazione o peggio di invitarvi a uno sciocco egocentrismo, bensì quello di stimolarvi, cari amici, a guardare la musica a 360° non soltanto dallo spicchio che il nostro amato strumento ci offre.
C'è tutto un mondo pieno di sensazioni particolari e sempre nuove dentro la ricerca musicale perché la stessa si evolve assieme a noi. Più vai avanti con i tuoi studi di batteria, più ricerchi cose diverse e innovative. Credo questa sia la parte migliore del vivere la musica.