Correva l’anno 1988 o giù di lì, ed erano tempi duri per i giovani musicisti squattrinati di provincia….
Potrete obiettare che i tempi per il musicista, specie se squattrinato, sono sempre duri (e ora più che mai…), ma chi oggi ha meno di 35 primavere sulle spalle dovrà fare uno sforzo in più per capire fino in fondo la situazione con cui si conviveva allora. Ovviamente niente Internet, ma anche pochi negozi di strumenti (specie in provincia), prezzi proibitivi e scarsissime informazioni, ricavate per lo più da poche riviste cartacee, costose e di reperibilità non sempre facile…
Le pagine patinate di queste riviste alimentavano la nostra bramosia (oggi diciamo brevemente GAS) per attrezzature che in seguito avremmo raramente anche solo visto (…si…solo visto!).
Alcuni strumenti che oggi sarebbero snobbati anche dal principiante più assoluto, erano circondati da un’aura mistica, che ci faceva illudere di poter trovare in essi la panacea sonora, la soluzione definitiva…benchè in genere non avessimo mai sentito una sola nota uscire da tali apparecchi.
A quel tempo, la massima libido per il sottoscritto era ispirata da un (allora) nuovo giocattolo di casa Boss/Roland, la pedaliera (programmabile!!!!) BOSS ME5..
La Roland se ne era uscita da poco con il GP8, un multi-effetto in formato (1 unità) rack che è stato un po’ il capostipite del suo genere, completo di ogni ben di Dio, midi compreso.
La diffusione di questo gingillo (allora peraltro costoso) era stata massiccia quanto la sua portata innovativa, ed i chitarristi più fortunati e facoltosi avevano cominciato a dotarsi di rack e pedaliere midi…
Tutti eravamo convinti che il GP8 fosse in grado di produrre qualsiasi suono chitarristico, anche attraverso un comune ampli a transistor (allora “transistor” era la regola, e “valvola” il lusso!!).
Per chi come me allora era ancora studente, comprare un gingillo già costoso come il GP8, oltretutto incompleto senza l’ulteriore spesa di una pedaliera midi…era impensabile (…non parliamo del mistero che allora aleggiava intorno al midi…).
La pedaliera BOSS ME5 era il massimo che riuscivo a sognare!
In un solo chassis formato pedaliera da pavimento, quasi le stesse funzionalità del Roland GP8 (anche il midi) ad un prezzo parecchio inferiore (anche se parliamo di circa 800.000 lire…una bella cifretta!).
Per un paio di anni l’ho letteralmente sognata ogni notte (…fortunatamente ogni tanto sognavo anche altro…), e per raccogliere il denaro necessario ho distribuito giornali e volantini, accantonato regali di Natale di nonni e zii, rinunciato a concerti e serate con gli amici…
Ma la vita è strana, e una volta racimolati i soldi necessari, i miei desideri avevano mutato direzione.
Erano arrivati gli anni ’90, ed il minimalismo Grunge che i miei 20 anni avevano abbracciato integralmente, era incompatibile con un multi-effetto.
Passano più di 10 anni e all’alba del nuovo millennio mi ritrovo ad una prova/jam session con amici.
Il mio amico Fulvio (valente bassista) tira fuori dalla borsa una Boss ME5 piuttosto malconcia, chiedendomi:
“Vuoi provare questa? Era di Ivan Graziani!”.
Il (mai troppo) compianto cantautore/chitarrista allora venuto a mancare da un paio d’anni, risiedendo nella vicina Novafeltria (nelle Marche) aveva ha sparso una notevole influenza musicale nella nostra riviera romagnola.
La ME5 in questione era effettivamente giunta nelle mani di Fulvio tramite il figlio maggiore di Ivan (formidabile batterista), che si era liberato di alcuni “suppellettili” cui non era legato sentimentalmente, o che semplicemente non gli servivano. In ogni caso a titolo più o meno gratuito.
Pare che Ivan avesse utilizzato la ME5 durante alcuni dei tour estivi che faceva regolarmente faceva d’estate, tenendo concerti “di piazza” per le feste patronali che abbondano nel belpaese.
Quindi nessun particolare blasone per la ME5 in questione, che è servita piuttosto come comodo ed affidabile strumento di lavoro durante un periodo in cui certo Graziani non era all’apice della fama.
Lo stesso figlio di Graziani che (giovanissimo) ha preso parte ad alcuni di questi tour con il padre, ha successivamente confermato l’origine della pedaliera e l’utilizzo della pedaliera da parte di Ivan in alcune di quelle occasioni.
Io dopo essere entrato in possesso della pedaliera in questione in cambio di una maglietta ed un invito a pranzo (ravioli), mi ci sono divertito per qualche anno, senza però trovarmici mai completamente bene.
La ME5 possiede una caratteristica che la rende a tutt’oggi insuperata, non ha bisogno di un alimentatore esterno, una comodità unica (eh si!...si collega direttamente alla 220V. con una normale spina…chissà, magari anche Ivan l’apprezzava per questo!?!), e se vi piacciono i suoni anni ’80 potreste anche trovarla meglio di tanti prodotti simili di produzione attuale…ma ormai non era più per me.
Ho resistito alla tentazione di tenermi il feticcio appartenuto ad un’artista che apprezzo, ed alla prima occasione ho lasciato che scivolasse nelle mani di un altro amico (ottimo cantautore), che tuttora la utilizza in modo abbastanza inedito…con risultati che definirei piuttosto “shoegaze”.
Era un po’ che volevo raccontare questa storia, certo non molto avvincente, ma che per me è stata più volte occasione per riflettere sugli strumenti, sui loro suoni, e sui miei desideri in genere!
A.