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Recensione vintage - Paiste 2002 Black Logo
Recensione vintage - Paiste 2002 Black Logo
di [user #33281] - pubblicato il

I Paiste 2002 rappresentano una delle serie di punta realizzate da Paiste. Famosi per essere tra i piatti più usati nella storia, hanno visto il loro periodo d’oro specialmente negli anni '70, periodo in cui batteristi del calibro di John Henry Bonham dei Led Zeppelin li hanno portati alla fama.
I Paiste 2002 rappresentano una delle serie di punta realizzate da Paiste. Famosi per essere tra i piatti più usati nella storia, hanno visto il loro periodo d’oro specialmente negli anni '70, periodo in cui batteristi del calibro di John Henry Bonham dei Led Zeppelin li hanno portati alla fama.

La serie, introdotta per la prima volta nel 1971, si proponeva di affiancare ai già presenti Giant Beat, dei piatti capaci di rispondere alle esigenze di volume dei batteristi Beat e Rock. Una caratteristica dei 2002, è quella di essere fatti di una lega denominata CuSn8 introdotta per la prima volta nella serie Stambul. La CuSn8 è anche la stessa lega di cui sono composti i Giant Beat.

A livello sonoro i piatti della serie 2002 offrono un ottimo feeling per quanto riguarda le mani, con una buona risposta su tutte le dinamiche, in special modo a partire dal mezzo-forte in su e un volume medio alto, con una sonorità precisa, potente, piena e dai toni abbastanza chiari pur mantenendo quel calore che li ha resi celebri. Si tratta di piatti senza dubbio molto versatili, di cui difficilmente vi separerete se amate quel tipo di sonorità. Menzione speciale va fatta allo hi-hat da 15" e al ride 24", a mio avviso di immensa bellezza.

Il set che potrete vedere nel video, è composto da piatti vintage del periodo Black Logo (1973 – 1980). Tutti i piatti sono di peso medium. Un occhio attento realizzerà subito che è ispirato dal set utilizzato da Bonham. Abbiamo dunque partendo da sinistra verso destra (posizione del batterista) lo hi-hat da 15” Sound Edge caratterizzato da un suono abbastanza dry, dovuto alla particolare forma del piatto inferiore e da un tono leggermente più scuro di quello che ci aspetteremo, questo a causa della misura superiore al 14" considerato standard. Segue il da Crash 18", piatto dall’attacco tagliente, esplosivo, con coda moderata e molto musicale. La grande risposta alla dinamica e il peso leggermente inferiore al fratello maggiore da 20", lo rendono esplosivo e sensibile. Ancora a seguire il ride Ride 24", un vero e proprio Behemoth, il cui peso non ne compromette - a patto di avere una certa mano - la "crashabilità". Il ping è deciso, ma non estremo e il wash ben presente, ma mai troppo invasivo neanche a dinamiche più alte. Questo gli conferisce una personalità notevole senza compromettere la versatilità. Penultimo è il Crash da 20", leggermente meno sensibile del 18", più scuro e che necessita di una maggiore intensità dei colpi per tirare fuori tutta la sua potenza.
Chiude il cerchio (o meglio, il semicerchio) il Ride da 18" che adoro utilizzare come Crash Ride essendo non troppo pesante, resistente e cattivo al punto giusto. Col volume e il tono di cui dispone il fratello minore del 24" risulta essere un"ottima alternativa al fratello maggiore in locali piccoli o in situazioni in cui non è possibile presentarsi con un disco volante!

In chiusura vi confido un piccolo segreto su questo piatto. Con un po' di fantasia diventa uno splendido hi hat bottom che, accoppiato con un crash da 18" adeguato, non mancherà di rendere felici quelli che, come me, amano sperimentare alla ricerca di sonorità particolari.


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