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Namm 2014: Eko è la più desiderata dagli Accordiani
Namm 2014: Eko è la più desiderata dagli Accordiani
di [user #116] - pubblicato il

Dopo il Namm Show vi abbiamo chiesto quale fosse la novità che vi ha incuriosito di più. Il nuovo catalogo Eko ha riscosso particolare successo tra gli Accordiani, così abbiamo deciso di approfondire la faccenda con un'intervista esclusiva al project manager Massimo Varini e di condire il tutto con foto dettagliate dei nuovi strumenti.
Dopo il Namm Show vi abbiamo chiesto quale fosse la novità che vi ha incuriosito di più. Il nuovo catalogo Eko ha riscosso particolare successo tra gli Accordiani, così abbiamo deciso di approfondire la faccenda con un'intervista esclusiva al project manager Massimo Varini e di condire il tutto con foto dettagliate dei nuovi strumenti.

Chitarrista stimato, didatta di successo e ora anche project manager per conto di Eko, Massimo Varini non ha bisogno di presentazioni su Accordo. A lui è stato affidato il compito di "rilanciare" l'immagine delle chitarre Eko guidando la progettazione tutti i nuovi modelli e contribuendo a delineare le nuove politiche commerciali.
Con rinnovato vigore, una delle bandiere del made in Italy è così arrivata al Namm 2014 armata di un ricco catalogo, fatto di strumenti acustici ed elettrici inediti per ogni fascia di prezzo. Non ultima, a catalizzare l'attenzione del pubblico è stata la notizia dell'avvio di una linea elettrica interamente fatta in Italia, a cura del liutaio Roberto Fontanot.

In un recente sondaggio, vi abbiamo chiesto quale fosse la novità del Namm 2014 che più di ogni altra ha stimolato la vostra curiosità. Sono bastati pochi giorni per far schizzare Eko in cima alla wishlist degli Accordiani, con richieste riguardanti sia le nuove chitarre elettriche made in Italy sia il rinnovato catalogo acustico prodotto in oriente.
Abbiamo colto la palla al balzo per intervistare Massimo circa il suo ruolo in Eko, la nascita e lo sviluppo dei nuovi strumenti e le aspettative per le prossime mosse dell'azienda.
Non abbiamo perso l'occasione di condividere con voi alcune immagini provenienti dal nuovo catalogo Eko.

Namm 2014: Eko è la più desiderata dagli Accordiani

Lavorare a stretto contatto con un'azienda come Eko, per un chitarrista, è un po' come il paese dei balocchi: liutai e designer a tua disposizione. Ma cosa fa, in realtà, un project leader?
Lunghetto da spiegare ma ci provo!
La prima parte del lavoro si è svolta con la Dirigenza. Ho voluto capire cosa si aspettassero da me e se sarei stato in grado di rispettare gli impegni che mi si chiedeva di prendere. La fiducia e la responsabilità sono state totali e mi è stato chiesto di riportare la Eko alla "gloria" degli anni '60.
Quindi per prima cosa ho voluto capire quale potesse essere la "vision", il "concept"... termini che hanno un corrispettivo in italiano ma che in anglosassone sembrano meglio definire il progetto globale.
Sono partito dal fatto che Eko in questi 53 (ora 55) anni avesse cresciuto oltre tre milioni di chitarristi (circa il n. di chitarre vendute negli anni, senza considerare che una chitarra si può poi prestare o regalare), che la Eko è sempre stata la "prima chitarra" di tantissimi chitarristi che spesso tutt'ora ce l'hanno a casa, non solo in Italia. La "I-chei-O" (spelling di E K O) come la chiamano molti americani era acquistata moltissimo all'estero perché il cambio con la lira era ultra favorevole!
Quindi il mio lavoro sarebbe stato quello di riuscire a fare strumenti con grande rapporto qualità/prezzo, nella fascia medio bassa di budget e che avessero caratteristiche estetiche importanti. Se qualcuno dovesse chiedere: "come estetiche? non pensi al suono?" la mia risposta è sicura: se pretendi di comprare una chitarra intorno ai 150€ o meno che sia esteticamente bella e perfettamente funzionante... l'importante è che il suono sia sufficientemente buono ma soprattutto che la chitarra abbia una suonabilità che ti permetta di non decidere di smettere di suonare. Soltanto per un orecchio attento cambia il timbro tra le fasce e fondo in mogano o il palissandro, tra il solido e il laminato. Ho cercato la totale "onestà intellettuale" negli strumenti.

Puoi entrare nello specifico del ruolo?
Hai ragione quindi vengo alla tua domanda: cosa fa un PL?
Per prima cosa ho "imparato"!
Ho dovuto imparare cosa significa la distribuzione mondiale di un marchio, quali sono i costi, le problematiche, come funzionano i trasporti, i costi doganali, gli imballi... questo mi è servito per capire quanto poter "spendere" in termini di materiali e mano d'opera per uno strumento, questo per capire quanto questi costi si sarebbero poi riflessi sul costo finale al pubblico, cosa significano termini come le marginalità, i ricarichi, le scontistiche etc.
Se non avessi conosciuto queste dinamiche il progetto sarebbe partito male... con strumenti magari di grande qualità ma che poi sarebbero costati una cifra non congrua con la percezione attuale del brand.
Per prima cosa ho pensato a come sviluppare la totalità del progetto in tema di serie/modelli/fasce di prezzo. Se non si tiene conto di queste dinamiche si rischia di fare soltanto strumenti costosi, quindi sul primo prezzo si deve valutare anche se mettere dot in madreperla, abs, plastica diversa o simil-abalone: i vari moltiplicatori nei passaggi commerciali hanno un peso importante.
Ho cercato un partner/liutaio che fosse aperto al discorso di produzione industriale e che anzi non la denigrasse come il male supremo. Fontanot lo conosco da ormai 15 anni ed è preparatissimo anche dal punto di vista di realizzazione seriale degli strumenti.
Sergio Oreglio di Eko è la persona che è a stretto contatto con me e Fontanot nella parte produttiva poiché ha grande esperienza. Fu proprio lui quasi 25 anni fa a volermi in Meazzi come dimostratore e ancora collaboriamo insieme con piacere. Gli devo molto perché ha sempre creduto in me come musicista, professionista e anche in questo caso è stato il mio "sponsor".

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Come ti sei relazionato con la parte orientale della produzione?
Con Sergio e Roberto siamo andati in Cina per incontrare i partner giusti e per scegliere i materiali. In molti non mi credono ma è stato fantastico! Abbiamo visto fabbriche da ottanta operai e da 3mila operai... aziende che arrivano a produrre 2 milioni di strumenti ogni anno.
Abbiamo verificato che i processi produttivi fossero della qualità a noi necessaria per garantire le caratteristiche che volevamo sugli strumenti: io sapevo cosa volevo sulle chitarre, Roberto verificava chi fosse il miglior partner, Sergio gestiva il rapporto economico e di gestione logistica insieme a Jacky Wang Jun che è il responsabile di Eko China e vive là. Prima lavorava per Gibson/Epiphone ed è passato in Eko perché ha un ruolo più centrale nella produzione e maggiori responsabilità. Nella fase di realizzazione dei campioni ho parlato più con lui che con la mia compagna!
Abbiamo posto attenzione al fatto che le aziende avessero requisiti di serietà con i dipendenti e quindi aziende che sono chiuse alla domenica, mezza giornata al sabato, 40 giorni di ferie per il capodanno cinese e due settimane di ferie per le feste del middle autumn in ottobre. Aspirazioni nei posti giusti, misure di sicurezza... queste aziende hanno le certificazioni ISO necessarie.
Detto questo abbiamo cercato i materiali giusti per top, fasce e fondo, catene, vernici, colle e tutto quanto ci sembrava necessario per fare i nostri strumenti. Roberto ha miscelato le vernici, mostrato come dare aniline ai nostri legni per una maggiore profondità delle venature sui top e fasce/fondi... ma tanto avrei da dire!
Quindi, tornati in Italia ho capito cosa potevo fare e a che costo. Così ho richiesto i campioni.
Avevo già i disegni perché con Roberto avevamo fatto un primo prototipo di MIA made in Italy e quindi ero già sicuro della nuova paletta, nuovo ponte e una base di rosetta. Siamo stati settimane in laboratorio con Roberto e il suo socio Maurizio Serafin, che è Architetto, a disegnare le nuove forme. Io buttavo giù uno schizzo o ce l'avevo già, Maurizio lo rendeva ancora più oggetto di design e poi Roberto mi diceva se era fattibile e se a livello di liuteria aveva degli aspetti negativi/positivi. Il disegno 2D diventava poi 3D e passato nella macchina a controllo numerico (CNC), in questo modo avevamo i "solidi" fatti in legno.
Così anche per i loghi stile "tribal-tattoo" che ho voluto mettere al XII tasto di ciascuna chitarra di ciascuna serie... io suggerivo la mia idea a Roberto che la metteva sul computer e poi faceva l'intarsio sul legno di una tastiera di chitarra.
Tutto quanto arriva poi alla Eko China e mi fanno arrivare i preventivi di costruzione e io valuto se il costo è congruo con lo strumento che vorrei avere.
Un ruolo importante è poi quello che svolge il reparto liuteria interno all'Azienda Eko a Montelupone. Il liutaio Pasquale Gaetani e Umberto Speranza si occupano delle prime verifiche sui campioni e sugli strumenti di produzione. Mi danno importanti informazioni sulla costruzione, imballo e tanto altro. Condividiamo le informazioni con i vari reparti (R&D, Commerciale, Direzione etc) e poi diamo i ragguagli a Jacky.

Quindi ti occupi di molti aspetti, anche quelli commerciali?
Certamente... una chitarra non è "buona" a prescindere dal prezzo! Mi sono interfacciato con l'international Sales Manager Salvatore Curcio, con il Direttore Commerciale Umberto Tonnarelli (Italia) e con il Division Manager Giorgio Polenta per poter entrare nelle loro politiche commerciali. Ho imparato tanto da loro per le dinamiche che regolano il mercato degli strumenti... ma siamo riusciti a fare delle cose egregie. I prezzi di listino saranno molto più vicini ai prezzi finali degli strumenti... prima di formulare un prezzo abbiamo atteso che gli strumenti fossero in azienda, li abbiamo visti, provati, toccati, suonati, annusati e abbiamo pensato al loro valore: se il valore attribuito era superiore al prezzo di vendita... lo strumento era promosso, altrimenti era bocciato! Alcuni strumenti non sono stati messi a catalogo perché non ci è sembrato che avessero il rapporto Q/P che volevamo. Fortunatamente la pianificazione ha fatto sì che si trattasse solo di due chitarre su quasi ottanta.
Il CEO Stelvio Lorenzetti e il CFO Francesco D'Astore sono sempre stati presenti in tutte le scelte che abbiamo dovuto affrontare e l'azienda ha fatto grandi sforzi per aiutarmi in tutto e per tutto in questo progetto. Visti i periodi di crisi non è facile trovare queste energie e sforzi economici.
Tieni conto che ho fatto costruire oltre 200 chitarre come campionatura, e che queste chitarre sono arrivate per via aerea!

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Altri aspetti di cui si occupa un Project Leader?
C'è poi l'aspetto "comunicazione" che è fondamentale! Ho coordinato e collaborato a stretto contatto con l'ufficio comunicazione, marketing e grafica Eko. Ci sono persone fantastiche che sanno veramente fare il loro lavoro: Giovanni Matarazzo, Michele Pastore, Sascia D'Anela e Alice Pennente. Proprio con quest'ultima ho lavorato a stretto contatto per la parte grafica del catalogo da cui abbiamo fatto derivare le etichette da mettere nelle chitarre, le cartoline, le pubblicità, i cartoni, depliant, stand del Namm, quello di Francoforte... tutto quanto, ma sempre un lavoro di squadra!
Abbiamo fatto le foto insieme perché ho chiesto di dare un taglio diverso al catalogo... più vivo, meno tecnico e più verso quello che si vede nei cataloghi dei "grandi" marchi come Taylor, Martin, Dunlop...
Giovanni Matarazzo si è occupato della maggior parte delle foto ma poi anche io ho fatto un sacco di foto: ho caricato le chitarre nel baule e sono andato in giro in macchina. Dove mi ispirava mettevo le chitarre e facevo degli scatti!
Ma è stato impegnativo e al contempo stimolante, calcola che alla mia presentazione del progetto erano presenti tutti ma proprio tutti, perché volevo che la mia vision fosse condivisa per poter usufruire dell'aiuto di tutti.
Come sai vengo considerato "un comunicatore" e credo di aver trasferito a tutti quanti la mia idea e la mia carica ed entusiasmo!
Grazie a questa condivisione fin dalla partenza, un sacco di volte mi sono state proposte idee alternative alle mie che ho reputato essere migliori delle mie e quindi le ho scelte per il progetto. Credo che una persona che voglia fare in modo corretto il "Project Leader" debba saper motivare i suoi collaboratori e riconoscergli quando fanno qualcosa di veramente fatto bene. È successo molte e molte volte! La visione condivisa ha fatto sì che ogni proposta - in ogni settore - fosse in linea e perfettamente integrata.

Come siete arrivati alla formula finale per i nuovi modelli e alla collaborazione con Fontanot?
Ci sono state diverse riunioni con tutta la Direzione e i responsabili commerciali prima di partire con il progetto. Ma già da tempo io mi consultavo con Roberto prima ancora che lui fosse incaricato dall'Azienda su mia indicazione... lo faceva a titolo di amicizia per me.
Io posso affermare di capirne di chitarre e di loro caratteristiche... ma certamente non saprei costruirne una e quindi non avrei mai potuto realizzare questo progetto nella sua interezza senza il confronto con un Liutaio del calibro di Roberto. Lui ha una mente molto aperta e moderna. Sa bene che, per quanto le cose fatte a mano siano particolarmente curate, se si mettono i numeri giusti dentro ad una CNC si è sicuri che tutto sarà perfetto.
Sergio Oreglio ha poi saputo indirizzarci nel migliore dei modi verso le aziende che avrebbero potuto essere buoni partner per la costruzione.

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Sembra che il nuovo catalogo punti principalmente sui modelli acustici, bassi e ukulele compresi. L'elettrico non esercita più l'attrazione di una volta?
Al momento ho deciso di puntare di più sulla parte acustica, e la squadra Eko mi ha dato l'ok. Ci sono anche segnali a livello mondiale di un arretramento del business elettrico e un'espansione sull'acustico.
Abbiamo seguito la parte delle "copie", e cioè quelle chitarre che Eko fa da sempre (ma che fanno anche altri marchi importantissimi) e che sono di primissimo prezzo: le forme Stratocaster, Telecaster, Les Paul...
Per le elettriche con shape originali abbiamo puntato sul Made in Italy.

Quando si parla di chitarre Eko, oggi, si pensa sempre ai modelli entry level. Come contate di cambiare quest'idea?
Non la voglio assolutamente cambiare, ma espanderla!
La mia frase detta alla prima riunione con la Direzione è stata: "sono tante le persone che dicono che la loro prima chitarra è stata una Eko... lavoreremo in modo che dicano che la loro PROSSIMA chitarra sarà una Eko".
Ma la storia Eko è quella delle chitarre di primo prezzo e si possono fare chitarre molto dignitose che rispecchino l'amore che ci si mette nel pensarle.
La fatica grande è fare queste chitarre in modo che la qualità sia costante e che l'affidabilità lo sia altrettanto.
Grazie alla presenza di Roberto e Sergio, credo che siamo riusciti a mettere in piedi una struttura produttiva basata su processi produttivi che garantiscano questa affidabilità.
Se un ragazzino comincia a suonare con una chitarrina da 100 euro non dobbiamo pensare che questa chitarra abbia un suono "da paura", perché non è possibile. Dobbiamo far sì che abbia una grande suonabilità e affidabilità, che sia intonata, che tenga l'accordatura...

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In che fascia di prezzo sono i nuovi strumenti -non-Made in Italy? E come è strutturato il catalogo?
Il catalogo è sviluppato in senso verticale e orizzontale, quindi le diverse serie hanno una precisa connotazione di specifiche e prezzi. All'interno delle serie ci sono poi i modelli.
Sono partito dall'uniformare i loghi e le forme: ora il logo Eko e le palette "nuove" sono su tutte le chitarre fatta eccezione per la Ranger che ha il "vecchio" logo in stampatello e la paletta storica.
Il ponte è unico per tutti gli strumenti con corde in metallo. Le chitarre con corde in nylon hanno un nuovo ponte disegnato con Serafin e una nuova paletta derivata dalla attuale Eko Mia Nylon ma a cui ho reso le meccaniche asimmetriche. Ho poi realizzato una nuova paletta slotted per le chitarre Parlor e Gipsy. Un'altra paletta slotted è sulla Evo Parlor ed è come l'attuale paletta della Mia Parlor.
Ho fortemente voluto diverse misure non solo di chitarre, ponti e palette ma anche di larghezze al Nut, scala, spessore del manico.
Alcune serie hanno il diapason di 650 mm con nut di 43 mm e manici low profile, poi nelle serie come la Evo e la Ego ho fatto il nut a 46 mm con scale di 648 mm per le D e le Parlor, 630 per le 018 (shape stile OM) e poi ci sono scale più lunghe per la EVO Baritono e i bassi acustici.
Nella categoria degli strumenti acustici gli strumenti partono da costi poco sopra ai 100€ (di prezzo al pubblico) e arrivano fino alla serie EGO che arriva intorno ai 600€. In mezzo a questi due estremi ci sono una quarantina di strumenti: D, Dcw, 018, 018cw, 12 corde con shape D e 018cw, nylon cw, parlor piccole e parlor standard, mini guitar con shape 018, 018cw e con shape D, la baritona con shape 018 e spessore ribassato per avere grande attacco e definizione, il basso acustico con shape D cw.
Le serie con più modelli sono la NXT (primo prezzo) e la MIA che è nella fascia alta del prezzo, prima delle tre chitarre EGO: Star, Icon, Legend.
Ci sono poi la Signature di Nek e la mia MV Signature.

La tua collaborazione con Eko è cominciata proprio con l'acustica. Qual è il modello acustico di cui vai più fiero nel nuovo catalogo?
Guarda, siamo arrivati al Namm e io ero totalmente esaurito: Ross che è la mia manager e compagna può confermarti quante energie io abbia profuso. Questo per dirti che non c'è una e dico una chitarra che io non acquisterei, non ce n'è una che non consiglierei a un amico con la tranquillità di farlo contento.
Questo è il mio unico parametro: poter incontrare un acquirente di una chitarra del nuovo catalogo e che si ritenga soddisfatto.
Ovviamente non vivo sulla luna e lo so che chitarre economiche che arrivano dalla Cina potranno avere qualche problemino... spesso hanno problemi chitarre molto costose made in USA.

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Con la nuova collezione elettrica made in Italy, perché avete scelto di proporre modelli inediti e non riedizioni di strumenti d'epoca Eko?
La mia considerazione è stata semplice: con il costo del lavoro che c'è in Italia ora, costruire una replica di una chitarra d'epoca EKO in questo momento porterebbe questa Reissue a costare più di una originale degli anni '60 acquistata su eBay!

Vedremo mai, per esempio, una Cobra made in Italy?
C'è una sezione di "Vintage series" che prevederà, ogni qualche anno, una limited edition specifica.
Ma una delle cose che ho capito e imparato in questi due anni è che se decidessimo di fare delle chitarre Made in USA o Made in Germany o Made in Spain o Made in France... costerebbero dal 18 a oltre il 30% in meno che farle in Italia a causa delle politiche sul costo del lavoro che sono pura follia!

Data la natura artigianale dei nuovi modelli, danno l'idea di essere piuttosto esclusivi. Saranno serie limitate o li vedremo riempire gli scaffali dei negozi?
Noi abbiamo questi modelli che hanno queste caratteristiche ma potremo fare le versioni custom! Faremo una sezione del sito in cui ciascun utente potrà "compilare" le caratteristiche del suo strumento e fare l'ordine. Vorrei poi mettere insieme una struttura che permetta all'utente di ricevere le foto della costruzione del suo strumento specifico... e lo faremo (ci vorrà del tempo) anche con le acustiche Made in Italy.
Per la parte web, la Eko ha un ufficio molto "operativo" e preparato in cui lavorano Maria Teresa Betti, Mario Cancellieri e Matteo Panfili, a loro si è aggiunto da poco Henry Ruggeri che ha l'incarico di produrre contenuti per far crescere la community di Eko Guitars... e di tutto il gruppo Eko Music Group.
Gli strumenti Made in Italy sono poi i primi prototipi per quello che poi sarà orientale e il nostro reparto R&D sarà sempre più forte!

Quale sarà il destino della serie elettrica orientale? Cambierà? Sparirà?
Faremo le versioni "lite" delle Made in Italy. Ci sarà il primissimo prezzo che avrà gli shape della serie LM&T (El-Em-En-Ti - Elementi) ma senza carved top, poi una serie di medio prezzo più simile alle forme delle "originali" made in Italy... vorrei fare un po' come ha fatto PRS con le versioni SE Coreane.

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Considerato il livello della liuteria raggiunto oggi, ha senso acquistare uno strumento vintage, Eko e non?
Mah... non saprei cosa risponderti visto che in un paio di occasioni ho tenuto la mia macchina due anni in più perchè avevo "incontrato" una Stratocaster vintage vera!
Non è che una chitarra vintage degli anni '60 suona meglio a prescindere... se nel '60 era una chitarra nata male ora è anche vecchia! Sono il felice possessore di diversi strumenti vintage che in studio mi danno enormi soddisfazioni e che non sostituirei con altri.
Ha senso acquistare lo strumento che si ritiene rispecchiare le proprie esigenze e gusti... poi se si vogliono fare valutazioni economiche, di tenuta prezzo etc. etc. si cade in un altro discorso.

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Link utili
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Eko al Namm 2014
Sito ufficiale Eko
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