VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE
Gibson LPJ 2014: raw power molto raw
Gibson LPJ 2014: raw power molto raw
di [user #17844] - pubblicato il

"Raw power", letteralmente "potenza grezza". Così Gibson definisce la sua LPJ, una vera Les Paul americana al prezzo di una copia orientale con tutte le carte in regola per ritagliarsi un cantuccio tutto suo sul mercato. Un cantuccio che non può essere definito altrimenti che "grezzo e potente".
"Raw power", letteralmente "potenza grezza". Così Gibson definisce la sua LPJ, una vera Les Paul americana al prezzo di una copia orientale con tutte le carte in regola per ritagliarsi un cantuccio tutto suo sul mercato. Un cantuccio che non può essere definito altrimenti che "grezzo e potente".

Mai come quest'anno Gibson è un sogno alla portata di tutti. La nuova LPJ ha monopolizzato le attenzioni dei fan rubando la scena persino a modelli delle fasce di prezzo superiori.
Una Les Paul made in USA al costo di una produzione orientale fa sempre un certo scalpore, soprattutto quando mette sul piatto le stesse innovazioni tecniche introdotte dai modelli top della gamma americana.
Una chitarra del genere non può evitare di essere guardata con un misto di curiosità e sospetto, alla ricerca dell'inghippo che ne giustifica il prezzo appetibile. È questo lo stato d'animo con cui abbiamo aperto la custodia morbida in dotazione, estraendo la Junior dal peluche bianco. Una chicca.
Contro ogni pronostico, la prima impressione sulla LPJ è stata positiva su tutti i fronti. Durante il primo unboxing non saltano all'occhio magagne né mancanze degne di nota, ma un'analisi approfondita è doverosa.

La LPJ 2014 non cerca di apportare alcuna innovazione al progetto della Les Paul, riservandosi piuttosto alcune variazioni sul tema.
Il body è in mogano, come la tradizione impone, e il top è in acero. Il confronto con il mondo orientale sorge spontaneo, ma già da qui emergono le prime differenze. Niente sapele o surrogati di sorta, qui il mogano è lo stesso che viene impiegato sulle altre Gibson. Certo, non ci si può aspettare di ritrovarsi tra le mani le tavole più belle in deposito e bisogna accettare il fatto che il body possa essere composto da qualche pezzo extra rispetto a una Standard con uno zero in più sul talloncino, ma ci si può crogiolare nella certezza che a sfregarci la pancia è un mogano degno di questo nome, con tutte le venature profonde e spesse del caso. Allo stesso modo, il top è evidentemente ricavato da una tavola solida e robusta. Niente impiallacciature o finte fiammature, qui la ciccia c'è.
Visualizza l'immagine
 
Visualizza l'immagine
 
Visualizza l'immagine
 
Visualizza l'immagine
 
Visualizza l'immagine
 
Visualizza l'immagine
 
Visualizza l'immagine
 
Visualizza l'immagine
 
Visualizza l'immagine
 
Visualizza l'immagine
 
Visualizza l'immagine
 
Visualizza l'immagine
 
Visualizza l'immagine
 
I puristi che non sono riusciti ad abituarsi alle curiose (seppur ottime) tastiere in acero cotto possono tirare un sospiro di sollievo: la LPJ ha una tastiera ricavata da un'unica tavola di palissandro, scuro nel colore e piacevolmente denso sotto le dita.
Il manico invece rappresenta una sorpresa: incollato come mr. Polfus comanda, con un generoso profilo stile '50s e una finitura satinata per una scorrevolezza niente male, è inaspettatamente in acero. I talebani del mogano potrebbero inorridire all'idea, fatto sta che il manico trasmette le vibrazioni in modo ineccepibile ed è una gioia per gli occhi in quanto a grana e per l'assenza di giunzioni di sorta. Dall'attacco col body alla punta della paletta, infatti, questo è in un solo blocco di legno. Fanno eccezione due "orecchie" incollate ai lati per andare a completare la forma della paletta, caratteristica che comunque non è mai stata indice di prodotti di fascia bassa (e PRS ne è testimone).

Quanto ai dettagli estetici, la recente storia Gibson insegna che i fan sono perfettamente capaci di rinunciare a binding su body, manico e paletta, così come alle fiammature e le finiture gloss, ma ai segnatasti trapezoidali proprio no. La LPJ li ha, sono ben posati e sono completati dall'intarsio del 120esimo anniversario al 12esimo tasto, caratteristica comune a tutta la nuova produzione americana.

Sulla finitura Rubbed Vintage Shade della LPJ in prova (un marrone scuro con una leggera sfumatura al nero verso i bordi del top), spiccano con decisione i due humbucker 1961 Zebra Coil.
I pickup sono ispirati ai PAF del 1961, quando Gibson cominciò ad utilizzare regolarmente dei magneti in alnico V e di dimensioni leggermente inferiori rispetto ai precedenti.
La scelta della colorazione zebra forse non sarà storicamente ineccepibile (le bobine bianco-nero erano in uso nel biennio 1959-1960 e avevano la disposizione dei colori invertita), ma è innegabile che aggiunga un tocco di classe alla configurazione con poli scoperti e senza battipenna.


L'impressione data dal look si riflette con precisione sul sound che la LPJ offre una volta collegata all'amplificatore (d'estrazione british, si intende). La chitarra è potente, definita e conserva sempre una punta di acuti che mettono in evidenza l'attacco delle note, anche quando si usano le saturazioni più grosse e cremose.
Il pickup al ponte è rotondo e pieno, dà soddisfazione in distorsione e non si tradisce sui puliti. Quello al manico è aperto quanto basta da non risultare impastato in un arpeggio o ingolfato in un assolo. Sebbene nella parte finale del video il gain sia stato volutamente spinto in maniera spropositata, i due humbucker conservano sempre una certa compattezza.
Tutti i suoni appaiono ben bilanciati e la chitarra trasmette una piacevole sensazione di "plug and play", in cui giocare con i settaggi è più una questione di gusti che una necessità.
A pagare il prezzo della versatilità dimostrata è la posizione centrale, dove si perde un po' di quel twang che anche una Les Paul, a volte, è in grado di tirare fuori.

Per farla breve, la LPJ suona bene e tanto. E si lascia suonare, anche. Forse il manico non è vellutato come quello di alcuni modelli più in alto in catalogo, ma se non si ha in mente di eseguirci prodezze ipertecniche va più che bene. Lo shape, d'altra parte, riempie bene la mano senza stancarla, facendo della nuova Junior una valida macchina da riff e powerchord.


Insomma, uno strumento che offre il suono americano a un prezzo da Oriente Misterioso, fatto con materiali di qualità e basato su progetto vincente già su carta. La LPJ è arricchita da attenzioni solitamente riservate a chitarre di tutt'altra levatura, quali la regolazione via Plek, i fret trattati criogenicamente, la finitura alla nitrocellulosa, il top in massello, il manico in un solo pezzo e hardware di qualità. È ovvio che uno si chieda dove sta il trucco.

Dopo averne vista qualcuna, riteniamo che costi siano stati tagliati sui tempi delle rifiniture estetiche. La chitarra è "raw" di nome e a volte di fatto, in cui le differenze tra un esemplare e l'altro possono essere anche evidenti. Può capitare di ritrovarsi tra le mani un esemplare impeccabile accanto a uno più "ignorante", magari con bordi del manico meno regolari o le manopole assemblate un po' grossolanamente. Ma alla fine questo è quello che succedeva anche per i modelli top degli anni d'oro, quando la costanza qualitativa era un miraggio.

Suggerimento: provarne più d'una per individuare quella che ha ricevuto le cure dall'operaio di turno è un sacrificio (si fa per dire) perfettamente sostenibile ed è garanzia di portarsi a casa uno strumento con tutta la classe, il feel e il suono Gibson con un investimento davvero contenuto.

Seguici su Twitter
chitarre elettriche gibson junior les paul
Link utili
L'unboxing della Gibson LPJ
Gibson LPJ
Mostra commenti     51
Altro da leggere
PRS mostra in video le S2 del 2024 con pickup Core americani
Chitarre appartenute ai grandi? Noel Gallagher ci sputa sopra, letteralmente
"La gente non capisce che le Strat fino al 1975 sono ottime": Malmsteen si schiera con CBS
Elettronica USA e palette a libro per le Epiphone 2024 ispirate a Gibson Custom
Theodore Standard: la Gibson perduta di Ted McCarty diventa realtà
American Series: la Soloist USA con due EMG in duplice versione
Articoli più letti
Seguici anche su:
Scrivono i lettori
Serve davvero cambiare qualcosa?
70 watt non ti bastano? Arriva a 100 watt!
Manuale di sopravvivenza digitale
Hotone Omni AC: quel plus per la chitarra acustica
Charvel Pro-Mod DK24 HSH 2PT CM Mahogany Natural
Pedaliere digitali con pedali analogici: perché no?!
Sonicake Matribox: non solo un giochino per chi inizia
Ambrosi-Amps: storia di un super-solid-state mai nato
Il sarcofago maledetto (e valvolare) di Dave Jones
Neural DSP Quad Cortex: troppo per quello che faccio?




Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964