La questione è semplice: voi come preparate una scaletta o un repertorio della vostra band? La domanda nasce da alcune esperienze che ho fatto negli ultimi anni e che mi hanno lasciato parecchi dubbi. Facendo un esempio pratico, se io devo preparare quattro pezzi nuovi, come mi approccio al problema? Faccio un esempio: io ho frequentato diverse scuole di musica, e seppur non abbia mai concluso niente di buono, e questo non può essere imputato alla scuola ma esclusivamente ai limiti oggettivi del sottoscritto, mi è rimasto comunque un prezioso insegnamento e cioè che quel che conta nello studio, tra le molte altre cose è il metodo. Nelle scuole di musica il metodo basilare è questo: si procede per gradi, un esercizio dietro l’altro in progressione di difficoltà, ma tassativamente, non si passa al successivo se prima non si è completato quello che si sta studiando. Per molti potrà apparire come un metodo un po’ “nazista” però a mio modo di vedere è l’unico che garantisca dei risultati. Invece conosco tanti che pur seguendo un corso, specialmente da autodidatta, quando incontrano un esercizio troppo difficile, passano ad un altro con la conseguenza che, alla fine non sanno farne nemmeno uno. Lo stesso capita in una band quando si tratta di preparare un repertorio, deciso i pezzi da mettere in cantiere, a questo punto è meglio concentrarsi esclusivamente su uno per volta nel senso di passare al secondo in scaletta solo quando si è finito il primo o avere un approccio più ampio e provare un po’ tutti i pezzi per, come ho sentito dire troppo spesso: “Non annoiarci troppo...” Io personalmente sono dell’idea che l’approccio di tipo “nazista integralista” sia l’unico che possa garantire dei risultati certi, anche se è indubbiamente noioso e faticoso. Pochi effettivamente sono disposti a sopportare estenuanti sessioni di prove concentrate esclusivamente sullo stesso pezzo, magari addirittura ore a provare e riprovare un singolo passaggio particolarmente difficile, o una sequenza di accordi un po’ ingarbugliata o dei cambi di ritmo particolarmente ostici. Molti invece preferiscono passare da un pezzo all’altro senza averne terminato nemmeno uno, nella speranza o certezza che col tempo le cose poi vengono da se. All’interno di queste band, le frasi più ricorrenti sono: per non sclerare oppure per non andare in paranoia o per non andare fuori di testa ma mi chiedo e vi chiedo, suonare deve essere un piacere, lo si fa per passione, e il piacere e la passione aumentano di pari passo col conseguimento di risultati, ma per avere risultati in ogni ambito, dalla vita di tutti i giorni, allo sport, alla musica la ricetta è una sola: lavoro duro, che nel nostro caso corrisponde anche a lavoro noioso ma indispensabile. Poi ovviamente ci sono i fenomeni, quelli che dopo cinque minuti di prove ti fanno un pezzo perfetto, ma io parlo di gente normale... Al
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